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Fragagnano - Wikipedia

Fragagnano

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Stub Comuni
Questa voce fa parte dei comuni della regione Puglia ancora da sviluppare: ampliala seguendo le linee guida del progetto Comuni.


Fragagnano
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Fragagnano]]
Fragagnano - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Puglia
Provincia: stemma Taranto
Coordinate: 40°26′0″N 17°28′0″E / 40.43333, 17.46667
Altitudine: 123 m s.l.m.
Superficie: 22 km²
Abitanti:
5.541 31-12-06
Densità: 257 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Grottaglie, Lizzano, San Marzano di San Giuseppe, Sava, Taranto
CAP: 74022
Pref. tel: 099
Codice ISTAT: 073006
Codice catasto: D754 
Nome abitanti: fragagnanesi 
Santo patrono: Sant'Antonio di Padova 
Giorno festivo: 13 agosto 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Fragagnano è un comune di 5.541 abitanti della provincia di Taranto situato nel nord Salento.

Indice

[modifica] Storia

Fu scelto come sito per le loro capanne circolari, già dagli uomini preistorici di epoca neolitica, all’incirca nel 3000 Avanti Cristo. Lo testimoniano i reperti trovati negli scavi sul monte S. Sofia, oramai inglobato nell’attuale centro urbano. Altri scavi, effettuati precedentemente in contrada Cazzato, a qualche chilometro dal paese, hanno riportato alla luce molti altri frammenti di ceramiche della stessa era.

Venne abitato certamente anche in epoca greca, perché il sito essendo elevato, ben difeso dalla natura e provvisto di acqua sorgiva, costituiva una ottima condizione abitativa. Ancora oggi dalle rocce circostanti il monte S. Sofia sgorga la funtanedda. Certamente la sua posizione geografica, a metà strada tra i messapi di Manduria ed i greci di Taranto, unita alla fertilità della valle lungo l’attuale arteria SS 7 Ter, avrà creato in quei tempi non pochi problemi e conflitti di appartenenza. Ma di tutta questa storia, lunga millenni, non ci è rimstao nulla, tranne il monte, dove si sta tentando ora di leggere a grosse linee quegli avvenimenti osservando le pietre, con l’aiuto dei tecnici della Sovrintendenza ai Beni Culturali.

Nel 1905, in località Mancini furono rinvenute 313 monete appartenenti alle zecche di Taranto, Metaponto e Turio del 313 a.c. (cfr. Carducci, pag. 34) e questo certifica la frequentazione di queste terre nel tempo della civiltà magnogreca.

Ma furono i romani a darne l’attuale nome. Infatti il sito è vicinissimo all’antico tracciato dell’Appia antica, l’ultimo tratto di quella grande arteria che partendo da Roma univa nel suo ultimo sforzo Tarentum con Brundisium, porto dell’impero verso l’Oriente. Naturalmente tutti i soldati che facevano la spola tra l’Italia e le colonie, passavano da qui. Ci sarà passato anche Cesare. E anche Cleopatra. È ancora visibile la traccia profonda lasciata dai carri nella roccia in contrada Pozzo uelo, dove è ben riscontrabile un complesso sistema viario a doppia corsia e deviazione, in prossimità di un pozzo scavato nella roccia, miracolosamente salvo, con annessi abbeveratoi per i cavalli e per i soldati. Insomma una statio romana. Sono in una fase di studio approfondimenti. E Pirro, con soldati ed elefanti, venuto dall’Epiro (l’attuale Albania) per combattere i romani che assediavano Taranto, non è forse anch’egli passato da queste strade?

Verosimilmente il toponimo deriva dal gentilizio romano Freganius, nome di un personaggio a cui furono affidate queste terre o per meriti personali o per ragioni militari. Era consuetudine presso i romani.

Il passaggio della dizione da Freganius a Freganianus, poi è ottenuto con l’aggiunta del suffisso anus che significa appartenenza. Nella cartografia del Settecento, è ancora riportato Fregagnano, con la e. Ma nella forma dialettale moderna è in uso solo la dizione con la a. Infatti si dice Fragnano e con Fregnano. A testimoniare l’epoca romana, c’è un tesoretto di quattro monete di epoca repubblicana e rinvenute da un contadino nel 1904 in un terreno vicino ad un monte, attualmente custodite nel Museo nazionale di Taranto e c’è anche una stele funeraria, scritta in latino, rinvenuta in un campo nei dintorni della zona archeologica, che era stata riutilizzata come architrave sulla soglia di un vecchio trullo.

In età medievale, nell’anno 1278, essendo già scomparso l’imperatore Federico II di Svevia, che aveva fatto edificare torri e castelli ovunque (es. quello maestoso di Oria) allo scopo militare di contrastare gli attacchi dei saraceni, in Italia meridionale scendono i francesi, al comando di Carlo D’Angiò, che conquistano il regno di Napoli. In seguito a questa calata, il praedium di Freganius diviene una baronia. Infatti, il nuovo re lo assegnò ad un suo soldato, il nobile Erardo de Rantolio che gli aveva reso molti servigi combattendo in Sicilia nella guerra del Vespro. Erardo diviene dunque barone di Fragagnano e da allora in poi le vicissitudini dei suoi discendenti sono legate a queste terre fino ai nostri giorni.

In pieno Rinascimento il cognome originale francese de Nantuillet, si italianizza nell’attuale dell’Antoglietta e la famiglia resta feudataria col titolo di Marchesi di Fragagnano e Monteparano (l’antico casale Lo Patrello, colonizzato da fuoriusciti albanesi, sfuggiti alle scorribande saracene).

Viene cosi costruito, intorno alla robusta torre di epoca medievale a base quadrata, provvista di ponte levatoio e di fossato perimetrale, l’elegante e sobrio palazzo baronale di gusto rinascimentale, che domina ancora la valle degli ulivi a Sud, accompagnando agevolmente lo sguardo fino al mare, oltre i tetti di Lizzano. Situato nel centro storico, fu costruito nel 1587, sicuramente a scopo difensivo ed è ritenuto il palazzo più antico del paese.

La costruzione è fatta con conci di carparo perfettamente squadrati, ricoperti da uno strato di calce nel solo prospetto meridionale.

Alcuni decenni fa sono state rinvenute ossa umane al di sotto del pavimento del piano inferiore, da ricollegare, probabilmente, alla presenza dei “trabocchetti”.

Sul lato occidentale di un suo terrazzo, proprio a dominare il bel centro della piazza Regina Elena, si erge la statua tufacea di santa Irene, antica protettrice di Lecce, mentre salendo sulla sommità della sua torre antica, si possono osservare senza troppi sforzi i castelli circostanti di: Monteparano, Roccaforzata, S. Marzano, Grottaglie, Sava e perfino quello di Oria.

Ma in età moderna, siamo già nel Novecento, il palazzo baronale, oramai disabilitato, diviene proprietà della famiglia Tamborrino di Maglie e viene in parte utilizzato a stabilimento vinicolo. Cosi gli vengono scavate e cementate capienti cisterne per il contenimento del vino. È risorto negli anni Settanta, quando è stato adibito temporaneamente a sede del Municipio ed attualmente,, tornato ad essere di nuovo abbandonato, è in attesa di essere richiamato all’attenzione di tutti. Infatti nella volontà degli attuali proprietari è allo studio la possibilità di adibirne i locali del piano terra a Museo, ove custodire i numerosi reperti archeologici dell’antico sito, divisi tra il Museo di Taranto ed altre collezioni private.

Nel 1701, viene edificato l’imponente Palazzo Marchesale, per volere del marchese Francesco Maria dell’Antoglietta, sensibile poeta dell’Arcadia, essendo il vecchio palazzo baronale non più rispondente ai nuovi gusti della filosofia barocca. Il nuovo edificio, quasi di fronte al primo, sobrio, imponente ed allo stesso tempo elegante, diviene cosi la nuova residenza dei marchesi fino al 1797, anno in cui i coniugi dell’Antoglietta cedettero tutte le loro proprietà alla famiglia Carducci Agustini di Taranto, che divennero i nuovi ed ultimi feudatari di Fragagnano.

Rappresenta sicuramente la tessera più preziosa del nostro centro storico. Era la residenza abituale dei Marchesi che ne hanno mantenuto la proprietà fino all’abolizione del feudalesimo. A painata rettangolare, in carparo rosato, è una struttura alquanto al di fuori dei consueti canoni barocchi; è anzi un esempio di soluzione architettonica polivalente, da servire cioè come residenza e come fortificazione. Una maestoso portale immette in un cortile trapezoidale dal quale prendono luce gli ambienti superiori. Al tempo del suo massimo splendore il piano superiore era formato da un ampio salone dai tetti voltati a crociera semplice o stellare e una stanza, detta la camera pittata, conteneva degli affreschi, testimonianza della cosiddetta pittura pompeiana. Gli alloggiamenti degli stallieri, magazzinieri, il corpo di guardia e le cucine erano ubicate a piano terra che aveva nel retro anche le stanze e gli abbeveratoi. Nel retrostante giardino, provvisto di pergolato e odoroso frutteto, i Marchesi trovavano refrigerio nei giorni di calura.

Non sono mancati nel corso degli ultimi anni progetti di risanamento, da quando un incendio ne devastò i tetti nel 1920, consegnandolo ad un lento ma inesorabile degrado. Ma i piani di restauro non hanno mai trovato validi riscontri sul piano pratico, cosicché il palazzo non è utilizzabile se non per poche sale al piano terra.

Attualmente, trasferitisi a Taranto tutti i discendenti della famiglia Carducci, anche il grande Palazzo è stato abbandonato e donato al Comune, nel tentativo di salvarlo dal degrado inesorabile. Ma l’economia moderna, inseguendo altri sogni, non è indulgente con i vecchi palazzi ed esso ora, imprigionato da antiestetiche orditure metalliche che ne rallentano l’inesorabile crollo, pieno di crepe e senza più tetto al piano superiore, fa brutta mostra di sé in Piazza Regina Elena; in attesa di interventi.

Nei primi anni dell’Ottocento è stato edificato nell’antica via Garibaldi, l’elegante e signorile palazzo Fanuzzi, attualmente abitato dagli eredi Russo.

Di mirabile fattura il cortile interno con l’ampio scalone.

[modifica] Tradizioni

Le tradizioni sono un tutt’uno con la storia di ogni singolo popolo e facendo rivivere il passato, contribuiscono all’aggregazione di tutti gli abitanti dello stesso paese, riportando alla loro memoria il fatto di avere in comune le stesse radici. Nell’ambito delle tradizioni popolari, alcune tramandate da generazioni, altre introdotte soltanto da pochi anni, a Fragagnano si festeggiano:

  • Nel periodo natalizio, l’allestimento dei presepi di quartiere, pratica introdotta solo da alcuni anni, con la gioiosa partecipazione dei cittadini residenti;
  • A gennaio, in occasione della festa dell’Epifania, si passa alla premiazione dei presepi di quartiere;
  • A febbraio si festeggia il carnevale, con sfilate di mascherine;
  • A marzo, il 13 ed il 14, si perpetua la tradizionale fiera agricola con esposizione di prodotti artigianali locali ed attrezzatura meccanica che soppianta l’antica esposizione di animali da traino e da latte;
  • Il 19 marzo, in occasione della festa di San Giuseppe, si accendono i tradizionali falò di quartiere, antico rito pagano vissuto in chiave fideista, che tuttavia serve a riunire intorno ad un fuoco, per un momento di allegria e di aggregazione sociale gli abitanti dello stesso quartiere. Inoltre, a mezzogiorno, si effettua in piazza l’esposizione delle tavole votive con l’offerta dei piatti ai poveri dopo la benedizione e la sera, in alcune case di devoti, si può degustare la tipica massa (fettuccine fatte in casa, condite con olio d’oliva fritto e pepe);
  • Il giovedì santo si perpetua il rito della processione dei Misteri e quello dell’adorazione dei sepolcri allestiti nelle due chiese;
  • A maggio, sin dai primi del Novecento, si preparano quindici altarini votivi con l’immagine della Madonna per le vie del paese, dove le donne si riuniscono per recitare ogni pomeriggio il santo rosario;
  • A giugno la processione del Corpus Domini con infiorate lungo le strade di percorrenza;
  • Il 12 e il 13 Agosto, si effettuano i festeggiamenti in onore del santo patrono S. Antonio da Padova con la tradizionale festa dell’emigrante;
  • Settembre è caratterizzato da una serie di iniziative culturali all’aperto e serate danzanti nel parco Schiavoni o in altre piazze del paese;


Sono ancora attivi tre forni a legna per la cottura del pane, della antichissima puccia alla vampa, delle friselle, dei biscotti alla mandorla ecc.; si utilizza come combustibile ancora il profumato strame d’ulivo (stroma) che conferisce un sapore tipico al pane e riempie l’aria di un gradevole odore antico.

A Natale in ogni casa si friggono li pettuli, li purcidduzzi, li cartiddati, li vangali (fritture varie dolci); inoltre si impastano e s’infornano li pasti di mennula e li amaretti (dolci costituiti da farina, zucchero e mandorle).

A Pasqua invece si producono artigianalmente ancora li palommi cu ll’ovi, li taraddi cu llu pepi, li pasti mueddi e li pasti cu lu scileppu (dolci tradizionali costituiti da farina, zucchero e aromi vari).

In estate si gustano quotidianamente le friselle al pomodoro.

La domenica, non sono poche le famiglie che ancora impastano a mano la farina di grano per confezionare le tradizionali orecchiette, che poi vengono condite con sugo di involtini di carne equine (braciole) e con spolverate di cacioricotta.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Turismo

[modifica] Collegamenti

Collegamenti della Provincia di Taranto
Collegamenti della Provincia di Taranto

I collegamenti stradali principali sono rappresentati da (vedi):

L'Aeroporto di Taranto-Grottaglie "Marcello Arlotta" effettua servizi di linea per il traffico passeggeri con voli charter. Gli aeroporti più vicini sono:

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Maria Teresa Alfonso (lista civica) dal 29/05/2007
Centralino del comune: 099 9561884
Email del comune: non_disponibile

[modifica] Collegamenti esterni

Il Tafaluro a Torre Sant'Andrea, marina di Melendugno (LE)

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