Santi Cosma e Damiano (LT)
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Santi Cosma e Damiano | |||||||||
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Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Lazio | ||||||||
Provincia: | Latina | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 181 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 31 km² | ||||||||
Abitanti: |
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Densità: | 216 ab./km² | ||||||||
Frazioni: | Cerri Aprano, Grunuovo, San Lorenzo, Ventosa | ||||||||
Comuni contigui: | Castelforte, Minturno, Coreno Ausonio (FR), Sessa Aurunca (CE) | ||||||||
CAP: | 04020 | ||||||||
Pref. tel: | 0771 | ||||||||
Codice ISTAT: | 059026 | ||||||||
Codice catasto: | I339 | ||||||||
Nome abitanti: | sancosemesi / sancosimesi | ||||||||
Santo patrono: | Santi Cosma e Damiano martiri | ||||||||
Giorno festivo: | 26 settembre | ||||||||
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Santi Cosma e Damiano, Medaglia d'oro al valore civile, è un comune di 6.699 abitanti della provincia di Latina.
Indice |
[modifica] Collocazione
Il Comune fa parte della Comunità Montana Zona XVII dei Monti Aurunci; è collocato in parte su una delle pendici collinari dei monti e in parte nella pianura del Garigliano, nella zona Sud -Est della Provincia di Latina; confina ad Est con la Provincia di Frosinone ed è separato da Minturno dal fiume Ausente e dalla Campania dal fiume Garigliano.
[modifica] Toponimo
Il toponimo deriva dal nome dei due Santi Cosma e Damiano, fratelli e medici, decapitati nei pressi di Antiochia sotto l'impero di Diocleziano. La tradizione popolare vuole che i due Santi siano transitati per queste terre nel loro viaggio verso Roma e che abbiano sostato in una grotta presso la quale fu costruita una cappella in loro onore, divenuta nei secoli l’attuale chiesa patronale. L'abitato del nucleo storico era chiamato in passato Casali di Santi Cosma e Damiano, o più spesso semplicemente I Casali, nome che contrassegnava piccoli nuclei rurali. Nei documenti storici, spesso al posto di Cosma ricorre la dizione Cosmo o Cosimo. In dialetto Cuosemo.
Casali e Contrade |
Il territorio comunale viene comunemente suddiviso in numerose contrade: Campanili, Campomaggiore, Centro, Ceracoli, Cerri Aprano, Cisterna, Ferrara, Grunuovo, Pantaniello, Perusi, Pilone, Parchetto, San Lorenzo, San Luca, Stradone, Torraccio, Vattaglia, Veterinella, Vigne, Volpara, Fontanelle. Il centro storico, a sua volta, è costituito dagli antichi casali Cupa, Cuparella, Ss. Cosmo e Damiano, Boccasacchi, Sellitti e Ventosa. L'insieme delle contrade, esclusi il centro storico e San Lorenzo, viene chiamato "la campagna". |
[modifica] Storia
Le prime notizie storiche su Santi Cosma e Damiano vengono dal Codex diplomaticus cajetanus, in particolare da una stipula dell'anno 830 dove viene citato un certo Negrutius filius de Gentile de Casale, e dal testamento del 954 di Docibile II duca di Gaeta dove è menzionata una vinea de Casale presso la terra posita in Ventosa e la terram ... Santum Cosmate.
I Casali di Santi Cosma e Damiano crescono come villaggio autonomo adiacente alle fortificazioni del Castrum Forte, punto di vedetta a guardia della foce del Garigliano dal X secolo; come conseguenza di ciò, oggi i centri storici dei due comuni Santi Cosma e Damiano e Castelforte formano un unico agglomerato urbano. Gli insediamenti si iniziarono a sviluppare sulle cime delle colline e soltanto dopo la Seconda Guerra Mondiale nella valle del Garigliano sottostante.
Esistono in tutto il territorio di Santi Cosma e Damiano una grande quantità di vestigia antiche, ma non si hanno molti dati storici esatti sui primi insediamenti nel territorio. È noto che le sorgenti termali del Veseris, oggi Suio, frazione di Castelforte, erano già conosciute ed utilizzate nell'antichità preromana. È nota anche la presenza di ville rurali romane e di porticcioli e scafe sul fiume.
L'antico popolo che abitava la valle dal Monte Circeo al Monte Massico era il popolo degli Ausoni, detti anche Aurunci. Gli storici considerano il territorio di Santi Cosma e Damiano in epoca preromana appartenente alla città di Vescia; indicano poi come campo della battaglia del Veseris, episodio chiave della Guerra Latina, la zona tra le attuali contrade di San Lorenzo e Taverna Cinquanta. Tale battaglia vide opposti i Romani e la lega degli Aurunci nel IV sec. a.C. ed è descritta da Livio negli Annales.
Cicerone transita su queste terra e ci da notizia del pons tiretius che assieme ad altri permetteva di varcare il Garigliano. Tale ponte fu distrutto dai Goti e nel medioevo fu sostituito da un porto; ricostruito in legno in periodo aragonese, nel 1636 fu sostituito da una scafa.
Devastazioni barbariche le subì anche il casale Ceracoli, uno dei più antichi sul territorio comunale: si ha notizia della sua distruzione ad opera degli Ungari nel 937. Lo stesso casale fu distrutto dai Turchi nel 1552.
Il territorio nel Medioevo è appartenuto anche alla Terra di San Benedetto, cioè era sotto l’influenza dell’abbazia di Montecassino. Le origini degli insediamenti sull’altura sono da mettere in relazione al questo centro politico-culturale: prima dell'anno 830, i benedettini realizzano una cella, piccolo monastero agricolo, a Ventosa.
Tra l’881 ed il 915, i Saraceni si erano stabiliti nella pianura del Garigliano sulla riva destra con un campo trincerato. Nella località tuttora chiamata Vattaglia (voce dialettale di battaglia), si ebbe nell’agosto 915 la dura battaglia tra i Saraceni e le truppe della lega cristiana guidata dal papa Giovanni X alla quale avevano aderito Atenolfo II di Capua e figlio Landolfo II, Guasinaro II di Salerno, Gregorio IV duca di Napoli, Giovanni I e l’imperatore bizantino che inviò lo stratega Picingli. Sulle truppe pontificie aveva il comando il duca di Spoleto Alberico. Oltre alla località Vattaglia, Saracinisco e Vellota, sussistono cognomi e diverse voci dialettali che, ancora oggi dopo un millennio, ricordano l’occupazione saracena del territorio.
Dopo la battaglia il territorio entra a far parte del Ducato di Gaeta. Nel 1023 viene fondata la Contea di Suio di proprietà del conte Ugo. Nel 1078, a seguito di successive donazioni parziali, la contea viene acquisita da Montecassino. Nei secoli successivi Montecassino e Gaeta perdono l'autonomia, il territorio entra nell'orbita normanna nel 1140 e seguirà nei secoli le vicende del nuovo regno.
Dobbiamo aspettare secoli per rilevare eventi storici significativi che coinvolsero direttamente la popolazione locale, eventi che ancora oggi vivono nei racconti popolari. Dopo la proclamazione della repubblica Romana (15 febbraio 1798) le truppe napoleoniche del Gen. Rey occuparono Napoli e vi proclamarono la Repubblica Partenopea: la popolazione della Terra di Lavoro, fedele al re borbonico e alla Chiesa, insorge contro quelli che ritiene invasori. "I Casali" si schierano con due compagnie di volontari nelle truppe a massa comandate dall'itrano Michele Pezza, detto Fra' Diavolo. Tra le azioni di disturbo attuate da queste truppe contadine c'è la distruzione di un ponte provvisorio che le truppe napoleoniche avevano costruito strategicamente sul Garigliano nei pressi di Santi Cosma e Damiano. Castelforte, assediata per ritorsione dalle truppe franco-polacche del generale Dombrowski, fu espugnata nel giorno di Pasqua del 1799. A questi scontri partecipò anche la popolazione di Santi Cosma e Damiano e di Ventosa. Si racconta che a Ventosa la popolazione per difendersi dall’avanzare delle truppe si difese a colpi di pietre. Ai caduti negli scontri vanno aggiunti i vecchi e i bambini inermi uccisi all’interno delle loro case; il parroco fu giustiziato venendo gettato dal campanile e le storiche statue lignee dei santi nella chiesa patronale furono sfregiate.
Santi Cosma e Damiano doveva ancora tragicamente trovare un posto nella storia nel 1943-44, durante la risalita delle truppe alleate verso Roma. Trovandosi sulla Linea Gustav, per oltre nove mesi il territorio fu sottoposto a bombardamenti che cancellarono gran parte dell’abitato. Gli abitanti furono sottoposti a vessazioni dagli occupanti tedeschi e poi sfollati; i pochi rimasti furono tormentati dal passaggio delle truppe marocchine. Il Comune di Santi Cosma e Damiano è stato insignito dal Presidente della Repubblica della Medaglia d’Oro al Valor Civile perché centinaia di sancosmesi sono morti sotto i bomabrdamenti alleati o per le mine tedesche, per gli stenti e, a combattimenti conclusi, per gli scoppi di residuati bellici.
La storia di Santi Cosma e Damiano e quella di Castelforte sono necessariamente legate, ma tra la gente dei due comuni, soprattutto in passato, c’è stato un complesso rapporto di fratellanza e ostilità legata a questioni territoriali. Documenti storici del 1623 affermano l'indipendenza dei Casali dalla confinante università di Castelforte, attestando che già a quell'epoca esistevano contenziosi territoriali tra le due località.
[modifica] Economia e Turismo
Importante impulso all'economia è stato dato negli anni '60 con l'apertura di un impianto industriale di produzione di media grandezza. L'apertura nel 1997 dell'Ippodromo di Ss. Cosma e Damiano o del Garigliano ha portato occupazione e turismo. A questo contribuiscono le feste tradizionali e la possibilità di visitare i borghi storici e le Chiese, la quattrocentesca torre Ventosa e Palazzo Tibaldi (XVII sec.). Purtroppo al crescere della popolazione non corrisponde una crescita adeguata delle possibilità di occupazione.
[modifica] Dialetto
Il dialetto italiano parlato a Santi Cosma e Damiano, se si tiene presente la posizione geografica del comune, ha aspetti singolari: non è Campano, ma neanche Ciociaro. Santi Cosma e Damiano è un centro del Lazio Meridionale che apparteneva al Regno delle Due Sicilie prima dell'Unità d'Italia. Per questo motivo, il dialetto ha assonanze per molti vocaboli al dialetto campano, ma con fondamentali differenze: nel Sancosimese l'indicativo passato tipicamente usato è il tempo passato prossimo, es. "so jito" per "sono andato" o "andai", mentre nei dialetti campani si usa per lo più il passato remoto, es. "ietti"; nel Sancosimese si usa la forma "a +infinito" in luogo del gerundio, es. "steo a fatià" per "stavo lavorando", invece forma tipiche campane è "faticannë". Ancor più caratterizzante è l'utilizzo di tutte e 7 le vocali fonetiche italiane, laddove il Campano usa la "e" indistinta. La "e" indistinta predomina anche nei paesi costieri della provincia di Latina e di alcuni dell'entroterra, dando vita ad un vocalismo di tipo "altomeridionale", presente in alcuni comuni anche all'interno della parola nelle vocali "toniche". A Santi Cosma e Damiano, invece vi è un vocalismo (sia tonico che atono) abbastanza affine al tipo "sabino" o "mediano", nonstante il dialetto sia ricco di elementi "altomeridionali".
Un’altra metà del dialetto è per vocaboli e locuzioni assimilabile al Ciociaro: "glió" per "il" o "lo", "abbìa" per "soltanto", "a cché té" per "dalle parti di", "èsso-glió" per "eccolo", ecc., espressioni tipiche delle zone linguisticamente "mediane" del Lazio (cioè i Monti Lepini). Alcune parole vengono rafforzate con l'aggiunta del postfisso "-né"; in particolare la particella può essere aggiunta per rimarcare un pronome personale di prima e seconda persona singolare ("i-né", "tu-né") o per le risposte a domanda in genere("sì-né", "no-né", "la-né"). Il postfisso in questone era proprio anche del Romanesco antico.
Il Sancosemese conserva dal latino il genere neutro singolare per nomi di sostanze e materie e per parole che non ammettono forma plurale (con alcune eccezioni): maschile) "glió/chìglio cane" per "il/quel cane", neutro) "lo/chello pa' " per "il/quel pane".
I comuni limitrofi non costieri linguisticamente hanno maggiore influenza ciociara. I comuni limitrofi costieri invece linguisticamente hanno maggiore influenza campana. Quest'ultima influenza dialettale sta crescendo anche a Santi Cosma e Damiano negli ultimi decenni; ciò è dovuto al continuo afflusso di Campani nei centri delle province di Latina e Frosinone. Un esempio di questa tendenza è la diffusione di espressioni del tipo "i aggia fa" per dire "io devo fare", quando in realtà si direbbe tradizionalmente "ine tènga fa". In alcuni casi, però sono presenti anche parole del dialetto Romanesco.
[modifica] Tradizioni: festività e alimentazione
Un importante elemento tradizionale è un accessorio, sia maschile che femminile, tipicamente laziale: le cioce, da cui il nome Ciociaria. Si tratta di calzature composte da ampie suole di cuoio che avvolgono il piede, fermate alla gamba con delle corregge. Il costume tradizionale femminile include una bianca tovaglia contornata di merletti sul capo, una camicia bianca pieghettata nelle maniche completata da un fazzoletto triangolare al collo, un corpetto nero che sostiene il seno, una gonna nera, un grembiule bianco e "glió pagno", cioè un panno rosso ripiegato a quadrato posto sui reni. Quello maschile dei pantaloni neri alle ginocchia completati da calze bianche, camicia bianca e marsina nera.
La cucina tradizionale sancosemese predilige sapori particolarmente intensi, ma semplici, come vuole l'origine contadina: tradizionalmente pane, pasta, salumi, formaggi, dolci e vino venivano prodotti in ogni casa dalle singole famiglie, quindi con una scelta accurata degli ingredienti. La laina è il primo esempio: è un impasto di farina di grano duro, acqua e sale, tradizionalmente senza tuorlo d'uova. L'impasto viene allargato a mo' di cerchio per ottenere una sfoglia che viene avvolta e poi tagliata avendo come risultato una sorta di fettuccine larghe e spesse, da condire con sugo ai legumi o con ragù. "Laine e cici" (ceci) e "Laina e fasuri" (fagioli) sono gli accostamenti più tradizionali. Il pane e la focaccia bianca, detta pizza, nella zona sono molto ricercati nella preparazione: utilizzando rigorosamente lievito naturale e forno a legna, sono soffici, compatti, non sciapi e mai friabili; sono la pietanza base contadina, fatti in modo da potersi sposare bene con i più svariati companatici. Il 14-15 agosto si tiene la Sagra della Fresa in frazione Grunuovo. La fresa è diversa dalla frisella per dimensione e impasto (lo stesso del pane locale), ma si prepara allo stesso modo. È un piatto unico veloce e vario, da preparare con a scelta pomodori, mozzarella di bufala, origano e quant'altro il gusto suggerisca.
Ci sono poi dei piatti legati alle festività: pastiera di riso, anziché di grano come viene preparata nelle località limitrofe, è legata alla Pasqua; piccelatiegli, anche detti susci, prepaprati con farina, acqua, sale e spezie, poi arrotolati e fritti in abbondante olio, sono tipici del periodo natalizio; c'è chi usa accompagnarli con del vino di uva fragola. Sempre natalizie sono le frittelle con baccalà o verdure dette crespelle. Pietanze fondamentali sono direttamente i prodotti della terra, come il melone la cui sagra si svolge in estate ai Cerri.
A carnevale si tiene il Carnevale sancosimese, che si svolge la domenica di carnevale nel centro storico con distribuzione di salsicce, ed il Carnevale campagnolo, che si svolge il martedì grasso in frazione Campomaggiore con sfilata di carri allegorici; le Contrade, intese come circondari che costituiscono le Frazioni, si sfidano in questa occasione a chi realizza il carro più divertente. Il 20-21 agosto si svolge la Sagra del Melone in frazione Cerri Aprano. Si svolgono diverse manifestizioni legate alle festività dei Santi patroni delle varie frazioni:
- 31 maggio: Festa di Santa Maria al Monte.
- 25-26 luglio: Festa di Sant'Anna in frazione Campomaggiore.
- 9-10-11 agosto: Festa di San Lorenzo.
- 2a domenica di settembre: Festa della Madonna del Riposo in frazione Ventosa.
- 25-26-27 settembre: Festa di Santi Cosma e Damiano nel centro storico.
- 2° sabato di novembre: Festa di San Martino in frazione Ventosa.
Per approfondire, vedi la voce Ventosa (Santi Cosma e Damiano). |
[modifica] Onorificenze
Medaglia d'oro al valor civile
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Vincenzo Di Siena (lista civica) dal 29/05/2007
Centralino del comune: 0771 60781
Email del comune: non_disponibile
[modifica] Altre Informazioni Amministrative
- Fa parte della XVII Comunità Montana dei Monti Aurunci
- Classificazione climatica: zona C, 1315 GR/G
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Fonti
- Giuseppe Tommasino, Aurunci Patres, tipografia “Eugubina” 1942
- Giovanna Rita Bellini, Il comprensorio archeologico di Minturnae, Caramanica 2002
- Angelo Nicosia, Il Lazio meridionale tra antichità e medioevo, Caramanica 1995
- Aldo Di Biasio, Il passo del Garigliano nella storia d’Italia, Caramanica
- Angelo De Santis, Saggi e ricerche di storia patria Vol. I, "Il Golfo" 1989
- Cosmo Damiano Pontecorvo, L’università dei Casali di Ss. Cosmo e Damiano, C.S.C. Andrea Mattei 1977
- Cosmo Damiano Pontecorvo, I Casali di Ss. Cosmo e Damiano e la Terra di Castelforte, "Il Golfo" 1985
- Renzo Di Bella, Suio, borgo medioevale, Grafiche Emmegi 2004
- Piera Casale, Gli anni della ricostruzione nel Sud Pontino, Elsa di Mambro editore 2004
- Erasmo Falso, Ventosa, antico paese del sud, D’Arco edizioni 2004
- Duilio Ruggiero, La Pasqua castelfortese del 1799, Caramanica 1999
- A cura di Gioacchino Giammaria, Castelli del Lazio meridionale, Laterza 1998
- Salvatore Riciniello Codice Diplomatico Gaetano Vol I, La Poligrafica 1987
- Alvise Schanzer Per la conoscenza dei dialetti del Lazio sud-orientale: lo scadimento vocalico alla finale (primi risultati) , "Contributi di filologia dell’Italia mediana III" 1989
- Franceso Avolio Il confine meridionale dello Stato Pontificio e lo spazio linguistico Campano, "Contributi di filologia dell’Italia mediana VI" 1992
[modifica] Siti riguardanti il comune
- : www.santicosmaedamiano.eu sito dedicato al paese di Santi Cosma e Damiano e al culto dei Santi Medici
- www.santicosmaedamianonline.it: sito dedicato al Comune ed ai suoi cittadini emigrati
- Pagina della Pro-loco sul sito UNPLI
- Portale Lazio: accedi alle voci di Wikipedia che parlano di Lazio