Urbano Rattazzi
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Urbano Rattazzi | ||||
Luogo di nascita | Alessandria | |||
Data di nascita | 30 giugno 1808 | |||
Luogo di morte | Frosinone | |||
Data di morte | 5 giugno 1873 | |||
Partito politico | Sinistra storica | |||
Coalizione | Connubio | |||
Mandato | 3 marzo 1862 - 8 dicembre 1862 10 aprile 1867 - 27 ottobre 1867 |
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Professione | Avvocato, Politico | |||
Predecessore | Bettino Ricasoli Bettino Ricasoli |
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Successore | Luigi Carlo Farini Luigi Federico Menabrea |
Urbano Rattazzi (Alessandria, 30 giugno 1808 – Frosinone, 5 giugno 1873) è stato un politico italiano.
Indice |
[modifica] Esordi
Originario di Masio (provincia di Alessandria) si laureò in giurisprudenza a Torino e cominciò ad esercitare l'avvocatura a Casale Monferrato. Poco dopo aver intrapreso la libera professione, si lasciò distrarre dalla passione politica e, nel 1848, fu tra i firmatari di una lettera aperta a Carlo Alberto nella quale si chiedevano riforme come quelle concesse a Firenze e Roma.
[modifica] Il parlamento subalpino
Deputato nel primo parlamento subalpino (aprile 1848) sui banchi della sinistra, per il collegio di Alessandria 1, rimase alla camera per 11 legislature.
Fu un politico energico e battagliero e si distinse sostenendo, nel giugno 1848, un progetto favorevole alla convocazione della Costituzione prima dell'unione tra Piemonte e Lombardia.
Venne nominato ministro della Pubblica Istruzione nel governo Casati (27 luglio-agosto 1848), reggendo per pochi giorni anche il dicastero dell'Industria, dell'Agricoltura e del Commercio (4 agosto), si dimise, sostenendo la necessità di una ripresa delle ostilità contro l'Austria. In seguito alla crisi del 1848 e all'avvento al potere nel dicembre di Vincenzo Gioberti, diventò sino al febbraio 1849 ministro di Grazia e Giustizia in quel governo e poi, nel gabinetto Chiodo, ministro dell'Interno.
Spettò a lui informare la Camera della ripresa delle ostilità contro l'Austria, e della sconfitta di Novara.
Caduto, dopo la sconfitta di Novara, il ministero Chiodo, prese le distanze dalla sinistra estrema e formò quel "Centro-sinistro". Rieletto deputato, il 9 dicembre 1849, appoggiò il ministero d'Azeglio (di cui condivideva la politica ecclesiastica), avvicinandosi sempre più al Cavour dopo l'ingresso di questi nel gabinetto d'Azeglio (1850).
Nel 1852, il "centro-sinistra" si alleò con il "centro-destra" del conte di Cavour con la formula del Connubio. Conseguentemente, l'11 maggio 1852 venne eletto Presidente della Camera dei Deputati, restando in carica fino all'ottobre 1853.
Il connubio permise al Cavour di allontanare dal potere il D'Azeglio, più conservatore, e di formare il 4 novembre 1852 un ministero di unione nazionale orientato in senso più decisamente liberale.
Rattazzi entrò nel ministero Cavour per assumere, dapprima, il dicastero di Grazia e Giustizia e poi dal maggio 1855 sino al gennaio 1858, quello degli Interni. Per sua inziativa fu varata la legge sulla soppressione delle corporazioni religiose. La sua posizione nel governo si andò però indebolendo dopo il tentativo insurrezionale mazziniano a Genova (giugno 1857) che egli non riuscì a impedire, e dopo il successo dei clericali nelle elezioni del novembre 1857.
[modifica] L’unità d’Italia
Costretto a lasciare il ministero, fu rieletto alla presidenza della Camera nel 1859, che lasciò quasi subito per entrare nel governo La Marmora come ministro degli Interni durante un periodo di guerra, grazie quale al governo vengono concessi poteri straordinari. Ne approfittò per ridisegnare i confini amministrativi del Piemonte, senza il bisogno di passare per la Camera (Regio Decreto 3702 del 23 ottobre 1859, detto Decreto Rattazzi).
Successivamente Rattazzi divenne, il 18 febbraio 1861 primo Presidente della Camera dopo l'Unità d'Italia, capeggiando l'opposizione parlamentare al Ricasoli, divenuto presidente del consiglio dopo la morte del Cavour.
[modifica] La questione romana
Il 3 marzo 1862, caduto il ministero Ricàsoli, assunse, con la presidenza del Consiglio, l'interim dell'Interno. Nel corso degli avvenimenti che portarono alla crisi di Aspromonte, non fu capace di fermare con sufficiente tempismo il Garibaldi, fu costretto a ricorrere ad una spedizione militare che dovette affrontare l'eroe in campo aperto all' Aspromonte: travolto dalla crisi, l' 8 dicembre 1862 fu sostituito da Luigi Carlo Farini.
Solo cinque anni dopo, tornato al potere il 10 aprile 1867, succedendo di nuovo a Ricasoli (come nel'62), si trovò ancora di fronte la questione romana: profittando della immensa popolarità derivatagli dalla vittoria di Bezzecca, Garibaldi stava ritentando l’impresa (battaglia di Mentana). Rattazzi questa volta agì preventivamente, facendo arrestare Garibaldi, ma quando il generale sfuggì rocambolescamente da Caprera e sbarcò in Toscana, Rattazzi fu costretto da Re a rassegnare nuovamente le dimissioni (27 ottobre 1867), e terminò la sua carriera politica.
Sposò nel 1863, Maria Wyse Bonaparte (1833-1902), al suo secondo matrimonio, figlia del diplomatico inglese Thomas Wise e Letizia Bonaparte, nipote di Napoleone.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Onorificenze
Predecessore: | Presidente della Camera dei Deputati | Successore: | |
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Giovanni Lanza (presidente della Camera dei Deputati del Regno di Sardegna) | 1861 - 1862 | Sebastiano Tecchio |
Predecessore: | Ministro degli Esteri del Regno d'Italia | Successore: | |
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Bettino Ricasoli | 4 marzo 1862 - 31 marzo 1862 | Giacomo Durando |
Predecessore: | Ministro degli Interni del Regno d'Italia | Successore: | |
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Bettino Ricasoli | 3 marzo 1862 - 8 dicembre 1862 | Ubaldino Peruzzi | I |
Bettino Ricasoli | 10 aprile 1867 - 7 ottobre 1867 | Filippo Antonio Gualterio | II |