Francesco Crispi
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Francesco Crispi | ||||
Luogo di nascita | Ribera | |||
Data di nascita | 4 ottobre 1819 | |||
Luogo di morte | Napoli | |||
Data di morte | 12 agosto 1901 | |||
Mandato | I. luglio 1887 - febbraio 1891 II. dicembre 1893 - marzo 1896 |
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Professione | Politico | |||
Predecessore | I. Agostino Depretis II. Giovanni Giolitti |
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Successore | I. e II. Antonio Starrabba |
Francesco Crispi (Ribera, 4 ottobre 1819 – Napoli, 12 agosto 1901) è stato un politico italiano. Fu presidente del Consiglio dei ministri italiano nei periodi 29 luglio 1887 - 6 febbraio 1891 e 15 dicembre 1893 - 10 marzo 1896.
Indice |
[modifica] Primi anni
Crispi proveniva da una famiglia Arbëreshë.[1] Nel 1846 iniziò l'attività di avvocato a Napoli. Il 12 gennaio 1848 allo scoppio della rivoluzione indipendentista siciliana a Palermo si affrettò a raggiungere l'isola e prese parte attiva alla guida dell'insurrezione. Dopo la restaurazione del governo borbonico, avvenuta il 15 maggio 1849, fu escluso dai benefici dell'amnistia e costretto a rifugiarsi in Piemonte.
Qui cercò invano di ottenere un impiego come segretario comunale di Verolengo e si ridusse a sbarcare il lunario facendo il giornalista. Coinvolto nella cospirazione mazziniana di Milano del 6 febbraio 1853, fu espulso dal Piemonte e costretto a rifugiarsi a Malta e in seguito a Parigi. Espulso anche dalla Francia, raggiunse Mazzini a Londra, dove continuò a cospirare per il riscatto dell'Italia.
Il 15 giugno 1859 rientrò in Italia dopo aver pubblicato una lettera in cui si opponeva all'ingrandimento del Piemonte, autoproclamandosi fautore di uno stato italiano unito e repubblicano. Per due volte quell'anno percorse, in incognito, varie città siciliane, preparando l'insurrezione del 1860.
[modifica] La spedizione dei mille
Tornato a Genova, organizzò insieme a Bertani, Bixio, Medici e Garibaldi la Spedizione dei Mille e, aggirando con uno stratagemma le esitazioni di Garibaldi, fece in modo che la spedizione prendesse il via il 5 maggio del 1860. Dopo gli sbarchi a Marsala il giorno 11 e a Salemi il 13, Garibaldi fu proclamato dittatore della Sicilia con le parole d'ordine «Italia e Vittorio Emanuele».
Dopo la caduta di Palermo, Crispi fu nominato Ministro dell'Interno e delle Finanze del governo siciliano provvisorio, ma fu presto costretto a dimettersi a seguito dei contrasti fra Garibaldi e gli emissari di Cavour sulla questione dell'immediata annessione all'Italia. Nominato segretario di Garibaldi, Crispi ottenne le dimissioni di Depretis, che Garibaldi aveva nominato dittatore in sua vece, e avrebbe sicuramente continuato ad opporsi risolutamente al Cavour a Napoli, dove era stato nominato da Garibaldi Ministro degli Esteri, se l'arrivo delle truppe regolari italiane non avesse portato all'annessione del Regno delle due Sicilie all'Italia e poi al ritiro di Garibaldi a Caprera e alle dimissioni dello stesso Crispi.
[modifica] La politica
Nel 1861 si candidò per l'estrema sinistra alla Camera dei Deputati nel collegio di Palermo, ma venne battuto. Tuttavia aveva presentato la sua candidatura, grazie a un caro amico siciliano, il repubblicano Vincenzo Favara, anche nel collegio di Castelvetrano; qui Crispi, pur essendo sconosciuto ai più, risultò vincitore grazie alla campagna propagandistica svolta dal suo "grande elettore", che organizzò anche una raccolta fondi per consentire al neo-deputato, all'epoca in gravi ristrettezze economiche, di recarsi a Torino per l'inaugurazione del Parlamento.
Alla Camera Crispi acquistò la fama di essere uno dei membri più combattivi e irruenti del partito repubblicano. Nel 1864, tuttavia, si convertì alla fede monarchica, pronunciando la famosa frase, in seguito ripetuta nella sua corrispondenza con Mazzini: «La monarchia ci unisce, la repubblica ci divide».
Nel 1866 declinò la proposta di entrare nel governo Ricasoli e nel 1867 si adoperò per impedire l'invasione dello Stato Pontificio ad opera dei Garibaldini, prevedendo la conseguente reazione francese. Allo scoppio della guerra franco-prussiana del 1870 si adoperò energicamente per impedire la progettata alleanza dell'Italia con la Francia e per trasferire a Roma il governo Lanza. Dopo l'avvento al potere della Sinistra nel novembre 1876 fu eletto Presidente della Camera. Nell'autunno del 1877 si recò a Londra, Parigi e Berlino per una missione di carattere riservato, avendo così occasione di stabilire cordiali relazioni personali con Otto von Bismarck.
Per nove anni la carriera politica di Crispi ebbe un periodo di stasi, ma nel 1887 ritornò in carica come Ministro degli Interni nel governo di Agostino Depretis, succedendogli come primo ministro lo stesso anno, a causa della morte del vecchio "camaleonte" della politica, oramai facile obiettivo delle critiche dell'opposizione per la disfatta coloniale a Dogali e logorato anche nella salute. Nel 1889 Crispi approvò il nuovo codice penale di Giuseppe Zanardelli, che introduceva importanti novità in senso progressista, come la libertà di associazione e di sciopero per la prima volta in Europa e l'abolizione della pena di morte. In campo economico, adottò una politica protezionistica, imponendo dazi doganali sui prodotti commerciali. Sviluppò anche l'apparato industriale sopratutto nella metallurgia e siderurgia, le quali infrastrutture erano completamente assenti.
Nel 1891 Crispi dovette lasciare il governo a di Rudinì. Alla caduta del successivo governo Giolitti, causata dallo scandalo della Banca Romana, Crispi ridivenne primo ministro. In questa occasione il suo governo assunse un carattere sempre più conservatore e autoritario, reprimendo con severità i disordini operai, fra cui i Fasci siciliani, e sciogliendo nel 1894 il Partito Socialista. In campo economico, adottò una politica molto protezionistica, imponendo dazi doganali. Diede impulso anche all'apparato industriale, sostenendo la metallurgia e la siderurgia, industrie pesanti che al tempo erano completamente assenti in Italia.
Ebbe in questo periodo come suo segretario personale, lo scrittore scapigliato e diplomatico milanese Carlo Dossi.
Una delle sue prime iniziative da capo del governo fu quella di recarsi in visita presso Bismarck, che desiderava consultare riguardo il funzionamento della Triplice Alleanza. Basando la propria politica estera su tale alleanza, integrata dal trattato navale con la Gran Bretagna (il cosiddetto naval entente). In politica interna Crispi completò l'adozione dei codici sanitario e commerciale e riformò l'amministrazione della giustizia.
La disfatta di Adua, nel 1896, provocò la definitiva crisi del suo governo e la sua uscita dalla scena politica.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Onorificenze
[modifica] Fonti
Parte di questo testo è la traduzione dell'articolo presente sull'Enciclopedia Britannica del 1911 ora di pubblico dominio.
[modifica] Bibliografia
Mario Viana, "Crispi, l'eroe tragico", Imperium, Roma, 1923.
[modifica] Note
- ^ Cita le origini di Palazzo Adriano (popolato da coloni Arbëreshë), la pagina Arbitalia.it. Riporta inoltre il battesimo con rito greco, nello stesso Palazzo Adriano invece cilibertoribera.it
[modifica] Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Francesco Crispi
Predecessore: | Presidente della Camera dei Deputati | Successore: | |
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Giuseppe Biancheri | 1876 - 1877 | Benedetto Cairoli |
Predecessore: | Ministro degli Esteri del Regno d'Italia | Successore: | |
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Agostino Depretis | 29 luglio 1887 - 6 febbraio 1891 | Antonio Starrabba, marchese di Rudinì |
Predecessore: | Ministro delle Finanze del Regno d'Italia | Successore: | |
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Bernardino Grimaldi | 29 dicembre 1888 - 9 marzo 1889 | Federico Seismit-Doda |
Predecessore: | Ministro degli Interni del Regno d'Italia | Successore: | |
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Giovanni Nicotera | 26 dicembre 1877 - 7 marzo 1878 | Agostino Depretis | I |
Agostino Depretis | 4 aprile 1887 - 6 febbraio 1891 | Giovanni Nicotera | II |
Giovanni Giolitti | 15 dicembre 1893 - 10 marzo 1896 | Antonio Starrabba, marchese di Rudinì | III |