Itri
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Itri | |||||||||
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
|
|||||||||
Stato: | Italia | ||||||||
Regione: | Lazio | ||||||||
Provincia: | Latina | ||||||||
Coordinate: | |||||||||
Altitudine: | 170 m s.l.m. | ||||||||
Superficie: | 101 km² | ||||||||
Abitanti: |
|
||||||||
Densità: | 93 ab./km² | ||||||||
Comuni contigui: | Campodimele, Esperia (FR), Fondi, Formia, Gaeta, Sperlonga | ||||||||
CAP: | 04020 | ||||||||
Pref. tel: | 0771 | ||||||||
Codice ISTAT: | 059010 | ||||||||
Codice catasto: | E375 | ||||||||
Nome abitanti: | itrani | ||||||||
Santo patrono: | Santa Maria della Civita | ||||||||
Giorno festivo: | 21 luglio | ||||||||
Sito istituzionale | |||||||||
Visita il Portale Italia |
Itri è un comune di 9.485 abitanti della provincia di Latina.
Si trova lungo il percorso della via Appia, tra Fondi e Formia, in corrispondenza di un passo dei monti Aurunci (passo di San Donato). Il territorio comunale arriva fino al mare, in corrispondenza di Punta Cetarola.
Indice |
[modifica] Storia
Il sito ebbe una frequentazione in epoca preistorica: sono stati rinvenuti resti di epoca neolitica (strumenti in pietra e in ossidiana) e dell'età del bronzo (Valle Oliva, II millennio a.C.).
Fece parte del territorio degli Aurunci, conquistato quindi dai Romani, che vi realizzarono la via Appia nel 312 a.C.. Il sito non divenne tuttavia un centro abitato, anche se è probabile la presenza di una stazione di posta. Il nome del paese deriva probabilmente dal termine latino iter ("via, cammino").
Un antico tracciato viario, di cui si sono ritrovati resti di basolato nella località Calvi, collegava il luogo all'attuale Sperlonga.
La presenza di un serpente sullo stemma cittadino ha dato origine alla leggenda, priva di riscontri archeologici, che la fondazione della città fosse derivata dagli abitanti della città di Amyclae, sulla costa (ricordata dalle fonti, ma non identificata), fuggiti nell'interno per un'invasione di serpenti. Secondo tale leggenda il nome della città deriverebbe dalla figura mitologica dell'Idra di Lerna.
Le prime notizie di Itri risalgono al 914 (in un atto di vendita è citato uno "Stefano, itrano"). Tra il IX e l'XI secolo sorse il Castello su un'altura che dominava il passaggio della via Appia.
Itri fece parte del ducato di Gaeta e passò quindi sotto i Dell'Aquila, signori di Fondi e quindi ai Caetani. Appartenne sempre alla diocesi di Gaeta.
L'abitato sorse prima intorno al castello (città alta) e si espanse solo in seguito lungo la via Appia (città bassa). I due nuclei sono separati dal torrente Pontone (o Rio Torto). Un altro nucleo abitato era sorto nella zona di Campello, abbandonato nella seconda metà del XV secolo.
Fino all'unità d'Italia Itri appartenne quindi al Regno di Napoli (poi Regno delle Due Sicilie e fece parte della provincia di Terra di Lavoro.
Vi nacque nel 1771 Fra' Diavolo (Michele Pezza), che fu prima fuorilegge e quindi colonnello dell'esercito borbonico di Ferdinando IV, in lotta contro l'occupazione dei Francesi, che lo presero e impiccarono a Napoli nel 1806.
Storicamente parte dell'antica provincia di Terra di Lavoro in Campania, nel Regno d'Italia fece inizialmente parte della provincia di Caserta, passò nel 1927 alla provincia di Roma, e successivamente alla nuova provincia di Latina (Littoria), nel Lazio, nel 1934.
Nel 1911 erano presenti nel comune cinquecento dei circa mille emigranti sardi arrivati per lavorare al V lotto della Direttissima Roma-Napoli. Nel contesto nazionale erano già presenti elementi di razzismo contro i sardi, chiamati sardegnoli, che non scomparvero fino alle imprese della Brigata Sassari nella Prima guerra mondiale [1]. Gli emigranti ricevevano un salario inferiore rispetto agli altri lavoratori, ma si rifiutarono di pagare ogni tangente alla camorra, allora infiltratasi nell'appalto, e per tutelarsi cercarono di costituire una lega di autodifesa operaria. Il 12 e 13 luglio, a seguito di futili pretesti, avvengono due imboscate a cui partecipano gli stessi notabili del paese, nell'indifferenza delle forze dell'ordine. Si contarono, non senza difficoltà e intralci, 8 vittime e 60 feriti, tutti sardi, [2] mentre dalla Corte d'Assise di Napoli trentatré imputati furono assolti dai giurati popolari e nove condannati in contumacia, a trenta anni di carcere. [3] Fonti locali parlano di una ribellione contro i sardi da parte della popolazione "stanca di sopportare violazioni e prepotenze [...] soprusi d’ogni genere" [4], di come "i sardi si trovavano nella condizione psicologica dei conquistatori [...] in questo centro-sud da poco conquistato dal loro Re" e "gli itrani non trovarono alcuna difesa nello Stato Sabaudo mentre ai sardi fu accordata una sorta di tacito salvacondotto tanto da portare all'esasperazione la società itrana non nuova ad atti di resistenza violenta." .[5]
Durante la seconda guerra mondiale, nel maggio del 1944, i bombardamenti distrussero il paese e i suoi monumenti al 75%.
[modifica] Economia
L'attività principale è quella agricola, incentrata intorno alla produzione dell'oliva di Gaeta, con produzione di olive in salamoia e di olio con spremitura a freddo.
[modifica] Monumenti
[modifica] Il Castello
Il Castello si articola intorno ad una torre quadrata con piccola cinta merlata (attribuita al duca di Gaeta Docibile I nell'882). Il nipote di Docibile, Marino I, collegò quindi ad una seconda torre poligonale. Una terza torre cilindrica, collegata da un muro con cammino di ronda, sorge più in basso, direttamente sopra la via Appia. Quest'ultima torre è detta "del coccodrillo", in quanto secondo la leggenda nel fossato si trovava uno di questi animali, al quale venivano dati in pasto i condannati a morte. Una terza cinta di mura completò il complesso intorno alla metà del XIII secolo.
Danneggiato dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, acquistato dalla provincia di Latina nel 1979, ceduto al comune e restaurato a partire dal 1992, il Castello di Itri ospita dal 2003 il "Museo del brigantaggio", suddiviso in tre sezioni ("Ragioni della storia", "Ragioni del mito" e "Ragioni del luogo").
[modifica] Chiese
La chiesa di San Michele Arcangelo, nella parte alta, risale all'XI secolo. A tre navate l'edificio è in stile arabo-normanno. La facciata è dominata dal campanile quadrato, , ornato da piatti in maiolica colorati. Si articola in quattro piani, dal portale di accesso alla chiesa, a due bifore e una trifora, con coronamento a cuspide.
La chiesa di Santa Maria Maggiore, fu distrutta dai bombardamenti del 1944, ad eccezione del campanile duecentesco, recentemente restaurato.
In origine fuori dall'abitato (presso San Martino in Pagnano), il monastero benedettino di San Martino, fu ricostruito all'interno delle mura. Distrutto quindi anch'esso dai bombardamenti del 1944, è stato quindi ricostruito.
Nella città bassa si trovano le fondazioni del conte di Fondi Onorato I Caetani: il convento di San Francesco (1324) e la chiesa della Vergine Annunziata (probabilmente 1363), ricostruita dopo i bombardamenti e oggi intitolata a Santa Maria Maggiore.
In origine su una collina fuori dal paese, ma ormai raggiunta dall'espansione dell'abitato, si trova la chiesa di Santa Maria di Loreto, con annesso convento dei Cappuccini (dal 1574).
[modifica] Forte di Sant'Andrea e resti della via Appia
In direzione di Fondi, nella gola di Sant'Andrea, è stato rimesso in luce e valorizzato un tratto dell'antico percorso della via Appia. Qui, sui ruderi di una villa romana di età repubblicana (I secolo a.C.), sorgeva un forte che fu utilizzato da Fra' Diavolo nella difesa contro i Francesi nel 1798.
[modifica] Personaggi illustri
- Beato Paolo Burali D'Arezzo (Itri 1511 - Napoli 1578), arcivescovo di Napoli.
- Fra Diavolo (Itri 1771 - Napoli 1806), al secolo Michele Pezza , brigante patriota.
- Luigina Sinapi (Itri 1916 - Roma 1978), terziaria francescana, serva di Dio.
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Giovanni Agresti (centrodestra) dal 30/05/2006 (2º mandato)
Centralino del comune: 0771 7321
Email del comune: urp@comune.itri.lt.it
- Fa parte della XVII Comunità Montana dei Monti Aurunci e del Parco naturale dei Monti Aurunci
- Classificazione climatica: zona C, 1387 GR/G
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Note
- ^ Fabritziu Dettori, "Fuori i Sardegnoli!!!", Sotziu Limba Sarda [1]
- ^ Itri, 1911 «caccia» al sardo, di Eugenia Tognotti. Da Il Messaggero Sardo, luglio 1987 [2]
- ^ Pino Pecchia, Premessa a I Sardi a Itri [3]
- ^ A. De Stefano, La rivolta d’Itri, legittima difesa di una folla, Milano, Vallardi, 1914 Angelo De Stefano
- ^ Pino Pecchia, I Sardi a Itri [4]
[modifica] Bibliografia
L. Quilici, Il tempio di Apollo ad clivum Fundanum sulla Via Appia al valico di Itri in L. Quilici, S. Quilici Gigli (a cura di), Santuari e luoghi di culto nell’Italia antica, 2003.
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Itri
[modifica] Collegamenti esterni
- Sinistra Giovanile di Itri Il blog della Sinistra Giovanile di Itri
- VisitaItri Storia e documenti su Itri
- AraldicaCivica Resti archeologici e monumenti
- Frà Diavolo Itri Portale web su Itri e sulla storia di Frà Diavolo
- Gazzetta Degli Aurunci Gazzetta locale distribuita gratuitamente
- Itri.it Sito con informazioni storiche e turistiche su Itri
Itri su DMoz (Segnala su DMoz un collegamento pertinente all'argomento "Itri") |