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Jack Kerouac - Wikipedia

Jack Kerouac

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« Stan parlava e parlava; Dean gli aveva dato la carica la sera prima e adesso non voleva saperne di fermarsi »
(Jack Kerouac - On the road)

Jean-Louis Lebris de Kerouac, noto come Jack Kerouac (Lowell, 12 marzo 1922 – St. Petersburg21 ottobre 1969), è stato uno scrittore statunitense.

Fu tra i maggiori interpreti ed esponenti della beat generation (termine, peraltro, da lui coniato nel 1947).

Casa di Jack Kerouac in Florida
Casa di Jack Kerouac in Florida

Indice

[modifica] Biografia

Nacque da una famiglia cattolica di emigranti franco-canadese di condizioni modeste (Gabrielle e Leo Kerouac). La sua infanzia, come egli stesso scrisse[1] fu serena

« Ho avuto una bellissima fanciullezza, mio padre era un tipografo a Lowell, Mass., trascorsa correndo giorno e notte per i campi e lungo le banchine del fiume »

malgrado la morte prematura del fratello maggiore Gerard, avvenuta nel 1926, lo avesse colpito fortemente.

Ricevette una buona istruzione elementare dai Gesuiti della Scuola Parrocchiale di St. Joseph a Lowell e nel 1939 si diplomò alla scuola superiore Lowell High School. Le sue prime influenze letterarie furono quelle di William Saroyan ed Ernest Hemingway.

Tra il 1939 e il 1940 frequentò la Horace Mann Preparatory School a New York ed ebbe accesso alla Columbia University per merito di una borsa di studio ottenuta per meriti atletici. Frequentò il College fino al 1941 e tra il 1942-43 si arruolò nella marina militare degli Stati Uniti.

Presto pentitosi ritornò a New York e cominciò a frequentare gli ambienti del Greenwich Village, frequentato da artisti, ribelli e bohémien, dove conduce la vita degli hipsters e dei beat.

Nel 1944 incontrò Lucien Carr, William Burroughs e Allen Ginsberg e sposò la sua prima moglie, Edith Parker. Nel 1946 conobbe Neal Cassady, un giovane che aveva fatto l'esperienza del riformatorio e aveva interessi letterari, che divenne per Kerouac il simbolo della vera emarginazione e fonte di ispirazione letteraria. Nel 1948 conobbe John Clellon Holmes e coniò il termine beat generation.

Tra il 1947-50 compì il primo viaggio attraverso il Nord America con Neal Cassady ed iniziò a scrivere Sulla strada. Dopo l'interruzione di una carriera sportiva a causa di un infortunio e nuove amicizie nell'area newyorkese, Jack Kerouac, esordì come scrittore nel 1946-48 con il romanzo La città e la metropoli ("The Town and the City"), che sarebbe stato pubblicato solo nel 1950 e che ricalcava lo stile dello scrittore americano Thomas Wolfe. Fu un immediato successo, ma pochi credevano nella sua effettiva permanenza nella sfera della letteratura statunitense.

Nel 1950 si sposò con la seconda moglie, Joan Haverty. Tra gennaio e aprile del 1951 lesse il manoscritto Junkie di Burroughs e Go di Holmes; in aprile completò Sulla strada in sole tre settimane; in ottobre elaborò il suo metodo di scrittura che definiva "prosa spontanea" e cominciò a riscrivere Sulla strada e il romanzo sperimentale Visioni di Cody.

Nel 1951 scrisse il romanzo che lo avrebbe poi reso famoso: Sulla strada (On The Road) che tratta del suo incontro con Neal Cassady e di quella che lui stesso definì la mia vita sulla strada. Questo romanzo, pubblicato solo nel 1957, fu classicamente definito il manifesto della beat generation, ovvero quel movimento culturale americano che gravitava attorno ad autori come Allen Ginsberg, William Burroughs, Gregory Corso, Lawrence Ferlinghetti, Gary Snyder, Michael McClure, Charles Olson e ovviamente Jack Kerouac, che influenzò profondamente la società del tempo.

Tra il 1951-52 concluse Visioni di Cody a New York ed a San Francisco. Inoltre terminò Dottor Sax a Città del Messico; lavorò come apprendista frenatore e scrisse La terra della ferrovia a San Francisco; sua figlia Jan Kerouac nacque ad Albany, nello stato di New York. Nel 1953 lavorò a Maggie Cassady e a I sotterranei a New York.

Nel 1954 iniziò a studiare il buddhismo sempre nella Grande Mela e in California; scrisse San Francisco Blues a San Francisco, Some of the Dharma iniziato a New York e finito nel North Carolina. Nel 1955 firmò Mexico City Blues e cominciò Tristessa a Città del Messico. Nel 1956 finì Tristessa a Città del Messico e scrisse Le visioni di Gerard nel North Carolina; scrisse la prima parte di Angeli di desolazione a Washington e a Città del Messico.

Nel 1957 Sulla strada fu pubblicato dalla Viking Press di New York; in Florida scrive I vagabondi del Dharma. Tra il 1958 e il 1960 compone Il viaggiatore solitario. Nel 1959 raccontò il film Pull My Daisy a New York. Nel 1961 scrisse la seconda parte di Angeli di desolazione a Città del Messico, poi Big Sur in Florida. Nel 1965 elaborò Satori a Parigi e l'anno successivo si sposò per la terza volta, con Stella Sampas, e si trasferì da Hyannis a Lowell. Qui scrisse La vanità di Duluoz nel 1967.

Sono gli albori della sua prosodia bop, ispirata dall'amato bebop di Charlie Parker, Dizzy Gillespie e Thelonious Monk.

Kerouac morì tuttavia a soli 47 anni a causa di un'emorragia interna causata dalla cirrosi epatica procuratagli dall'abuso di alcool il 21 ottobre del 1969 a St. Petersburg (Florida).

La città di San Francisco ha deciso d'intitolare allo scrittore una piccola strada (Jack Kerouac Alley) che da Chinatown porta a Colombus Street.

« Come è strano essere lontani da casa quando la distanza è un intero continente e non sai neanche più dove sia la casa tua e la casa che ti resta è quella che hai in testa »
(da una lettera scritta a Neal Cassady)

[modifica] Le opere e lo stile

La vita letteraria di Jack Kerouac, il grande ribelle, nasce, paradossalmente, con un libro salutato positivamente dalla critica americana: La città e la metropoli (1949). Sarà l'unico titolo per cui Kerouac poté udire, durante la sua vita, degli apprezzamenti da quel mondo dei letterati che lui stesso respingeva, ma da cui anelava segretamente un riconoscimento. Il libro ricalca lo stile di Thomas Wolfe e preannuncia l'intenzione dello scrittore franco-canadese di voler realizzare il nuovo "grande romanzo americano", quello che avrebbe descritto la sua generazione e quelle a venire.

« La mia opera forma un unico grosso libro come quella di Proust, soltanto che i miei ricordi sono scritti di volta in volta. A causa delle obiezioni dei miei primi editori non ho potuto servirmi degli stessi nomi di persona in ogni libro. [...] non sono che capitoli dell'intera opera ch'io chiamo La Leggenda di Duluoz [...] veduta attraverso gli occhi del povero Ti Jean (io), altrimenti noto come Jack Duluoz [...] »
(Jack Kerouac, 1962)

Scontento de "La città e la Metropoli", Kerouac partì per molteplici viaggi tra il 1947 e il 1950, insieme a Neal Cassady, alla ricerca degli elementi per la sua leggenda. Fu così che, nel 1951, scrisse Sulla strada.

« Scrissi "On the road" in tre settimane...su un lunghissimo rotolo di carta e per la prima volta usai l'espressione beat generation... »
(Jack Kerouac, intervista)

L'editore si rifiutò di pubblicare il libro, mentre il redattore-capo, confessò Kerouac, ne era entusiasta. Così Kerouac continuò a viaggiare, a cambiare lavoro, finché nel 1952 non gli si attribuì la paternità del termine beat generation in un articolo del New York Times dal titolo "This is the beat generation". L'interesse verso questo tipo di cultura, permise a Kerouac di pubblicare parte di "Sulla strada" sotto il titolo di "Jazz of the beat generation", con la promessa che presto sarebbe uscita la versione integrale: "Beat Generation". L'editore fece poi cambiare idea a Kerouac, e il romanzo uscì col suo titolo odierno. Quando il libro uscì la critica fu estremamente fredda, mentre il pubblico, curioso da questa cultura beat di cui tanto si parlava, rese il libro un successo e Jack Kerouac, un autore di grande rilievo, nonché lo incoronò padre del movimento.

"Sulla strada" è la testimonianza beat per eccellenza. Lo stile è quello del grande romanzo americano: ricche descrizioni, visioni di paesaggi desolati e senso di libertà del viaggio. Elementi che per molti critici ricordavano Mark Twain e che contribuirono a mitizzare Kerouac nei suoi personaggi.
Tuttavia "Sulla Strada" inizia a "purificarsi" dalle regole grammaticali e sintattiche tradizionali, dando, a tratti, il via a quella che sarà la prosa spontanea. Un flusso spontaneo che si genera senza ostacoli e che caratterizzerà sempre più lo stile dell'autore.
In attesa della pubblicazione di Sulla Strada, Kerouac, assai insoddisfatto e sempre alla ricerca di un riconoscimento e della pace interiore, inizierà a trasmettere tutte queste esigenze su carta.

Nel 1953 scrive I sotterranei dove racconta del suo amore per una ragazza di colore. Il libro sarà pubblicato nel 1958 ed è completamente intriso della "prosodia bop", l'estatico scorrimento di immagini, sensazioni e parole che Kerouac professava da molto tempo, tanto che il testo è composto da due soli, lunghi capitoli continuativi.
Kerouac spazia su tutti gli argomenti: dal suo rapporto con San Francisco, in "Angeli di desolazione", ai suoi approcci al buddhismo, in "I vagabondi del Dharma", ai suoi rapporti con Cassady, in "Visioni di Cody", la sua passione per il blues ed il viaggio, in "Mexico City Blues".
Resta, tuttavia, sempre l'impronta della sua intenzione di costruire un continuum artistico e ciò si nota in due fattori: il contenuto dei suoi libri e il procedere della sua tecnica spontanea.
Infatti, Kerouac, andando avanti con l'età, inizia a ricostruire la sua infanzia. Scrive "Visioni di Gerard" dedicato al fratello morto, "Il Dottor Sax", relativo alla sua infanzia e ad una fusione di elementi autobiografici con storie e personaggi dei fumetti. Ti Jean Duluoz è lo pseudonimo di Jack Kerouac usato nel suo romanzo Visioni di Gerard scritto nel gennaio del 1956. Lo pseudonimo significa piccolo jean duluoz (Ti, dal francese petit) e il suo significato sta appunto ad indicare che il romanzo di Kerouac è autobiografico (così come tutti gli altri suoi lavori) ed è collocato cronologicamente negli anni corrispondenti all'infanzia dello scrittore (in particolare corrisponde al periodo tra il 1922 e 1926 della cosiddetta cronologia di Duluoz). Successivamente usato per creare il libro "La Leggenda di Duluoz", realizzando il desiderio di Kerouac di riunire le sue opere in un'unica "Leggenda".


Nel 1959, viene pubblicato "Maggie Cassidy", sulla sua adolescenza ed un anno prima della morte, esce "Vanità di Duluoz", sul periodo trascorso alla Columbia University, il periodo da marinaio. Più Kerouac procede a riposizionare i pezzi della sua vita, più la sua prosa spontanea si fa complessa, onirica, ascetica, spesso incomprensibile. Si parla di involuzione tra i critici americani. Ma, nel frattempo, la sofferenza per la troppa fama mal gestita, il rapporto con la madre e le compagne, la crisi religiosa, la continua indagine su se stesso portano Kerouac al tema della fuga. Una fuga dalla vita che lo porterà in Europa, alla tristezza immensa di "Satori a Parigi", una fuga inutile, come lui stesso racconta in "Big Sur", storia di un'estate in cerca di solitudine. Ma già "Big Sur" è l'annuncio della fine: Kerouac parla del suo alcolismo, del suo male fisico e psichico e della loro possibile correlazione, e si scopre ormai perduto nella sua ricerca, ormai stanco ed invecchiato.
L'intenzione di Kerouac era di risistemare tutte le sue opere, uniformando nomi e personaggi, per costruire la sua leggenda, ma non farà in tempo.
Lascia, tuttavia, un nuovo stile, del tutto innovativo: la prosa spontanea. Questo stile, senza regole apparenti, segue dei principi fondamentali dettati dallo stesso Kerouac e che prevedono libertà mentale da cui far scaturire poi quella lessicale come dirà in "The Essentials of Spontaneous Prose": "Prima soddisfa te stesso, e poi al lettore non mancherà lo choc telepatico e la corrispondenza significante perché nella tua e nella sua mente operano le stesse leggi psicologiche".

Per il contenuto delle sue storie e il suo modo di scrivere, peraltro fortemente apprezzato da Henry Miller, Kerouac rimarrà il padre dei beatniks fino verso gli anni '80, periodo nel quale si decide di cominciare a contestualizzare l'autore in una logica più ampia delle letteratura americana e di analizzare senza preconcetti la sua proposta stilistica.

Oggi si ritiene che il suo contributo letterario, oltre che sociale, sia assai più profondo e qualitativo rispetto ai giudizi che inizialmente l'avevano emarginato in una guglia della controcultura americana.

[modifica] Bibliografia

[modifica] Principali traduzioni italiane delle opere di Kerouac

  • Sulla strada, traduzione di Magda de Cristofaro, introduzione di Fernanda Pivano, Milano 1959
  • I sotterranei, traduzione di Anonimo, prefazione di Henry Miller, introduzione di Fernanda Pivano, Milano 1960
  • I vagabondi del Dharma, traduzione di Magda de Cristofaro, Milano 1961; Milano 1968
  • Il libro dei sogni, traduzione di Francesco Mantovani, Milano 1963; Milano 2002 (traduzione di Stefania Benini e Sabrina Ferri)
  • Big Sur, traduzione di Magda de Cristofaro, Milano 1968
  • Satori a Parigi, traduzione di Silvia Stefani, Milano 1968; Milano 1998
  • Tristessa, traduzione di Ugo Carrega, Milano 1969
  • Vanità di Duluoz, traduzione di Pier Francesco Paolini, prefazione di Fernanda Pivano, Milano 1970
  • Visioni di Cody, traduzione di Pier Francesco Paolini, prefazione di Fernanda Pivano, Roma 1974
  • Refrain, (da Mexico City Blues), traduzione di Carlo A. Corsi, Paola Fanzeco, Roma 1979
  • Viaggiatore solitario, traduzione di Alessandro Gebbia e Sergio Duichin, Roma 1979
  • Maggie Cassidy, traduzione di Magda de Cristofaro, Milano 1980; Milano 2003 (traduzione di Monica Luciano)
  • Pic, traduzione di Bruno Armando, Roma 1980
  • Visioni di Gerard, traduzione di Magda de Cristoforo, Milano 1980
  • La città e la metropoli, traduzione di Bruno Armando, Roma 1981
  • Angeli di desolazione, traduzione di Magda de Cristofaro, prefazione di Fernanda Pivano, introduzione di Seynour Krim, Milano 1983
  • Neal e i tre Stooges, edizione e traduzione a cura di Roberto Fedeli, Roma 1993
  • Il libro dei blues, traduzione di Massimo Bocchiola, introduzione di Robert Creeley, Milano 1996
  • Il sogno vuoto dell'universo. Saggi sul buddismo, traduzioni di Silvia Piraccini, Milano 1996
  • San Francisco blues, traduzione di Massimo Bocchiola, Milano 1996
  • Scrivere bop. Lezioni di scrittura creativa, traduzione di Silvia Balestra, Milano 1996
  • Da Lowell a San Francisco. Dall'innocenza all'esperienza, andata e ritorno, edizione e traduzione a cura di Silvia Barlassina, Milano 1997
  • La leggenda di Dulouz, a cura di Ann Chartes, traduzione di Maria Giulia Castagnone, Milano 1997
  • Lettere dalla Beat generation, a cura di Ann Charters, traduzione di Maria Silvia Piraccini, Milano 1997
  • Poesie beat, traduzione di Carlo A. Corsi, Roma 1997
  • Intervista con Jack Kerouac di Ted Berrigan, a cura di Silvia Barlassina, introduzione di Lawrence Ferlinghetti, Roma 1997
  • La scrittura dell'eternità dorata, traduzione di Massimo Bocchiola, introduzione di Anne Waldmann e Eric Mottram, Milano 1998
  • Vecchio Angelo Mezzanotte, a cura di Donald Allen, traduzione di Luca Guerneri, saggi di Anne Waldman e Eric Mottram, Milano 1998
  • Bella bionda e altre storie, traduzione di Luca Guerneri, prefazione di Robert Creeley, Milano 1999
  • L'ultimo Hotel e altre poesie, traduzione di Massimo Bocchiola, introduzione di Allen Ginsberg, Milano 1999
  • Diario di uno scrittore affamato. Racconti, articoli, saggi, a cura di Paul Marion, traduzioni di Luca Guernieri, Stefania Gobbi e Marilia Maggiora, Milano 2000
  • Romanzi, a cura e con un saggio introduttivo di Mario Corona, I Meridiani, Milano 2001
  • L'ultimo vagabondo americano, traduzione di Stefania Benini, Milano 2001; Milano 2002 (traduzione di Marta Baldocchi e Cetina Sava-Cerny)
  • Orfeo emerso, traduzione di Chiara Spallino Rocca, Milano 2003
  • Il libro degli Haiku, a cura di Regina Weinreich, traduzione di Silvia Rota Sperti, Milano 2003
  • L'ultima parola. In viaggio. Nel jazz, traduzione e cura di Alberto Masala, con uno scritto di Paolo Fresu, Il Maestrale, Nuoro 2003

[modifica] Note

  1. ^ Breve riassunto della propria vita, in Introduzione dell'autore, Jack Kerouac, Viaggiatore solitario, Arcana editrice, Roma 1979

[modifica] Voci correlate

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