Carmelo Di Bella
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Carmelo Di Bella | ||
Dati biografici | ||
Nome | Carmelo Di Bella | |
Nato | 30 gennaio 1921 Catania |
|
Nazionalità | Italia | |
Morto | 9 settembre 1992 Palermo |
|
Dati agonistici | ||
Disciplina | Calcio | |
Ruolo | centrocampista | |
Carriera | ||
Giovanili | ||
Catania | ||
Club professionistici | ||
1938-1941 | Catania | 13 (2) |
1941-1949 | Palermo | 94 (8) |
1949-1951 | Igea Virtus | |
1951-1952 | Marsala | |
1952-1954 | Akragas | |
Carriera da allenatore | ||
1950-1951 | Igea Virtus | |
1951-1952 | Marsala | |
1952-1954 | Akragas | |
1954-1956 | Gela | |
1956-1957 | Termitana | |
1957-1966 | Catania | |
1966-1967 | Catanzaro | |
1967-1971 | Palermo | |
1971-1974 | Catania | |
1974-1976 | Reggiana | |
1976-1977 | Catania | |
1980-1981 | Palermo | |
Statistiche aggiornate al 10 luglio 2007 | ||
Il simbolo → indica un trasferimento in prestito |
« Le chiacchiere non fanno punti; forse riescono a esaltare la fantasia, a creare i personaggi ma non servono a nulla. Molti allenatori vivono soltanto di questo; fa sempre brodo -dichiarano- e io ribadisco che la sostanza delle cose, alla lunga, viene a galla. » | |
(Carmelo Di Bella, 1972-73)
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Carmelo Di Bella (Catania, 30 gennaio 1921 – Palermo, 9 settembre 1992) è stato un calciatore e allenatore di calcio italiano.
La sua carriera è legata principalmente a due società, il Catania e il Palermo: con la prima ha esordito come calciatore e ha vissuto le sue migliori stagioni da allenatore; con la seconda ha giocato in Serie A e ha ottenuto una promozione da allenatore.
Indice |
[modifica] Carriera da calciatore
Cresciuto nelle giovanili dell'Associazione Calcio Fascista Catania, esordì in prima squadra nel 1938-39, mettendosi subito in luce come buona mezzala sinistra. L'anno successivo, in Serie B, si adattò anche al ruolo di centravanti: il suo esordio nella serie cadetta è datato 4 febbraio 1940, nella partita Catania-Siena (1-1). Tornato in Serie C, Di Bella giocò titolare una stagione e poi passò alla Juventina Palermo. Subito promossa in Serie B, la squadra non riuscì a concludere il campionato per lo sbarco in Sicilia degli americani.
Durante la seconda guerra mondiale, Di Bella continuò a giocare con il Palermo, che intanto aveva ripreso la sua denominazione originale. I rosanero vinsero il Campionato Siciliano e poi parteciparono al girone misto Serie A/B del 1945-46. Esordì nella massima serie il 21 ottobre 1945 in Palermo-Bari 0-2[1]. L'anno successivo il Palermo giocò ancora in Serie B e il catanese si confermò tra i titolari. Nel 1947-48 arrivò la promozione in Serie A, ma Di Bella non ne godette appieno, giocando appena 9 partite.
Decise così di ripartire dalle serie minori; venne ingaggiato dall'Igea Virtus, la squadra di Barcellona Pozzo di Gotto che disputava la Serie C. Il primo anno con gli igeani fu travagliato: la squadra retrocesse in Promozione ma venne successivamente ripescata. A quel punto la dirigenza propose a Di Bella, ventinovenne, di allenare la squadra: la mezzala catanese accettò, pur non lasciando il suo ruolo di giocatore.
[modifica] Carriera da giocatore e allenatore
Il secondo anno a Barcellona fu ugualmente deludente: il quattordicesimo posto del campionato 1949-50 fu addirittura peggiorato: l'Igea retrocesse direttamente. Di Bella passò allora al Marsala, con cui retrocesse ancora una volta dalla Serie C. Quando la dirigenza della neonata Unione Sportiva Akragas lo chiamò nel 1952, Di Bella accettò anche se dovette retrocedere di tre categorie. In Prima Divisione, gli venne affidata una squadra totalmente nuova. L'allenatore catanese giocò qui le ultime due stagioni da mezzala[2]. Il primo anno, l'Akragas si classificò al secondo posto, dietro le riserve del Palermo[3] e disputò lo spareggio per la promozione contro l'Alcamo. Malgrado la sconfitta per 3-1, la squadra agrigentina venne comunque promossa in Promozione[4].
Anche il secondo anno alla guida dell'Akragas fu positivo: Carmelo Di Bella condusse la squadra al secondo posto in Promozione, a tre punti dalla capolista Bagheria. Tuttavia, dopo una sconfitta per 3-0 in casa contro il Modica, il tecnico catanese rischiò il licenziamento, ma i dirigenti Francesco Alaimo e Gaspare Gallo gli diedero la fiducia di cui aveva bisogno per risollevare la squadra[5].
[modifica] Carriera da allenatore
[modifica] Gli inizi
Lasciato l'Akragas, Di Bella tentò con poca fortuna di avviare un'attività commerciale a Palermo prima e a Catania poi[6]. Non abbandonò però l'ambiente calcistico, sedendosi sulla panchina della Juventina Gela[7] e della Termitana. Nel 1957-58 il presidente del Catania Agatino Pesce gli offrì un ingaggio per allenare le squadre giovanili. A causa di ristrettezze economiche determinate dalla malattia della madre e da un periodo non particolarmente florido, Di Bella accettò uno stipendo di 30.000 lire al mese[8].
L'anno successivo, la prima squadra catanese rischiava la retrocessione, così il nuovo presidente Arturo Michisanti sostituì l'allenatore jugoslavo Blagoje Marianovic con il tecnico delle giovanili, ormai trentasettenne. Era un azzardo troppo grande: la tifoseria non fu d'accordo con la scelta societaria. I risultati non furono scadenti, ma dopo sei gare venne ingaggiato come direttore tecnico Felice Placido Borel, con cui andò nettamente peggio. Il cassiere, Salvatore Maugeri, fu incaricato di licenziare Borel e di affidare nuovamente la squadra interamente a Di Bella. Maugeri lo accompagnò nello spogliatoio e comunicò alla squadra il suo rientro: i giocatori furono entusiasti e si complimentarono chiamandolo per nome, ma l'allenatore bloccò gli entusiasmi dicendo: «Da oggi per voi sono il mister Di Bella[9].» Le ultime dodici gare furono condotte dal solo Di Bella, che portò in salvo il Catania fra lo stupore generale.
[modifica] Gli anni d'oro al Catania
La squadra venne poi rilevata da Ignazio Marcoccio che con il dirigente Michele Giuffrida, spinto dal fratello Umberto, medico sociale ed ex giocatore, confermò Carmelo Di Bella sulla panchina rossazzurra, anche a causa delle ristrettezze economiche in cui versava la società[10]. Il presidente e l'allenatore condussero un calciomercato povero ma oculato: confermarono i difensori Corti e Grani e gli attaccanti Prenna e Buzzin. Attorno a Prenna costruirono un centrocampo di alta qualità: arrivarono Biagini, il cui compito era fermare il gioco degli avversari, e Ferretti, che doveva costruire il gioco proprio per Prenna e per il centravanti Buzzin. Biagini fu espressamente chiesto da Di Bella, che lo considerava umile e intelligente[11] e a cui rimase così legato da fargli da testimone di nozze[12]. La formula riuscì, e la difesa si dimostrò all'altezza della situazione, rinforzata dal portiere Gaspari e dai terzini Michelotti e Boldi. In attacco, Buzzin agiva tra Morelli e Macor[13].
Dopo un inizio da medio-alta classifica, nella prima parte del girone di ritorno il Catania rimase stabilmente al terzo posto. La promozione si decise all'ultima giornata: malgrado la sconfitta per 4-2 a Brescia, la Triestina, sua diretta concorrente, non riuscì a vincere contro il Parma[14]. A giugno, la squadra prese parte alla Coppa delle Alpi, contribuendo alla vittoria dell'Italia in questo torneo grazie alla doppia vittoria sul Fribourg[15].
La stagione d'oro della carriera di Carmelo Di Bella fu la successiva, nel 1960-61. Il Catania, neopromosso in Serie A, si affidò alla squadra della promozione, acquistando solo qualche rinforzo: Giavara per Boldi, Castellazzi per Macor e Calvanese per Buzzin. Proprio Calvanese fu la scoperta di Di Bella: ceduto dal Genoa, che non lo aveva ritenuto all'altezza delle sue aspettative, l'attaccante argentino si inserì benissimo nella squadra siciliana e risultò tra i migliori giocatori dell'anno. In campionato, la squadra per tutto il girone d'andata lottò per il secondo posto, però perse 5-0 contro l'Inter e dovette ridimensionare gli obiettivi. Nella gara di ritorno, proprio contro i milanesi, vinse la partita per 2-0 al Cibali e impedì loro di potersi giocare lo scudetto nella partita di recupero contro la Juventus. Il Catania si classificò all'ottavo posto con trentasei punti, miglior risultato di sempre della società.
La doppia sfida contro l'Inter fu particolarmente enfatizzata per le dichiarazioni dell'allenatore Helenio Herrera e del giornalista Gianni Brera. Prima della gara d'andata, i due definirono il Catania una «squadra di postelegrafonici[16]» A seguito dell'umiliante risultato sul campo (frutto peraltro di quattro autoreti), la squadra siciliana cercò rivalsa fino alla partita casalinga, in cui ottenne un'inattesa vendetta. Herrera e Di Bella, comunque, si abbracciarono prima dell'incontro[17].
A fine stagione, il presidente del Napoli Achille Lauro lo contattò perché intendeva riportare la sua squadra in Serie A. Di Bella però commise l'errore di non aspettare una offerta in denaro, ma chiese direttamente 48 milioni di lire. Lauro tentennò e poi non lo prese: la cifra era veramente alta. Successivamente anche la Juventus lo contattò, ma l'allenatore commise lo stesso errore, perdendo l'occasione della sua vita[18].
[modifica] Le stagioni in Serie A
Durante le stagioni successive, il Catania non ritornò più ai livelli toccati nel 1960-61. Riuscì comunque a mantenere la categoria e a lanciare (o rilanciare) vari atleti. Il 1961-62 e il 1962-63 furono le stagioni più difficili, conclusesi rispettivamente all'11° e al 14° posto della classifica. Nel 1961 fu ceduto Ferretti e arrivò al suo posto il nazionale tedesco Horst Szymaniak. Fu acquistato anche il portiere Giuseppe Vavassori dalla Juventus. Anche in questo caso, il girone d'andata fu positivo, mentre il ritorno si concluse in fase calante. Nel 1962 arrivarono Luigi Milan e Remo Bicchierai, mentre partì Calvanese. La difesa non teneva più bene, aveva perso Grani (infortunatosi in uno scontro con l'agentino Omar Sivori) e incassava troppi gol. L'unica soddisfazione fu la vittoria per 1-0 in casa della Juventus[19]. La salvezza arrivò comunque con la vittoria in casa contro il Milan.
Il rilancio avvenne nelle due stagioni successive, che si conclusero con la conquista dell'ottavo posto. Nel 1963-64 arrivarono Cinesinho e Giancarlo Danova, che sostituirono Prenna e Szymaniak. Inoltre esordì Franco Cordova. Il campionato fu abbastanza equilibrato e per la prima volta andò meglio il girone di ritorno che quello d'andata. Il Catania fu anche finalista in Coppa delle Alpi, persa per 2-0 contro il Genoa[20]. Nel 1964-65 il Catania fu anche al primo posto alla quarta giornata, ma poi ebbe un calo, mantenendo comunque una posizione di classifica piuttosto alta. Dalla Reggiana arrivarono in coppia Carlo Facchin e Renzo Fantazzi, che sistemarono attacco e difesa[21].
Nel 1965-66 il Catania perse le prime cinque partite di campionato, rendendo difficilissima la rincorsa alla salvezza. La squadra sembrava stanca e Di Bella non riusciva a trovare una soluzione al calo. Le cessioni di Danova e Cinesinho, concluse nel primo calciomercato a cui non aveva partecipato il presidente Marcoccio, senza averli sostituiti con giocatori di pari livello avevano snaturato il gioco dell'undici rossazzurro[22]. Il 16 gennaio 1966, 260 partite dopo il suo arrivo, Di Bella presentò le proprie dimissioni in seguito ad un'incomprensione con la stampa: un fotografo lo aveva ritratto accanto ad una valigia sul campo di gioco, la stampa aveva ricamato sopra la notizia del suo prossimo licenziamento e il tecnico si era risentito. Le dimissioni furono rifiutate, ma l'allenatore rimase nominalmente solo per consentire al secondo Luigi Valsecchi di dirigere la squadra. Il salvataggio, però, non riuscì[23].
[modifica] Catanzaro e Palermo
La carriera di Di Bella proseguì quindi a Catanzaro: in Serie B arrivò al terzo posto, sfiorando la Serie A. La società gli aveva messo a disposizione una buona squadra, reduce dalla finale di Coppa Italia con Dino Ballacci in panchina. Dopo un avvio in discesa con sette vittorie nelle prime dodici giornate, la squadra rallentò e ne vinse solo altre sette nelle restanti ventisei: alla fine il Catanzaro si classificò terzo con nove punti di ritardo dalla seconda classificata, il Varese, promossa in Serie A.
Nel 1967-68 passò al Palermo, con cui rimase per 4 stagioni: all'esordio vinse la Serie B e vinse il Seminatore d'Oro. La squadra rosanero aveva tra le sue file Romeo Benetti, ottimo difensore. Nei due anni successivi Di Bella guidò i palermitani in A, conquistando un 11° posto nel 1968-69 e retrocedendo al 15° posto nella stagione successiva. Al ritorno in A, con Franco Causio, Giuseppe Furino e Sergio Pellizzaro in squadra, il Palermo si salvò dignitosamente, conquistando 30 punti e pareggiando 11 partite. Tra i successi più eclatanti, la doppia vittoria contro la Sampdoria e il 5-1 all'Atalanta.
L'unica soddisfazione del 1969-70 fu la vittoria sul Cagliari, che avrebbe poi vinto lo scudetto. Per il resto, la stagione partì storta così come era successo quattro anni prima con il Catania, con quattro sconfitte consecutive. La retrocessione si decise già alla terz'ultima giornata, dopo il pareggio contro la Roma. Il nuovo presidente Renzo Barbera tenne Di Bella anche al ritorno in Serie B[24], ma dovette poi rimpiazzarlo con Benigno De Grandi per la precaria condizione di classifica[25].
[modifica] Il ritorno a Catania
Ritornò a Catania nell'ottobre 1971, dopo l'esonero del duo Salvador Calvanese-Luigi Valsecchi. La squadra veniva da una disastrosa annata in Serie A, conclusa con la retrocessione. Di Bella non riuscì ad ottenere più di un deludente ottavo posto. Per due volte lo stadio Cibali fu squalificato per le intemperanze dei tifosi e la squadra rossazzurra dovette giocare fuori casa tre quarti del campionato: a nulla servirono le ottime prestazioni del portiere Rino Rado e delle ali Fulvio Francesconi e Aquilino Bonfanti[26].
Al secondo anno con il Catania, nel 1972-1973, la cessione di Bonfanti al Catanzaro e un centrocampo non all'altezza non permisero di conquistare la promozione. Di Bella ci tentò, ottenendo spesso dei risultati insperati, ma la squadra non poté andare oltre il quinto posto finale. I tifosi avrebbero voluto di più, ma lo stesso allenatore non poté fare altro che constatare la realtà dei fatti: la squadra non era abbastanza competitiva.[27].
Il fallimento dell'obiettivo della promozione nella massima serie causò una forte contestazione nella squadra catanese. Il commissario unico Angelo Massimino diede le dimissioni e la società fu rilevata da Salvatore Coco e Salvatore Costa, due esponenti della Democrazia Cristiana. La campagna acquisti fu affidata direttamente a Di Bella, con cui collaborò il segretario Giovanni Mineo. Le ristrettezze economiche non permisero però di poter costruire una squadra competitiva: gli acquisti principali furono Antonio Ceccarini e Giampietro Spagnolo, a cui si aggiunsero vari giocatori con poca esperienza. Durante il ritiro a Valdagno, Di Bella presentò le proprie dimissioni, deluso dalla situazione: la dirigenza lo lasciò andare senza problemi e il Catania alla fine della stagione retrocesse addirittura in Serie C[28].
[modifica] Il declino e il ritiro
Nel 1974-75 e 1975-76 la Reggiana gli affidò la squadra. Nel 1975 subentrò a Corsi e conquistò la salvezza dopo lo spareggio del 26 maggio 1975 a Milano contro l'Alessandria[29]. Nella seconda stagione venne esonerato, gli subentrò Bruno Giorgi ma la squadra retrocesse ugualmente in Serie C.
Massimino, tornato alla guida del Catania, lo richiamò nell'estate 1976. Il presidente gli chiese di risollevare la squadra, salvatasi nelle ultime giornate della stagione precedente, ma non riuscì a consegnargli una rosa abbastanza forte. Il giocatore più talentuoso era il nuovo acquisto Lorenzo Barlassina, ma mancavano sia un centravanti che uno stopper all'altezza. Il problema principale fu che né Pierantonio Bortot né Bortolo Mutti riuscivano a garantire le reti necessarie alla salvezza: Di Bella andò avanti con quello che aveva a disposizione[30]. Malgrado tutto, la squadra a tre giornate dal termine era lontana dalla zona retrocessione: la perdita delle ultime tre partite e la contemporanea vittoria delle concorrenti condannò il Catania alla retrocessione. Si sparsero anche voci che alcuni dei giocatori più esperti si fossero "venduti": ad esempio, Mutti giocò contro il Brescia l'ultima partita di campionato pur essendo stato già tesserato dalla squadra lombarda[31].
L'ultima apparizione in panchina risale alla stagione 1980-81: subentrato alla 28° giornata, condusse il Palermo alla salvezza in Serie B. Precedentemente i rosanero erano stati allenati da Fernando Veneranda e per una gara dal viceallenatore Vincenzo Urbani[25].
Dopo essersi allontanato dal calcio, si ritirò a Palermo e lì morì nel 1992. A lui è dedicato il premio per il miglior allenatore assegnato annualmente dall'USSI. Istituito nel 1999, è stato vinto da Giovanni Perdichizzi (1999), Santino Coppa (2001), Pasquale Marino (2002), Loreno Cassia (2003) e Liliana Granulich (2005)[32].
[modifica] Carriera in dettaglio
[modifica] Calciatore
Stagione | Squadra | Serie | P.C. | R.C. |
---|---|---|---|---|
1938-39 | Catania | C | ||
1939-40 | Catania | B | 13 | 2 |
1940-41 | Catania | C | ||
1941-42 | Palermo | C | ||
1942-43 | Palermo | B | 10 | 0 |
1944-45 | Palermo | Sicilia | ||
1945-46 | Palermo | A | 17 | 4 |
1946-47 | Palermo | B | 28 | |
1947-48 | Palermo | B | 30 | 3 |
1948-49 | Palermo | A | 9 | 1 |
1949-50 | Igea Virtus | C | ||
1950-51 | Igea Virtus | C | ||
1951-52 | Marsala | C | ||
1952-53 | Akragas | I Div | ||
1953-54 | Akragas | Prom | ||
P.C. e G.C.: presenze e reti in campionato |
[modifica] Allenatori principali
- Giovanni Degni (1938-1939)
- Istvan Meszaros (1939)
- Mario Sernagiotto (1939)
- Gyorgy Orth (1939-1940)
- Ernst Gusich (1940-1941)
- Otto Krappan (1941-1942)
- Renato Nigiotti (1942-1943)
- Maximiliano Faotto (1945-1947)
- Virginio Rosetta (1947-1948)
- Giovanni Varglien (1948-1949)
[modifica] Allenatore
Stagione | Squadra | Serie | Cl | G | V | N | P |
---|---|---|---|---|---|---|---|
1950-51 | Igea Virtus | C | 17° Retr | ||||
1951-52 | Marsala | C | 15° Retr | ||||
1952-53 | Akragas | I Div | 2° Prom | ||||
1953-54 | Akragas | Prom | 2° | ||||
1954-55 | Gela | Prom | 5° | ||||
1955-56 | Gela | Prom | 13° | ||||
1956-57 | Termitana | Prom | 3° | ||||
1957-58 | Catania | Giov | |||||
1958-59 | Catania | B | Sub 16° | 25 | 7 | 9 | 9 |
1959-60 | Catania | B | 3° Prom | 38 | 14 | 19 | 5 |
1960-61 | Catania | A | 8° | 34 | 15 | 6 | 13 |
1961-62 | Catania | A | 10° | 34 | 9 | 12 | 13 |
1962-63 | Catania | A | 11° | 34 | 10 | 10 | 14 |
1963-64 | Catania | A | 8° | 34 | 9 | 12 | 13 |
1964-65 | Catania | A | 8° | 34 | 12 | 8 | 14 |
1965-66 | Catania | A | 17° Retr | 34 | 5 | 12 | 17 |
1966-67 | Catanzaro | B | 3° | 38 | 14 | 14 | 10 |
1967-68 | Palermo | B | 1° Prom | 40 | 18 | 16 | 6 |
1968-69 | Palermo | A | 11° | 30 | 7 | 11 | 12 |
1969-70 | Palermo | A | 14° Retr | 30 | 5 | 10 | 15 |
1970-71 | Palermo | B | Sost | ||||
1971-72 | Catania | B | Sub 8° | 35 | 13 | 12 | 10 |
1972-73 | Catania | B | 5° | 38 | 14 | 15 | 9 |
1973-74 | Catania | B | Sost | 0 | 0 | 0 | 0 |
1974-75 | Reggiana | B | Sub 17° | ||||
1975-76 | Reggiana | B | Sost | 27 | 5 | 12 | 10 |
1976-77 | Catania | B | 18° Retr | 38 | 6 | 19 | 13 |
1980-81 | Palermo | B | Sub 14° | 11 | 3 | 7 | 1 |
Cl: posizione in classifica; G: gare; V: vittorie; N: pareggi; P: sconfitte; Retr: retrocessione; Prom: promozione; Giov: giovanili; Sub: subentrato; Sost: sostituito |
[modifica] Giocatori allenati
[modifica] Palmares
- Coppa delle Alpi: 1
Catania: 1960 - Campionato siciliano: 1
Palermo: 1944-45 - Promozioni dalla Serie B alla Serie A: 3
Palermo: 1947-48, 1967-68; Catania: 1959-60 - Promozioni dalla Serie C alla Serie B: 2
Catania: 1938-39; Palermo: 1941-42 - Promozioni dalla Prima Divisione alla Promozione: 1
Akragas: 1952-53 - Seminatore d'Oro 1968
- Premio USSI per il calcio 1961 e 1969
[modifica] Caratteristiche
[modifica] Calciatore
Carmelo Di Bella era riuscito ad esordire in Serie C a neanche diciotto anni, riuscendo anche a segnare alcune reti che contribuirono alla promozione del Catania in Serie B. Era una buona mezzala, che giocava soprattutto a sinistra. In ogni caso, riuscì ad adattarsi a tutte le posizioni della linea d'attacco delle squadre in cui giocava[33]. Era molto abile con il pallone, che controllava molto bene, ed era appassionato di dribbling. Si racconta che da giovane si divertisse ad umiliare i difensori avversari con le sue giocate, tanto che gli furono promesse cinque lire d'argento per evitare che continuasse a dribblarli[34].
Il giornalista Gaetano Sconzo lo ha definito: «sette polmoni, aveva grande grinta, ispirava adeguatamente il gioco, non aveva paura di nessuno»[35].
[modifica] Allenatore
Da allenatore, nei primi tempi si distinse per l'ottima gestione dello spogliatoio e per la massima praticità. Quando Michisanti lo promosse primo allenatore, trovò una squadra confusa e divisa. Gli atleti erano ottimi, erano venuti a chiudere la propria carriera a Catania Riccardo Carapellese ed Ettore Ricagni: proprio il primo, però, venne allontanato a dicembre per varie incomprensioni. Di Bella riuscì a rilanciare la squadra e a portarla in salvo, grazie alla sua grinta e umiltà[36].
La sua bravura stava nel comprendere le problematiche dei suoi giocatori. Si dice che nei momenti di ristrettezze economiche avesse anche dato una mano agli atleti di tasca propria[37]. D'altro canto, da molti era definito un «sergente di ferro» proprio per la sua capacità di mantenere unito il gruppo e proprio per questo Marcoccio e Giuffrida lo avevano confermato nel 1959[38]. Durante le partite, Carmelo Di Bella teneva sempre una sigaretta in bocca: era un accanito fumatore e si racconta che fosse molto bravo nel creare gli anelli di fumo[39].
Dal punto di vista tecnico, Di Bella curava particolarmente la preparazione atletica del gruppo, che il più delle volte disputava un ottimo avvio di campionato e calava nel ritorno proprio per il grande dispendio di energie che richiedeva il gioco del tecnico catanese: velocità e prestanza fisica erano necessarie per le squadre giovani e con pochi giocatori di alto livello che aveva a disposizione[40].
Dal punto di vista tattico, l'allenatore puntava soprattutto sul gioco e non era interessato al catenaccio: per lui la squadra doveva giocare all'attacco[41]Il modulo che impiegò per il Catania nei sei anni consecutivi in Serie A includeva l'utilizzo di un libero, dello stopper e di due terzini; il centrocampo era composto da tre giocatori, che costruivano il gioco per le due ali e per il centravanti. Più raramente, rinunciava ad un centrocampista per passare ad un modulo a due punte.
Marcoccio lo definì il più grande allenatore siciliano di sempre[42].
[modifica] Formazioni in Serie A
[modifica] Note
- ^ Scheda su Enciclopedia del calcio.com
- ^ Francesco Bellomo. Nuovi quadri per l'U.S. Akragas. «La Sicilia», 29 ottobre 1952.
- ^ Classifica Prima Divisone 1952-53
- ^ Storia dell'Akragas
- ^ Gerlando Micalizio. Francesco Alaimo, un grande uomo. ConoscerelAkragas.it
- ^ Sconzo, p. 19.
- ^ Questo dato è confermato solo da Catania rossazzurra, p. 20.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 100.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 99.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 122.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 147.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 148.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 26
- ^ Dal fondo un traversone, p. 27
- ^ Erik Garin; Andrea Veronese. Cup of the Alps 1960. Rsssf.com, 27 settembre 2000.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 30.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 100.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 100.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 40.
- ^ Erik Garin. Cup of the Alps 1964. Rsssf.com
- ^ Dal fondo un traversone, p. 47.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 48.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 49.
- ^ Mondo rosanero - Storia del Palermo
- ^ a b Roberto Quartarone; Adriano Stabile. Sicilian Clubs in Serie B. Rsssf.com, 4 giugno 2006.
- ^ Una vita per (il) Catania, p. 54
- ^ Una vita per (il) Catania, p. 56
- ^ Dal fondo un traversone, p. 63.
- ^ Spareggio salvezza
- ^ Dal fondo un traversone, p. 69.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 70.
- ^ Premi USSI
- ^ Dal fondo un traversone, p. 31.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 25.
- ^ Gaetano Sconzo. Biagini-Landoni: gioie e dolori lungo l'asse Palermo-Catania. «La Sicilia», 9 luglio 2007, p. 26.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 26.
- ^ Catania rossazzurra, p. 21.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 122.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 147.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 142.
- ^ Dal fondo un traversone, p. 42.
- ^ Sconzo, p. 19
[modifica] Altri progetti
- Wikiquote contiene citazioni di o su Carmelo Di Bella
[modifica] Bibliografia
- Gaetano Sconzo. Il calcio in Sicilia fu don Carmelo. «La Sicilia», 10 settembre 1992, 19.
- Carmelo Gennaro; Luigi Prestinenza. Dal fondo un traversone. Acireale-Roma, Bonanno edizioni, 2003.
- Maurizio Giordano; Raffaello Brullo. Catania rossazzurra. Catania, Almaeditore, 2004. ISBN 8888683062
- Alessandro Russo. Angelo Massimino. Una vita per (il) Catania. Empoli, Geo edizioni, 2007.