Cotignola
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Cotignola | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Emilia-Romagna | ||||||||
Provincia: | Ravenna | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Superficie: | 34 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 209 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Barbiano, San Severo, Cassanigo, Budrio | ||||||||
Comuni contigui: | Bagnacavallo, Bagnara di Romagna, Faenza, Lugo, Solarolo | ||||||||
CAP: | 48010 | ||||||||
Pref. tel: | 0545 | ||||||||
Codice ISTAT: | 039009 | ||||||||
Codice catasto: | D121 | ||||||||
Nome abitanti: | cotignolesi | ||||||||
Santo patrono: | Santo Stefano | ||||||||
Giorno festivo: | 26 dicembre | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
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Cotignola (Cudgnôla in romagnolo) è un comune di 7.121 abitanti della provincia di Ravenna.
Indice |
[modifica] Storia
Nel Medioevo Cotignola visse i suoi fasti.
Nel suo territorio ebbero il loro castello i conti di Cunio, che legarono il loro nome soprattutto alla frazione di Barbiano, località da loro fortificata e nella quale si trasferirono dopo la distruzione del castello.
Da questa stirpe ebbe origine il celebre condottiero Alberico da Barbiano. Spiega lo storico locale Alfredo Toschi:
« La prerogativa che contraddistingue Cotignola da città anche più grandi ed importanti – – è quella di aver dato origine ad una delle casate principesche più note e potenti del Rinascimento: gli Sforza. Il loro capostipite, Muzio Attendolo detto Sforza, scelta la vita militare, partì da Cotignola fino a divenire un celebre capitano di ventura. Sulla sua scia il figlio Francesco divenne duca di Milano, importantissimo ducato che la dinastia sforzesca governò per oltre un secolo. » |
A Cotignola è venerato da oltre 500 anni il beato Antonio Bonfadini, in paese chiamato affettuosamente “il santo”, il cui corpo riposa nella chiesa di San Francesco.
Tra i molti artisti cotignolesi che si sono distinti nel Novecento, l'esponente più in vista è stato il celebre pittore Luigi Varoli, il cui valore è ancor oggi in continua ascesa.
La città vanta la Medaglia d’argento al valore civile per l’impegno dei cotignolesi, Vittorio Zanzi su tutti, nel salvare 44 ebrei dalle persecuzioni razziali nel periodo dell'occupazione tedesca durante la seconda guerra mondiale. Nel 1987, il Comune ha inaugurato un Parco della Memoria che ricorda i nomi dei salvati e dei salvatori. In Israele, in uno dei parchi del Kren Kayemet, 500 alberi sono stati piantati in segno di gratitudine a cura delle famiglie salvate e il 25 marzo 2002, i cotignolesi Vittorio e Serafina Zanzi e Luigi e Anna Varoli sono stati insigniti del riconoscimenti di giusti tra le nazioni dall'Istituto Yad Vashem a Gerusalemme.[1]
I tempi moderni (dopo il 1945) hanno visto Cotignola risorgere dalla terribile distruzione della guerra e diventare un polo attrattivo per rilevanti attività produttive specializzate in svariati settori: agroindustria, metallurgia, chimica, meccanica di precisione e sanità, per citarne alcuni.
Costruzione che contraddistingue questa città è la Torre D'Acuto.
Ogni anno, a Cotignola, verso la fine del mese di Febbraio, si svolge la "Segavecchia" una festa popolare che ha origini antichissime. Deriva, infatti, da un episodio di cornaca nera. In quanto una vecchia signora che abitava in quelle zone, fu accusata di aver maledetto un signore della dinastia degli Sforza. Accusata di stregoneria, venne condannata al rogo, con conseguente decapitazione. Da quel fatto, ogni anno si svolge la festa, durante la quale sfilano per le strade della città dei carri allegorici. Alla fine della sfilata, nella piazza del paese, viene bruciato un bamboccio di cartapesta raffigurante la vecchia. Infine le viene simbolicamente segata la testa.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Antonio Pezzi (lista civica) dal 15/06/2004
Centralino del comune: 0545 908811
Email del comune: urp@comune.cotignola.ra.it
[modifica] Gemellaggi
- Hüttlingen, Germania, dal 2007
[modifica] Note
- ^ Israel Gutman, Bracha Rivlin e Liliana Picciotto, I giusti d'Italia: i non ebrei che salvarono gli ebrei, 1943-45 (Mondadori: Milano 2006), pp. 233-35, 260.