Guerra di successione polacca
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Guerra di successione polacca | |||||||
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L'assedio di Danzica Tavola dipinta di un anonimo |
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Schieramenti | |||||||
Regno di Polonia sotto Stanislao Leszczyński Regno di Francia Regno di Spagna Regno di Sardegna |
Regno di Polonia sotto Augusto III di Sassonia Impero Russo Sacro Romano Impero Elettorato di Sassonia |
La guerra di successione polacca fu combattuta dal 1733 al 1739.
Indice |
[modifica] L'Europa tra il 1714 e il 1733
All'indomani della firma dei trattati di Utrecht (1713) e Rastadt (1714) che avevano messo fine alla guerra di successione al trono di Spagna, si aprì un ventennio caratterizzato da grande instabilità nei rapporti tra tutte le potenze europee appena uscite dal decennale conflitto. L'instabilità era dovuta essenzialmente al fatto che gli accordi sottoscritti avevano comunque lasciato insoddisfatti quasi tutti i firmatari, anche se per ragioni diverse. Infatti, mentre alcune nazioni avevano interesse al mantenimento della pace fondata sugli impegni di Utrecht e Rastadt soprattutto per ristorare le dissanguate finanze, come nel caso della Francia, o consolidare i vantaggi economico-commerciali raggiunti, come nel caso della Gran Bretagna e dell'Olanda; altre, invece, come la Spagna e l'Austria, seppur per ragioni ancora diverse, tendevano a rimettere in discussione una buona parte degli impegni sottoscritti.
La Spagna, per mano del nuovo primo ministro Cardinal Alberoni, aveva adottato una politica aggressiva verso gli altri paesi cofirmatari dei trattati; e le motivazioni che l’avevano spinta a tanto erano essenzialmente due. Innanzitutto l'insoddisfazione del nuovo Re per la perdita di tutti i possedimenti europei seppur in cambio di un trono.
La seconda ragione risiedeva nel fatto che la Regina, Elisabetta Farnese, aveva avuto due figli da Filippo V, Carlo e Filippo, ai quali era preclusa ogni possibilità di successione al trono; privilegio spettante, infatti, soltanto ai figli avuti dal sovrano nel suo precedente matrimonio con Maria Luisa Gabriella di Savoia, figlia terzogenita di Vittorio Amedeo II. Questa preclusione spingeva la nuova regina di Spagna a cercare di procurarsi feudi da assegnare ai suoi propri legittimi figli, possibilmente mediante il parziale recupero dei territori ceduti a conclusione della guerra di successione.
L’Austria, dal canto suo, era agitata da un altro problema, quello della successione al trono, dovuto al fatto che Carlo VI intendeva assicurare non solo il diritto di successione alla propria discendenza diretta, ma anche eventualmente secondo una linea femminile, contrariamente a quanto avvenuto sempre in passato. Questo problema fu risolto da Carlo VI nell'anno 1713 attraverso l’emanazione di una "prammatica sanzione" mediante la quale, sconvolgendo proprio tutti i consolidati accordi interni della casa d’Asburgo, trasferiva la linea di successione alla propria discendenza, anche per via femminile. La qual cosa richiedeva, comunque, un riconoscimento interno ed internazionale, per ottenere il quale Carlo VI fu costretto a fare molte concessioni nel corso delle numerose trattative diplomatiche che caratterizzarono il suo regno.
Questa instabilità politica e diplomatica si manifestò comunque attraverso una serie di conflitti di portata piuttosto limitata, tali cioè da non coinvolgere tutti gli stati d'Europa contemporaneamente, così come era avvenuto per il grande conflitto precedente. La Spagna fu la prima a muoversi sul piano militare occupando prima la Sardegna, in mano agli Asburgo, poi la Sicilia neoterritorio sabaudo. Questa iniziativa provocò la formazione di una triplice alleanza (1717), del tutto atipica, tra la Francia, l'Inghilterra e l'Olanda, cui si aggiunse successivamente anche l’Austria, la quale, un anno dopo diede i suoi primi risultati mediante il conseguimento di una importante vittoria a Capo Passero, dove la flotta spagnola fu pesantemente sconfitta (1718).
Nello stesso anno la guerra ebbe fine con la pace di Londra e vi fu un cambio di isole italiane tra Asburgo e Savoia: ai primi andò la Sicilia (allora più ricca rispetto all'isola sarda) e il titolo regio di Vittorio Amedeo II cambiò da Re di Sicilia (trattato di Utrecht) a Re di Sardegna; i Savoia porteranno questo titolo fino all'unificazione del Regno d'Italia. Per il resto nessun altro sostanziale cambiamento del trattato di Rastadt (1714).
Questa nuova situazione provocò il riavvicinamento tra Filippo V e Luigi XV che avrebbe dovuto essere suggellato dal matrimonio di Luigi con una delle figlie del re di Spagna e, contemporaneamente, con l’ufficializzazione dell’appoggio della Francia alle pretese di don Carlos sui ducati di Parma e Piacenza, e del Granducato di Toscana.
Neanche questo accordo produsse effetti concreti a causa del venir meno delle programmate nozze: troppo giovane era la principessa e troppo anziano il Re di Francia, cui premeva assicurare al più presto al suo Paese la nascita di un "delfino". La conseguenza fu un riavvicinamento della Spagna all’Austria, sterile anch’esso. Gli interessi spagnoli in Italia, infatti, mal si conciliavano con la volontà degli Asburgo di mantenere il loro predominio sulla penisola.
A questo ulteriore fallimento di alleanza, altri ne seguirono, fino a che, nel 1731, con l’estinzione della dinastia Farnese, il Ducato di Parma e Piacenza passò nelle mani di don Carlos in forza del trattato di Siviglia del 1729, sottoscritto tra la Francia, la Spagna e l'Inghilterra. La qual cosa provocò l’intervento militare austriaco e il Ducato dovette subire l’occupazione asburgica.
Questa occupazione non produsse, però, alcuna significativa conseguenza sul piano militare, per il rifiuto dell'Inghilterra di intervenire nella vicenda e il conseguente disimpegno della Francia, dettato dall'intuizione della diplomazia francese che vi fosse un tacito accordo tra la Gran Bretagna e l'Austria. Il disimpegno contemporaneo della Francia e della Gran Bretagna consentì l'accordo tra la Spagna e l'Austria in forza del quale l'Austria cedeva Parma, Piacenza e la Toscana a don Carlos, in cambio del riconoscimento della “prammatica sanzione” da parte della Spagna.
Due primi obiettivi erano stati raggiunti: Elisabetta Farnese aveva finalmente ottenuto un trono per il suo primogenito e Carlo VI si era assicurato il riconoscimento della successione della figlia Maria Teresa da parte della Spagna, anche se, formalmente, questo accordo non era stato ancora sottoscritto.
[modifica] Le cause
Nel mentre avevano luogo questi avvenimenti, si apriva un altro grave contenzioso tra tutte le maggiori potenze d'Europa, questa volta anche con il coinvolgimento della Russia e della Prussia. La vicenda, nota come "guerra di successione polacca", prese avvio nell'anno 1733 con la morte del Re Augusto II appartenente alla dinastia Wettin.
Prima di addentrarci, però, nelle vicende legate alla nuova guerra di successione, si rende necessario fornire qualche cenno sul tipo di monarchia operante in Polonia. Diversamente, la guerra di successione polacca resta di difficile comprensione.
In breve e facendo un piccolo passo indietro, con la morte senza eredi legittimi di Sigismondo II Augusto di Polonia, avvenuta nell'anno 1572, si era estinta la dinastia Jagelloni che regnava sul trono polacco da circa due secoli, e aveva preso avvio il periodo cosiddetto dei Re eletti, essendo stata soppressa l'ereditarietà dinastica. Tale periodo ebbe durata fino alla rivoluzione francese. In questo arco di tempo si alternarono sovrani appartenenti alle dinastie Valois, Vasa, Sobieski, Wettin, Poniatowski, i quali venivano eletti da una Dieta ad ogni apertura di successione, coincidente con la morte del sovrano.
Ciò detto, si comprende facilmente come il problema legato alla successione di Augusto II di Sassonia in Polonia, fosse ben diverso dal problema legato alla successione di Carlo II in Spagna. Ovvero, mentre nel caso della Spagna il contenzioso era nato per gli appetiti delle dinastie, interessate all’acquisizione diretta dei possedimenti spagnoli eventualmente anche mediante lo smembramento del regno; nel caso della Polonia l’interesse delle dinastie regnanti in Europa era, invece, quello di installare sul trono un monarca che facesse gravitare il suo regno in una certa zona di influenza piuttosto che in un'altra e che, al momento opportuno, in caso di conflitto o di negoziati diplomatici aumentasse il peso di un'alleanza piuttosto che di un'altra. In altri termini, si trattava di installare sul trono polacco un monarca, diremmo oggi, a sovranità limitata, ovvero, sotto tutela.
La situazione politica europea dell'anno 1733 vedeva schierati da una parte la triplice alleanza costituitasi nell'anno precedente tra la Zarina di Russia Anna Ivanovna, il Re di Prussia Federico Guglielmo I e la Casa d'Austria rappresentata da Carlo VI d'Asburgo. Questa alleanza era conosciuta anche come "trattato delle tre aquile nere". Dall'altra, l’alleanza tra Luigi XV Re di Francia e Filippo V Re di Spagna, entrambi Borbone e legati dal vecchio patto che aveva già visto uniti i rispettivi troni nel corso della precedente "guerra di successione spagnola".
[modifica] La successione
Al momento dell’apertura della successione, la Francia, che aveva mal digerito tutte le concessioni fatte attraverso i trattati di Utrecht (1713) e Rastadt (1714), tentò di recuperare una parte del potere perduto cercando di imporre la candidatura di Stanislao Leszczyński, del quale Luigi XV aveva sposato la figlia, e che raccoglieva anche il consenso della Dieta polacca. Ma a questa candidatura si opponeva quella di Federico Augusto II, Elettore di Sassonia, appoggiato dalla triplice alleanza, ma soprattutto dal nuovo Zar di Russia Pietro I Romanov, detto “il grande”, che già da alcuni anni si era affacciato ai confini occidentali del suo impero con lo scopo di far sentire il peso della potenza zarista nel cuore dell’Europa.
Con un’abile manovra il primo ministro francese, cardinale Andrea de Fleury, riuscì a porre sul trono il Leszczyński, ma l’intervento militare russo costrinse quest’ultimo alla fuga consentendo all’altro candidato Augusto III di Sassonia di insediarsi a sua volta sul trono polacco.
La fuga del candidato francese fu una mortificazione per la stessa Francia che non tardò a reagire scatenando una offensiva bellica proprio contro l’Austria, sua eterna rivale nonché alleata della Russia. Lo scacchiere era sempre lo stesso: il sud Italia, la Renania e la Lorena. Questa volta, però, le operazioni militari si presentavano insoddisfacenti su tutti i fronti e si protraevano stancamente, anche perché Carlo d’Asburgo aveva necessità di farsi riconoscere la Prammatica Sanzione da parte delle altre case regnanti d’Europa, tra cui i Borboni di Francia e Spagna con i quali l’Austria si trovava in guerra.
Carlo d’Asburgo, quindi, più che controbattere, subiva la guerra con la Francia. Ma anche la Francia, avendo compreso che il trono polacco era definitivamente perduto, non aveva più interesse a continuare la guerra all’Austria. Nel 1734 i Regni di Napoli e Sicilia ritornano formalmente indipendenti, dopo oltre due secoli di dominazione politica prima spagnola e poi austriaca.
Per approfondire, vedi la voce Battaglia di Bitonto. |
Tutti i contendenti si resero conto che era necessario chiudere le ostilità. Purtroppo, però, mancavano le proposte per aprire i negoziati di pace.
L’occasione si presentò quando fu annunciato il matrimonio tra Francesco Stefano di Lorena e Maria Teresa d'Asburgo. Questa circostanza offrì alla Francia l’opportunità per proporre di assegnare a Stanislao Leszczyński il ducato di Lorena in cambio del riconoscimento della “prammatica sanzione”, con l’obiettivo, tutt’altro che celato, di evitare che la Lorena e l’Austria restassero sotto il medesimo scettro.
Ma Francesco Stefano era pur sempre il futuro marito dell’erede al trono d’Austria; la qual cosa sconsigliava che egli fosse privato della sua terra d’origine in nome della ragion di stato. L’impasse spinse il Re di Prussia, Federico Guglielmo I, a dichiararsi favorevole alla proposta francese con la variante di assegnare a Francesco Stefano il Granducato di Toscana, quale ristoro per la perdita del suo territorio. Le cancellerie delle potenze impegnate nella guerra si attivarono in tal senso e portarono a conclusione il conflitto.
Questi avvenimenti si svolsero nell’arco di tempo tra il 30 ottobre 1735 (data dei cosiddetti preliminari di Vienna) e il 18 novembre 1738 (data del terzo trattato di Vienna) e si conclusero con la Pace di Parigi del 1° giugno 1739 che pose fine alla guerra di successione polacca.
Negli anni successivi alla Pace di Parigi, la Lorena fu progressivamente assorbita nel territorio francese, divenendo una semplice provincia.
[modifica] L'analisi
Occorre, però, analizzare più nel dettaglio le vere ragioni e gli avvenimenti che portarono alla firma del trattato di Vienna nel 1738 e alla successiva Pace di Parigi, nonché le conseguenze che gli accordi sottoscritti arrecarono in tutta Europa, ripercorrendo le vicende testé descritte alla luce delle motivazioni politiche che indirizzarono i monarchi nelle loro scelte.
La politica estera di Luigi XV, sulla scia di quella del suo predecessore e attuata con sapiente maestria dal suo primo ministro, era tutta orientata al ridimensionamento della potenza asburgica la quale aveva subito una notevole impennata dopo la conclusione della guerra per la successione al trono di Spagna. Infatti, benché la Spagna e i suoi possedimenti caraibici e sudamericani fossero caduti nelle mani francesi degli Angiò, gli Asburgo avevano ottenuto in cambio tanti di quei territori in Europa da trasformare l’Austria nella più grande potenza continentale.
La politica di Luigi XV era sostenuta da Filippo V Re di Spagna e dalla seconda moglie di quest’ultimo, Elisabetta Farnese, i quali, come innanzi detto, intravedevano nella strategia del monarca francese la possibilità di acquisire territori per i figli don Carlos e Felipe.
All’inizio degli anni trenta, il Re di Francia, avendo preso atto di aver perduto ogni ascendenza sulla Polonia, entrata definitivamente sotto l’influenza della Russia e dell’Austria per mano del Re Augusto II di Sassonia, era stato costretto a rivolgere la sua attenzione all’Italia, nel tentativo di creare un’argine sul fronte meridionale dell’impero asburgico.
Mediante il trattato di Torino del 26 settembre 1733, Luigi XV sottoscrisse un accordo con Carlo Emanuele III di Savoia, al quale prometteva la cessione della Lombardia in cambio della cessione della Savoia alla Francia. Subito dopo, il 7 novembre 1733, sottoscrisse con Filippo V il trattato dell’Escorial mediante il quale prometteva territori in Italia ad entrambi i figli di Elisabetta Farnese.
I due trattati, però, non apparivano in perfetta sintonia, soprattutto perché l’accordo dell’Escorial non confermava appieno gli impegni presi a Torino con il Savoia. Anzi davano ad intendere addirittura la possibilità di una egemonia della Spagna sul milanese, ridimensionando la sovranità e l’autonomia dei Savoia. Circostanza della quale Carlo Emanuele ebbe immediata contezza all’indomani della occupazione di Milano da parte delle sue truppe, avvenuta il 10 dicembre 1733.
I rapporti di alleanza tra la Francia, la Spagna e i Savoia subirono, di conseguenza, un notevole ridimensionamento, ma non al punto da indurre il Re sabaudo ad un rovesciamento di alleanza a favore degli imperiali. Carlo Emanuele preferì attendere, invece, la conclusione delle trattative dirette tra la Francia e l’Austria, ben sapendo che era in atto una mediazione anglo-olandese che si prefiggeva anche lo scopo di favorire il mantenimento di uno stato sabaudo come forza di interposizione tra gli Asburgo e i Borboni in Italia.
[modifica] Gli accordi di pace
Dopo due anni di azioni belliche, 1734 e 1735, (il 29 giugno 1734, noto come battaglia di San Pietro, avvenuto nei pressi di Parma, e precisamente alla Crocetta : fu una battaglia molto sanguinosa nella quale caddero migliaia di soldati e il comandante supremo austriaco e il 19 settembre 1734 la battaglia di Guastalla) , la Francia e l’Austria sottoscrissero il 3 ottobre 1735 un preliminare di pace contenente il riassetto degli Stati italiani.
Gli accordi prevedevano l’assegnazione del Granducato di Toscana a Francesco Stefano di Lorena, una volta scomparso Gian Gastone, ultimo rappresentante della dinastia de' Medici, per compensare l’assegnazione della Lorena al Leszczyński.
L’Austria manteneva il porto franco di Livorno ma cedeva a don Carlos di Borbone lo Stato dei Presidi, il Regno di Napoli nonché il Regno di Sicilia che essa aveva scambiato con la Sardegna nel 1720 a seguito della Pace dell’Aja.
Il Piemonte sabaudo veniva potenziato con l’acquisizione delle Langhe e dei territori orientali del milanese e veniva autorizzato, inoltre, alla costruzione di piazzeforti nei territori appena conquistati. All’Austria veniva riconosciuta la “prammatica sanzione” e veniva restituito il Ducato di Parma e Piacenza.
I preliminari di Vienna del 1735, innanzi descritti, furono recepiti prima nel terzo trattato di Vienna del 1738 e poi nella Pace di Parigi del 1739 che sistemò definitivamente la questione della Lorena.
[modifica] L'epilogo
Gli accordi sottoscritti dalla Francia e dall’Austria con il trattato di Vienna del 1738 avrebbero dovuto costituire per gli Stati italiani una sistemazione definitiva e stabile nel quadro della politica di equilibrio tra tutte le maggiori potenze europee della prima metà del XVIII secolo. Ma la Storia ci ha detto, invece, che l’assetto geopolitico dell’Italia, nato a conclusione della guerra di successione polacca, sarebbe stato nuovamente turbato nello spazio di qualche anno.
La Pace di Parigi, nel chiudere la guerra di successione polacca, sancì anche il ridimensionamento della potenza asburgica che era uscita notevolmente rafforzata dalla conclusione della precedente guerra di successione al trono di Spagna.
Infatti, se è vero che sul trono polacco era salito il candidato austro-russo, è altrettanto vero che il nuovo sovrano navigava più nell’orbita russa che non in quella asburgica. Così come se è vero che all’Austria fu assegnato il Granducato di Toscana nonché il Ducato di Parma e Piacenza è altrettanto vero che tale assegnazione avvenne a prezzo della cessione della Lorena alla Francia, dei territori occidentali del milanese al Piemonte, nonché dei Regni di Napoli e di Sicilia a don Carlos di Borbone.
La pace tanto attesa in Europa sembrava che fosse stata finalmente raggiunta. Fu una illusione di breve durata. Di lì a qualche anno sarebbe scoppiato un altro grande conflitto che avrebbe avuto come protagonista proprio la dinastia più potente del continente, gli Asburgo.