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Italia (dirigibile) - Wikipedia

Italia (dirigibile)

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bussola Nota disambigua – Se stai cercando il dirigibile Italia di Almerico da Schio, I° dirigibile italiano, vedi Aeronave Italia.

L'Italia fu un dirigibile semirigido italiano progettato da Umberto Nobile e da lui utilizzato per una seconda serie di voli artici dopo quello compiuto dal dirigibile Norge. Dopo aver raggiunto il Polo Nord fu protagonista di un drammatico incidente: il dirigibile appesantito dai ghiacci urtò il pack, la gondola di comando rimase distrutta nell'impatto e 10 uomini furono sbalzati sui ghiacci, mentre i restanti 6 membri dell'equipaggio rimasero a bordo dell'involucro, di loro e del dirigibile non si seppe più nulla; probabilmente s'inabissò nel Mare di Barents o forse si schiantò poco dopo prendendo fuoco.

Indice

[modifica] Storia

[modifica] Il progetto e la spedizione

La spedizione dell'Italia rappresentò il seguito naturale della trasvolata del Norge. Questa trasvolata aveva dimostrato la bontà del dirigibile come mezzo di esplorazione, ma dal punto di vista scientifico e cartografico non aveva portato molti risultati: restavano infatti 4 milioni di km2 inesplorati nelle regioni artiche. Umberto Nobile iniziò a pensare ad una nuova spedizione non appena il Norge terminò la sua trasvolata in Alaska, ben prima che emergessero le rivalità tra il dirigibilista italiano e l'esploratore norvegese sui rispettivi meriti per la trasvolata del Norge.

Nobile pensava di utilizzare un nuovo dirigibile semirigido, l'N-5 con capacità di gas tre volte superiore rispetto a quella del Norge, ma non riuscì ad ottenere i fondi per il suo completamento, infatti il governo italiano, ed in particolare il Segretario di Stato per la Regia Aeronautica Italo Balbo erano contrari a nuovi investimenti nel settore dei dirigibili, preferendo dedicarli al settore dei più pesanti dell'aria.

Pertanto Nobile ripiegò sul dirigibile N-4, un dirigibile gemello del Norge, che riuscì a completare con fondi offerti da alcuni industriali e privati della città di Milano: infatti il pubblico italiano aveva accolto con favore la spedizione, e appoggio arrivava anche dal Vaticano, tant'è che l'equipaggio fu accolto in udienza dal Pontefice, prima della partenza della spedizione. Con i fondi privati venne anche allestita la nave appoggio Città di Milano, un vecchio mercantile, il cui comando venne affidato a Giuseppe Romagna, di provata fede fascista. Nobile aveva anche richiesto che due idrovolanti stazionassero presso la Baia del Re per le emergenze, ma Italo Balbo rifiutò anche questa concessione. Venne comunque assegnato un piccolo distaccamento di Alpini.

Sebbene mantenesse la stessa struttura del precedente dirigibile (telaio a traliccio da poppa a prua a formare una specie di chiglia per l'involucro, gondola di comando solidale con la travatura reticolare del telaio, e 3 motori ad eliche spingenti, due montati a coppia a metà lunghezza, e uno verso la coda) presentava una capacità di sollevamento superiore ed altre migliorie introdotte dall'esperienza del Norge. Nobile, nonostante le difficoltà per il reperimento dei fondi, poté infatti contare sui materiali più adatti, ordinati appositamente per la nuova aeronave, mentre per il Norge aveva dovuto fare affidamento sui materiali già disponibili presso lo Stabilimento di Costruzioni Aeronautiche di Ciampino.

Inoltre presentava un copertura in stoffa gommata rinforzata rispetto al Norge, ed il telaio a traliccio presentava un doppio rivestimento per proteggere il metallo dai proiettili di ghiaccio che avevano afflitto la precedente aeronave durante il volo artico. I proiettili di ghiaccio altro non erano che piccoli agglomerati di neve e ghiaccio che si formavano sulla copertura del drigibile, e quando se ne distaccavano venivano accelerati dal flusso delle eliche. Inoltre era stata prevista un cupola d'osservazione, ed una speciale catena di palle di bronzo del peso di circa 400 kg, che poteva essere utilizzata come ancora per il dirigibile. Nobile infatti sperava di poter fermare il dirigibile in posizione sopra il polo e far scendere due esploratori tramite un verricello.

Diversi membri della spedizione del Norge si ritrovarono per la spedizione dell'Italia: Ettore Ardino, Attilo Caratti, Vincenzo Pomella, Renato Alessandrini e il meteorologo svedese Finn Malmgren avevano partecipato alla trasvolata del Norge. Anche Felice Trojani, pur non avendo fatto parte di quell'equipaggio, aveva dato il suo contributo alla precedente spedizione: l'hangar a cielo aperto era infatti un suo progetto. Veterana del precedente volo era anche il fox-terrier Titina, inseparabile mascotte di Nobile.

Nel salutare il marito prima che lasciasse Roma per intraprendere la spedizione polare, la signora Nobile gli ricordò che sarebbe stato di cattivo auspicio se la croce in rovere (alta quasi 2 metri), donata poco prima dal Papa Pio XI e destinata ad essere lasciata al Polo Nord, fosse stata lanciata in volo - e non piantata - sul pack.

[modifica] Ricerche scientifiche

Nel frattempo Nobile aveva ottenuto la collaborazione di istituti scientifici italiani e stranieri, che avevano fornito la strumentazione necessaria, che arrivò a pesare 300 kg, nonostante fosse stata appositamente alleggerita. Partecipavano alla spedizione:

  • Frantisek Behounek: Fisico direttore dell'Istituto Radio di Praga.
  • Finn Malmgren: Meteorologo, geofisico e docente presso l'università di Uppsala. Aveva partecipato anche alla spedizione del Norge.
  • Aldo Pontremoli: Fondatore del Dipartimento di fisica dell'Università di Milano.

Il programma di ricerche copriva geografia, geofisica, gravimetria, meteorologia, oceanografia, studio del magnetismo terrestre e della propagazione delle onde elettromagnetiche. Inoltre vennero condotti studi sulle Diatomee della baia del Re. La morte di Malmgren e Pontremoli, la perdita degli strumenti e di parte della documentazione non consentì di valorizzare i risultati ottenuti. Comunque venne verificato come la ionizzazione dell'atmosfera decresca al crescere dell'aria e la sterilità dell'aria nelle regioni polari. La permanenza presso la Tenda Rossa offrì la possibilità di studiare la deriva dei ghiacci.

[modifica] Voli Artici

L'Italia partì da Baggio (Milano) il 15 aprile 1928 alle 01:55. A bordo vi erano 13 membri dell'equipaggio, 2 giornalisti e 3 scienziati. Il dirigibile giunse alla baia del Re il 6 maggio, dopo due tappe a Stolp in Pomerania e a Vadsø in Norvegia. La fermata di dieci giorni a Stolp fu necessaria per effettuare delle riparazioni per danni da grandine alle superfici di controllo.

Il progetto di Nobile era di effettuare 5 voli esplorativi, con partenza e rientro dalla base presso la baia del Re (Ny-Ålesund) nelle Svalbard, in modo da riuscire a coprire diverse aree dell'Artico.

[modifica] I volo - 11 maggio 1928

Il primo volo si concluse dopo sole 8 ore, a causa dei problemi per la formazione del ghiaccio sui timoni.

[modifica] II volo - 15 maggio

Il secondo volo durò circa 3 giorni e furono percorsi 4.000 km. L'esplorazione si mosse verso Nord-Est sorvolando le isole settentrionali della Terra di Francesco Giuseppe arrivando fino a lambire la Terra del Nord (o Severnaja Zemlja, allora chiamata Terra di Nicola II). Vennero compiuti rilievi cartografici su queste regioni, dimostrata l'inesistenza della Terra di Gillis ed effettuate rilevazioni sulla Terra del Nord–Est in cui venne evidenziata l'assenza di ghiacciai. Inoltre venne provato lo scandaglio acustico di tipo Behm per misurare le profondità marine. Fu anche rettificata la posizione dell'Isola Grossa.

[modifica] L'incidente, III volo - 23 maggio/25 maggio

L'obiettivo del terzo volo era raggiungere il polo, dove sarebbero dovuti sbarcare alcuni esploratori per effettuare misurazioni sul pack, per questo erano state approntate una tenda e razioni. Il volo iniziò alle 04:28 del 23 maggio.

Cronologia degli eventi:

  • 00:24 (24 maggio): L'Italia raggiunge il polo. Il volo, durato 19 ore e 52 minuti fu tranquillo ed agevolato in questa fase da possenti venti di coda. A causa del tempo in peggioramento non fu però possibile lasciare una squadra sul posto. Il raggiungimento del polo rappresentò anche un momento di festeggiamenti. Tra gli alalà al Generale Nobile furono lanciati sul polo una bandiera italiana, il gonfalone della città di Milano,una croce lignea donata dal pontefice Pio XI, il medaglione della Vergine del Fuoco di Forlì ed inoltrati i messaggi radio al Papa, al Re e al Duce, mentre in sottofondo un grammofono suonava Giovinezza e Le Campane di S.Giusto. La croce donata dal Papa era in realtà destinata ad essere piantata sul pack, ma nell'impossibilità l'equipaggio, con reverenza, la lanciò fuori bordo.
  • 02:20: Inizia la fase di rientro. Il tempo era terribile l'aeronave faticava a prendere vantaggio verso la zona di venti calmi, che il meteorologo della spedizione Finn Malgren aveva previsto trovarsi più avanti verso la rotta di ritorno. Proprio a causa dei forti venti, l'aeronave si troverà spesso fuori rotta.
  • 09:25 (25 maggio): Blocco del timone di quota. L'accumularsi del ghiaccio aveva causato un graduale appesantimento del dirigibile, ma fu il blocco del timone rappresentò il primo degli eventi che portarono al disastro. L'aeronave era fortemente appruata e si trovava ad una quota di 250 m. A questo punto Nobile diede ordine di fermare i motori; l'aeronave poté così risalire salire oltre i 900 m di quota, sopra la perturbazione nuvolosa esponendo l'involucro alla luce diretta del sole per 30 minuti. Questo causò l'espansione del gas, che venne compensata dalle valvole automatiche che rilasciarono gas per ripristinare una pressione accettabile nelle celle.
  • 09:55: Riaccensione motori. Dopo che Cecioni ebbe esaminato il meccanismo dei timoni giungendo alla conclusione che il blocco era dovuto alla formazione di ghiaccio, vennero riavviati due dei tre motori. L'aeronave venne riportata alla quota di 300 metri, apparentemente senza nessun danno.
  • 10:25: Allarme di Cecioni. Il dirigibile era appesantito in coda, appoppato di quasi 30° e perdeva quota con un andamento di circa 60 cm/s. Per tentare di riprendere quota venne applicato il massimo angolo ai timoni di quota, avviato il terzo motore e buttato fuori bordo quanto possibile per alleggerire il peso, ma l'impatto fu inevitabile. Per preparsi all'impatto, Nobile, diede ordine di fermare i motori per evitare il rischio d'incidente e di mollare la catena/ancora di palle di bronzo di prua. Cecioni non riuscì però a tagliare o sciogliere la cima che tratteneva la catena.
  • 10:33: L'impatto. Prima la poppa del dirigibile e poi la gondola di comando del dirigibile urtarono la superficie ghiacciata. La gondola si sfasciò nell'impatto, mentre l'involucro del dirigibile resistette. Nello schianto furono sbalzati a terra dieci uomini, tra cui Vincenzo Pomella che decedette poco dopo per emorragia interna. I nove superstiti si trovavano nella gondola di comando al momento dell'impatto, mentre Pomella nella gondola motore di coda. I restanti sei membri dell'equipaggio rimasero intrappolati nell'involucro del dirigibile, che lentamente, alleggerito del peso delle gondole dall'impatto, riprese quota e scomparve alla vista. Tra gli uomini ancora a bordo, Ettore Arduino, il capo motorista dalla passerella del motore sinistro, con notevole presenza di spirito, provò a lanciare agli uomini a terra quanto possibile mentre il dirigibile si allontanava. Comunque nell'impatto della gondola di comando si erano sparse sul pack provviste, il materiale (tra cui la tenda) ed i rifornimenti che erano stati preparati per gli esploratori che si sarebbero dovuti fermare al polo, e tutto ciò consentì agli uomini a terra di sopravvivere fino all'arrivo dei soccorsi.

L'involucro del dirigibile con i 6 uomini ancora a bordo non fu mai ritrovato. La posizione dell'impatto era prossima ai 81° 14' latitudine nord, 28° 14' longitudine est, a circa 100 km dalle Svalbard. I ghiacci alla deriva portarono i nove sopravvissuti verso le isole Foyn e Broch. Sulla sorte dell'Italia e dei sei uomini rimasti a bordo vi sono due ipotesi: in genere si ritiene che si inabissò nel Mare di Barents, ma Biagi, Trojani e gli altri supersiti riferirono, circa mezz'ora dopo l'incidente, di una colonna di fumo all'orizzonte, segno che il dirigibile fosse precitato e avesse preso fuoco (o forse il fumo era un ultima segnalazione degli altri membri dell'equipaggio). Comunque Umberto Nobile riteneva che questa colonna di fumo, per le dimensioni e la distanza a cui pareva trovarsi, fosse più probabilmente dovuta ad uno dei serbatoi di carburante del dirigibile, distaccatosi ed incendiatosi.

[modifica] Possibili cause

Le cause dell'incidente restano controverse tutt'oggi. La causa principale fu ovviamente il clima artico e la decisione di tornare indietro alla base, andando così verso una tempesta in peggioramento. È significativo il fatto che questa scelta spinse il meteorologo della spedizione Finn Malgren quasi sull'orlo del suicidio. Un altro aspetto da considerare tra le cause dell'incidente è la decisione di lasciare risalire il dirigibile sopra lo strato delle nubi, questo provocò il riscaldamento dell'involucro, quindi l'espansione dell'idrogeno, l'aumento della pressione fece scattare le valvole automatizzate che liberarono il gas. Rientrando in mezzo alle nubi, dopo la riaccensione dei motori, e trovandosi nuovamente ad una temperatura più bassa, l'aeronave iniziò a perdere portanza, forse per aver perso troppo gas sopra lo strato di nuvole, oppure perché le valvole automatiche si bloccarono nella posizione aperta per il ghiaccio.

Benché Umberto Nobile, al suo ritorno in Italia fu vittima di una campagna denigratoria venendo accusato di viltà e dipinto come unica causa del dramma, la critica mossa da Hugo Eckener è probabilmente giustificata: secondo il grande capitano di zeppelin tedesco, Nobile non avrebbe mai dovuto far risalire l'Italia sopra le nuvole.

[modifica] Equipaggio e membri della spedizione

  • Umberto Nobile – Capitano della spedizione. Sopravvissuto.
  • Finn Malmgren – Meteorologo e fisico svedese. Morto durante il tentativo di raggiungere i soccorsi a piedi.
  • Frantisek Behounek – Fisico ceco. Sopravvissuto.
  • Aldo Pontremoli – Fisico italiano. Disperso con l'involucro dell'Italia.
  • Ugo Lago – Giornalista del Popolo d'Italia. Disperso con l'involucro dell'Italia.
  • Adalberto Mariano - Navigatore. Sopravvissuto.
  • Filippo Zappi - Navigatore. Sopravvissuto.
  • Alfredo Vigleri - Navigatore/idrografo. Sopravvissuto.
  • Natale Ceccioni – Capo tecnico. Sopravvissuto.
  • Giuseppe Biagi – Operatore radio. Sopravvissuto.
  • Felice Trojani – Timoniere di quota/tecnico. Sopravvissuto.
  • Calisto Ciocca - Motorista . Disperso con l'involucro dell'Italia.
  • Attilio Caratti - Motorista. Disperso con l'involucro dell'Italia.
  • Vincenzo Pomella - Motorista. Morto nell'impatto.
  • Ettore Arduino – Capo motorista. Disperso con l'involucro dell'Italia.
  • Renato Alessandrini - Attrezzatore. Disperso con l'involucro dell'Italia.

La mascotte della spedizione, Titina, Fox terrier del Generale Nobile, sopravvisse all'incidente e venne portata in salvo con lo stesso Nobile sul Fokker di Lundborg il 23 giugno.

[modifica] La tenda rossa e le operazioni di soccorso

I sopravvissuti sul pack furono, nel dramma, fortunati. La tenda, da 4 persone, destinata agli esploratori era stata realizzata sulla base dell'esperienza delle precedenti esplorazioni polari, venne poi verniciata di rosso con l'anilina destinata alle rilevazioni altimetriche. Infatti per misurare la quota del dirigibile, l'equipaggio utilizzava il tempo di caduta di boccioni pieni di vernice rossa: si lanciava il contenitore di vernice e se ne cronometrava il tempo di caduta, il momento dell'impatto era ben visibile sul ghiaccio, proprio grazie alla vernice contenuta. Tra i materiali recuperati vi era anche la radio Ondina 33 che venne subito approntata da Biagi, anche se ci vollero giorni prima che l'SOS venisse intercettato. Tra i superstiti gli unici feriti furono Nobile con fratture ad una gamba ed un braccio, Cecioni con una gamba fratturata e Malmgren con una ferita alla spalla.

Per il salvataggio dei sopravvissuti si mobilitarono piloti ed esploratori provenienti da Francia, Finlandia, Norvegia, Svezia e URSS, ma gli sforzi internazionali, poco coordinanti tra loro, furono rallentati (se non ostacolati) dall'inerzia della nave appoggio della spedizione Città di Milano, e dalla scarsa premura del governo italiano nel ritrovare i possibili superstiti. A causa del mancato coordinamento ci vollero 49 giorni prima che tutti i superstiti dell'Italia e alcuni dei soccorritori che non erano riusciti a far ritorno alle loro basi venissero salvati. Nove soccorritori perirono nelle loro ricerche, tra questi, il più famoso, Roald Amundsen disperso con il suo idrovolante Latham nel corso delle operazioni.

[modifica] Soccorritori

  • Finlandia:
    • Aereo monomotore Turku (messo a disposizione nella prima metà di giugno).
  • Francia:
    • Idrovolante Latham 47. Dell'equipaggio di 5 persone faceva parte Roald Amundsen. Pilota René Guilbaud.
  • Italia:
    • Nave appoggio Città di Milano. Gli Alpini al comando di Gennaro Sora e i membri del SUCAI (associazione universitaria legata al CAI) perlustrarono le coste settentrionali delle Svalbard.
    • Idrovolante SIAI-Marchetti S.55, pilotato da Umberto Maddalena. L'idrovolante raggiunse la Baia del Re il 18 giugno. Pur essendo stata autorizzato dal governo italiano, la spedizione di Maddalena venne finanziata da privati raccolti introno al Autoclub di Milano. Fu Maddalena il primo ad individuare i supersiti sul pack.
    • Idrovolante Dornier Wal Marina II pilotato da Luigi Penzo. L'idrovolante raggiunse la Baia del Re introno al 20 giugno.
  • Norvegia:
    • Le baleniere norvegesi Hobby e Braganza (Quest'ultima noleggiata dall'Italia) perlustrarono la zona a nord delle Svalbard. Dalla Braganza si mossero i membri del SUCAI Matteoda e Albertini, accompagnati da Tandberg e Nois per perlustrare la zona settentrionale della Svalbard. Secondo un'altra fonte la Hobby, nave per la caccia alle foche, partecipò solo alle operazioni ricerca di Amundsen
  • Svezia:
    • Nave Tanja, con due idrovolanti Hansa-Brandenburg ed il Fokker 31 di Lundborg che soccorrerà Nobile.
    • Un biplano De Havviland Moth
    • Baleniera Quest, comandata da Tornberg.
    • Aereo trimotore Uppland (messo a disposizione nella prima metà di giugno).
  • URSS:

[modifica] Cronologia delle operazioni di soccorso

  • 25 maggio 1928: Il dirigibile urta la banchisa. L'operatore radio Biagi salva la radio, costruisce un antenna ed inizia a trasmettere un SOS. I supersiti non riescono subito a stabilire un contatto radio, un po' per le cattive condizioni meteo, ma soprattutto per la negligenza della nave appoggio Città di Milano, che non mantiene la sorveglianza radio continuando invece a trasmettere traffico di routine e i servizi giornalistici sull'accaduto.
  • 29 maggio: Il secondo radiotelegrafista della spedizione, Ettore Perdetti, a bordo della Città di Milano intercetta un frammento di messaggio, che ritiene possa essere di Biagi. Non viene creduto e a bordo della nave, il Capitano Romagna ritiene che non vi siano superstiti dell'Italia.
Finn Malmgrem abbatte un Orso polare che si era avvicinato all'accampamento.
  • 30 maggio: La deriva del pack porta i naufraghi in visibilità di un'isola. Il comandante Mariano e Zappi sono convinti di poterla raggiungere a piedi e Nobile non riesce a dissuaderli. Malmgren si unisce a loro, perirà poi nell'impresa.
  • 3 giugno: Un radioamatore russo, un certo Nicholas Schmidt della provincia di Arkhangel'sk (Arcangelo) sente l'SOS lanciato dai superstiti dell'Italia.
  • 5 giugno: Un pilota norvegese effettua il primo volo in cerca del dirigibile. Nelle settimane a seguire piloti norvegesi, svedesi, finlandesi, sovietici e italiani effettueranno voli di ricerca, soccorso e rifornimento.
  • 8 giugno: Viene stabilito il contatto radio tra i superstiti sul ghiaccio e la Città di Milano. Le operazioni di ricerca continuano.
  • 12 giugno: Partenza del rompighiaccio sovietico Malyghin da Arcangelo.
  • 15/16 giugno: Malmgren collassa per assideramento, e dice agli altri di lasciarlo indietro. Il suo corpo non verrà mai ritrovato.
  • 16 giugno: Partenza del rompighiaccio sovietico Krasin da Leningrado. Comandante Karl Eggi. A bordo anche il professor Samoilovich.
  • 18 giugno: Arrivo del SIAI-Marchetti S.55 di Maddalena alla Baia del Re.
Partenza da Trömso del Latham 47 con a bordo Amundsen e Dietrichson
Il Capitano degli Alpini Gennaro Sora (forse in disaccordo con il capitano Romagna della 'Città di Milano), assieme agli esploratori Varming e Van Dogen, organizzano una spedizione con slitte per cercare di ritrovare Malmgren, Mariano e Zappi. Varming fu costretto a fermarsi in un rifugio a causa di una oftalmia. Sora e Van Dogen verranno recuperati stremati il 14 luglio dagli idrovolanti svedesi.
  • 19 giugno: primo volo di Maddalena in cerca dei superstiti.
  • 20 giugno: Il pilota italiano Maddalena, sul suo idrovolante localizza i superstiti. Più precisamente i sopravvissuti scorgono l'aereo e lanciano il segnale radio convenuto per essere localizzati. Maddalena sgancia anche rifornimenti. La maggior parte di essi saranno però inutilizzabili, sfasciandosi al suolo.
  • 22 giugno: I due idrovolanti italiani ed i due svedesi lanciano ulteriori rifornimenti, stavolta con successo.
  • 23 giugno: Il pilota svedese Lundborg riesce ad atterrare, e recupera Nobile. Al secondo viaggio l'aereo ha un incidente nell'atterraggio ed il pilota è intrappolato sulla banchisa assieme ai superstiti dell'Italia. Le operazioni sono sospese nell'attesa dell'arrivo di un aereo più leggero, in grado di atterrare sul ghiaccio.
I superstiti utilizzarono il biplano cappottato come riparo per la tenda, che venne quindi spostata.
  • 3 luglio: Il rompighiaccio Krasin subisce un danno alle eliche a nord delle Svalbard. Umberto nobile telegrafa a Samoilovich. Pregandolo di non abbandonare le ricerche.
  • 6 luglio: Il De Havviland Moth di Schyberg recupera Lundborg, ma non si arrischia ad effettuare altri atterragi per recuperare gli altri superstiti. Il ghiaccio si stava infatti indebolendo.
  • 10 luglio: Il trimotore Junkers del Krasin, pilotato da Boris Chuckhnovsky, avvista il gruppo Mariano, ma è costretto dalla nebbia ad atterrare presso le Sette Isole. Il velivolo resta ivi bloccato.
  • 12 luglio: Il rompighiaccio sovietico Krasin raccoglie all'alba Mariano e Zappi. Alle 20:00 delle stesso giorno avvista la Tenda Rossa e poco dopo inizia il recupero dei superstiti. Nel frattempo gli svedesi, sollecitati da Nobile avevano approntato un altro aereo, un Klemm-Daimler, per atterrare sul pack. Pilota Eickmann.
  • 14 luglio: I soccorritori Sora e Van Dongen, ormai stremati, sono recuperati dall'isola di Foyn dagli idrovolanti svedesi.
Nei giorni successivi sempre dal Krasin viene recuperato l'equipaggio dello Junkers, che nel frattempo era stato raggiunto dalla spedizione della baleniera Braganza.
  • 31 agosto: la nave Brodd recupera nel Mare di Barents uno dei galleggianti dell'aereo di Amundsen.

Compreso l'equipaggio del Latham, saranno 9 i soccorritori periti nella ricerca dell'Italia e del suo equipaggio.

Umberto Nobile non riuscirà a far proseguire le ricerche del dirigibile Italia, poiché Italo Balbo aveva ordinato il cessare delle operazioni facendo rientrare gli idrovolanti italiani. Comunque il Braganza ed il Krasin effettuarono delle ricerche tra agosto e settembre. Le ultime operazioni terminarono il 22 settembre quando Samoilovich ricevette da Mosca l'ordine di rientrare.

[modifica] Dati Tecnici

  • Lunghezza: 105,4 m
  • Diametro: 19,4 m
  • Volume: 18.500 m³ cubatura?
  • Gas : Idrogeno
  • Motorizzazione: 3 motori Maybach da 750 cv ciascuno ( 552kW )

[modifica] Prestazioni

  • Carico Pagante: 9.405 kg
  • Velocità massima: 115 km/h

[modifica] Curiosità

  • Presso il Museo storico dell'Aeronautica Militare di Vigna di Valle è presente una ricostruzione 1:1 della navicella di comando del dirigibile Italia. Sono inoltre presenti alcuni cimeli e riproduzioni in scala, oltre alla cagnetta Titina, impagliata.
  • Presso il Museo della Marina militare italiana di La Spezia è conservata la radio Ondina 33.
  • Presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia di Milano è conservata la Tenda Rossa.
  • Presso il Museo dell'Artico e dell'Antartico di Sanpietroburgo sono conservati numerosi resti del dirigibile.
  • Nel 1970 è uscito il film “La Tenda Rossa” di Michail Kalatozov, che ricostruisce le vicende di quella ordalia sui ghiacci durata 49 giorni.
  • Presso il Museo delle esplorazioni polari Fram di Oslo è presente un'ampia esposizione permanente con 76 foto relative all'ultimo volo dell'Italia a cura del Norwegian Polar Institute.

[modifica] Bibliografia

  • Umberto Nobile, La tenda rossa. Memorie di neve e di fuoco, ISBN 8804510935
  • Umberto Nobile, Ali sul Polo. Storia della conquista aerea dell'Artide, ISBN 8842528110
  • Wilbur Cross, Disastro al Polo. La tragica spedizione di Nobile al Polo Nord con il dirigibile Italia, ISBN 8850204035, ISBN 8879724452
  • Fred Goldberg, Drama on the Arctic - S.O.S. Italia. The Search for Nobile and Amundsen, A Diary of Postal History

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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