See also ebooksgratis.com: no banners, no cookies, totally FREE.

CLASSICISTRANIERI HOME PAGE - YOUTUBE CHANNEL
Privacy Policy Cookie Policy Terms and Conditions
Sindone di Torino - Wikipedia

Sindone di Torino

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Coordinate: 45°04′23″N 07°41′09″E / 45.07306, 7.68583

bussola Nota disambigua – Se stai cercando altri significati, vedi Sindone (disambigua).
La Sindone fotografata da Giuseppe Enrie (1931). In alto l'immagine dorsale (capovolta), in basso quella frontale. Ai lati delle immagini si vedono le bruciature dell'incendio del 1532 e i relativi rattoppi (rimossi nel 2002).
La Sindone fotografata da Giuseppe Enrie (1931). In alto l'immagine dorsale (capovolta), in basso quella frontale. Ai lati delle immagini si vedono le bruciature dell'incendio del 1532 e i relativi rattoppi (rimossi nel 2002).

La Sindone di Torino, nota anche come Sacra Sindone, è un lenzuolo di lino conservato nel Duomo di Torino, sul quale è visibile l'immagine di un uomo che porta i segni di torture, maltrattamenti e di una possibile crocefissione. La tradizione identifica l'uomo con Gesù e il lenzuolo con quello che fu usato per avvolgerne il corpo quando egli, morto, fu deposto nel sepolcro. La sua autenticità è oggetto di fortissime controversie.

Il termine "sindone" deriva dal greco σινδών (sindon), che indica un tessuto di lino di buona qualità. Il termine è ormai diventato sinonimo del lenzuolo funebre di Gesù.

Le esposizioni pubbliche della Sindone sono chiamate ostensioni (dal latino ostendere, "mostrare"). Le ultime sono state nel 1978, nel 1998 e nel 2000; la prossima è prevista per il 2010.

Indice

[modifica] Storia

Per approfondire, vedi la voce Storia della Sindone.

Tutti gli storici sono d'accordo nel ritenere documentata con sufficiente certezza la storia della Sindone a partire dalla metà del XIV secolo, data della sua apparizione. Sulla sua storia precedente e sulla sua antichità non vi è accordo. La datazione radiometrica con la tecnica del Carbonio 14, eseguita scientificamente nel 1988 ha datato la realizzazione del lenzuolo in un intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390. Alcuni studiosi contestano questi risultati e ritengono che la Sindone sia l'autentico lenzuolo funebre di Gesù.

Secondo questi, la Sindone di Torino risalirebbe alla Palestina del I secolo; gode inoltre di molto credito tra di essi l'ipotesi che essa sia da identificare con il mandylion o "Immagine di Edessa", un'immagine di Gesù molto venerata dai cristiani d'Oriente, scomparsa nel 1204 (questo spiegherebbe l'assenza di documenti che si riferiscano alla Sindone in tale periodo).

[modifica] Sindone evangelica

Per approfondire, vedi le voci Sindone evangelica e Storia della Sindone.

Secondo i racconti dei vangeli, dopo la sua morte il corpo di Gesù fu deposto dalla croce, avvolto in un lenzuolo (sindone) con bende e deposto nel sepolcro. Luca e Giovanni menzionano i tessuti funebri anche dopo la risurrezione. Della sindone evangelica non viene fornita alcuna descrizione circa dimensioni, forma, materiale.

È lecito ipotizzare che essa sia stata conservata dalla primitiva comunità cristiana: vi sono indizi in questo senso in alcuni documenti antichi. Sarebbe stata tenuta nascosta a causa delle persecuzioni e delle credenze giudaiche che ritenevano impuri gli oggetti venuti a contatto con un cadavere.

[modifica] Mandylion

Per approfondire, vedi la voce Mandylion.

La presenza del mandylion a Edessa (oggi Urfa, in Turchia) è attestata almeno dalla metà del VI secolo. Le fonti descrivono un fazzoletto che recava impressa l'immagine del volto di Gesù. Secondo l'ipotesi per cui si trattava della Sindone, il lenzuolo era tenuto ripiegato e chiuso in un reliquiario con un'apertura che mostrava, appunto, soltanto il volto.

Nel 944, dopo che Edessa era stata occupata dai musulmani, i bizantini trasferirono il mandylion a Costantinopoli: qui rimase fino al 1204, quando la città venne saccheggiata dai crociati, molte reliquie vennero trafugate, e del sacro fazzoletto si persero le tracce.

[modifica] Sindone di Torino

Per approfondire, vedi la voce Storia della Sindone.

Negli anni cinquanta del XIV secolo la Sindone "comparve" nelle mani del cavaliere Goffredo di Charny e di sua moglie Giovanna di Vergy. Non è noto come essi ne fossero venuti in possesso.

Il 20 giugno 1353 Goffredo donò la Sindone al capitolo dei canonici della collegiata di Lirey, che egli aveva fondato[1]; la prima ostensione pubblica avvenne, pare, nel 1357 (Goffredo era morto l'anno precedente). Nel 1415 Margherita di Charny, discendente di Goffredo, si riappropriò del lenzuolo (ne originò un lungo contenzioso con i canonici) e nel 1453 la vendette ai duchi di Savoia.

Questi la conservarono a Chambéry, dove nel 1532 sopravvisse ad un incendio che la danneggiò in diversi punti. Nel 1578 venne portata a Torino, dove nel frattempo i Savoia avevano trasferito la loro capitale, e da allora vi rimase ininterrottamente fino al giorno d'oggi, salvo brevi intervalli. Nel 1898 venne fotografata per la prima volta: in quell'occasione si scoprì che l'immagine impressa sul lenzuolo presentava le caratteristiche di un negativo fotografico.

Nel 1983 Umberto II di Savoia, ultimo re d'Italia, morendo la lasciò in eredità al Papa, che ne delegò la custodia all'Arcivescovo di Torino.

[modifica] Caratteristiche generali

[modifica] Il lenzuolo

La Sindone è un lenzuolo di lino di colore giallo ocra, di forma rettangolare e dimensioni di circa 442x113 cm. Lo spessore è di circa 0,34 millimetri, il peso di circa 2,450 kg. È cucito su un telo di supporto, pure di lino, delle stesse dimensioni.

Il lenzuolo è tessuto a mano con trama a spina di pesce e con rapporto ordito-trama di 3:1. In corrispondenza di uno dei lati lunghi il telo è stato tagliato e ricucito per tutta la lunghezza a una decina di centimetri dal margine.

Sono chiaramente visibili sulla Sindone i danni provocati da alcuni eventi storici: i più vistosi sono le bruciature causate da un incendio nel 1532, disposte simmetricamente ai lati dell'immagine in quanto il lenzuolo era ripiegato più volte su sé stesso. Le bruciature più grandi hanno creato dei veri e propri buchi di forma approssimativamente triangolare: fino al 2002 essi erano coperti da rappezzi che poi sono stati rimossi (contestualmente è stato sostituito il telo di supporto originale, applicato nel 1534, con un altro più recente).

[modifica] L'immagine

L'immagine frontale dell'Uomo della Sindone nel negativo fotografico.
L'immagine frontale dell'Uomo della Sindone nel negativo fotografico.

Gli studiosi usano chiamare Uomo della Sindone la figura umana visibile sul lenzuolo, per mantenere una posizione neutra rispetto alla questione se si tratti o no di Gesù. Le due immagini ritraggono un corpo umano nudo, a grandezza naturale, una di fronte e l'altra di schiena; sono allineate testa contro testa, separate da uno spazio che non reca tracce corporee. Sono di colore più scuro di quello del telo. Appare dunque che l'Uomo della Sindone fu adagiato sulla metà inferiore del telo (immagine dorsale), e fu ricoperto con l'altra metà ripiegata su di lui (immagine frontale).

L'immagine, come si scoprì nel 1898 quando la Sindone fu fotografata per la prima volta, è più comprensibile nel negativo fotografico. Il corpo raffigurato appare quello di un maschio adulto, con la barba e i capelli lunghi. Vi sono numerose tracce di sangue che delineano delle ferite: le più evidenti sono le ferite ai polsi e agli avampiedi, compatibili con l'ipotesi che vi siano stati piantati dei grossi chiodi, e una larga ferita da taglio al costato. Il tutto corrisponde alla tradizionale iconografia di Gesù e al resoconto evangelico della crocifissione.

[modifica] Il dibattito sull'autenticità

L'autenticità della Sindone — vale a dire se essa sia o no il vero lenzuolo funebre di Gesù — è stata a lungo dibattuta: vi sono state dispute al riguardo già nel XIV secolo (vedi Storia della Sindone).

Le discussioni sono riprese alla fine del XIX secolo, quando la prima fotografia della Sindone ha rivelato le particolari caratteristiche dell'immagine e ha suscitato l'interesse degli studiosi su di essa. I numerosi studi scientifici eseguiti da allora non sono serviti a chiarire in modo definitivo la questione, ma solo ad accendere maggiormente il dibattito nel quale si "scontrano" studiosi convinti che la Sindone sia una reliquia e studiosi altrettanto convinti che invece sia icona, un raffigurazione artistica. Tra le parti sorgono critiche accese sull'operato dei ricercatori della parte avversa, dibattito che migra sul confronto di convinzioni religiose ed antireligiose. Vi sono tuttavia "scettici" anche tra i cristiani e viceversa ci sono non cristiani convinti che essa sia autentica[2].

È ancora attuale, anzi forse più che mai, il commento che Yves Delage fece nel 1902[3]:

« Si è introdotta senza necessità una questione religiosa in un problema che, in sé, è puramente scientifico, con il risultato che le passioni si sono scaldate e la ragione è stata fuorviata. »

La Chiesa cattolica non si esprime ufficialmente sulla questione dell'autenticità, lasciando alla scienza il compito di esaminare le prove a favore e contro, ma ne autorizza il culto come reliquia o icona della Passione di Gesù. Diversi pontefici, da Pio XI a Giovanni Paolo II, hanno inoltre espresso il loro personale convincimento a favore dell'autenticità[4].

Le chiese protestanti considerano invece la venerazione della Sindone, e delle reliquie in genere, una manifestazione di religiosità popolare di origine pagana, estranea al messaggio evangelico.

Qui di seguito viene riportata una tabella riassuntiva dei principali argomenti pro e contro l'autenticità della Sindone trattati nell'articolo.

Argomenti a favore Argomenti contro
  • Immagine: nessuno è riuscito a spiegare in modo soddisfacente come un artefice medievale avrebbe potuto realizzarla, sia per la tecnica che per l'accuratezza anatomica.
  • Sangue: le macchie di sangue sono state identificate come sangue umano di gruppo AB.
  • Fori dei chiodi: sono nei polsi, come nelle vere crocifissioni romane, e non nelle palme delle mani, come nell'iconografia tradizionale.
  • Pollini e polveri: indicano che la Sindone abbia soggiornato nell'area di Gerusalemme.
  • Tessuto: la filatura "a Z" e la tessitura a "spina di pesce" sono presenti nella Palestina del I secolo.
  • Carbonio 14: il tessuto della Sindone risalirebbe agli anni tra il 1260 e il 1390.
  • Fonti storiche: non esistono riferimenti certi alla Sindone prima del 1353.
  • Tessuto: un lenzuolo di lino europeo del XIV secolo ha tessitura a "spina di pesce" con rapporto ordito-trama 3:1.

[modifica] Studi scientifici

Per approfondire, vedi la voce Studi scientifici sulla Sindone.
La prima foto della Sindone, scattata nel 1898, sia in negativo (basso) che in positivo (alto).
La prima foto della Sindone, scattata nel 1898, sia in negativo (basso) che in positivo (alto).
Il volto dell'Uomo della Sindone nel negativo fotografico.
Il volto dell'Uomo della Sindone nel negativo fotografico.

Qui si elencano brevemente i risultati dei principali studi. Per una presentazione più dettagliata e per le fonti usate si vedano le voci specifiche.

[modifica] Esame dell'immagine

L'immagine corporea visibile sulla Sindone è dettagliata, termicamente e chimicamente stabile ed è di un colore giallino che differisce da quello della stoffa di fondo solo per la maggiore intensità. Essa è un "negativo" nel senso che appare più naturale nel negativo fotografico che nel positivo. Inoltre interessa solo le fibrille più superficiali del lino e appare chiaramente solo sul diritto della tela: sul retro vi è un'immagine molto debole e confusa in cui si riconoscono solo il volto e forse le mani.

Quelle che appaiono come macchie di sangue corrispondono alla corretta posizione sul corpo delle numerose ferite, considerando un drappeggio della stoffa avvolgente l'intero corpo. Sotto le macchie non vi è immagine: sembra quindi che quest'ultima si sia formata quando il lenzuolo era già macchiato.

L'immagine appare essere la proiezione verticale della figura dell'Uomo della Sindone, e non quella che si otterrebbe stendendo un lenzuolo a contatto con il corpo (ad esempio il viso dovrebbe apparire molto più largo). In essa è inoltre codificata un'informazione tridimensionale: trasformando i diversi toni di colore in rilievi verticali di diversa altezza, si ottiene una forma tridimensionale del corpo proporzionata e senza distorsione, cosa che non avviene applicando lo stesso procedimento a un dipinto o ad una normale fotografia.

Alcuni studiosi rilevano sulle palpebre piccoli oggetti tondeggianti che essi identificano come monete coniate da Ponzio Pilato negli anni 29-32. Questa identificazione è però contestata da molti in quanto la definizione minima dell'immagine della Sindone è di mezzo cm, per cui non sarebbe possibile riconoscere particolari così piccoli.

Non si conosce il meccanismo di formazione dell'immagine. Sono state avanzate diverse ipotesi, ma nessuna di esse appare soddisfacente.

Ipotesi basate su meccanismi naturali (o soprannaturali):

  • Reazioni chimiche: i vapori della decomposizione avrebbero interagito con il tessuto e con gli aromi di cui esso era impregnato. Tuttavia, poiché il vapore diffonde in tutte le direzioni, appare impossibile che questo meccanismo possa produrre un'immagine netta e dettagliata come quella della Sindone; inoltre esso avrebbe prodotto un'immagine deformata e non una proiezione verticale.
  • Irradiazione: si ipotizza un lampo di luce o un fascio di particelle (protoni o neutroni) che avrebbe impresso l'immagine. Nessuno però ha potuto fornire una spiegazione credibile della causa che avrebbe sprigionato questa radiazione.
  • Effetto corona (un particolare tipo di scarica elettrica): esperimenti effettuati con questa tecnica hanno prodotto immagini superficiali come quella sindonica. Tuttavia non è chiaro come potrebbe essersi generato il campo elettrico necessario a indurre la scarica.

Ipotesi basate su procedimenti artificiali:

  • Pittura: gli esami hanno escluso la presenza di pigmenti (sono state trovate solo tracce del tutto insufficienti a produrre un'immagine visibile), inoltre l'immagine non presenta direzionalità, come avviene invece in qualsiasi disegno o pittura, né un qualsiasi "stile artistico".
  • Strinatura (bruciatura superficiale) per mezzo di un bassorilievo riscaldato: con questa tecnica alcuni studiosi sono riusciti a produrre immagini visivamente molto simili. Le loro caratteristiche fisiche e microscopiche sono però assai diverse da quelle della Sindone.
  • Fotografia: non sembra credibile che il presunto autore della Sindone potesse possedere la tecnologia necessaria. I primi esperimenti fotografici noti furono effettuati solo nel XIX secolo. Inoltre non vi sono tracce di sostanze fotosensibili sulla Sindone.
Per approfondire, vedi la voce Ipotesi sulla formazione dell'immagine della Sindone.

[modifica] Esame del sangue

I primi esami, eseguiti nel 1973, non rilevarono la presenza di sangue nelle macchie ematiche visibili sulla Sindone. Gli esami successivi, condotti a partire dal 1978 con tecniche più moderne, diedero invece esito positivo: in particolare è stata rilevata la presenza di emoglobina e di altre sostanze specifiche del sangue. Questo sangue è stato poi identificato come sangue umano di gruppo AB. Alcuni ricercatori tuttavia contestano questi risultati e affermano, sulla base dei propri studi, che le macchie di sangue sono in realtà dipinte con ocra rossa, cinabro e alizarina.

Vi è poi l'ipotesi che il sangue sia effettivamente presente, ma non dovuto al contatto diretto con un corpo umano: le macchie sarebbero state dipinte con vero sangue, oppure del sangue sarebbe stato aggiunto per ravvivare l'immagine durante i secoli.

I fenomeni di coagulazione del sangue sono ben evidenti in numerosi rivoli di sangue presenti sulla Sindone. Per aver un decalco del sangue sulla stoffa come quello osservato sulla Sindone, il corpo deve essere stato a contatto col lenzuolo per circa quaranta ore. Non vi sono tracce di putrefazione, il che esclude un periodo più lungo. Secondo alcuni studiosi però in diversi punti le colature del sangue sarebbero irrealistiche.

[modifica] Esame del Carbonio 14

Per approfondire, vedi la voce Esame del Carbonio 14 sulla Sindone.

La datazione radiometrica con la tecnica del Carbonio 14, eseguita contemporaneamente e indipendentemente nel 1988 dai laboratori di Oxford, Tucson e Zurigo, ha dato come risultato l'intervallo di tempo compreso tra il 1260 e il 1390, periodo corrispondente all'inizio della Storia della Sindone certamente documentata. Sebbene questo sia un risultato decisivo contro l'autenticità della Sindone, alcuni studiosi hanno contestato l'esito dell'esame con diverse argomentazioni ma nessuno è stato ancora in grado di dimostrare scientificamente la falsità dei risultati.

[modifica] Esame medico-legale

Vi sono pochi dubbi che l'Uomo della Sindone sia un cadavere. L'immagine presenta evidenti segni di rigor mortis: la testa è piegata in avanti (il collo appare più corto nell'immagine frontale, più lungo in quella dorsale), la gamba sinistra è flessa (si può supporre che il piede sinistro fosse stato inchiodato sopra il destro), i glutei sono tondeggianti sebbene appoggiassero presumibilmente su una superficie piana (la pietra del sepolcro). Inoltre le ferite visibili, specialmente quella al costato, appaiono senz'altro letali.

I fori dei chiodi sono nei polsi e non nelle palme delle mani: l'inchiodatura al palmo, tipica delle raffigurazioni tradizionali, non consentirebbe ai tessuti di reggere un peso corrispondente a quello di un uomo. Poiché nel medioevo non vi era memoria del metodo di crocifissione romana, alcuni studiosi ritengono questo un forte argomento contrario all'ipotesi che la Sindone sia stata realizzata da un falsario medievale.

In base ad alcuni studi compiuti nel XX secolo, si ritiene che generalmente i crocefissi morissero per asfissia e collasso provocati dalla prolungata sospensione per le braccia, che immobilizzava il torace e rendeva faticosa la circolazione del sangue. Fratturando le gambe al crocefisso se ne affrettava la morte in quanto gli veniva a mancare la possibilità di puntellarsi sui piedi.

Nel caso di Gesù, alcune indicazioni dei Vangeli, che trovano riscontro anche nell'immagine dell'Uomo della Sindone, suggeriscono una causa di morte diversa. La copiosa fuoriuscita di "sangue e acqua" dal costato trafitto, attestata dal Vangelo secondo Giovanni, si può spiegare infatti con le ipotesi di un emotorace o della rottura del cuore, in conseguenza delle violenze subite da Gesù prima della crocefissione (in particolare la flagellazione) e forse di un possibile precedente infarto.

Per approfondire, vedi la voce Passione di Gesù.

[modifica] Esame del tessuto

Il tessuto della Sindone è di lino filato a mano. Le fibre sono intrecciate con torcitura "Z", cioè in senso orario: questa torcitura è stata riscontrata in tessuti antichi dell'area siro-palestinese, mentre in Egitto si utilizzava la torcitura "S", in senso opposto.

La trama del tessuto è a spina di pesce e con rapporto ordito-trama di 3:1. Tessuti a spina di pesce risalenti all'inizio dell'era cristiana sono stati rinvenuti in Medio Oriente. Si conosce però anche un esemplare tessuto in Europa in epoca medievale con intreccio identico a quello sindonico: esso risale al XIV secolo, epoca che coincide con la datazione della Sindone effettuata tramite l'esame del Carbonio 14.

Nelle fibre si sono trovate tracce di cotone, ma non di lana. Queste risultanze sono compatibili con l'ipotesi di un'origine palestinese: all'epoca di Cristo il cotone era coltivato nel Vicino Oriente (ma non in Europa), e l'assenza della lana si può attribuire alla legge mosaica che prescriveva di tenere separati i due tipi di tessuto (Deuteronomio 22,11).

[modifica] Altri esami

[modifica] La statura

L'immagine frontale presenta una lunghezza di 195 cm, mentre quella dorsale di 202 cm. Mediante analisi antropometrica computerizzata è stata verificata la compatibilità anatomica delle due immagini, frontale e dorsale, e la somiglianza delle caratteristiche dell'Uomo della Sindone a quelle dei semiti.

Secondo le misurazioni antiche, la statura di Gesù che si desume dalla Sindone sarebbe di 183 cm. Le misurazioni moderne hanno dato risultati differenti: la maggior parte degli studiosi calcola la statura dell'Uomo della Sindone tra i 175 e i 185 cm, ma vi è anche chi, come Giulio Ricci, ha proposto una misura di soli 163 cm, misura che sarebbe più vicina alla statura media degli abitanti della Palestina del I secolo.

[modifica] Esame palinologico

Secondo il criminologo svizzero Max Frei Sulzer, sul tessuto della Sindone sono presenti pollini di diverse specie vegetali specifiche della Palestina e dell'Asia Minore. Il transito della Sindone per questi paesi concorda con la ricostruzione proposta per la storia della Sindone anteriore al XIV secolo.

Dopo la morte di Frei (1983), il suo lavoro è stato criticato pesantemente da alcuni, che hanno avanzato sospetti di manipolazione dei campioni. Altri studiosi, tuttavia, hanno esaminato i nastri di Frei e confermato i suoi ritrovamenti; sono poi stati trovati pollini anche in altri campioni di tessuto sindonico.

Secondo alcuni botanici, in base alla distribuzione dei pollini nell'area palestinese, il probabile sito di provenienza della Sindone va situato nei pressi di Gerusalemme.

[modifica] Esame delle polveri

La polvere trovata sul lenzuolo ha una composizione chimica simile a quella della polvere trovata su teli funerari egiziani, che suggerisce l'uso di natron, un composto usato per l'inumazione dei cadaveri. Inoltre è stata rilevata aragonite dalla composizione analoga a quella di campioni prelevati a Gerusalemme.

[modifica] Datazione chimica

Raymond Rogers ha proposto un metodo chimico di datazione della Sindone basato sulla misura della vanillina presente nel tessuto. Secondo la sua stima, la datazione della Sindone sarebbe compresa all'incirca tra il 1000 a.C. e il 700 d.C..

La quantità di vanillina attesa dipende però dal valore medio della temperatura dell'ambiente in cui la Sindone è stata conservata: una variazione di pochi gradi del valore effettivo corrisponderebbe ad uno slittamento di qualche secolo nella datazione. Inoltre in alcuni eventi particolari come l'incendio del 1532 potrebbe essersi verificato un decadimento accelerato della vanillina.

[modifica] Stima delle probabilità

Assumendo come ipotesi che la Sindone sia un reperto autentico relativo ad un uomo vissuto in Palestina nel I secolo, alcuni studiosi hanno provato a stimare la probabilità che quell'uomo corrispondesse effettivamente a Gesù Cristo in base ad alcune caratteristiche della reliquia stessa. Ovviamente il discorso non è valido senza l'ipotesi di base, perché un presunto falsario avrebbe potuto creare ad arte quelle caratteristiche.

I risultati ottenuti variano da 10 miliardi contro 1 a 200 miliardi contro 1. Tuttavia il calcolo di questi valori di probabilità è in larga parte basato su stime soggettive ed arbitrarie ed è evidente che ogni ulteriore condizione che si pone, anche banale, non fa che rendere ulteriormente minore la probabilità.

[modifica] La Sindone e l'iconografia di Gesù

Ritratto di Gesù su una moneta bizantina (solidus), VII secolo.
Ritratto di Gesù su una moneta bizantina (solidus), VII secolo.
Per approfondire, vedi la voce Mandylion.

Nella sua raffigurazione tradizionale, Gesù è rappresentato con la barba e i capelli lunghi, come sulla Sindone. Alcuni studiosi suggeriscono che la Sindone fu in effetti il modello da cui questa raffigurazione fu ricavata (il che dimostrerebbe una sua origine molto anteriore al XIV secolo).

Vi sono infatti notevoli coincidenze, anche in alcuni particolari specifici, fra il volto sindonico e questo ritratto che si afferma soprattutto a partire dal VI secolo, in concomitanza con la riscoperta del Mandylion a Edessa. È interessante inoltre notare che le più antiche raffigurazioni del Mandylion mostrano un volto monocromo su tela simile a quello della Sindone.

Anche alcune specifiche forme di rappresentazione, come l'imago pietatis (raffigurazione del Cristo morto che sporge dal sepolcro in posizione eretta fino alla vita, con le mani incrociate davanti, in uso dal XII secolo), e dettagli come la "curva bizantina" (la particolare posizione in cui veniva dipinto Gesù crocifisso), si possono spiegare in riferimento alla Sindone.

Ovviamente la somiglianza dell'Uomo della Sindone con l'iconografia precedente alle prime prove documentali dell'esistenza del telo, potrebbe semplicemente essere dovuta alla sua realizzazione medievale, quando questa iconografia sarebbe stata perfettamente nota anche a chi avesse prodotto la reliquia, indipendentemente dai metodi impiegati.

[modifica] Oggetti analoghi alla Sindone

[modifica] Il Sudario di Oviedo

Per approfondire, vedi la voce Sudario di Oviedo.

La Sindone è stata comparata con il presunto sudario di Gesù conservato nella cattedrale di Oviedo in Spagna. Questo è un telo molto più piccolo della Sindone (circa 84x53 cm), che non presenta alcuna immagine, ma solo macchie di sangue.

È stato ipotizzato da chi sostiene l'autenticità sia di questa reliqua che telo di Torino, che questo sudario sia stato posto sul capo di Gesù durante la deposizione dalla croce, e poi rimosso prima di avvolgere il corpo nella Sindone, avendo quindi il tempo di macchiarsi di sangue, ma non quello per subire lo stesso processo di formazione dell'immagine della Sindone. Esso sarebbe stato conservato a Gerusalemme fino al 614, poi trasportato in Spagna attraverso il Nordafrica; dal 718 è a Oviedo.

Secondo Baima Bollone, che ritiene di aver individuato tracce di sangue nella Sindone durante gli esami del 1978, anche il gruppo sanguigno delle tracce presenti sul sudario corrisponde con quello rilevato sulla Sindone (gruppo AB), e un'analisi comparativa del DNA da lui effettuata avrebbe rilevato profili genetici simili. Secondo Alan Whanger, ci sarebbero ben 120 punti di contatto tra la disposizione delle macchie sul Sudario e di quelle sul volto e sulla nuca dell'immagine sindonica.

La tessitura del telo con torcitura "Z" e la dimensione delle fibre sono del tutto analoghi a quelli della Sindone. Inoltre Max Frei ha studiato i pollini presenti sul tessuto, identificando tredici piante, di cui nove crescono in Palestina; il che ne avvalora la provenienza da Gerusalemme. Non è rappresentato il gruppo delle piante dell'Anatolia e di Costantinopoli, a conferma del diverso tragitto compiuto verso l'Europa.

La datazione con il Metodo del carbonio-14 ha datato il Sudario come risalente al 680 circa, data compatibile con le prime testimonianze storiche documentate dell'esistenza del Sudario in Europa.[5]

Evidentemente, se venisse provato che il Sudario e la Sindone hanno la stessa origine, verrebbe smentita la datazione medievale del carbonio 14 della seconda, in quanto il Sudario è certamente molto più antico, sia per la sua presenza documentata ad Oviedo sia per la sua datazione con il carbonio 14, che farebbe risalire entrambe le relique al VII secolo.

[modifica] Il Mandylion

Per approfondire, vedi le voci Mandylion e Storia della Sindone.

Il Mandylion o "Immagine di Edessa" era un telo conservato dapprima a Edessa almeno dal 544, poi dal 944 a Costantinopoli; se ne persero le tracce durante il saccheggio della città nel 1204. Su di esso era raffigurato il volto di Gesù: l'immagine era ritenuta di origine miracolosa.

Come si è accennato sopra, alcuni ritengono che il Mandylion fosse la Sindone piegata in otto e chiusa in un reliquiario, in modo da lasciare visibile solo l'immagine del viso: questa ipotesi è la più accreditata dagli studiosi che tentano di ricostruire la storia della Sindone precedente al 1353.

Questa tesi è però contestata da altri autori (ad esempio Lawrence Sudbury[6]), in base ad alcune fonti storiche che parlano di Sindone e Mandylion come di due oggetti distinti, ad esempio Robert de Clary che nella sua opera La conquëte de Constantinople li menziona come entrambi presenti, in due luoghi separati, a Costantinopoli durante la IV crociata.

[modifica] Il velo della Veronica

Per approfondire, vedi la voce Velo della Veronica.

Una leggenda sostiene che una donna, di nome Veronica, asciugò il volto di Gesù con un panno durante la sua salita al Calvario; sul panno si impresse miracolosamente l'immagine del volto. Questo racconto è talmente noto che l'incontro di Gesù con la Veronica è una delle tradizionali stazioni della Via crucis.

Fino al 1600 circa si conservava a Roma il presunto velo della Veronica; ne fa menzione anche Dante nella Divina Commedia (Paradiso XXXI, 103-108). È stato ipotizzato che si trattasse della stessa immagine oggi nota come Volto Santo di Manoppello, comune in provincia di Pescara.

[modifica] La Sindone di Besançon

A Besançon, in Francia, si trovava un'altra Sindone; sembra che vi fosse giunta nel 1208. Era più piccola della Sindone di Torino (1,3x2,6 m) e mostrava solo l'immagine anteriore. Era oggetto di una intensa adorazione, meta di pellegrinaggio ed era ritenuta miracolosa. La Sindone di Besançon scomparve in un incendio nel 1349, ma nel 1377 i canonici della cattedrale annunciarono di averla ritrovata intatta in un armadio. Nel 1794 andò definitivamente distrutta durante la Rivoluzione francese.[7]

Alcuni storici ipotizzano che questa, e non quella di Torino, fosse la Sindone che veniva esposta a Costantinopoli fino al 1204; Altri[8] ipotizzano invece che la Sindone scomparsa nell'incendio del 1349 fosse quella di Torino (l'incendio in cui venne data inizialmente per distrutta precede di pochissimi anni la comparsa di quest'ultima a Lirey) e che quella "ritrovata" nel 1377 fosse una copia; altri ancora ipotizzano che proprio la Sindone di Torino fosse una copia effettuata per sfruttare la fama di quella della vicina Besançon ed attirare quindi a Lirey i pellegrini (dubbi che dopo la prima ostensione del 1357 portarono il vescovo di Troyes, Enrico di Poitiers, a chiedere, senza successo, di esaminare il telo, che venne tenuto nascosto fino al 1389).[7]

[modifica] Copie della Sindone

Sono note circa 50 copie della Sindone, eseguite da vari pittori in diverse epoche. Una tra le più note, realizzata nel 1516 e conservata a Lier in Belgio, è attribuita ad Albrecht Dürer, ma questa attribuzione è controversa[9].

In nessun caso queste copie sono confondibili con l'originale: i segni della pittura sono evidenti, l'immagine ha contorni netti anziché sfumati, spesso vi sono distorsioni anatomiche. Inoltre in molti casi sul lenzuolo è esplicitamente scritto che si tratta di una copia, la data di realizzazione e, a volte, che fu "consacrata" ponendola a contatto con l'originale. Alcune poi non sono nemmeno in grandezza naturale: ad esempio la copia di Lier è un terzo della grandezza.

[modifica] Il Graal

Recentemente lo storico Daniel Scavone ha avanzato l'ipotesi che il Graal, il misterioso oggetto protagonista delle più celebri leggende medievali, non fosse altro che la Sindone[10].

Scavone ipotizza che la leggenda del Graal sia stata ispirata dalle frammentarie notizie giunte in Occidente di un oggetto legato alla sepoltura di Gesù e che ne "conteneva" il sangue; si pensò quindi che si trattasse di una coppa o di un piatto, le forme in cui il Graal è solitamente rappresentato.

A supporto di questa teoria Scavone nota che, secondo alcune fonti, il Graal offriva una particolare "visione" di Cristo nella quale egli appariva prima come bambino, poi via via più grande, infine adulto: egli ipotizza che queste fonti riportassero, in modo impreciso, un rituale nel quale la Sindone veniva dispiegata gradualmente (in latino gradalis, da cui secondo questa ipotesi deriverebbe la parola "Graal") e la sua immagine era resa visibile, man mano che il rito procedeva, in misura sempre maggiore, fino ad essere mostrata nella sua interezza.

Inoltre, secondo le sue ricerche, la notizia secondo la quale Giuseppe d'Arimatea (indicato dalla tradizione come custode del Graal) avrebbe raggiunto la Gran Bretagna deriverebbe da un'errata lettura della parola Britio, nome del palazzo reale di Edessa, che sarebbe stata fraintesa per Britannia. Questa teoria si accorda quindi con quella dell'identificazione tra Mandylion e Sindone.

[modifica] La Sindone nella cultura popolare

Al pari di altre relique della religione cristiana particolarmente note, la Sindone negli ultimi anni è stata citata o utilizzata nelle opere di diversi scrittori e sceneggiatori.

Nel romanzo Il codice dell'apocalisse di Andrea Carlo Cappi e Alfredo Castelli, che ha come protagonista il personaggio dei fumetti italiani Martin Mystere, la Sindone esposta a Torino è in realtà una copia effettuata da Leonardo da Vinci (grazie alla conoscenza della camera oscura) alla fine del XV secolo, realizzata per permettere alla chiesa di custodire con più sicurezza quella precedentemente esposta. Nel romanzo Leonardo non si limita a farne una mera copia, ma, tramite un antico libro di magia risalente al tempo di Atlantide, rende questa un oggetto magico in grado di "catalizzare" le preghiere dei fedeli che l'adorano, di valenza benefica, ed impiegarle per allontanare le forze malvage da Torino. Nel libro un demone, Belial, proclamatosi "Signore del Male", che sta cercando da secoli di scatenare l'Apocalisse, cercherà di disattivarne i poteri, in modo da poter aprire un portale con gli Inferi e far giungere sulla Terra altre creature demoniache.

[modifica] Note

  1. ^ Giulio Ricci, L'uomo della Sindone è Gesù, 1989, p. 22.
  2. ^ Ad esempio, tra gli autenticisti Alan Adler e Barrie Schwortz, due membri dello STURP, sono ebrei, mentre Yves Delage, autore di uno dei primi studi scientifici nel 1902, era agnostico.
  3. ^ Emanuela Marinelli, Sindone, un'immagine "impossibile", edizioni San Paolo (1998)
  4. ^ Il 5 settembre 1936 Pio XI distribuì a ad un gruppo di giovani dell'Azione Cattolica delle immagini del volto della Sindone dichiarando: "Non sono proprio immagini di Maria SS., ma [...] del Divin Figlio suo [...]. Esse vengono proprio da quell'ancor misterioso oggetto, ma certamente non di fattura umana, questo si può dir già dimostrato, che è la santa Sindone di Torino..." (L'Osservatore Romano, 7 settembre 1936).
    Pio XII, radiomessaggio inviato al termine del Congresso Eucaristico Nazionale del 1953: "Torino [...] custodisce come prezioso tesoro la Santa Sindone che mostra [...] l'immagine del corpo esanime e del Divino Volto affranto di Gesù".
    Giovanni XXIII, al termine di un colloquio con i gruppi "Cultores Sanctas Sindonis" che gli avevano presentato delle foto della reliquia, ripeté più volte, scandendo le parole: "Digitus Dei est hic!" (16 febbraio 1959).
    Giovanni Paolo II, dopo l'ostensione privata avvenuta il 13 aprile 1980 in occasione della sua visita a Torino: "La Sacra Sindone, singolarissima testimone - se accettiamo gli argomenti di tanti scienziati - della Pasqua, della passione, della morte e della risurrezione. Testimone muto ma nello stesso tempo sorprendentemente eloquente" (L'Osservatore Romano, 14-15 aprile 1980).
    Stralcio di un discorso tenuto a Roma da Wojtyla il 20 aprile successivo: "la cattedrale di Torino, il luogo dove si trova da secoli la Sacra Sindone, la reliquia più splendida della passione e della risurrezione" (L'Osservatore Romano, 21-22 aprile 1980).
    Citazioni tratte da Gino Moretto, Sindone - La guida, Editrice Elle Di Ci 1998.
  5. ^ Luigi Garlaschelli, Processo alla Sindone, Avverbi Edizioni, 1998, pag 118
  6. ^ Lawrence M.F. Sudbury, Non per mano d'uomo?, Napoli, Boopen, 2007, ISBN 978-88-6223-070-4
  7. ^ a b Luigi Garlaschelli, Processo alla Sindone, Avverbi Edizioni, 1998, pag 13 e seguenti
  8. ^ Daniel Scavone, Objections to the Shroud's authenticity: the radiocarbon date (1993) [1]
  9. ^ Remi van Haelst, The Red Stains on the Lier and Other Shroud Copies [2]
  10. ^ Daniel Scavone, Joseph of Arimathea, the Holy Grail and the Turin Shroud (1996) [3].

[modifica] Bibliografia

Per approfondire, vedi la voce Bibliografia sulla Sindone di Torino.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni




aa - ab - af - ak - als - am - an - ang - ar - arc - as - ast - av - ay - az - ba - bar - bat_smg - bcl - be - be_x_old - bg - bh - bi - bm - bn - bo - bpy - br - bs - bug - bxr - ca - cbk_zam - cdo - ce - ceb - ch - cho - chr - chy - co - cr - crh - cs - csb - cu - cv - cy - da - de - diq - dsb - dv - dz - ee - el - eml - en - eo - es - et - eu - ext - fa - ff - fi - fiu_vro - fj - fo - fr - frp - fur - fy - ga - gan - gd - gl - glk - gn - got - gu - gv - ha - hak - haw - he - hi - hif - ho - hr - hsb - ht - hu - hy - hz - ia - id - ie - ig - ii - ik - ilo - io - is - it - iu - ja - jbo - jv - ka - kaa - kab - kg - ki - kj - kk - kl - km - kn - ko - kr - ks - ksh - ku - kv - kw - ky - la - lad - lb - lbe - lg - li - lij - lmo - ln - lo - lt - lv - map_bms - mdf - mg - mh - mi - mk - ml - mn - mo - mr - mt - mus - my - myv - mzn - na - nah - nap - nds - nds_nl - ne - new - ng - nl - nn - no - nov - nrm - nv - ny - oc - om - or - os - pa - pag - pam - pap - pdc - pi - pih - pl - pms - ps - pt - qu - quality - rm - rmy - rn - ro - roa_rup - roa_tara - ru - rw - sa - sah - sc - scn - sco - sd - se - sg - sh - si - simple - sk - sl - sm - sn - so - sr - srn - ss - st - stq - su - sv - sw - szl - ta - te - tet - tg - th - ti - tk - tl - tlh - tn - to - tpi - tr - ts - tt - tum - tw - ty - udm - ug - uk - ur - uz - ve - vec - vi - vls - vo - wa - war - wo - wuu - xal - xh - yi - yo - za - zea - zh - zh_classical - zh_min_nan - zh_yue - zu -