Trieste (quartiere di Roma)
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Trieste è il nome del diciassettesimo quartiere di Roma, indicato con Q.XVII. Si trova nell'area centro-nord della città. Rientra nei territori amministrati dai municipi II e III del Comune.
Superficie: 370,63 ha. Popolazione: 65.139[1] abitanti.
Il quartiere è limitato ad ovest dalla via Salaria, a sud da viale Regina Margherita, ad est da via Nomentana ed a nord dall'Aniene. Confinano con il quartiere Trieste il quartiere Salario, al di là di viale Regina Margherita, il quartiere Pinciano, al di là di via Salaria tra viale Regina Margherita e via Panama, il quartiere Parioli, al di là di villa Ada, il nuovo quartiere dei Prati Fiscali e Monte Sacro, al di là dell'Aniene, e il quartiere Nomentano, al di là di via Nomentana.
Il toponimo indica anche la zona urbanistica 2e del II Municipio.
Popolazione della zona urbanistica: 54.225[1] abitanti.
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[modifica] Storia
[modifica] Età antica
Le prime testimonianze umane risalgono all'epoca preistorica, quando alcune popolazione locali si stanziarono nell'area della Sedia del Diavolo e di Monte delle Gioie. Posteriormente, in epoca storica, sul monte Antenne nacque un abitato sabino, i cui resti sono ancora oggi visibili; secondo la leggenda fu una delle tre città che subirono il celebre ratto delle Sabine. Dall'epoca romana non si possiedono molte attestazioni, mentre la zona diventa molto frequentata a causa della costruzione di numerose catacombe, fra cui le antichissime catacombe di Priscilla, sorte sulla villa della gens Acilia. Inoltre nella zona si trova parte del percorso della via Salaria, strada consolare di enorme importanza che univa Roma a Porto d'Ascoli, così chiamata per il commercio di sale che vi avveniva; la strada moderna omonima segue però il tracciato della Salaria Nova risalente ai tempi dell'imperatore Nerva. Durante il Rinascimento e i secoli successivi il quartiere fu popolato da alcune ville nobiliari e da caseggiati rustici; in uno di questi, sulla via Nomentana, soggiornò Giuseppe Garibaldi ai tempi della Repubblica Romana.
[modifica] Età moderna
In seguito all'unità d'Italia la zona di monte Antenne viene fortificata con ampi bastioni, fossati, e con un'imponente polveriera: la sua posizione era infatti ottimale per difendere il lato settentrionale della città. Alle sue pendici nel 1906 trova sede il Tennis Club Parioli, ancora oggi in attività e celebre per aver formato numerosi campioni. La prima urbanizzazione del territorio avviene con il piano urbanistico del 1909 dell'architetto Edmondo Sanjust di Teulada, ma il 28 febbraio 1926 il quartiere nasce ufficialmente col nome di Savoia[2], dalla vicina residenza reale (oggi Villa Ada); l'evento viene ricordato da una targa commemorativa oggi in piazza Verbano. Gli edifici vennero spesso costruiti sulle aree di ville lottizzate per questo scopo, come Villa Lancellotti e Villa Chigi, della quale resta oggi un parco pubblico ed una residenza privata. Negli anni Trenta gran parte della zona fu urbanizzata, con l'edificazione prima di villini e poi di complessi di abitazione a carattere più intensivo: vennero costruito numero abitazioni per gli impiegati statali e per le cooperative (ad esempio quella dei ferrovieri costituì l'area vicina a piazza Crati). Fra il 1924 ed il 1930 viene costruito Parco Nemorense (o Parco Virgiliano), ideato da Raffaele de Vico, inaugurato nel 1936 in occasione del bimillenario virgiliano.
[modifica] Età fascista
Durante la seconda guerra mondiale un episodio curioso coinvolse il quartiere: si diceva che nelle notti di luna piena, nella zona di piazza Vescovio, un lupo mannaro terrorizzasse gli abitanti con urla spaventose provenienti da alcuni giardini: si trattava in realtà di un malato mentale, poi individuato e ricoverato in manicomio. Nel giugno del 1944 inoltre si diffuse ad opera dei repubblichini la voce, in realtà infondata, che le truppe tedesche in fuga avevano minato l'intero quartiere: centinaia persone si fuggì in massa fino a raggiungere Villa Borghese, dove molti passarono la notte all'addiaccio nonostante le smentite ufficiali e gli appelli alla radio. In seguito alla nascita della Repubblica, nel 1946 il quartiere prese il nome Trieste[3] dall'omonimo corso che ne costituisce la via principale.
[modifica] Età contemporanea
Durante gli anni del dopoguerra e del boom economico, il quartiere diventa celebre per il Piper, celebre locale protagonista della vita mondana, inaugurato il 17 febbraio 1965 e legato a moltissimi personaggi dell'epoca: vi esordì Patty Pravo, e vi si esibirono i Pink Floyd e i Beatles che dopo il concerto si buttarono vestiti nella Fontana delle Rane di piazza Mincio. Negli anni Settanta la zona fu protagonista di una nuova speculazione edilizia, che fece sparire Tor Fiorenza, una fattoria fortificata del Seicento nella quale venivano portati i bambini anemici per dissetarsi col latte. Il quartiere è ancora al centro delle cronache durante gli anni di piombo, a causa dei numerosi omicidi politici che lo vede partecipe; fra tutti, quello del magistrato Vittorio Occorsio, assassinato nel 1976, oppure quattro anni dopo quello del poliziotto Francesco Evangelista davanti al liceo Giulio Cesare. Nella mattina del 2 giugno 1981 sul tratto di strada della via Nomentana di fronte al San Leone Magno, moriva in un incidente stradale il cantante Rino Gaetano. Sempre negli anni Ottanta la scrittrice Ornella Angeloni ambientò nel quartiere il suo giallo "Caffè Ciamei", racconto di una lunga catena di delitti che si snoda in quarant'anni. Ultimo celebre fatto di cronaca è stato l'omicidio del sindacalista Massimo D'Antona da parte di alcuni esponenti delle Brigate Rosse.
[modifica] Luoghi d'interesse
[modifica] Catacombe
- Catacombe dei Giordani
- Catacombe di Priscilla
- Catacombe di Sant'Ilaria
- Catacombe di Trasone
- Catacombe di Via Anapo
[modifica] Edifici di culto
- Beata Vergine Maria Addolorata, in piazza Buenos Aires. Parrocchia affidata al clero diocesano argentino.
- Sant'Agnese fuori le mura, in via Nomentana. Parrocchia eretta il 16 ottobre 1708 con il decreto vicariale "Cum sanctissimus". Il territorio è stato desunto da quello della parrocchia di Santa Maria del Popolo.
- San Saturnino, in via Avigliana. Parrocchia eretta il 1° gennaio 1935 con il decreto del Cardinale Vicario Francesco Marchetti Selvaggiani "Assidua vigilantique cura". Il territorio è stato desunto da quello delle parrocchie di Santa Agnese fuori le mura, di Santa Teresa d'Avila e di San Giuseppe in via Nomentana. La Chiesa Parrocchiale di San Saturnino è stata concessa da Papa Pio XI nell'udienza del 22 giugno 1932 e consacrata il 6 gennaio del 1935 su progetto dell'architetto Clemente Busiri Vici. Dal 29 novembre 1987 accoglie le Reliquie del Santo Titolare. Nel 1968 ospitò la visita pastorale di Paolo VI e nel 1989 quella di Giovanni Paolo II. Tra i sacerdoti che vi hanno effettuato funzioni il Servo di Dio Pirro Scavizzi, ultimo prete romano ad essere sottoposto a causa di beatificazione.
- Santa Emerenziana, in via Lucrino. Parrocchia eretta il 25 novembre 1942 con il decreto del Cardinale Vicario Francesco Marchetti Selvaggiani "Ad pastoralis officii". È caratterizzata da un grande mosaico di Ambrogio Fumagalli.
- Sacri Cuori di Gesù e Maria, in via Poggio Moiano. Parrocchia eretta il 13 luglio 1950 con il decreto del Cardinale Vicario Francesco Marchetti Selvaggiani "Universo gregi". Il territorio è stato desunto da quello delle parrocchie di Santa Emerenziana, del SS. Redentore e del Sacro Cuore Immacolato di Maria ai Parioli.
- Santa Maria Goretti, in via di Santa Maria Goretti. Parrocchia eretta il 1° giugno 1953 con il decreto del Cardinale Vicario Clemente Micara "In suburbana regione". Il territorio è stato desunto da quello delle parrocchie di Santa Agnese fuori le mura, di Santa Emerenziana e dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.
[modifica] Monumenti
[modifica] Batteria Nomentana
La cosiddetta Batteria Nomentana prende il nome da una batteria di cannoni antiaereo qui installata durante le seconda guerra mondiale.
[modifica] Sedia del Diavolo
Risalendo dal quartiere africano verso la via Nomentana si incontra la cosiddetta Sedia del Diavolo, mausoleo sepolcrale del liberto di Adriano Elio Callisto. Il nome popolare deriva dalla forma del rudere annerito da secoli di fuochi di fortuna accesi da pastori e vagabondi che lo usavano come rifugio e rappresentato in migliaia di disegni e pitture tra il '700 e l'800. Nella zona venne rinvenuto un giacimento preistorico antico di oltre 200.000 anni.
[modifica] Piazze
[modifica] Piazza Vescovio
Piazza Vescovio trae il proprio nome da Vescovìo, località antichissima nel comune di Torri in Sabina, in provincia di Rieti: per un'errata interpretazione fonetica, la piazza ha tuttavia il nome Vescòvio.
[modifica] Quartiere Coppedè
Poco distante, in un'area adiacente piazza Buenos Aires, sorge il Quartiere Coppedè, una piccola area edificata con uno stile molto particolare, Liberty-eclettico. Il portone di piazza Mincio 2, risalente al 1926, ultima costruzione di mano del maestro Gino Coppedè, è inoltre copia fedele di una scenografia del film "Cabiria" del 1914.
[modifica] Ville
- Parco Virgiliano (anche Parco Nemorense)
- Villa Chigi
- Villa Leopardi
- Villa Mirafiori, sede della Sapienza Università di Roma
- Villa Paganini
[modifica] Personaggi Illustri
- Il quartiere ha ospitato un numero elevatissimo di studi di artisti: Enrico Prampolini, Gino Severini, Ettore Ximenes, Enrico Accatino. Vi hanno abitato Piero Dorazio, Achille Perilli.
- Numerosi i personaggi dello spettacolo e della televisione che hanno scelto la zona come residenza: Beniamino Gigli, Massimo Girotti, Amedeo Nazzari, Renato Rascel, Luigi Silori, Marisa Allasio, Silvio Muccino, Amanda Sandrelli, Paolo Villaggio, Corinne Clery, Sabina Ciuffini, Bianca Berlinguer, Er Piotta, Ubaldo Lay, il popolare "tenente Sheridan", Gianni Agus. Tra le stelle internazionali personaggi come Sophia Loren, il regista tedesco Rainer Werner Fassbinder, Vittorio Gassmann, che occupò negli anni '60 un'appartamento in via Appennini, e Luchino Visconti, che abitò a lungo nella splendida villa di via Salaria posta proprio davanti all'ingresso di villa Ada.
- Il quartiere è stato amato anche dai potenti. Nelle sue strade, o nelle immediate vicinanze, vi hanno abitato Badoglio, Pavolini, Italo Balbo. Benito Mussolini viveva a villa Torlonia, Claretta Petacci sulla Nomentana, e anche in epoca più recente il quartiere ha accolto le residenze di Gianfranco Fini, Walter Veltroni, Fausto Bertinotti, Luigi Manconi (a viale Gorizia). Via Anapo per quasi mezzo secolo ha ospitato la casa del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Durante la seconda guerra mondiale, a palazzo Filomarino, tra via Salaria e via Arbia, soggiornò Herbert Kappler, comandante delle truppe tedesche a Roma responsabile dell'eccidio delle Fosse Ardeatine.
[modifica] Cinema
Il quartiere fu molte volte, e in diversi anni, scenario di molti film italiani. Le case di viale Libia fecero da sfondo per "Ladri di biciclette" di Vittorio De Sica, ambientato in realtà a Monte Sacro. Lo stesso De Sica utilizzerà le baracche sul fiume Aniene per ambientare il film "Il tetto" nel 1955. Sempre negli anni Cinquanta la celebre scena dell'inseguimento di Aldo Fabrizi a Totò in "Guardie e ladri" inizia alla fine di viale Somalia, e si svolge su un dosso destinato a divenire la futura via Olimpica. Nel '53 La casa del protagonista de "La valigia dei Sogni" di Luigi Comencini è collocata nel complesso dei palazzi dei ferrovieri di via Mancinelli. Il quartiere ospita poi gli esterni del film con Alberto Sordi e Sofia Loren "Il segno di Venere", che mostrano il quartiere negli anni. Nelle scene iniziali del film "Audace colpo dei soliti ignoti" (1960) Vittorio Gassman entra in un portone di via Dora nel quartiere Coppedè, e nel corso del film passeggia lungo una viale Etiopia ancora in costruzione. Una fugace inquadratura ne "Il medico della mutua" con Alberto Sordi mostra viale Libia all'altezza dei magazzini UPIM.Sempre i magazzini UPIM nel'60 sono il luogo di lavoro delle tre protagoniste di "Caccia al marito" con Sandra Mondaini e in "C'eravamo tanto amati" di Ettore Scola, piazza Caprera viene usata per scandire un cambio del tempo. Sempre Scola ambienterà 20 anni più tardi nella storica sede del PCI di via Sebino il suo "Mario, Maria e Mario" con Giulio Scarpati. Per la sua particolare architettura il quartiere Coppedè fu scelto dal regista Dario Argento, residente nel quartiere Trieste, come sfondo per alcune scene dei suoi film "L'uccello dalle piume di cristallo" (1970) e "Inferno" (1980). Fra tutte le sequenze, una delle immagini più toccanti, la visione di via Nomentana totalmente deserta nel piccolo capolavoro di De Sica "Teresa Venerdì" del 1941 che ha come set le strade del quartiere. In tempi recenti il liceo Giulio Cesare ha fatto da sfondo alla fiction "Piper" e al film "Scusa ma ti chiamo amore" di Federico Moccia.
[modifica] Avvenimenti
- La villa Albani, detta anche Albani-Torlonia, che si estende tra via Salaria e viale Regina Margherita è stata per 50 anni il centro della cultura europea, tappa obbligata per i più importanti viaggiatori, motore della nascita di fenomeni culturali come il Neoclassicismo e l'Archeologia intesa come Storia dell'Arte. La villa era stata fatta costruire, alla metà del XVII secolo dal cardinale Alessandro Albani, nipote del papa Clemente XI, un raffinato conoscitore di antichità e protettore di artisti, tra cui Raphael Mengs. La villa era nata per contenere le sua collezioni di arte antica, scelte su consiglio di Giovanni Winckelmann. Nacque così il "laboratorio del Neoclassicismo" nel quale operò anche il Piranesi e una "Galleria d'Arte", da secoli inaccessibile, che ospita opere di Nicolò da Foligno, Perugino, Gherardo delle Notti, Van Dyck, Tintoretto, Ribera, Guercino, Giulio Romano, Borgognone, L. Giordano, David, Vanvitelli.
- Nel quartiere trova sede anche il Piper, il locale più famoso d'Italia, inauguratosi il 17 febbraio 1965 e legato nella memoria collettiva a personaggi come Patty Pravo, Rocky Roberts, Equipe 84,Renato Zero. I Rolling Stones vi andarono a ballare dopo il loro concerto del 1967 ed Andy Warhol si stupì della sua "modernità". Vi si sono esibiti Jimi Hendrix, i Pink Floyd e i Procol Harum e addirittura i Beatles che, dopo aver suonato, si buttarono vestiti nella fontana di piazza Mincio.
- Dario Argento, che abita da sempre nel quartiere, ha spesso utilizzato come scenario i Villini Coppedè, progettati dall'omonimo architetto torinese morto suicida e in sospetto di satanismo. Anzi, l'edificio con il graffito a forma di ragno si affaccia sulla "Fontana delle Ranocchie" avrebbe addirittura ospitato la Porta dell'Inferno. Sarà un caso, ma presso la confinante chiesa della Beata Maria Vergine Addolorata di piazza Buenos Aires per molti anni Monsignor Milingo vi celebrò messe di riconciliazione ed esorcismi collettivi.
- Episodio in parte rimosso, l'esodo che coinvolse la popolazione i primi di giugno del 1944, quando si diffuse ad opera dei repubblichini la voce, falsa e incontrollata, e tale da scatenare una follia collettiva, che le truppe tedesche in fuga avevano minato l'intero quartiere. E che c'era addirittura un carico di munizione inesplose. Un fiume di persone si snodò sino a raggiungere villa Borghese, dove molti passarono la notte all'addiaccio nonostante le smentite ufficiali e gli appelli della radio.
- L'edificio di via Chiana, al n.87, ospitò il primo ascensore mai realizzato in Italia per una casa popolare destinata agli impiegati statali (Incis), inaugurato direttamente dal Duce che nel discorso ufficiale pare si fosse lasciato sfuggire la frase: "... così vi sarà molto più semplice raggiungere in tempo le adunate!".
- Molti i negozi e locali storici del quartiere, tra i quali vale la pena di ricordare il Caffè Tortuga, aperto nel 1953 e reso celebre dalla canzone di Venditti Compagno di Scuola: "Mezzogiorno, tutto scompare,/ avanti! tutti al bar./ Dove Nietzsche e Marx si davano la mano/e parlavano insieme dell'ultima festa/e del vestito nuovo, fatto apposta e sempre di quella ragazza che filava tutti (meno che te..."
- Nel quartiere trova sede, dal 1953, di fronte al Tortuga, il liceo classico Giulio Cesare, una tra le più conosciute scuole italiane. Tra gli studenti che lo hanno frequentato Marco Pannella, Antonello Venditti, Maurizio Costanzo, Serena Dandini, Thomas De Gasperi, Tullio De Mauro, Fernando Silori, Franco Frattini, Gian Luigi Rondi, Marco Guzzi.
- La Chiesa Parrocchiale di San Saturnino è stata concessa da Papa Pio XI nell'udienza del 22 giugno 1932 e consacrata il 6 gennaio del 1935 su progetto dell'architetto Clemente Busiri Vici. Dal 29 novembre 1987 accoglie le Reliquie del Santo Titolare. Nel 1968 ospitò la visita pastorale di Paolo VI e nel 1989 quella di Giovanni Paolo II. Tra i sacerdoti che vi hanno effettuato funzioni il Servo di Dio Pirro Scavizzi, ultimo prete romano ad essere sottoposto a causa di beatificazione.
- Nel resoconto del suo viaggio a Roma nel 1775, il marchese De Sade racconta che Giulio II aveva desiderio di farsi seppellire nello splendido Mausoleo di Santa Costanza, sintesi di mondo cristiano e architettura pagana: "E' probabilmente un piacere per il vecchio papa, nota il marchese, immaginare il suo corpo nel luogo dove riposava una vergine".
- Oggi area ad elevatissimo valore immobiliare la zone di Vicolo della Fontana, limitrofa a Villa Paganini, ospitava sino all'immediato dopoguerra uno dei peggiori "slums" romani. Un piccolo mondo a sè stante, controllato da due famiglie interamente dedite all'arte del furto e dell'accattonaggio, tanto che era buona norma non passare mai per il vicolo dopo il tramonto.
- Durante la II Guerra una leggenda vuole che nella notti di luna piena, nella zona di piazza Vescovio, le urla spaventose che si sentivano provenire dai giardini e dagli orti fossero opera di un terribile Lupo Mannaro. La paurosa notizia venne scrupolosamente tenuta segreta dai giornali del tempo, obbligati ad evitare ogni possibile allarmismo, e solo un piccolo trafiletto apparve quando il poveretto fu individuato e ricoverato in manicomio. Ma la pace per la piazza sarebbe durata poco, sede, suo malgrado, di alcuni dei più feroci scontri che avvennero a Roma tra esercito tedesco in fuga e truppe alleate.
- Tra la via Salaria e Villa Ada trova sede, il Tennis Club Parioli, realtà storica, fondata nel 1906, tra le più prestigiose al mondo per il livello e il numero di campioni espressi. Sui suoi campi si sono infatti formati i migliori tennisti italiani di sempre: Uberto de Morpurgo, Giovanni Palmieri, Giorgio de Stefani, Nicola Pietrangeli, Corrado Barazzuti, Adriano Panatta, Marco Alciati. Un altro circolo di Tennis "storico" fu il Circolo Sant'Agnese, in prossimità delle catacombe di Santa Costanza, i cui campi da tennis - che hanno visto giocare personaggi noti come Vittorio Cecchi Gori, Ivo Garrani, Fernando Silori, Gianni Giauna, Stefano Micangeli - sono circondati dalle splendide mura antiche di quell'area archeologica.
[modifica] Collegamenti
È raggiungibile dalla stazione: Nomentana. |
[modifica] Note
[modifica] Bibliografia
- Giorgio Carpaneto; AA.VV. I quartieri di Roma. Roma, Newton & Compton, 1997. ISBN 978-88-818-3639-0
- Willy Pocino. Le curiosità di Roma. Roma, Newton & Compton, 2004. ISBN 978-88-541-0010-7
[modifica] Altri progetti
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