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Rocchetta Sant'Antonio - Wikipedia

Rocchetta Sant'Antonio

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Rocchetta Sant'Antonio
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Rocchetta Sant'Antonio]]
Rocchetta Sant'Antonio - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Puglia
Provincia: stemma Foggia
Coordinate: 41°6′0″N 15°28′0″E / 41.1, 15.46667
Altitudine: 630 m s.l.m.
Superficie: 71,90 km²
Abitanti:
2.026 31/12/2003
Densità: 28,2 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Candela, Lacedonia (AV), Melfi (PZ), Sant'Agata di Puglia
CAP: 71020
Pref. tel: 0885
Codice ISTAT: 071042
Codice catasto: H467 
Nome abitanti: rocchetani 
Santo patrono: Sant'Antonio abate 
Giorno festivo: 17 gennaio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Rocchetta Sant'Antonio è un comune di 2.026 abitanti[1] della provincia di Foggia. Fino al 1940 questo comune apparteneva alla provincia di Avellino

Indice

[modifica] Le origini

Dal Sito Web dell'Associazione Culturale LiberaMente http://www.liberamenteonline.com

Si è sviluppato sulla cima di un colle (630 m s.l.m.) attorno ad un forte "Castel Sant’Antimo", d’origine incerte poiché lo studioso Cuozzo attribuisce la costruzione del forte ai Normanni nell’anno 1050 mentre secondo Giovanni Gentile, sacerdote e autore della cronistoria di Rocchetta, la fondazione del paese è opera dei Greco Bizantini nell’anno 984. Una cosa è certa, il nome del primo feudatario "ROBERTO DEL TORPO" il quale regnò dal 1081 al 1120. La fortezza era di forma quadrata con quattro torri (una di essa ancora in parte esistente e ristrutturata nel 2006), era contornata da una cinta muraria con porta ad oriente e con svariate torri (due di queste erano situate dove attualmente sono erette: la torre dell’orologio e la torre ogivale del castello D’Aquino).

[modifica] Toponomastica

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Rocchetta Sant’Antonio dalla sua nascita ha assunto diversi nomi: in origine si chiamava "Oppidum Rocca", Rocce Sant’Antimo", "Sant’Antimo in Rocca", "Rocchetta di Puglia" ed infine l’odierno nome Rocchetta Sant’Antonio "

[modifica] L’Epoca dell’impero Romano

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Importante luogo strategico (perché abbraccia Lucania, Irpinia e Tavoliere delle Puglie), era già conteso nel secolo VI tra Bizantini e Longobardi. La rocca è situata su un tipo di pietra Arenaria che fu oggetto di scambio nel secolo mille. Nel territorio rocchettano, e precisamente sulle sponde del fiume Ofanto, sono presenti tracce della supremazia dell’Impero Romano;. Recenti scavi in località “Bluglia” hanno fatto rinvenire il perimetro di un agglomerato urbano risalente al III secolo a.c.. Molto probabilmente solo le uniche tracce dell’antica città del commercio fluviale Hercolanum. Questa città viveva, appunto grazie al commercio che avveniva lungo il fiume Ofanto chiamato dai romani Aufidus. La piccola cittadina romana vantava anche un prestigioso Tempio dedicato alla dea Venere le cui tracce sono ormai scomparse, anche se nel territorio non è mai stata programmata una vera e propria campagna di scavi. Inoltre parlando di romani e Rocchetta è facile ricordare la "fontana di Pirro" e il ponte di "Santa Venere". Quest’ultimo costruito sul fiume Ofanto, era usato dai romani per collegare le tre Regioni, era chiamato così, appunto perché nei pressi c’era il tempio sopraccitato. Intorno alla “fontana di Pirro”, invece, regna una leggenda, ossia si narra che Pirro, sceso dall’Epiria (281 a.C.), con gli elefanti, per combattere i romani (battaglia avvenuta nel territorio di Ascoli Satriano a 20 km da Rocchetta), si sia fermato a questa fontana per abbeverare i grandi pachidermi.

[modifica] I Dauni e i Sanniti

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Ultimamente sono stati ritrovati nel territorio delle tracce di villaggi neolitici, che dimostrano come la cittadina sia stata popolata fin dall’inizio della storia dell’uomo, ne sono testimonianze i reperti archeologici di vasellami e utensili vari d’epoca Dauna e anche delle tracce della civiltà sannita che spesso si spingeva fino ai monti della daunia per cacciare. Il terriroio inoltre è disseminato da molti fossili riguardanti muschi, licheni, crostacei che attestano la morfologia del territorio che nel corso della storia si è modificata passando da un livello paludoso ad uno collinare montano.

[modifica] Medioevo

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Dopo un lungo gioco feudale, il paese prese ad estendersi a sinistra e a destra sul pendio dell’originale collina. Primo a sorgere, fuori delle mura della vecchia fortezza, fu certo il nuovo castello, edificato da Ladislao II d’Aquino, Marchese di Corato, che acquistò il feudo da Re Ferdinando D’Aragona.

[modifica] Castello D’Aquino

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Il castello fu costruito nel 1507 (forse su progetto di Francesco di Giorgio Martini), eseguito in pietre calcaree di colore giallo-ocra. Alla sommità sorge una torre merlata ogivale, unica nel suo genere, che raffigura una prua di una nave. Ma più che opera di difesa, fu costruito per fasto della casa d’Aquino. Sulla sua porta d’ingresso, in una lapide marmorea sotto lo stemma della casa d’Aquino, che raffigura uno scudo con un polpo e due leoni rampanti, si legge la seguente epigrafe:


Ladislao d’Aquino il giovane Signore della sottoposta baronia Avendo comprato questa terra di Rocchetta, fa costruire questo castello col proprio denaro nell’anno di salute MCCCCCVII (1507)


Il castello passò alla famiglia Doria, lo stemma della quale è affisso sulla facciata sinistra della torre ogivale, che dominò per due secoli (1609-1810). In seguito nel 1849, insieme al monte Alvaro e ad altri caseggiati del comune, fu venduto alla famiglia Piccolo che ancora oggi ne è proprietaria. Recenti studi condotti dall’Ass. Culturale LiberaMente grazie al professionale apporto del Prof. Raffaele Licinio (docente di Storia medioevale all’Università di Bari) è emersa una verità nascosta sul prestigioso Castello. Difatti secondo lo studioso il castello è stato realizzato in due momenti diversi. La prima parte, ossia il torrione ogivale è certamente uno dei risultati dell’opera “d’incastellamento “ della Famiglia Orsini che diete mandato proprio a Francesco di Giorgio Martini, compagno d’arte del prestigioso Leonardo Da Vinci, di realizzare una serie di fortezze nel meridione d’Italia. Quindi la torre principale della fortezza cinquecentesca di Rocchetta è molto probabilmente il risultato di un prototipo di torre di guardia e di difesa dell’artista Martini. Infatti la conformità è tipica di un nuovo prototipo di costruzioni militari di fine medioevo molto più forte e compatta anche per le nuove bombarte inpegate proprio in quegli anni nel settore bellico. Secondo il Martini, dal punto di vista difensivo, la città è come il corpo dell’uomo, dove il ruolo della testa è svolto dalla Rocca, centro motore chiamato a garantire la sicurezza della collettività. Con la torre ogivale, il Martini volle sperimentare il prototipo della rocca circolare, partendo dal presupposto che le superfici tonde erano più adatte a schivare le palle delle temibili bombarde. È percorsa da una rete di anguste gallerie destinate a mettere in relazione i vari posto di vedetta, secondo uno schema di comunicazione assai efficace in caso di attacco nemico. Peculiare è il suo puntone triangolare scarpato, che ricorda la rocca di San Leo (la più conosciuta e celebrata tra le fortezze del Montefeltro ): per questo è stato ipotizzato che anche qui i lavori di potenziamento del sistema difensivo del territorio furono realizzati dal Martini. Ma questo castello non fu mai realmente utilizzato dagli Orsini, che dopo una campagna di espensione andata a male ritornarono verso le regioni del nord dell’Italia e quindi la splendida torre fu venduta con l’intero feudo a Ladislao II D’Aquino che fece completare la fortezza ampliando il castello con il plesso secondario, e nello stesso tempo riuscì con molta furbizia ad accaparrarsi tutti i meriti dell’opera facendo sparire ogni traccia dell’intervento degli Orsini.

[modifica] Il Borgo Antico e Palazzo del Seggio

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Circa dopo un secolo dalla costruzione della Fortezza, si deve quella del Sedile (XVI secolo), che aveva come scopo di riunire all’interno importanti assemblee cittadine. La sua funzione era proprio quella di rappresentare il potere civico della città, infatti gli archi sono l’emblema della sovranità. Parte integrante e cornice stupenda del borgo antico è la molteplice presenza di Palazzi signorili arredati da stupendi affreschi all’ìinterno e da portli, balconate e loggette scolpite in pietra raffiguranti o gli stemmi della casata o figue antropomorfe , si pensa che queste sculture fossero fatte non tanto per estetica quanto più per allontanare la sfortuna ed il "malocchio" dalle abitazioni o dall’intera strada.

[modifica] Quando la storia diventa leggenda

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Il paese, che si dilungò in lungo e in largo, non cambiò solo la forma bensì anche il suo nome: da Rocce Sant'Antimi divenne Rocchetta Sant'Antonio (l'odierno nome), grazie ad un eremita egiziano vissuto dal 252 al 356 d.C. di nome Antonio, il quale (secondo una storia popolare) salvo il piccolo centro da un attacco barbarico che sicuramente avrebbe portato alla distruzione del Paese. Secondo la leggenda Sant'Antonio abate apparve ai soldati nemici con delle fiamme in mano sul monte Calvario (all’entrata del Paese) disseminato da tanti piccoli falò. I soldati, a quella suggestiva visione per timore scapparono lasciando il paese illeso dalla certa distruzione. Da quel giorno i cittadini a partire dalle istituzioni, festeggiano (il 16 e 17 gennaio) quest’importante avvenimento con una suggestiva e folcloristica gara dei Falò.

[modifica] La chiesa Matrice

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E proprio a Sant’Antonio era intitolata la chiesa parrocchiale (ora dedicata all’ Assunzione della B.V.M.). Quest’ultima fu edificata fra il 1754 ed il 1768 (data della consacrazione) e progettata da Giovanni Mancarelli di Barletta (eseguita poi dagli artefici Silvestro e Sabato Pollice) per volontà di Monsignor D’Amato. Il tempio è di forma rettangolare a croce latina avente tre navate suddivise in un’unica principale, terminante con il presbiterio, e due laterali. All’incontro delle navate si forma una cupola con degli stucchi policromi raffiguranti i quattro Evangelisti (artista di Ariano Irpino); ai lati della cupola si elevano due altari in onore di Sant'Antonio abate e dell’Addolorata. Un altro altare dedicato alla Madonna del Cardellino conserva una delle più preziose tavole custodite in questo tempio raffigurante, appunto, la Madonna del Cardellino che comunemente era soprannominata con il titolo di Maria Assunta in cielo, la pala di pregiata manifattura risale al XXVI secolo ed è considerata una delle più importanti opere dell’intera regione Puglia. Tutte e due le navate laterali sono coronate da bellissimi altari con stucchi e marmi dell’artista Luigi Cimafonte di Napoli – che realizzo le più importanti chiese e catturali del mezzogiorno d’Italia e dello Stato Pontificio. A partire dall’ingresso nella navata laterale destra si possono ammirare gli altari di Santa Filomena, Sant'Antonio di Padova, La Madonna del Rosario, Sant'Antonio abate (arricchito da stucchi e bassorilievi che ritraggono il miracolo del Santo), e San Vincenzo, nell’altra navata si possono apprezzare gli altari di San Pasquale (il quale custodisce una bellissima statua di legno), la Madonna del Cardellino e l’Addolorata. La sacrestia e corredata di un arredo ligneo con banchi in noce chiara, di tardo barocco realizzati da L. Villani nel XVIII, nel minuzioso arredo è innestato unorologio a pendolo, in più si possono scrutare sulle quattro pareti abbellite da stucchi le settecentesche tele ritraenti la Nascita di Maria, la Deposizione di Gesù (Pietà), Mons. Onorato e D’amato ed un mezzo busto ligneo di Sant’Antonio abate. Particolare e pregiato l’Ecce Homo di Nicola Brudaglio, la scultura lignea di scuola napoletana risale al settecento ed è minuziosamente scolpita con particolari e pitture cromatiche di notevole impèortnaza. Importnate anchela collezione di vasi sacri e di componenti liturgici. Tra questi una pisside d’argento del 600 cesellata a mano e raffigurante le fasi della passione, una croce professionale in argento di scuola locale, una croce in osso avorio e argento e molteplici calici, ostensori e reliquiari che fanno da cornice all’imponente abside. Splendida la facciata ripartita in multiple lesene, (risalto decorativo a forma di colonna), con parte centrale concava e dotata di pregevole portale. Giù in fondo alla Chiesa, soprastante all’abside, compare un meraviglioso organo con cantoria della seconda metà dell’700, in basso, dietro all’altare maggiore, vi è il coro di noce nera risulta una delle opere più riuscite di Liberato Villani, costruito nel 1790, il pulpito è abbinato all’organo e di colore dorato. Ai lati dell’organo ci sono due tele raffiguranti la nascita di Gesù e la disputa dei dottori nel tempio. Prezioso è l’arredo marmoreo, composto da splendide balaustre con cesto di fiori, due acquasantiere e altari realizzati da Luigi Cimafonte di Napoli, particolare è l’altare maggiore in marmo bianco con un bellissimo tabernacolo. A metà navata sinistra si apre la cappella del Sacramento che ingloba la torre campanaria cinquecentesca appartenente alla precedente chiesa della quale sono stati ritrovati dei resti durante gli ultimi restauri. Nella cappella affrescata si possono ammirare delle splendide tele riguardanti la Pentecoste, San Francesco di Sales e, l’Ultima Cena. Dopo il terremoto del 1980 durante dei lavori di restauro sotto la tela dell’ultima cena è sta rinvenuta una copia della stessa realizzata precedentemente e poi coperta perché, probabilmente non piaceva all’autore. Grazie al lavoro della soprintendenza ora tutte e due le tele, “la bella e la brutta copia” (così sono state ribattezzate) possono essere ammirate all’interno del tempio sacro. Il campanile è del 1588 eseguito da Angelo Mancini, per volontà del vescovo matematico Marco Pedoca (al quale è intestata la piazza sottostante alla torre campanaria), la torre ha un corpo ottagonale coronato da una cupolina cuspidata maiolicata. Annesso alla chiesa vi è un piccolo oratorio chiamato "chiesuola" che serviva come luogo di riunione delle Confraternite ancora esistenti sotto il nome di confraternita della B.V.M. delle Grazie e dell’Immacolata Concezione.

[modifica] Palazzi signorili

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Nei pressi della Matrice c’è un palazzo, appartenente alla famiglia Bartimmo, che conserva uno stupendo portale settecentesco ed una loggetta a tre archi. Più in là, e precisamente in via Giuseppe Sciretta, esiste un palazzo risalente al settecento in parte ristrutturato che conserva anche una meravigliosa loggetta a tre archi con, al culmine dell’arco centrale, un angelo in pietra.

[modifica] Chiese conventi e tempi rupestri

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Una piccola cappella sorge sul cucuzzolo del paese, dedicata a S. Giuseppe, che conserva una tela del seicento raffigurante la Sacra Famiglia e le splendide statue di S. Lucia, Santa Maria di Costantinopoli, San Giuseppe, Santa Maria Incoronata. Alla destra di questa cappella vi è un portale di casa Mattia o Giannettti databile al XVII secolo. Verso il rione "Pescarella", invece, possiamo trovare una chiesa intitolata alla B.V.M. delle Grazie con un bellissimo portale stile tardo barocco, al suo interno si possono ammirare tre stupende tele riguardanti la Santissima Trinità e la B.V.M. del Carmine ed una raffigurante Maria Vergine delle Grazie. In stato di restauro, vi è una piccola chiesa dedicata a S. Giovanni, a navata unica e con una semplice facciata con un rosone in pietra, qui in passato era conservava il meraviglioso busto ligneo di Cristo alla colonna firmato da Antonio Nicola Brudaglio (ora situato nella Chiesa Madre). Annesso alla Chiesa c’è il Palazzo Bortone si pensa che prima di essere una residenza signorile fosse un convento. Del palazzo si può ammirare il portale e la loggetta oltre ai caratteristici finestroni ovali. Un’altra Chiesa è collocata verso il centro del paese dedicata alla Immacolata Concezione (XVIII secolo), con una stupenda facciata ed un portale simile alla matrice, all'interno è conservata una tela dell’artista Scogniamiglio raffigurante Rocchetta a fine settecento. In primo piano c’è Cristo Risorto, alla sua destra la Beata Vergine Maria del Pozzo che afferra per mano Giuseppe Mastrostefano, il povero contadino miracolato, e sua moglie Olimpia Di Tuccio; invece alla sinistra di Cristo ci sono inginocchiati i due Santi protettori del paese ossia San Rocco e Sant'Antonio abate. Volgendo lo sguardo nei dintorni del paese, si scorge un piccolo convento dedicato a S. Maria Annunziata (S. Maria di Giuncarico) appartenente ai benedettini collegati all’abbazia di Cava in epoca medievale. Nel piazzale antistante si erge una Croce con scultura su ambo le facciate di Cristo Crocifisso e la Vergine databile al XVI secolo. In passato a Rocchetta esistevano molte chiese rurali ora inesistenti. Possiamo però ricordare le più importanti ossia la cappella della Pietà, e la Chiesa dedicata a S. Lorenzo, situata sul monte omonimo; la Chiesa sulla collinetta di S. Pietro. Su quest’ultimo monte sono ancora presenti delle grotte in cui venivano deposti i morti durante le pestilenze. Inoltre si pensa che le stesse possano essere l’antica cripta di una chiesa e forse proprio i sotterranei della Chiesa di San Pietro. Uno dei conventi più antichi è quello di S. Stefano. Edificato in un punto strategico, era condotto e amministrato dai monaci facenti parte dell’abbazia di Cava; S. Stefano confina ad oriente con il fiume Ofanto, a settentrione con il demanio di Candela ed è immerso in un folto manto boschivo che lo proteggeva dalle insidie del tempo. Dall’altra parte del paese si può scorgere una cappella rurale in onore della Madonna del Pozzo, protettrice di Rocchetta che nel 1709 realizzo molteplici miracoli grazie al’acqua donata miracolosamente a Giuseppe Mastrostefano, un contadino di rocchetta che nella torrida giornata del 24 agosto pregò la santa vergine perché assetato e stremato. Da qual momento ogni anno nel mese di agosto i cittadini di rocchetta si spostano in pellegrinaggio verso la cappella per poi portare in processione l’0effige settecentesca della madonna del pozzo. Suggestiva è anche l’accensione delle stoppie che fa da cornice alla processione e che in passato serviva per far luce ai pellegrini durante la processione notturna.

[modifica] Popolazione

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Il paese dopo il picco massimo nel settecento (circa 7000 abitanti) subì un flusso migratorio che ha ridoto la popolazione a circa 2000 abitanti. Tra le cause, la mancanza di sviluppo e di lavoro e la necessità di trovare condizioni migliori altrove. La maggior parte di emigranti si concentrarono nella provincia di Torino e precisamente a Collegno, e per questo motivo che da qualche anno, Collegno e Rocchetta hanno stretto un patto di gemellaggio che servirà alle due popolazioni per uno sviluppo comune. Tra i cittadini illustri nati a Rocchetta, non si può non ricordare Maria Teresa Di Lascia, che nel 1995 con il romanzo postumo "Passaggio in Ombra" vinse il Premio Strega.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Dialetto

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Il dialetto Rocchettano ha avuto molte mutazioni negli ultimi cento anni, inseguito al passaggio del paese sotto la giurisdizione della Provincia di Foggia. Nell'ottocento il dialetto si avvicinava a quello napoletano, con la cadenza partenopea e il suono espressivo campano proprio perché, fino agli inizi del novecento, Rocchetta faceva parte della regione Campania. Nonostante tutto, ancora oggi, si percepisce la cadenza campana Facendo un balzo indietro negli anni da alcuni documenti si attesta che il rocchettano era un miscuglio tra il dialetto lucano e calabrese poi, con l'influenza degli Spagnoli, ci fu un netto cambiamento che portò il nostro dialetto ad avvicinarsi al napoletano. Analizzando alcune parole ci si accorge che le sue radici affondano nel francese in particolare, la lingua normanna. Nel paese si distinguono due tipi di dialetti quello dei “chiazzierë” che rappresentava la gente colta e quello dei “p’scarisë”, ossia il dialetto della povera gente. Sembra che anche nel parlar comune ci siano delle diversità tra ricchi e poveri. Purtroppo con il passare del tempo si è perso il vero senso di queste lingue che resta una colonna portante della cultura popolare del territorio. La nostra associazione ha intenzione di istituire un premio per la tutela del dialetto e di redigere un dizionario della lingua rocchettana; cercando così di ricreare l'attenzione su l'estinzione di una delle basi fondamentali della cultura del paese.

[modifica] Personaggi illustri

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Uno dei personaggi più illustri nati a Rocchetta è stata sicuramente Mariateresa Di Lascia che ci ha tristemente lasciato il 10 settembre del 1994 a soli quarant’anni. Nella sua vita si è sempre battuta per le cause della democrazia e dei diritti civili e umani all'interno del Partito radicale, di cui è stata anche vicesegretaria nel 1982 e deputato della nona legislatura. È stata fondatrice della Lega Internazionale Nessuno tocchi Caino per l'abolizione della pena di morte nel mondo entro il 2000. Nel 1988 aveva scritto il romanzo La coda della lucertola, che allora non volle pubblicare; dal 1988 al 1992 si è dedicata alla stesura del romanzo Passaggio in Ombra con il quale ha vinto il prestigioso Premio Strega 1995. In questo Romanzo, cita più volte sensazioni ed emozioni vissute a Rocchetta, come quando narra di un rifugio situato nella Grotta di San Pietro o quando descrive una veduta di Rocchetta dall’alto. Ha poi composto quattro racconti, di cui uno, Compleanno, ha vinto il Premio "Millelire"; ultimamente stava scrivendo un nuovo romanzo, Le relazioni sentimentali, rimasto incompiuto.

  • Francesco de Sanctis

“Rocchetta s’avvicina, e quel gruppo di case e quel chiaroscuro, mi sembravano uomini che mi attendevano e gridavano viva. Un suon di chitarra mi giungeva all’orecchio, accompagnata da un canto a cadenza e a ritornello, tra gran folla di contadini, che battevano le mani e mi gridavano viva. Brava Rocchetta, dissi io, mi accogli a suon di poesia. La mattina girai un po’ per il paese, facce allegre, sincere, bella e forte gioventù. Volli vedere cantanti e suonatori, e dissi loro che volevo battezzare quel paese così allegro; e lo chiamai: Rocchetta la Poetica”

Era il 29 gennaio 1875, Francesco De Sanctis, fermava così la sua visita elettorale a Rocchetta Sant’Antonio, il primo comune del lato orientale del Collegio di Lacedonia. Queste armoniose parole, quasi poesia, sono state dedicate al nostro paese come riconoscenza all’ospitalità offerta dalla nostra popolazione. Questo appellativo rispecchia quello che è la nostra realtà, infatti, rocchetta ha dato i natali ha molti personaggi divenuti famosi in tutto il mondo, come Maria Teresa Di Lascia, Giovanni Libertazzi o nel campo artistico Gerardo Geradi.

[modifica] Collegamenti

Rocchetta Sant'Antonio dispone di una stazione ferroviaria per le direttrici Foggia<-->Potenza e Rocchetta Sant'Antonio<-->Avellino, anche se a causa dell'eccessiva distanza della stazione dal centro abitato (circa 14 km), oggi è usata quasi esclusivamente come stazione di scambio con le altre linee locali che si incrociano in questa stazione.

Come Raggiungere Rocchetta:

Dal Sito Web dell'Associazione Culturale LiberaMente http://www.liberamenteonline.com

Da Benevento: Raccordo Benevento - A16 fino al casello autostradale di Benevento. Prendere l’A16 fino al casello di Lacedonia. Prendere la strada provinciale in direzione Lacedonia. Arrivati a Lacedonia, svoltare a Sinistra seguendo la SS 303 fino all’incrocio per Melfi. Svoltare a Sinistra seguendo per Km 3 la SP 99 in direzione Rocchetta Sant’Antonio.

Da Avellino: A16 da Avellino Est fino al casello di Lacedonia. Prendere la strada provinciale in direzione Lacedonia. Arrivati a Lacedonia, svoltare a Sinistra seguendo la SS 303 fino all’incrocioper Melfi. Svoltare a Sinistra seguendo per Km 3 la SP 99 in direzione Rocchetta Sant’Antonio.

Da Foggia: Superstrada (SS 655) fino all’uscita di Candela. Prendere la SP 98 del Casone svoltando subito a sinistra. Al prossimo incrocio girare a destra, seguendo la strada si verrà incanalati direttamente sulla SP 99 che porta a Rocchetta.

Da Bari: SS 16 Bis fino a Cerignola. Prendere la SS 529 in direzione Melfi. A 16 da Cerignola Est fino al casello di Candela. Svoltare a sinistra e subito dopo a destra prendendo la SP 98 del Casone. Al prossimo incrocio girare a destra, seguendo la strada si verrà incanalati direttamente sulla SP 99 che porta a Rocchetta.

Da Potenza: SS. 93 in direzione Melfi. Prendere poi la SS 655 Bradanica e lasciarla all’uscita di Rocchetta Scalo. Prendere la SS 303 in direzione Lacedonia, svoltando subito a sinistra. All’incrocio (si vedrà una centrale eolica), prendere la SP 99 in direzione Rocchetta, svoltando a Destra.

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Ranieri Castelli (centrosinistra) dal 05/04/2005
Centralino del comune: 0885 654007
Email del comune: sindaco@comune.rocchettasantantonio.fg.it

[modifica] Riferimenti e note

  1. ^ Annuario statistico regionale Puglia 2004

[modifica] Collegamenti esterni

Sito dell'Associazione Culturale LiberaMente di Rocchetta Sant'Antonio

Sito del Comune di Rocchetta Sant'Antonio


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