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Guerra d'indipendenza spagnola - Wikipedia

Guerra d'indipendenza spagnola

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Guerra d'indipendenza spagnola
1° Saragozza – Medina del Rio Seco – Bailén – Medellin – Roliça – Vimeiro – Durango – Valmaseda – Burgos – Espinosa – Tudela – Somosierra – 2° Saragozza – Sahagun – Castellón – Uclés – La Coruña – Valls – Vilafranca – Oporto – Gerona – Talavera – Almonacid – Ocaña – Alba de Tormes – Buçaco – Barrosa – Figueres – Fuentes de Oñoro – Albuera – Ciudad Rodrigo – Badajoz – Salamanca – 2° Burgos – Vitoria – Orthez – Tolosa

La Guerra d'indipendenza spagnola (Peninsular War per i britannici), fu il più grande conflitto delle guerre napoleoniche e venne combattuto nella penisola iberica da una alleanza di Spagna, Portogallo e Regno Unito contro il Primo Impero francese. La guerra ebbe inizio quando l'esercito francese occupò la Spagna nel 1808 è terminò nel 1814 con la sconfitta delle truppe napoleoniche.

La guerra d'indipendenza spagnola fu una delle prime guerre di liberazione nazionale durante la quale fu praticata guerriglia (il termine venne coniato proprio per questa guerra). Il suo sviluppo fu dettato dalle truppe irregolari spagnole e dal fallimento della grande armata napoleonica nel pacificare le fazioni in lotta in Spagna.[1]Le unità francesi in Spagna dovettero necessariamente accorciare le loro linee di approvvigionamento, già vulnerabili per le azioni di guerriglia dei partigiani, e furono incapaci di ottenere risultati decisivi.

In Portogallo le forze britanniche e portoghesi compivano azioni diversive per stanare le forze francesi, impedendo ai marescialli di Napoleone di consolidare le loro conquiste e lasciando i guerriglieri liberi di mutilare l'esercito occupante.[2] Conseguentemente, la guerra venne descritta come «una campagna fra l'incudine ed il martello», con Wellington e gli eserciti anglo-portoghesi martellanti i francesi a loro volta già in lotta con l'esercito spagnolo ed i guerriglieri. Nell'ultimo anno della guerra, con i francesi seriamente indeboliti, gli eserciti alleati entrarono in Spagna dal Portogallo e lanciarono una serie di offensive che obbligarono i francesi a riattraversare i Pirenei liberando così la Spagna.

La guerra distrusse completamente l'economia di Spagna e Portogallo e portò ad un periodo di guerre civili, fra liberalismo ed assolutismo fino al 1850, guidate da ufficiali addestratisi nella Guerra d'indipendenza spagnola. Esse portarono all'indipendenza dalla Spagna delle antiche Colonie spagnole d'America e del Brasile dal Portogallo.

Indice

[modifica] Antefatto

Nel 1806, mentre era a Berlino, Napoleone proclamò il Blocco Continentale proibendo a tutto il Continente europeo il commercio con i britannici e poco dopo, con il secondo Decreto di Milano, anche alle due nazioni che erano rimaste neutrali, ovvero Svezia e Portogallo. Il Portogallo tuttavia continuò ad ignorare il divieto francese e la Spagna, pur non ufficialmente, continuò a tollerare l'arrivo di navi mercantili inglesi nei propri porti. Dopo il Trattato di Tilsit del 1807, Napoleone, ora libero da problemi ad est, decise di imporre con la forza il blocco di tutti i porti della penisola iberica.

Il 27 ottobre 1807 venne firmato il Trattato di Fontainebleau fra Spagna e Francia, che definì l'occupazione del Portogallo. Esso divise il Portogallo in tre regni: il Regno di Lusitania a nord, l'Algarve a sud comprendente l'Alentejo con il Portogallo ridotto a quel che rimaneva del territorio. Nel novembre 1807, dopo il rifiuto del principe reggente Giovanni VI di aderire al Blocco Continentale,[3] Napoleone mandò un esercito in Spagna sotto il comando del generale Jean-Andoche Junot con il compito di invadere il Portogallo. Allo stesso tempo il generale Dupont fu inviato in direzione di Cadice ed il Maresciallo Soult verso La Coruna.

Due divisioni spagnole si unirono alle truppe francesi nell'intento di occupare il territorio dei vicini rivali. La Spagna inizialmente aveva richiesto l'aiuto dei portoghesi contro la minaccia incombente dell'esercito francese, ma poi si era accordata segretamente a Fontainebleau con la Francia, che per ricompensa della sua collaborazione avrebbe ricevuto parte del territorio portoghese; inoltre la maggior ambizione della Spagna era la cattura della flotta portoghese. Lisbona venne occupata il 1° dicembre senza opporre alcuna resistenza poiché l'esercito portoghese era schierato lungo le coste per favorire la fuga della corte.[4] La fuga della regina portoghese e del principe reggente, avvenne il 29 novembre, assieme alla Corte (6.000 persone e 9.000 marinai della flotta), grazie all'intervento della flotta inglese comandata dall'ammiraglio William Sidney Smith e permise a Giovanni VI di continuare il suo governo nei possedimenti esteri del Portogallo, tra i quali il Brasile.[5]

[modifica] L'invasione invisibile febbraio - luglio 1808

2 maggio, 1808: Pedro Velarde mantiene la sua ultima posizione
2 maggio, 1808: Pedro Velarde mantiene la sua ultima posizione

Con il pretesto di rinforzare l'esercito franco-spagnolo che occupava il Portogallo, Napoleone cominciò a far entrare truppe in Spagna, che furono salutate con entusiasmo nonostante i primi screzi diplomatici. A febbraio 1808 questa «invasione furtiva» era già cominciata; Napoleone lasciò cadere ogni cautela politica ed ordinò alle truppe francesi di occupare le fortezze spagnole.[6]Pamplona venne presa con un tranello e Barcellona la seguì il 29 febbraio quando una colonna francese, camuffata da una scorta di «feriti», convinse le autorità ad aprire le porte della città. [7]

Quando il brigadiere generale Mariano Alvarez de Castro scagliò la guarnigione della piazzaforte di Barcellona contro i francesi, i suoi superiori gli ordinarono di fermarsi. Loro non si preoccupavano particolarmente della forza di occupazione né avevano modo di opporsi. L'esercito spagnolo contava 120.000 uomini, non preparati per la guerra, e la cavalleria era sguarnita,[8]senza comandanti, paralizzata dal caos nel governo e sparsa su una dozzina di località diverse, dal Portogallo alle Baleari. Soltanto nella lontana Galizia ed in Andalusia vi erano dei gruppi abbastanza consistenti. I francesi avevano invaso il paese e non vi era alcuna speranza di resistergli militarmente.

Nel frattempo Napoleone si mosse con intraprendenza per realizzare i suoi piani da tempo studiati, con una serie di intrighi contro la famiglia reale spagnola. Un colpo di stato, istigato dall'aristocrazia spagnola, tolse Carlo IV dal trono e lo sostituì con il figlio Ferdinando VII. Napoleone convocò a fine aprile a Bayonne i due litiganti, convinse rudemente Carlo IV ad abdicare in favore di suo fratello Giuseppe Bonaparte e separatamente Ferdinando a trasferire nuovamente il trono al padre. Insediato nuovamente e formalmente Carlo IV, Napoleone fece pubblicare l'atto di abdicazione estortogli a Bayonne e quindi fece proclamare da un consiglio spagnolo fantoccio il nuovo re (6 maggio). La notizia dell'allontanamento coatto di Ferdinando e della famiglia reale (Carlo IV, la regina Maria Luisa e l'inseparabile Manuel Godoy furono esiliati a Compiègne, Ferdinando nella fortezza di Valençay) aveva tuttavia già provocato una sollevazione popolare che si diffuse per tutto il paese. I cittadini di Madrid scesero in piazza contro l'occupazione francese il 2 maggio 1808 ed erano occorse molte ore al maresciallo Murat per sedare la rivolta, con l'impegno di diversi squadroni di cavalleria francese e della cavalleria mamelucca. Nel corso della rivolta vennero uccisi 150 soldati francesi.[9]

Il giorno successivo l'esercito francese fucilò 5.000 cittadini di Madrid per ritorsione.[10]. Rappresaglie varie furono ripetute nelle altre città e continuarono per alcuni giorni senz'altro effetto se non quello di rafforzare la resistenza; presto, in tutta la Spagna si diffuse una sanguinosa guerriglia. La piccola regione delle Asturie espulse il governatore francese, il 25 maggio, che si era mostrato disattento su quello che stava accadendo altrove nel paese.[11]Dopo alcune settimane, ogni provincia spagnola aveva fatto lo stesso. [12] Napoleone, senza volerlo, aveva provocato un «guerra totale» contro gli spagnoli, un errore dal quale non si sarebbe mai più ripreso.[13]

Agustina, fanciulla di Aragona, da fuoco ad un cannone contro gli invasori francesi a Saragozza
Agustina, fanciulla di Aragona, da fuoco ad un cannone contro gli invasori francesi a Saragozza

A seguito del deterioramento della situazione i francesi risposero aumentando il loro impegno militare. A febbraio Napoleone si era vantato che 12.000 uomini sarebbero bastati per conquistare la Spagna;[14]in giugno, 120.000 uomini erano entrati nel paese con la speranza di controllare la crisi. La parte principale dell'esercito francese, forte di 80.000 uomini, contenne solamente una striscia stretta della Spagna centrale che andava da Pamplona a San Sebastian attraversando Madrid e Toledo. A Madrid i francesi avevano un corpo di spedizione di 30.000 uomini comandati da Bon Adrien Jeannot Moncey.

Napoleone credeva che controllando Madrid, mentre conquistava le città principali con colonne volanti, avrebbe presto ripristinato la legalità reprimendo le sollevazioni. Di conseguenza Pierre-Antoine, conte d'Étang condusse 24.000 uomini a sud a Siviglia e Cadice; Giovan-Baptiste Bessières si spostò in Aragona e vecchia Castiglia con 25.000 uomini, puntando a prendere Santander e Saragozza; Moncey marciò verso il Mar Mediterraneo con 10.000 uomini avendo Valencia come obiettivo ed infine Guillaume Philibert Duhesme con 13.000 soldati si diresse in Catalogna e mise Girona sotto assedio. [15]

Napoleone, che non aveva alcun rispetto per le milizie spagnole,[16] tentò subito di fare troppo con troppo poco. Segnali di pericolo arrivarono molto presto. A giugno alcuni distaccamenti che lasciavano Barcellona per il fronte incontrarono due volte la milizia catalana e furono costretti ad indietreggiare subendo perdite pesanti. Dopo aver saccheggiato Cordoba Dupont, spaventato dall'ostilità dell'Andalusia, abbandonò l'offensiva ritirandosi ad Andujar. Girona resistette all'assedio e vani furono gli sforzi messi in atto per conquistarla. Nell'assedio di Saragozza del 1808 gli spagnoli resistettero per tre mesi ai francesi lottando faccia a faccia nelle strade e costringendo i francesi alla ritirata. La spinta autoritaria di Moncey lungo la costa (Battaglia di Valencia) finì in un fallimento fuori dalle mura di Valencia e diede luogo per i francesi ad una amara ritirata.

Solamente nel nord i francesi ottenero il successo. Bessières, la cui marcia su Santander fu controllata comunque dai partigiani spagnoli, tornò indietro per attaccare i generali spagnoli Blake e Cuesta con i loro eserciti a Madina. I generali spagnoli, all'insistenza di Cuesta, si erano scagliati contro le linee di rifornimento francesi a Valladolid lasciando esposta la posizione. Dopo una lotta furibonda, il 14 luglio, il francese si insinuò in un varco che Cuesta aveva lasciato aperto fra le sue truppe e quelle di Blake e sbaragliò l'esercito spagnolo mettendo la vecchia Castiglia nelle mani di Napoleone.

L'esercito spagnolo trionfò a Bailén dando all'Impero francese la sua prima sconfitta sul continente europeo
L'esercito spagnolo trionfò a Bailén dando all'Impero francese la sua prima sconfitta sul continente europeo

In un solo colpo la vittoria di Bessières salvò la posizione strategica dell'esercito francese in Spagna settentrionale. I fallimenti a Valencia e Saragozza furono dimenticati: ora il problema prioritario era quello di rafforzare Dupont e permettergli di raggiungere l'Andalusia.[17] Alcuni giorni più tardi Dupont fu sconfitto in battaglia a Bailén e si arrese con il suo intero corpo di spedizione, a Francisco Javier Castaños, primo duca di Bailén.

La catastrofe fu totale. Con la perdita di 24.000 uomini, la macchina militare di Napoleone crollò improvvisamente. Giuseppe Bonaparte ed il comando francese furono colti dal panico ed ordinarono una ritirata generale all'Ebro, abbandonando Madrid e vanificando tutte le conquiste fatte al nord da Bessières. L'Europa fu scossa da questo primo tracollo degli eserciti imperiali che erano stati fino ad allora imbattibili: un Bonaparte era stato scacciato dal suo trono; le storie di eroismo spagnolo ispirarono l'Austria e mostrarono quanto possa la forza di un sentimento quale lo spirito nazionale. Bailén mise in moto la costituzione della Quinta coalizione contro Napoleone: perché gli austriaci non avrebbero potuto emulare gli spagnoli? [18]

[modifica] L'intervento britannico (agosto 1808)

Prima della guerra d'indipendenza spagnola, le operazioni militari britanniche sul continente europeo erano state condotte abborracciando mezze misure e sfociarono in una serie di fallimenti. La (spedizione Walcheren del 1809 fu solo l'ultimo di questi esempi). L'esercito britannico non era abbastanza forte da poter operare contro i francesi da solo e senza forti alleati la Gran Bretagna fu costretta a ritirasi dall'Europa. Questa era la ragione principale perché il Portogallo rifiutò l'aiuto britannico contro Napoleone. Il 18 giugno ebbe inizio la sollevazione popolare portoghese. Le sollevazioni popolari in Portogallo ed in Spagna incoraggiarono gli inglesi, ancora una volta, ad inviare forze consistenti e la propaganda inglese fu rapida nel cogliere la novità della situazione: per la prima volta era il popolo e non i principi che si ribellavano al Gran Disturbatore.

 Assedio di Saragozza (1808)  di Suchodolski, olio su tela
Assedio di Saragozza (1808) di Suchodolski, olio su tela

Ad agosto 1808 forze britanniche sbarcarono in Portogallo sotto il comando del maggior-generale lord Wellington. Wellington misurò le forze contro Delaborde nella Battaglia di Roliça 17 agosto, mentre l'esercito portoghese di Bernardim Freire contenne Loison. Il 21 agosto, gli anglo-portoghesi furono impegnati a fondo alla Battaglia di Vimeiro da forze francesi sotto il comando del generale Junot. Le tattiche di Wellington respinsero i francesi e gli alleati tennero la loro linea. Wellington fu considerato un ufficiale poco adatto a comandare la spedizione di recente rinforzata con effettivi portoghesi e pertanto venne sostituito da lord Harry Burrard, baronetto di Lymington, che accordò a Junot condizioni di armistizio molto favorevoli per consentirgli di lasciare il Portogallo con le sue truppe, stipulando la controversa Convenzione di Sintra. I comandanti inglesi Darlymple, Burrad e Wellington (che alla convenzione di Sintra si era opposto) ebbero l'ordine di ritornare in patria per un'inchiesta su quanto accaduto e venne lasciato Sir John Moore a capo della forza britannica forte di 30.000 uomini.[19]

Questa nuova spedizione poté godere del vantaggio della potenza della Royal Navy nel predominio sui mari. Dopo la distruzione della flotta franco-spagnola nella Battaglia di Trafalgar, il vice ammiraglio Lord Cuthbert Collingwood, comandante della flotta del Mediterraneo, bloccò il resto della flotta francese nel porto di Tolone. Il ruolo della marina nei rifornimenti, protezione di convogli e spionaggio lungo le coste spagnole, fu vitale per i successi britannici, come Wellington successivamente riconobbe. Le azioni della Royal Navy lungo le coste spagnole e francesi rallentò l'ingresso delle truppe francesi nell'est e nel sud della Spagna privando la loro forza militare di un prezioso sostegno. Durante tutto il 1808 la forza navale britannica controllò le coste spagnole, particolarmente durante l'assedio di Roses in Catalogna. Fregate comandate da William Hoste, Jahleel Brenton e Lord Cochrane operarono attorno allo strategico e vitale Golfo di Roses nelle vicinanze di Barcellona. Lord Cochrane difese una fortezza sita sulle rocce della costa spagnola per oltre un mese fin quando le forze francesi, in numero preponderante, non conquistarono la piazzaforte di Roses.

[modifica] L'intervento imperiale (ottobre 1808 - gennaio 1809)

Napoleone trionfante alla resa di Madrid, pittura di Antoine-Jean Gros, 1810
Napoleone trionfante alla resa di Madrid, pittura di Antoine-Jean Gros, 1810

Bailén e la perdita del Portogallo convinsero Napoleone del pericolo che aveva affrontato invadendo la Spagna.[20]Comunque, non intervenne alcun attacco. Nel tessuto sociale spagnolo, scosso dalle ribellioni, si era realizzata una paralisi delle tensioni sociali e politiche: i patrioti avevano operato divisi ed i loro sforzi non diedero i risultati che ci si sarebbe aspettati. Con la caduta della monarchia, il potere nazionale involse in locale interferendo con le operazioni militari e minando il governo nazionale provvisorio insediato a Madrid,[21]dimostrando così che i due poteri erano pericolosi l'uno per l'altro almeno quanto l'esercito francese e mancò qualsiasi coordinamento nella difesa del paese.[22] L'esercito britannico in Portogallo, nel frattempo era anch'esso immobilizzato da problemi logistici ed i suoi comandanti si impantanarono in dispute amministrative.

La battaglia di Somo-Sierra di Louis-François, Baron Lejeune (1775 - 1848), olio su tela, 1810
La battaglia di Somo-Sierra di Louis-François, Baron Lejeune (1775 - 1848), olio su tela, 1810

A causa di ciò i mesi passarono senza conseguenze al fronte, la rivoluzione aveva "temporaneamente paralizzato i patrioti spagnoli nel momento decisivo che avrebbe potuto cambiare il corso della guerra".[23] Mentre gli alleati si muovevano in avanti, un grosso esercito proveniente dalla Francia fece l'ingresso in Spagna, forte di 200.000 veterani della Grand Armée capitanati da Napoleone in persona e dai suoi Marescialli. La seconda campagna francese iniziò a novembre e fu descritta come "una valanga di fuoco ed acciaio".

L'offensiva napoleonica "apparentemente infallibile"[24], iniziò male. Nell'ovest, l'ala sinistra spagnola si salvò a stento quando un rabberciato attacco francese nella Battaglia di Pancorbo non riuscì a circondare l'esercito di Galizia: il generale spagnolo Blake portò in salvo la sua artiglieria e la fanteria, provata dagli attacchi del generale Charles Desnouettes, conte di Lefebvre, seguì in buon ordine. I generali Lefevbre e Victor diedero una caccia insufficiente all'esercito spagnolo, il generale Blake riuscì a sottrarre ai francesi un suo reparto circondato dalle truppe del generale Vilatte, comandante una delle divisioni di Victor, che perse nello scontro a Valmaçeda trecento soldati ed un paio di cannoni. Victor ricevette per questo episodio una severa reprimenda da Napoleone ma un paio di giorni dopo Victor si prese la rivincita su Blake ad Espinosa, infliggendo alla sua Armata di Galizia una perdita di oltre 3.000 uomini, oltre a provocare sbandamento e diserzioni nello schieramento del generale spagnolo. Blake fuggì con l'esercito in disfatta verso Santander, ma il fronte spagnolo si era lacerato e le forze imperiali corsero all'attacco delle province rimaste scoperte.

La campagna volse ad una conclusione rapida nel sud, dove il centro della Spagna lasciato indifeso dall'esercito spagnolo, come dalle previsioni di Napoleone, andò incontro ad una grave disfatta nella Battaglia di Burgos. Un massiccio attacco della cavalleria francese sparse le milizie che non furono capaci di riunirsi a quadrato mentre la Guardia Reale sostenne da sola la battaglia uscendone decimata dai soldati di Antoine Charles Luigi Lasalle; il Maresciallo Lannes frantumò l'ala destra spagnola nella Battaglia di Tudela del 23 novembre intercettando Francisco Javier Castaños ed aggiungendo un'iscrizione nuova all'elenco delle battaglie vinte sull'Arco di Trionfo parigino.

Le montagne rallentarono poco l'avanzata di Napoleone. Alla Battaglia di Somosierra (30 novembre) la sua Cavalleria polacca e gli squadroni di Cavalleria della sua Guardia si produssero in un'eroica carica contro l'artiglieria spagnola del sopraggiunto generale Benito de San Juan. Nel giro di poche ore l'Imperatore si aprì un varco forzando il passaggio nonostante che le milizie di San Juan avessero dato dimostrazione di eroismo contro la fanteria francese e gli artiglieri reali spagnoli fossero giunti ad impugnare le loro pistole lottando fino all'ultimo sangue. Perlustrazioni francesi arrivarono a Madrid il 1° dicembre e Napoleone entrò trionfante in città il 4 dicembre. Giuseppe Bonaparte aveva ritrovato il suo trono.

Intanto era comparso (tardi) il piccolo esercito britannico sotto il comando di John Moore che fu costretto presto ad una precipitosa ritirata, inseguito dai francesi, cui tuttavia dette molto filo da torcere. Informato dell'ennesima rivolta di Madrid e dell'arrivo delle truppe del generale spagnolo La Romana (circa 15.000 uomini ben addestrati), Moore invertì la marcia e si diresse verso le posizioni isolate del generale Soult, con lo scopo di sconvolgere i piani di Napoleone e ritardare le operazioni francesi previste nel sud della Spagna ed in Portogallo. Sorprese così due reggimenti di Soult a Sahagun mettendoli in rotta. Informato di quanto successo a Sahagun, Napoleone sospese i previsti movimenti di truppe destinate a Siviglia e le mise in caccia di Moore, dei cui movimenti (e della consistenza di truppe) poco sapeva, anticipato dalla divisione del generale Dumas che da Burgos si era già mosso. Raggiunto il suo scopo e sapendo di non poter affrontare i francesi che gli davano la caccia, per la sua manifesta inferiorità numerica, Moore si diresse verso La Coruña ove sperava di reinbarcare su navi inglesi il suo piccolo esercito. Sfuggì così ai francesi fino a Benavente, dove riuscì a sconfiggere i reparti della Guardia Imperiale ed a catturare il loro comandante, generale Lefebvre-Desnouettes, che l'avevano sorpreso. La successiva marcia verso il mare fu un vero calvario per Moore, ma anche un capolavoro di tenacia e determinazione. Giunto a La Coruña il giorno 11 gennaio 1809, dovette attendere il 14 per veder giungere le imbarcazioni che avrebbero portato in salvo il suo esercito. Attaccato il giorno dopo dalle truppe di Soult quando già buona parte degli uomini si era imbarcata, Moore resistette agli attacchi francesi riuscendo ad infliggere perdite al nemico di oltre un migliaio di uomini. L'imbarco era quasi al termine quando Moore fu colpito a morte.[25]Gli inglesi, comunque mantennero la loro guarnigione di Lisbona.

Battaglia di Somosierra : la cavalleria polacca attacca l'artiglieria spagnola a difesa di Madrid
Battaglia di Somosierra : la cavalleria polacca attacca l'artiglieria spagnola a difesa di Madrid

Intanto a Saragozza, ancora sfregiata dai bombardamenti di Lefebvre dell'estate, giunse lo spagnolo Palafox. Il generale francese Moncey con 45.000 uomini fu incaricato di concludere l'assedio di Saragozza ma le armi dei francesi non impressionarono gli spagnoli e la sua richiesta di una capitolazione onorevole si scontrò con la laconica replica degli spagnoli: «Guerra al coltello.»[26] Dietro le mura della loro città i cittadini soldati spagnoli, che erano stati sconfitti ed erano fuggiti da così tante battaglie, si mostrarono irriducibili. Nella difesa di Saragozza si distinse per il suo eroico intervento Pedro Villacampa y Maza de Lizana.

Assedio di Saragozza (1809): Lìassalto del monastero di San Engracia. olio su tela, 1827
Assedio di Saragozza (1809): Lìassalto del monastero di San Engracia. olio su tela, 1827

Saragozza rifiutò di capitolare. Quando l'esercito francese investì la città il 20 dicembre, gli spagnoli diedero battaglia lungo le loro difese in macerie; quando nelle mura vennero aperte delle brecce essi contesero ogni strada fino alla morte, quando le strade erano ormai piene di nemici si trincerarono nei conventi senz'acqua e cibo, quando alcuni isolati venivano perduti, arrivarono ad incendiare persino le loro case e quando furono colpiti dalla pestilenza anche gli ammalati continuarono a combattere. Quando stremati dalla fame e laceri vennero fatti indietreggiare e vennero circondati, lottarono con una determinazione mai vista prima. Quasi tutti quelli che rimasero in piedi con Palafox, fecero fino in fondo il loro dovere e per due lunghi mesi la Grande Armée non pose piede sulle rive dell'Ebro. Il 20 febbraio 1809 i francesi si allontanarono da Saragozza dietro il rogo di quasi 50.000 cadaveri.[27]

Per scoraggiare gli spagnoli dal tentare colpi di mano contro il nuovo assetto e le città in mano ai francesi, questi ultimi decisero un'azione contro le truppe dell'armata del duca di Intifado che agli ordini del generale spagnolo Venegas si stavano raggruppando non lontano da Madrid. Il 13 gennaio il corpo d'armata francese del generale Victor sconfisse e disperse l'armata spagnola nella battaglia di Uclés.

Dopo solamente poco più di due mesi Napoleone, preoccupato per le notizie che gli giunsero da Parigi circa un complotto ai suoi danni ordito da Fouché e Talleyrand, ed in cui forse era coinvolto anche il cognato Murat, oltre che quelle di un riarmo austriaco, restituì il comando ai suoi Marescialli e ritornò in Francia.

A marzo il generale francese Soult iniziò la seconda invasione del Portogallo attraverso il corridoio settentrionale. Inizialmente venne respinto sul fiume Minho da milizie portoghesi, ma poi prese le città di Chaves, Braga ed il 29 marzo 1809, Porto. Ancora, la resistenza di Silveira in Amarante e le altre città settentrionali isolarono Soult a Porto ed egli si trovò difronte ad un bivio: divenire re del Portogallo del nord o ritirarsi dal paese.

In Portogallo Miguel Pereira Forjaz, il ministro della guerra, aveva ricostituito l'esercito portoghese con finanziamenti ed armi ricevute dalla Gran Bretagna. La riforma dell'esercito, iniziata nel 1806, venne implementata. In una prima fase 20.000 uomini vennero chiamati alle armi nell'esercito regolare e 30.000 nella milizia. Successivamente questo numero venne incrementato a 50.000 sia per l'esercito che per la milizia oltre ai volontari.

[modifica] Il ritorno di Wellington

Wellington tornò in Portogallo nell'aprile 1809 al comando delle forze anglo-portoghesi, rinforzò l'esercito britannico con i reggimenti portoghesi recentemente riformati da Forjaz ed adattati al modo di combattere dei britannici dal generale Beresford. Queste nuove forze sconfissero Soult nella battaglia di Grijo (10 maggio - 11 maggio) e poi nella battaglia di Oporto (12 maggio). Tutte le altre città del nord furono conquistate da Silveira.

Lasciando i portoghesi a prendersi cura del loro territorio di recente liberato, Wellington avanzò in Spagna per congiungersi con l'esercito spagnolo condotto da Gregorio Cuesta. La forza alleata aveva un'opportunità unica di sconfiggere l'esercito francese di Victor a Talavera, ma nonostante l'insistenza di Cuesta contro la decisione spagnola di non combattere la domenica 25 luglio, questi non cedettero e permisero così ai francesi di dileguarsi. Il giorno seguente, dopo aver perso probabilmente, l'opportunità migliore di battere i francesi, Cuesta spedì precipitosamente il suo esercito contro Victor, perdendo uno scontro con l'esercito francese rinforzato da Giuseppe Bonaparte. Gli spagnoli si ritirarono precipitosamente rendendo necessario l'intervento di molti battaglioni britannici, che avanzarono per coprire la loro ritirata. Questo condusse quasi alla cattura di Wellington per mano della cavalleria francese, una delle molte volte che Wellington si trovò in questa situazione. Quella notte una perlustrazione di dragoni francesi spaventò la fanteria spagnola: diecimila spagnoli aprirono il fuoco contemporaneamente in una delle più grandi scariche di fucileria delle intere guerre napoleoniche. Colti dal panico del loro stesso fuoco, gli spagnoli iniziarono a retrocedere non prendendo pressoché parte alla battaglia del giorno successivo.

Il 27 luglio l'esercito francese avanzò su tre colonne e fu respinto molte volte dalla fanteria britannica disposta su una sola linea, costringendo i francesi a ritirarsi. La battaglia di Talavera de la Reina (1809) fu una vittoria costosa che lasciò gli alleati in gravi situazioni. Gli inglesi indietreggiarono presto ad ovest, lasciando molte migliaia di soldati feriti sotto la protezione di Cuesta. Gli spagnoli li abbandonarono quasi subito e vennero salvati dai loro nemici francesi.[28]Wellington venne nominato visconte per la sua vittoria a Talavera. Quell'anno gli eserciti spagnoli furono battuti nella battaglia di Ocana (19 novembre, dal maresciallo Soult) e nella battaglia di Alba Tormes.

Dopo la sua esperienza deludente sulla mancata collaborazione degli spagnoli, e temendo un attacco francese, Wellington prese la decisione di fortificare le difese del Portogallo. Egli fece suo un piano del maggiore Neves Costa per proteggere la città di Lisbona ed ordinò la costruzione di una linea di 162 fortificazioni lungo le strade chiave per i collegamenti con la città, detta Linee di Torres Vedras.

[modifica] 1810

I francesi invasero di nuovo il Portogallo nel luglio 1810 con un esercito di 60.000 uomini condotto da André Masséna. Il primo scontro significativo avvenne nella Battaglia di Coa. Più tardi, alla battaglia di Buçaco del 27 settembre, subì una sconfitta tattica in un attacco arrischiato su una posizione forte, ma costrinse presto gli alleati a ritirarsi. Le fortificazioni erano così impressionanti che dopo un piccolo attacco a Sobral del 14 ottobre il conflitto venne a trovarsi in situazione di stallo.[29]La popolazione portoghese aveva sottoposto l'area di fronte alle linee di difesa ad una politica di «terra bruciata». I francesi furono infine costretti a ritirarsi a causa di malattie, mancanza di cibo e di altri approvvigionamenti.

Siviglia: Monumento a Daoiz, eroe del 2 maggio 1808, a Madrid
Siviglia: Monumento a Daoiz, eroe del 2 maggio 1808, a Madrid

[modifica] 1811

Gli alleati vennero rafforzati dall'arrivo di truppe fresche dalla Gran Bretagna nei primi mesi del 1811 e diedero inizio all'offensiva. Le forze francesi furono battute alla battaglia di Barrosa il 5 marzo in una manovra che tuttavia non servì a togliere l'assedio a Cadice. Masséna venne obbligato a ritirarsi dal Portogallo dopo una vittoria alleata alla battaglia di Fuentes de Onoro (3 maggio - 5 maggio): egli aveva perso 25.000 uomini nelle battaglie in Portogallo e venne sostituito da Auguste Marmont. Soult giunse da sud per minacciare Badajoz, ma le sue truppe vennero intercettate dagli eserciti anglo-portoghesi-spagnoli guidati dal Maresciallo William Carr Beresford. Alla Battaglia di Albuera del 16 maggio, i francesi furono costretti a ritirarsi dopo un carneficina.

[modifica] 1812

La guerra si interruppe in una tregua provvisoria: l'esercito francese, numericamente superiore, era incapace di trovare un vantaggio essendo aumentata la pressione da parte della guerriglia spagnola pur essendo aumentato numericamente a 350.000 uomini. La gran maggioranza dell'Armata di Spagna tuttavia, circa 200.000 uomini, venne schierata a protezione delle linee di rifornimento piuttosto che in unità di combattimento. Nel frattempo gli spagnoli abbozzarono la costituzione liberale del 1812 (costituzione di Cadice).

Wellington aveva ripreso l'avanzata britannica in Spagna subito dopo il Capodanno del 1812, assediando ed espugnando le città fortificate di Ciudad Rodrigo 19 gennaio e Badajoz, dopo un assalto molto costoso in fatto di perdite il 6 aprile. Entrambe le città furono saccheggiate dalle truppe. L'esercito alleato prese Salamanca il 17 giugno, appena dopo l'arrivo di Marmont. Le due forze finalmente si incontrarono il 22 luglio e la battaglia di Salamanca fu una sconfitta che danneggiò molto i francesi. Il maresciallo Marmont venne ferito seriamente. Appena gli eserciti francesi si riunirono, gli anglo-portoghesi entrarono a Madrid il 6 agosto ed avanzarono verso Burgos prima di ritirarsi di nuovo in Portogallo, quando il concentramento dei francesi minacciò di intrappolarli.

[modifica] 1813

I francesi speravano in un recupero dopo la disastrosa invasione della Russia del 1812. Napoleone aveva preso 30.000 uomini dalla sfinita Armata di Spagna che, affamata, priva di rifornimenti e di rimpiazzi, non fu capace di sostenere lo sforzo quando gli alleati ripresero l'offensiva nel maggio 1813.

Con una mossa strategica Wellington trasferì la sua base di approvvigionamento da Lisbona a Santander.

Un monumento a Pedro Velarde y Santillán a Santander
Un monumento a Pedro Velarde y Santillán a Santander

Le forze anglo-portoghesi presero Burgos alla fine di maggio ed aggirarono poi l'esercito francese mentre costringevano Giuseppe Bonaparte nella valle del fiume Zadorra. Alla Battaglia di Vitoria del 21 giugno i 65.000 uomini di Giuseppe furono intercettati da 53.000 britannici, 27.000 portoghesi e 19.000 spagnoli. Wellington inseguì e cacciò i francesi da San Sebastian, che venne saccheggiata e messa a ferro e fuoco.

Gli alleati inseguirono i francesi in ritirata arrivando ai Pirenei all'inizio di luglio. Al maresciallo Soult venne affidato il comando delle forze francesi ed egli cominciò una controffensiva infliggendo due sconfitte ai generali alleati nelle battaglie di Maya e Roncesvalles. Fu tuttavia respinto duramente dagli anglo-portoghesi e dovette ripiegare dopo la sconfitta nella battaglia di Sorauren (28 luglio - 30 luglio).

Questa settimana di campagna militare, nota come battaglia dei Pirenei, rappresentò la parte migliore dell'azione di Wellington in Spagna. Le forze degli avversari erano bilanciate, lui stava lottando molto lontano dalle sue linee di approvvigionamento, i francesi stavano difendendo il loro territorio e, nonostante ciò, egli riusci a vincere con una serie di manovre raramente eguagliabili in una guerra.[30]

Il 7 ottobre, dopo che Wellington ricevette la notizia della riapertura delle ostilità in Germania, gli alleati arrivarono in Francia guadando il fiume Bidasoa. L'11 dicembre l'assedio ad un disperato Napoleone portò ad una pace separata con la Spagna con il Trattato di Valençay, con il quale Napoleone avrebbe riconosciuto Ferdinando come re di Spagna in cambio della cessazione completa delle ostilità. Ma gli spagnoli non avevano nessuna intenzione di credere a Napoleone e continuarono i combattimenti.

La guerra d'indipendenza spagnola continuò con le vittorie alleate del passo di Vera, della battaglia di Nivelle e della Battaglia di Nive vicino a Bayonne (10 dicembre - 14 dicembre1813), della battaglia di Orthez (27 febbraio 1814) e della battaglia di Tolosa (10 aprile 1814).[31]Quest'ultima battaglia fu combattuta dopo l'abdicazione di Napoleone.

[modifica] La guerriglia

Juan Martín Díez, conosciuto con il suo nome di battaglia, El Empecinado (l'intrepido)
Juan Martín Díez, conosciuto con il suo nome di battaglia, El Empecinado (l'intrepido)

Durante la guerra gli inglesi aiutarono la milizia portoghese e quella guerriglia spagnola che avevano falcidiato migliaia di soldati francesi: ciò poiché costava loro molto meno sostenere la guerriglia locale che dover equipaggiare soldati propri per affrontare i francesi in una guerra convenzionale. Questo fu un servizio molto efficace nella guerra alla Francia ma, in ogni caso, questa forma di guerriglia risultava costosa per entrambi. Non solo stimolava lo spirito patriottico degli spagnoli contro le truppe francesi, ma creava problemi ai contadini con la loro forzata coscrizione ed i saccheggi. Molti del partigiani spagnoli erano infatti fuorilegge o approfittatori il cui scopo era quello di arricchirsi con la predazione, anche se più tardi le autorità tentarono di organizzare militarmente la guerriglia e molti partigiani vennero inquadrati in unità regolari dell'esercito. Un esempio di questa politica si ebbe nei "Cazadores Navarra" guidati da Francisco Espoz y Mina.

L'idea di inquadrare i guerriglieri in una forza armata aveva effetti sia positivi che negativi. Da un lato, le uniformi e la disciplina militare li avrebbero tolti dalle strade ed avrebbero ridotto il numero degli sbandati, dall'altro più disciplinati erano e più facile era per i francesi catturarli, tendendo loro delle imboscate. Solamente alcuni capi partigiani decisero di passare alle truppe regolari: la maggior parte di loro lo fece soltanto per ottenere lo status di ufficiale dell'esercito, ricevere la paga, il vitto e l'equipaggiamento.

In assenza di un comandante come Wellington il loro stile di guerra era quello precedente, ovvero basato sull'individualità. La maggior parte dei tentativi organizzati da parte delle forze spagnole per ottenere un cambio di mentalità non ebbe successo ed i soldati ritornarono al loro ruolo di guerriglieri ottendo però il risultato inatteso di impegnare molto di più i francesi con il loro agire in forma di commandos sparpagliati per il territorio. In aggiunta si risparmiava sulle spese e si demoralizzava la struttura militare francese per i danni causati dalla guerriglia.

[modifica] Il ruolo dello spionaggio

Il memoriale agli uomini del 2 maggio 1808 a Madrid
Il memoriale agli uomini del 2 maggio 1808 a Madrid

Lo spionaggio ebbe un ruolo cruciale nella prosecuzione della guerra degli inglesi dopo il 1810. Gli spagnoli e la guerriglia portoghese si dedicarono a catturare i corrieri francesi portatori di comunicazioni spesso riservate. Dal 1811 in avanti questi messaggi erano spesso parzialmente o completamente cifrati. Georges Scovell, del seguito di Wellington, ebbe il compito della decifratura di tali messaggi. All'inizio la cifratura era molto rudimentale e fu facile venire a capo del significato dei messaggi. A partire dal 1812 vennero usati sistemi di cifratura molto più complessi, ma Scovell riuscì comunque a decifrarli dando così un grande vantaggio alle truppe alleate che poterono conoscere in anticipo i movimenti delle truppe francesi ed i risultati cominciarono presto a dimostrarlo. I francesi non si resero conto che il loro codice era stato svelato e continuarono ad usarlo fino alla battaglia di Vitoria quando le tavole di decifrazione vennero da essi trovate fra quanto catturato al nemico.

[modifica] Conseguenze in Portogallo

La guerra d'indipendenza spagnola significò l'entrata traumatica del Portogallo nell'era moderna. Il trasferimento della Corte a Rio de Janeiro iniziò il processo che portò all'indipendenza del Brasile. L'evacuazione abile, operata dalla flotta, di più di 15.000 persone della corte e dell'amministrazione dello stato, fu una benedizione per il Brasile e, nello stesso tempo una liberazione mascherata per il Portogallo, in quanto liberò energie preziose per la ricostruzione del paese. I governatori del Portogallo, nominati dal re in esilio, ebbero un impatto scarso sulle invasioni francesi e sulla successiva occupazione britannica.

Il ruolo del ministro della guerra, Miguel Pereira Forjaz fu unico. Wellington lo definì «l'unico uomo di stato nella penisola.». Col personale portoghese egli riuscì a costruire un esercito regolare di 55.000 uomini e 50.000 vennero adibiti a guardia nazionale (milicias) ed un numero variabile di riserva in caso di necessità che raggiungeva la cifra di circa 100.000 uomini.[32] La nazione alle armi ebbe, sul Portogallo, un impatto simile a quello che la Rivoluzione francese aveva avuto sulla Francia. Una nuova classe politica, che aveva sperimentato la disciplina ed i disagi della guerra contro l'Impero francese, era conscia della necessità di indipendenza. Il maresciallo Beresford e 160 ufficiali furono trattenuti dopo il 1814 per la guida dell'esercito del Portogallo mentre il re era ancora in Brasile. La politica portoghese si incardinò sul progetto di un Regno Unito luso-brasiliano[33], con le colonie africane che avrebbero dovuto provvedere il rifornimento di schiavi al Brasile per le coltivazioni ed il Portogallo che si doveva occupare del commercio. Entro il 1820 questo progetto si rivelò impossibile a realizzarsi. Gli ufficiali portoghesi che avevano partecipato alla guerra d'indipendenza spagnola espulsero gli inglesi e diedero inizio alla rivoluzione a Porto il 24 agosto. Le istituzioni liberali vennero però consolidate soltanto dopo la guerra civile fra il 1832 e il 1834.

[modifica] Conseguenze in Spagna

Re Giuseppe fu contento, inizialmente, della francesizzazione del popolo spagnolo perché credeva che la collaborazione con la Francia avrebbe portato alla modernizzazione e alla libertà. Un esempio era stato l'abolizione dell'inquisizione spagnola. Comunque, clero e patrioti cominciarono un'agitazione fra il popolino che divenne molto estesa dopo i primi esempi di repressione dell'esercito francese avvenuti a Madrid nel 1808. Questi segnali ebbero la capacità di indispettire la gente. I simpatizzanti francesi vennero esiliati in Francia al seguito delle truppe francesi. Il pittore Francisco Goya era uno di questi, e dopo la guerra dovette rifugiarsi in Francia per evitare l'arresto e forse anche il linciaggio.

La parte della popolazione favorevole all'indipendenza comprendeva sia conservatori che liberali. Dopo la guerra, vennero coinvolti nello scontro delle guerre carliste poiché il nuovo re Ferdinando VII, "il Desiderato" (più tardi "il re" traditore), revocò tutti i cambiamenti liberali apportati dalle indipendenti Cortes, per coordinare gli sforzi nazionali e resistere all'invasore francese. Egli ripristinò la monarchia assoluta, perseguì e mise a morte ogni persona sospettata di liberalismo, e, come suo ultimo misfatto, alterò le leggi di successione reale in favore di sua figlia Isabella II, avviando così un secolo di guerre civili contro i sostenitori del primo erede legale al trono.

Le Cortes liberali avevano approvato la Costituzione spagnola del 1812 il 18 marzo 1812 che fu annullata più tardi dal re.

Nelle Colonie spagnole d'America, gli spagnoli ed i creoli delle Giunte locali militari avevano giurato fedeltà a re Ferdinando. Questo esperimento di autogoverno condusse più tardi i libertadores (liberatori) a promuovere l'indipendenza delle colonie spagnole in terra americana.

Le truppe francesi avevano requisito molte delle estese proprietà della Chiesa cattolica. Chiese e conventi furono usati come stalle ed alloggi e molte opere d'arte vennero spedite in Francia, conducendo così l'eredità culturale spagnola ad un notevole deperimento. Gli eserciti alleati depredarono città e campagne. Wellington recuperò parte di tali opere e si offrì di restituirle ma Ferdinando gli disse di tenerle.[34]

Un altro effetto importante della guerra fu il danno severo apportato all'economia del paese, che poté essere eliminato soltanto dopo oltre un secolo.

[modifica] Impatto culturale

  • Curro Jiménez fu una serie TV di grande successo basata sulla storia di un generoso bandito che combatté, nella Sierra Morena, contro i francesi nel corso della Guerra d'indipendenza spagnola.
  • Il romanzo inglese Richard Sharpe di Bernard Cornwell è costituito da un gruppo di racconti sulle avventure di un ufficiale britannico nella guerra d'indipendenza spagnola. Successivamente l'argomento è stato riproposto in un serial TV.
  • Il romanzo di C. S. Forester Death to the French è ambientato nella guerra d'indipendenza spagnola. Esso riguarda un soldato dell'esercito britannico che perde il contatto con la sua unità e si associa ad una banda di guerriglieri portoghesi.
  • La guerra d'indipendenza spagnola vide il primo uso di fermagli applicati al nastro sul quale veniva appesa la medaglia al valore. La Medaglia Peninsulare[35] fu concessa ai soldati dell'esercito di Wellington, ed aveva un fermaglio per ogni battaglia importante alla quale avevano partecipato. Alla quarta medaglia veniva assegnata una Croce Peninsulare che portava inciso, su ognuno dei suoi bracci, il nome di una battaglia. Fermagli susseguenti furono aggiunti poi al nastro. La Croce Peninsulare di Wellington, decorata con nove fermagli unici, può essere vista sulla sua uniforme nella sua casa museo di Apsley House a Londra.

[modifica] Note

  1. ^ Gates, p. 33-34. Gates nota che gran parte dell'esercito francese «fu reso indisponibile per combattere contro sir Arthur Wellesley, futuro I duca di Wellington, a causa degli innumerevoli contingenti spagnoli sparsi per tutto il paese. Nel 1810, per esempio, quando il generale André Masséna invase il Portogallo, le forze imperiali nella penisola consistevano in 325.000 uomini ma solo un quarto di essi poté essere impiegato nell'offensiva; il resto era utilizzato a contenere gli insorti e le altre truppe regolari. Questo fu il grande contributo dato dagli spagnoli e senza di esso Wellington non sarebbe potuto rimanere a lungo sul continente; lasciato solo finì con l'emergere trionfante dal conflitto.»
  2. ^ Chandler. The Art of Warfare on Land, p. 164.
  3. ^ Il Portogallo non solo si rifiutò di impedire l'approdo ai mercantili inglesi nei propri porti, ma consentì alla flotta militare di usare i medesimi come basi di appoggio per le operazioni nel Mediterraneo, consistenti prevalentemente nel blocco dei porti francesi di Tolone e Marsiglia.
  4. ^ In realtà il principe reggente, tutt'altro che bellicoso, aveva promesso a Napoleone, dopo un ultimatum di quest'ultimo, l'adesione totale del Portogallo al Blocco Continentale, il rifiuto alla flotta militare inglese di utilizzare i porti del paese e persino la dichiarazione di guerra all'Inghilterra. Tuttavia cedette successivamente alle pressioni inglesi
  5. ^ Questa fu una sconfitta notevole per Napoleone, che scrisse nel suo Mémorial de Sainte-Hélène
    (FR)
    « C'est ça qui m'a perdu »
    (IT)
    « É questo che mi ha rovinato »
    (Napoleone Bonaparte)
  6. ^ Esdaille, p. 300
  7. ^ Chandler, p. 605
  8. ^ La cavalleria costituita da 15.000 cavalieri aveva a disposizione soltanto 9.000 cavalli. [1]
  9. ^ Chandler, p. 610
  10. ^ L'evento fu immortalato da una pittura di Goya intitolata Il 3 di maggio 1808
  11. ^ Esdaille, p. 302-303. Esdaille afferma che i gruppi di ribelli, organizzati su base locale, non erano a conoscenza di quanto stesse accadendo nel resto del paese. Egli dice che i ribelli erano mossi da motivi patriottici e non da interessi personali. Sostiene anche che questa rivolta fu fomentata dai governi stranieri in guerra con la Francia e che molti ufficiali e politici spagnoli vennero uccisi nonostante non avessero dimostrato simpatie per i francesi.
  12. ^ Gates, p. 12
  13. ^ Chandler, p. 608. Chandler nota che sin dall'inizio Napoleone valutò male «il problema con il quale aveva a che fare. Lui non gradì mai l'indipendenza dimostrata dal governo e dagli spagnoli in genere; sottovalutò l'orgoglio nazionale, la radicata fede religiosa e la loro fedeltà a Ferdinando. Disse che avrebbero accettato il cambio di regime senza esitazioni; invece si trovò presto in una guerra di proporzioni nazionali.»
  14. ^ Chandler, p. 611
  15. ^ Chandler, p. 611
  16. ^ Chandler p. 614
  17. ^ Un Napoleone assai contento asserì:
    « Se il Maresciallo Bessières è stato in grado di colpire l'esercito di Galizia con pochi scontri ed un piccolo sforzo, gli altri generali saranno capaci di rovesciare, ognuno per conto proprio, i loro avversari. »
    (Napoleone)
    Chandler, p. 616
  18. ^ Chandler, p. 617. «Questa era un'occasione storica; le notizie si sparsero come un fulmine in tutta la Spagna e poi in Europa. Era la prima volta, dal 1801, che una forza francese, e piuttosto corposa, era stata sconfitta e la leggenda dell'invincibilità francese subì un severo scrollone. Dappertutto elementi anti francesi trassero forza dalle notizie. Il Papa pubblicò una denuncia aperta contro Napoleone; i patrioti prussiani furono rincuorati e, più significativamente di tutto ciò, il partito austriaco della guerra cominciò ad assicurarsi l'appoggio dell'Imperatore Francesco per una sfida rinnovata all'Impero francese.»
  19. ^ Wellington fu subito prosciolto mentre Burrad e Darlymple subirono una severa censura.
  20. ^ Profondamente infastidito dalle notizie provenienti da Sintra, egli si disse disgustato:
    « Vedo che tutti hanno perso la testa fin dalla capitolazione infame di Bailén. Io comprendo che devo andarmene colà per far nuovamente funzionare il nostro esercito. »
    (Napoleone)
    . Chandler, p. 620
  21. ^ Chandler, p. 625. Nota Chandler che "i particolari interessi dei delegati provinciali crearono una parodia del Governo centrale"
  22. ^ Chandler, p. 621. John Lawrence Tone notò che la giunta militare al potere faceva troppo affidamento sugli ufficiali inglesi e l'elite; queste affermazioni erano sfacciatamente ingiuste nei confronti dei rivoluzionari "che loro disprezzavano per l'essere Giacobini, cattolici e spagnoli, non necessariamente in quest'ordine." Review
  23. ^ Esdaille, p. 304-305. Nota Esdaille che la Giunta militare di Siviglia si dichiarò Governo supremo della Spagna e tentò di annettersi territori confinanti con l'uso della forza.
  24. ^ Chandler, p. 631
  25. ^ Gli inglesi tardarono a riconoscere i meriti di Moore, che aveva con la sua tenacia seriamente compromesso i piani di Napoleone in Spagna e permesso il salvataggio di un esercito che sarebbe successiamente stato prezioso per le operazioni inglesi in Spagna. Paradossalmente i primi a riconoscere il valore di Moore furono proprio i suoi avversari francesi, particolarmente lo stesso Soult.
  26. ^ Napoleon Guide
  27. ^ Assedio di Saragozza
  28. ^ Anche se gli spagnoli avevano promesso cibo agli inglesi se fossero avanzati in Spagna, non solo negarono loro il cibo ma le truppe spagnole minacciarono di saccheggio le città spagnole che avessero venduto cibo ai loro alleati, costringendo i britannici ad arretrare fino al Portogallo. Gli inglesi non avranno più fiducia negli spagnoli da quella occasione in poi
  29. ^
    « Quella nebbiosa mattina del 14 ottobre a Sobral la marea napoleonica raggiunse il suo livello più elevato e poi declinò. »
  30. ^ Fu una guerra di montagna ed in quel momento Wellington qualificò l'esercito portoghese come «Il gallo da combattimento dell'esercito alleato».
  31. ^ Il maresciallo Soult poteva disporre solo di truppe inesperte (quasi tutte reclute). Nella battaglia di Tolosa inoltre gli mancò l'intervento, benché sollecitato, delle truppe del collega generale Suchet (duca d'Albuféra), il quale si rifiutò di intervenire.
  32. ^ In una lettera del 1812 al barone Stein, ministro di corte russo, Forjaz scrisse che una strategia da «terra bruciata» era l'unica via possibile per neutralizzare un'invasione francese in Russia. Istruzione della quale certamente i russi non avevano bisogno, visto che praticavano questa strategia già da tempo di loro iniziativa.
  33. ^ Da Lusitania antico nome della terra portoghese.
  34. ^ Queste opere possono essere ammirate, ancora oggi, nella casa londinese del Duca di Wellington (Apsley House), e nella sua casa di campagna, Stratfield Saye House.
  35. ^ Così detta dai britannici, in quanto essi diedero il nome di Peninsular War ("Guerra peninsulare") alla guerra d'indipendenza spagnola.

[modifica] Bibliografia

  • Chandler, David G. The Campaigns of Napoleon. New York, Simon & Schuster, 1995. ISBN 0-02-523660-1
  • Gates, David. The Spanish Ulcer: A History of the Peninsular War. Da Capo Press 2001. ISBN 0-306-81083-2
  • Henriques, Mendo. Salamanca. Lisbon, 2002. ISBN 972-8563-80-9
  • William Francis Patrick Napier. The War in the Peninsula (6 volumi). Londra, John Murray (Vol 1), and private (Vols 2-6), 1828-40.
  • Charles Oman. The History of the Peninsular War (7 volumi). Oxford, 1903-30.
  • Sunderland, Mark. The Fatal Hill: The Allied Campaign under Beresford in Southern Spain in 1811. Londra, Thompson Publishing, 2002. ISBN 0-9522930-7-2
  • Urban, Mark. Rifles: Six years with Wellington's legendary sharpshooters. Pub Faber & Faber, 2003. ISBN 0-571-21681-1
  • Urban, Mark. The Man who Broke Napoleon's Codes. Londra, Faber and Faber Ltd, 2001. ISBN 0-571-20513-5,

[modifica] Collegamenti esterni

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