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Giulio Monteverde - Wikipedia

Giulio Monteverde

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Giulio Monteverde (Bistagno8 ottobre 1837 – Roma3 ottobre 1917) è stato uno scultore italiano, uno dei più rappresentativi scultori del gusto dell’Italia borghese. De Gubernatis lo definì scultore ligure eminentissimo, nato a Bistagno in Val di Scrivia.

Idealità e materialismo (particolare)
Idealità e materialismo (particolare)

Indice

[modifica] I primi anni

Figlio di braccianti, terminati gli studi elementari, fu mandato dalla famiglia a Genova. Qui venne preso come apprendista presso un intagliatore. Cominciò l'attività artistica come intagliatore del legno, dando vita ad una intensa produzione di crocifissi (Acqui Terme, chiesa di S. Francesco, Asti, Collegiata di San Secondo). Dopo un periodo a Casale Monferrato presso la bottega dei Bistolfi, si trasferì a Genova.

Contemporaneamente frequentò i corsi di Ornato e Figura dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, nel 1859.

Restò all'Accademia Ligustica di Belle Arti, dove restò quattro anni. Qui seguì i corsi serali di nudo di Santo Varni. Prevalse infine la sua inclinazione per la scultura.

Si trasferì a Roma dopo aver vinto il pensionato per l'Accademia di S. Luca nel 1865 (era un “pensionato di perfezionamento”).

[modifica] I primi successi riscossi con soggetti tratti dal mondo infantile

Monteverde in questo caso fa sua una idea che soddisfa le esigenze dell'epoca. Il Bambino con gallo di Cecioni era divenuto celebre dacché nel 1869 Diego Martelli aveva portato con sé a Parigi una foto del modello in gesso; un mercante parigino che l'aveva vista ne era rimasto entusiasta ed aveva ordinato la copia in marmo. Cecioni portò personalmente la statua nel 1870 a Parigi e qui la espose con successo; essa fu acquistata dal milionario americano Stuart, e un mercante parigino si procurò il diritto alla riproduzione in bronzo. Grazie a questa statua rese Cecioni scultore alla moda, il che ne fece un modello per Monteverde. Cecioni interessa Monteverde anche per l'aver teorizzato la necessità, diffusa all’epoca, della scultura che sappia cogliere l’attimo altrimenti fuggente, con il parallelo della tragica fissità dei calchi pompeiani bloccati nell’attimo della morte. A differenza di Cecioni, che infine rigettò la celebrità per non rendersi servo di critici e mercanti d’arte, Monteverde la celebrità la cercava.

Sposatosi giovanissimo e con figli, non riusciva però a mantenere la famiglia, finché la sua fama di scultore non si ampliò improvvisamente dopo l'acquisto dal parte del re del Württemberg di una sua opera Bambini che giocano con il gatto.

Queste prime opere monteverdiane rientrano nel gusto anedottico in auge in un particolare momento; vanno oltre tale dimensione il Colombo giovinetto - riprodotto in molte copie - ed il Genio di Franklin, che esprimono al meglio il realismo dell’autore e l'intento di concretizzare l’idea positivistica di progresso, ed anche assumono artisticamente una novità di accento ed invenzione, pur con le peculiari preoccupazioni di gusto dell'artista. Il tema del genio si associa a quello della tenera fanciullezza accordando asaudendo i sogni e i desideri della contemporanea cultura del secondo Ottocento.


[modifica] Il Colombo Giovinetto

Il Colombo giovinetto lo conferma come rivelazione; il tema rimanda ai valori nazionali, è il navigatore genovese fanciullo del successivo sonetto di Carducci dedicato a Giuseppe Mazzini: "da quegli scogli onde Colombo infante/Nuovi pe’l mar vedea monti spuntare ...". Questo mentre Cecioni si ribellava a tali indirizzi nel sonetto Realismo: "Mente Colombo, allor che giovinetto/langue sul mar che traversare agogna ...". La borghesia si immedesimava nella ricerca dei germi dell’uomo di genio nell'infanzia, trovando in essa una sicurezza scientifica e razionale; Onorato Roux apriva il “Giornale dei Ragazzi” alla collaborazione di illustri italiani contemporanei che raccontassero episodi della loro fanciullezza in cui appariva in embrione il futuro genio. In Colombo è anche una forte suggestione romantica, una carica magnetica di seduzione nello sguardo vagante e nella posa sensuale del giovinetto (elementi portati ad altro effetto nell'Angelo della Morte della Tomba Oneto). Il dato realistico è reso dalla bitta con l’anello per l’attracco delle navi, misura della realtà concreta del porto genovese. Questi termini sono nella statua in marmo di Palazzo Giovanelli di Venezia come nelle più copie o nel gesso della Galleria d’Arte Moderna di Parma, dove la scultura fu medaglia d’oro all'Esposizione Italiana del 1870.

[modifica] Il Genio di Franklin

Il Genio di Franklin fu esposto a Milano nel 1872 e acquistato dal Kadivè d’Egitto per il Museo del Cairo. Ne vennero eseguite più copie per il successo ottenuto. Il bambino Franklin appare seduto su un comignolo e avvinghiato all’asta del parafulmine; De Gubernatis notò come il fanciullo, simbolo delle Scienze, esprimesse un supremo sforzo di potenza schiacciando la folgore, costretta nella verga metallica che la porta sottoterra dove viene resa innocua. Il corpo del giovinetto come agitato da un impulso elettrico nelle contrazioni di volto e corpo, quindi ancora fanciullezza, tema del genio, sensualità e magnetismo, esaltazione del tipo umano dello scienziato euforica esaltazione della ricerca scientifica; e la stessa perfezione e immaginazione del Colombo.

[modifica] Jenner inocula il vaccino del vaiolo al figlio

Aumenta il consenso attorno all'artista che nel 1873 scolpisce Jenner inocula il vaccino del vaiolo al figlio, dal quale riscuote il carisma di maestro. L’opera ebbe una critica travagliata al momento dell’invio in Austria, trovandosi scartata dalla giuria dell’Accademia di San Luca, incaricata dal governo di selezionare le opere da inviare all’Esposizione Universale (Internazionale) di Vienna. Il fatto era dovuto ai trascorsi contrasti del Monteverde appena giunto a Roma col Tenerani. Grazie all’onorevole genovese Castagnola, amico del Monteverdi, la statua venne spedita a Vienna d’autorità, dove vinse la medaglia d’oro. Esercitò una forte emozione il dramma dello scienziato e padre, il timore per il danno al figlio in caso di errore; è il contrasto tra scienza e coscienza, tra diritto alla ricerca e morale. Come per le altre immagini monteverdiane vale l'efficacia diretta della forma, che colpisce contemporaneamente fantasia e sentimenti, del linguaggio realisticamente essenziale, con il contrasto fra il nudo guizzante del bambino ignaro e la concentrazione tesa del padre che ne sta incidendo le tenere carni. Ne furono eseguite copie, tra cui quella in marmo di proprietà civica a Genova (cm 127x113x97, Palazzo Bianco, poi a Genova Nervi, Civica Galleria d’Arte Moderna), e quella in bronzo della Galleria Nazionale.

Per il successo ottenuto il suo studio romano di via Flaminia fuori dalla Porta del Popolo, rimasto qui sino al 1876, si spostò in Piazza Indipendenza, divenendo meta di visitatori illustri e turisti, molte le turiste ammiratrici. De Gubernatis annota il fascino pittoresco emanato dal Monteverde, per la statura aitante, la rossa barba, i grandi occhi azzurri, il costume cinquecentesco che era solito indossare durante il lavoro. In un autoritratto, riprodotto in marmo e bronzo, eseguito in tarda età, restano ancora tali: il volto solcato dalle rughe della vecchiaia ma con ancora la folta barba, i grandi mustacchi, l’aria autorevole, il berrettone rinascimentale.


[modifica] Monteverde personaggio pubblico

Monteverde fu anche personaggio pubblico; a cominciare dal 1880 assunse più cariche, sia politiche che rappresentativa. Nel 1880 fu consigliere comunale a Roma, nel 1889 senatore. Assunse moltissime cariche ed onorificenze, riportate dal De Gubernatis: Commendatore della Corona d’Italia e dell’Ordine di Francesco Giuseppe d’Austria e del Kadivè d’Egitto; Ufficiale della Legion d’Onore; Cavaliere dell’Ordine civile di Savoia; socio di infiniti sodalizi artistici italiani; Membro corrispondente dell’Istituto di Francia e della Reale Accademia delle Belle Arti del Belgio, professore onorario della Reale Accademia di Svezia e Norvegia e dell’Imperiale Accademia di Vienna.


[modifica] Altre opere più famose di Monteverde

Molte le sue opere, e tra quelle che riscossero immediata fama al suo tempo è da ricordare il primo Monumento a Mazzini, realizzato nel 1876 su richiesta degli emigranti di Buenos Aires, osteggiato dai Gesuiti e poi eseguito ed inviato. La statua fu inviata dallo scultore, operante in Roma, a Genova dove veniva imbarcata alla volta di Buenos Aires. Grande fu in Genova il successo riscosso dalla statua per la somiglianza con l'appena defunto Esule. La statua, in marmo bianco, alta circa 3 metri, raffigura Mazzini che si alza dalla sedia per leggere alcuni fogli; si trova in Buenos Aires in Piazza Roma. Monteverde eseguì ancora una copia di questa, in bronzo di minore dimensione con alcune piccole differenze, che si trova a Milano in Piazza della Repubblica, contornata da una scenografia scultorea di Cascella. Notevole anche il monumento a Vincenzo Bellini sito in Piazza Stesicoro a Catania.

[modifica] Accenni al Simbolismo nell'ultimo Monteverde

Dal 1890 Monteverde fa sue alcune suggestioni del simbolismo, soprattutto nelle opere funerarie destinate ail Cimitero monumentale di Staglieno. Artisticamente tuttavia il miglior Monteverde resta quello dello Jenner.

La tomba della famiglia Celle (cimitero di Staglieno), intitolata Dramma eterno, si fonda sulla contraddizione (simbolista) tra l’esuberante nudo femminile e lo scheletro macabro e raccolto nel sudario.

La statua dell'Angelo della Morte, per la tomba Oneto nel portico delle celebrità cittadine nel Cimitero monumentale di Staglieno colpisce per l'ambiguo aspetto androgino.

Giulio Monteverde morì quasi ottantenne nel 1917.


[modifica] Giudizio critico sull'opera di Monteverde

La scultura di Monteverde mostra un elevato livello di professionalità e qualità. Tuttavia rispetto all'Arte più elevata cede troppo alla ricerca del successo, da cui lo scadere di molti monumenti nell'allegorismo di una sorpassata moda ottocentesca o nella ripetizione di comodo. Non mancano comunque episodi di scultura più elevata.


[modifica] Giudizi sulle varie opere

Su Idealità e Materialismo e Pensiero pesano le più contorte metafore.

Migliori risultati li raggiunge il Monumento a Bellini (Catania), con i melodrammi del musicista nelle quattro statue (Arturo dei Puritani, il Pirata, la Norma, la Sonnambula).

Artisticamente valida la statua di Giuseppe Saracco, ultima opera dell'artista eseguita nel 1917 (muore ottantenne nello stesso anno) e inaugurata nel 1922. Il ritratto di Saracco, uomo politico nativo di Bistagno come Monteverde, di cui era amico, è risolto con un realismo esmplice e diretto: in piedi, appoggiato allo scanno senatoriale, nell’atto di parlare (posa di successo del Mazzini del 1876 appoggiato alla sedia). La composizione della fugura è fondata sull'abbozzo di movimento: testa leggermente sollevata e girata a sinistra; busto con una appena accennata torsione a destra, movimento non pesante ma tale imprimere a tutta la figura un moto spontaneo e naturale, accompagnato dalle pieghe del soprabito all’altezza delle ginocchia. È il realismno personale che accompagna Monteverde dal Mazzini del 1876.


[modifica] Monteverde e il realismo sintetico-percettivo (confronto tra Realismo d'Avanguardia di Grandi e Realismo Borghese di Monteverde)

In scultura l'affermarsi della ricerca del dato realistico, in ordine alla più avanzata tendenza europea, viene ad un certo punto a sfibrare la nitidezza della forma ereditata dall’epoca neoclassica. Si crea allora una forma sintetico-percettiva, forma Italia portata avanti dal Grandi nel Cesare Beccaria (1871) e nel Paggio di Lara (1872), opere ancora collocabili entro un quadro storicista. E nella seconda metà del decennio questo nuovo senso della materia si accosta ad una maggiore verità dei temi, ed è una ricerca che tocca anche artisti meno aperti alla sperimentazione quali il D'Orsi e il Monteverde.

Monteverde non entra mai nella ricerca d’avanguardia; ma pare indirizzarsi nella prima metà degli anni ‘70 verso ricerche ottico-percettive, non tanto nella statuaria in marmo, quanto nel bozzetto, fase che definisce un suo campo sperimentale, per la trasformazione con una materia rapida, non aneddotica, più attenta ai dati della luce che alla correttezza del disegno.

Qui Monteverde, esponente del Realismo Borghese quanto a tematiche e linguaggio analitico, raggiunge una certa elasticità non priva di aspetti moderatamente sintetici.

Da considerare in ciò i bozzetti della tomba Balduino (1885 c., Genova Nervi, Civica Galleria d’Arte Moderna), dove l’artista elabora una tecnica di maggiore sintesi, andando oltre al pittoresco “non finito” della prassi bozzettistica inaugurata da Antonio Canova.

Monteverde utilizza talora nei bozzetti un modellato per sovrapposizione di materia, anziché l'usuale modo della sottrazione, così conferendo all’immagine un immediato riscontro dei dati plastici e del rapporto con la luce. Con una tecnica simile Grandi aveva creato – con maggiore senso drammatico e movimentazione della materia, portati alle estreme conseguenze - la drammaticità e il verismo ottico -percettivo nel Tumulo Recente, nel Maresciallo Ney e nella Pleureuse. Al contrario Monteverde nel bozzetto Balduino con la tecnica dell’aggiunta crea masse che conservano il loro un corpo, che si innalzano leggere nello spazio e sinuose nei rigonfiamenti ma non perdono il limite corporale. La differenza sta nel fatto che Grandi dalle vesti spiegazzate del Beccaria arriva a sciogliere il volume, mentre Monteverde sotto le vesti spiegazzate fa sempre intendere una morbida carezza dei corpi.


[modifica] Principali opere

Monumento al tessitore a Schio
Monumento al tessitore a Schio
Il Pensiero, Vittoriano
Il Pensiero, Vittoriano

[modifica] Altre opere

  • Numerosi i ritratti eseguiti da Monteverde.

[modifica] Musei

Elenco dei musei ed enti che espongono opere dell'artista:

[modifica] Bibliografia di riferimento

Mario De Micheli, La Scultura dell’Ottocento, in Storia dell’Arte in Italia, Torino, UTET, 1992

[modifica] Collegamenti esterni

sito di scultura italiana, le pagine di Monteverde in:

Dal sito precedente, la pagina relativa al monumento Giuseppe Saracco ad Acqui Terme, piazza Italia, 1917, in:

monumento a Saracco

Altra pagina relativa al monumento a Saracco di Acqui Terme:

Monumento a Saracco ad Acqui Terme

SculturaMusei del mondo


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