Jaguar XJ
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Jaguar XJ | |||||||||||
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Costruttore: Jaguar
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Altre caratteristiche
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La XJ è un'autovettura prodotta dalla Jaguar a partire dal 1968.
Nel corso degli anni ne sono state prodotte varie serie e quella attualmente in produzione, benché conservi l'impostazione e la filosofia tipica del modello, condivide con la versione originaria unicamente il nome. Le serie prodotte sono:
- Series 1 (1968-1973)
- Series 2 (1973-1979)
- Series 3 (1979-1992)
- Serie XJ40 (1986-1994)
- Serie X300 (1994-1997)
- Serie X308 (1997-2002)
- Serie X350 (2003)
Indice |
[modifica] La Series 1 (1968-1973)
La prima serie della berlina XJ, che debuttò al Salone dell'Automobile di Parigi del '68, era un modello fondamentale per la Casa di Coventry per molteplici ragioni. Anzitutto doveva rimpiazzare una serie di modelli ormai obsoleti, come le le 240 e 380, le 420 e le 420 G, raccogliendo la sfida di marchi "emergenti" nel settore Lusso, come Mercedes-Benz e BMW. In secondo luogo doveva adattarsi ad un mercato in evoluzione, reinterpretando in chiave moderna e razionale il classico stile Jaguar. Inoltre, col senno di poi, fu l'ultima vettura progettata sotto la direzione del fondatore Sir William Lyons (lasciato "in sella" dalla British Motor Corporation, nuova proprietaria del marchio).
La carrozzeria, caratterizzata da linee tese, cofano motore con nervature decise e calandra rettangolare e bassa, piacque subito, a differenza degli interni, giudicati dai più moderni e razionali, ma privi dell'opulenza tradizionale Jaguar (la plancia era impiallacciata in legno verniciato anziché in noce massello e il rivestimento in pelle naturale, di serie solo su alcune versioni, non includeva i pannelli porta che sono in vinile). La linea riuscita e fuori dal tempo e la raffinata meccanica, tuttavia, convinsero il pubblico.
Dal punto di vista tecnico, la XJ era un'evoluzione della 420 G ed era caratterizzata dalla trazione posteriore, dalle sospensioni a ruote indipendenti con bracci trasversali sia davanti che dietro, dallo sterzo a cremagliera e dai 4 freni a disco. Molto curata, inoltre, la protezione degli occupanti in caso d'incidente.
Al momento del debutto erano disponibili 2 motori, entrambi 6 cilindri in linea con distribuzione bialbero e alimentazione a 2 carburatori. Al top della gamma si poneva il noto Serie XK di 4235cc da 245cv, mentre alla base c'era un nuovo corsa corta di 2791cc da 142cv. Mentre la XJ6 4.2, che offriva di serie anche il servosterzo, poteva essere scelta con cambio manuale a 4 rapporti o automatico a 3, la 2.8 poteva essere solo manuale. Il motore di 2,8 litri, oltre ad essere del tutto inadeguato ad una berlina di quasi 5 m di lunghezza e di oltre 1 tonnellata e mezza di peso, manifestò subito parecchi problemi d'affidabilità. Anche l'impianto elettrico (Lucas) fu fonte di numerosi grattacapi.
Nel 1972, quasi a festeggiare il pensionamento di sir Lyons, venne lanciata la "maestosa" XJ12, equipaggiata con un V12 di 5345cc da 254cv abbinato al cambio automatico a tre rapporti con riduttore idraulico al 50% dei rapporti. La 12 cilindri si distingueva dalle XJ6 per la mascherina con barra verticale, logo W12(twelvwe), l'allestimento più ricco e l'impianto frenante con dischi autoventilati. La XJ12 era l'unica berlina a 12 cilindri del mercato. La Series 1 uscì di listino nel 1973, rimpiazzata dalla Series 2.
[modifica] La Series 2 (1973-1979)
Il 1972 era stato un anno cruciale per la Casa del giaguaro. Sir Lyons s'era già ritirato (1969) a vita privata e col pensionamento di Wally Hassan (autore, tra l'altro del motore XK), la leadership dell'azienda venne assunta da Geoffrey Robinson, executive manager della British Leyland. Al Salone dell'automobile di Francoforte del 13 settembre 1973, alla vigilia della crisi petrolifera, venne presentata la seconda serie della berlina XJ. Il rinnovamento era dettato soprattutto dall'esigenza d'adeguarsi alle severe norme USA in tema di sicurezza automobilistica ed emissioni inquinanti.
La necessità di spostare più in alto il paraurti impone di ridisegnare la calandra (più bassa e schiacciata) e, per assicurare un'adeguata portata d'aria al motore, di aprire un'ampia feritoia sotto al paraurti stesso. Il nuovo frontale, certamente più moderno, era senz'altro meno personale. Anche gli interni, con l'occasione, vennero aggiornati (pannelli porta modificati, consolle centrale ridisegnata, nuova strumentazione razionalizzata).
Tutte le modifiche tecniche erano volte a ridurre consumi ed emissioni, a scapito della potenza massima. Il 6 cilindri di 4,2 litri perse, a causa della drastica riduzione del rapporto di compressione e delle modifiche all'alimentazione, ben 78cv, scendendo da 245 a 167cv, mentre il V12, grazie all'adozione dell'alimentazione a iniezione elettronica Lucas, contenne il calo di potenza in 8cv (272 contro 285cv) Il critico 2,8 litri venne abbandonato in favore del 3442cc XK da 160cv. Tutte le versioni erano equipaggiate con servosterzo a rapporto variabile di serie.
All'inizio del 1974 venne presentata anche la XJC, una versione a 2 porte, con padiglione abbassato, assenza di montanti centrali e cornici dei finestrini e pianale a passo accorciato, delle XJ. Le XJC, frutto di una lunga gestazione (dovuta agli spifferi d'aria e acqua nell'abitacolo) rappresentavano le varianti coupé delle berline XJ6 4.2 e XJ12 5.3.
Le coupé rimasero in listino fino al 1977, mentre le berline vennero rimpiazzate dalla Series 3 nel 1979.
[modifica] La Series 3 (1979-1986)
Alla fine degli anni settanta occorreva adeguare la XJ, le cui vendite rimanevano comunque sostenute, al nuovo decennio in arrivo. Il compito di rendere competitiva la berlina del giaguaro, ormai asse portante dell'intera gamma, per gli anni ottanta venne affidato alla matita di Pininfarina. Lo stilista torinese intervenne in modo sensibile sulle linee della XJ: parabrezza più inclinato, eliminazione dei deflettori anteriori, calandra rivista, gruppi ottici posteriori ampliati, inedito profilo cromato di coda e nuovi paraurti (più spessi e con profilo in gomma). L'eccellente lavoro di Pininfarina rese la berlina inglese più moderna, ma pur sempre dotata di un fascino particolare che nessuna concorrente poteva vantare.
Anche gli interni, totalmente ridisegnati, riacquisirono la tipica opulenza Jaguar, grazie all'esteso utilizzo di pelle naturale e radica di noce. Poche, invece, le novità tecniche. Il 6 cilindri di 4,2 litri beneficiò di qualche ritocco all'alimentazione (che comportò un lievissimo incremento della potenza massima, che toccò i 170cv), mentre, sul fronte delle trasmissioni, vennero resi disponibili due nuovi cambi: un manuale a 5 marce Getrag e un automatico a 3 rapporti General Motors. Per la prima volta, inoltre, venivano proposti 2 allestimenti: standard e Sovereign (quest'ultimo assai più ricco e riservato alle versioni 4.2 e 5.3 V12).
Nel 1981 il motore V12 beneficiò di una nuova testata con camere di scoppio ridisegnate ed efficienza migliorata (non a caso la nuova unità venne chiamata HE: High Efficiency). Le modifiche consentirono di incrementare la potenza a 295cv e di ridurre, al contempo, i consumi del 25%. Dal 1984 sulle Sovereign l'ABS divenne di serie.
Le Series 3 a 6 cilindri (3.4 e 4.2) uscirono di listino nel 1986, mentre la produzione delle 12 cilindri continuò fino al 1992.
[modifica] La XJ40 (1986-1994)
Dopo quasi un decennio di studi ed affinamenti, nel 1986 debuttò una nuova XJ, la serie "40". A dispetto delle voci dei maligni (che sostenevano fosse l'ennesimo restyling) la XJ40 era un'autovettura completamente nuova. Nuova era la linea (più aerodinamica e più "liscia", nonostante l'evidente continuità stilistica con la Series 3, che peraltro rimaneva in produzione), nuova era la sospensione posteriore con bracci triangolari inferiori e, su alcune versioni, sistema auto-livellante con recupero automatico dell'assetto, nuovi erano gli interni (molto ricchi e opulenti), nuovi erano i motori 6 cilindri in linea bialbero. Per la prima volta la Jaguar faceva anche massiccia applicazione di elettronica (computer di bordo, check-panel, gestione del climatizzatore, ABS). La gamma era composta da due motori e due allestimenti (base e Sovereign).
Alla base della gamma si poneva la 2.9, spinta dal 6 cilindri di 2919cc da 165cv, con alimentazione a iniezione elettronica e testata a 2 valvole per cilindro, mentre al top si poneva la 3.6, mossa dal 6 cilindri con testata a 24 valvole di 3590cc alimentato a iniezione da 225cv. Entrambi i propulsori, interamente in alluminio, potevano essere abbinati al cambio manuale a 5 marce o ad un nuovo automatico a 4. La 2.9 era però disponibile nel solo allestimento standard (riconoscibile per i 4 fari anteriori circolari), mentre la 3.6 poteva essere base o Sovereign (con sospensione posteriore autolivellante, interni meglio rifiniti, dotazione arricchita e fari rettangolari).
Il motore più piccolo, inadeguato al peso della vettura, venne quasi ignorato dalla clientela che s'orientò in massa sulle 3.6, prevalentemente in versione Sovereign con cambio automatico. Nel 1990 la casa di Coventry, passata alla Ford dal 1987, corse ai ripari. La versione 2.9 venne rimpiazzata dalla 3.2, con motore 24 valvole di 3239cc (201cv), mentre la cilindrata del 3,6 litri crebbe a 3980cc (235cv), originando la Sovereign 4.0. La 3.2 era disponibile sia in versione standard che Sovereign.
Nel 1991 venne lanciata la XJR 4.0, equipaggiata con una versione sovralimentata con compressore volumetrico da 251cv del 6 cilindri di 4 litri. Questa versione era riconoscibile per l'assetto ribassato e le finiture interne sportive (inserti in legno d'acero scuro, sedili sportivi).
Nel 1992, dopo una serie di modifiche al vano motore (concepito, in origine, per non ospitare motori a V, per scongiurare l'impianto del V8 Rover), debuttò la XJ40 V12. Il motore era lo stesso della Series 3 (che usciva di listino), ma grazie alla cilindrata maggiorata (5993cc), la potenza toccava i 318cv. Ovviamente la XJ12 era disponibile unicamente in versione Sovereign con cambio automatico. Nel 1994 la Serie 40 venne rimpiazzata dalla Serie X300.
[modifica] La X300 (1994-1997)
Nel 1994 la XJ40 venne sostituita dalla Serie X300. Dal punto di vista tecnico non vi furono grosse novità (la X300 era una mera evoluzione della XJ40), tuttavia carrozzeria ed interni vennero completamente ridisegnati.
Dal punto di vista stilistico la XJ della Serie X300 rappresentava un ritorno al classico, dato che proponeva forme chiaramente ispirate a quelle della Series 3, mentre gli interni erano un perfetto connubio tra classico (pelle e radica ovunque) e moderno. Fu la prima XJ ad adottare i paraurti in plastica.
Le principali novità tecniche riguardavo i motori (che adottarono il variatore di fase ed una gestione elettronica più evoluta), il cambio automatico (a cui venne aggiunta la funzione manuale sequenziale) e la sospensione posteriore (che poteva essere dotata del dispositivo "CATS" di gestione elettronica dell'assetto). Più consistenti, invece, le modifiche al motore sovralimentato della versione R, che, oltre a quanto previsto per le versioni aspirate, ottenne 2 compressori volumetrici e l'intercooler. La potenza schizzò a 321cv.
La gamma X300 era composta dalle versioni 3.2 (3293cc, 211cv), 4.0 (3980cc, 244cv), 4.0 R (3980cc, 321cv) e 6.0 V12 (5993cc, 318cv), negli allestimenti standard (solo 3.2), Sport (3.2; 4.0 e 4.0 R) e Sovereign (4.0 e 6.0 V12). Le Sovereign erano disponibili anche in versione LWB, con passo allungato di 10cm.
[modifica] La X308 (1998-2002)
A dispetto delle poche modifiche estetiche (mascherina, paraurti, cerchi) ed interne (consolle centrale, sedili, pannelli porta) rispetto alla X300, la X308, lanciata nel 1998, presentava notevoli novità tecniche.
I vecchi motori a 6 e 12 cilindri vennero rimpiazzati con dei nuovi V8. Un'architettura inedita in Casa Jaguar. Alla Base della nuova gamma si poneva la XJ8 3.2 (3249cc, 230cv), mentre al top c'era la 4.0 Supercharged con 2 compressori volumetrici (3996cc, 370cv). In mezzo si collocava la 4.0 aspirata (3996cc, 281cv).
Come sempre gli allestimenti erano standard (solo per la 3.2), Sport (tutte) e Sovereign (4.0 e 4.0 Supercharged), quest'ultimo anche in versione LWB.
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