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Fossalta di Piave - Wikipedia

Fossalta di Piave

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Fossalta di Piave
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Fossalta di Piave]]
Fossalta di Piave - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Veneto
Provincia: stemma Venezia
Coordinate: 45°39′0″N 12°31′0″E / 45.65, 12.51667
Altitudine: m s.l.m.
Superficie: 9 km²
Abitanti:
4.238 28 febbraio 2007
Densità: 474 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Meolo, Monastier di Treviso (TV), Musile di Piave, Noventa di Piave, San Donà di Piave, Zenson di Piave (TV)
CAP: 30020
Pref. tel: 0421
Codice ISTAT: 027015
Codice catasto: D740 
Nome abitanti: fossaltini 
Santo patrono:  
Giorno festivo: 12 luglio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Fossalta di Piave è un comune di 4.018 abitanti[1] della provincia di Venezia.

Indice

[modifica] Storia

Nei libri ufficiali di storia che parlano dei grandi avvenimenti nazionali e dei personaggi di fama non troviamo la storia di Fossalta. La possiamo trovare attraverso testimonianze e documenti di archivio, che ci permettono di ricostruire il formarsi graduale di questa piccola comunità, il suo lottare per affermarsi e sopravvivere, i suoi momenti di esaltazione e di abbandono.

La prosperità in terra ferma, durante la colonizzazione romana durò circa 400 anni; dopo cominciò una lenta ma inarrestabile decadenza dovuta all'incuria e all'abbandono in cui venne lasciata la cosa pubblica contemporaneamente al dissolversi dell'impero romano e poi con la discesa dei barbari.

Le bonifiche, non più corrette da cure idrauliche, lasciarono lo spazio all'acquitrino e quindi alla malaria. La società formata da magistrati romani, dalla aristocrazia cittadina, industriali, artigiani, contadini si trovò a un bivio. La maggior parte i poveri si nascosero nei boschi e parteciparono al corso degli avvenimenti che lacerarono l'Italia durante il Medio Evo. Vissero le invasioni barbariche, il feudalesimo che da noi fu rappresentato dai conti vescovi col Patriarca di Aquileia, il Vescovo di Treviso e le Signorie con gli Ezzelini Da Romano, i Da Camino, i Carraresi, gli Scaligeri, gli imperiali tedeschi. Li videro dilaniarsi contro il libero comune di Treviso, e vi presero parte, in lotte fratricide tra carestie, pestilenze, fame, inondazioni, distruzioni. I ricchi ebbero un destino migliore, si stabilirono nelle isole della litorale, irraggiungibili dai barbari che non possedevano imbarcazioni, arricchiti dai profughi stessi che portarono oltre alle loro ricchezze, nuove idee , ingrandirono il traffico fluviale, potenziarono il commercio, specie quello del sale di cui erano gli unici detentori.

Nel 1191, per la prima volta, nei documenti della sede vescovile di Treviso, troviamo "Campolongo di Fovea Alta" appartenente al Patriarca di Aquileia ed era amministrato dai monaci benedettini di Monastier. Vi concorse e gli successe il Vescovo di Treviso.

Il territorio rimase con Treviso. Le guerre combattute bloccarono la vita civile. Le signorie miravano alla conquista di Treviso come primo passo per arrivare al Friuli. Per gli uomini della zona la coscrizione militare ara obbligatoria, e dovevano essere disponibili per la chiamata alle armi qualsiasi fosse il padrone nel momento in cui avveniva.

Treviso era esausta non esitò a ricorrere all'imperatore austriaco per aiuti e li ebbe. Intervennero anche i veneziani. I paesi contestati furono distrutti, morì anche Can Grande della Scala uno dei signori più crudele. Nel 1339 Treviso fece atto di dedizione a Venezia. L'atto venne sottoscritto da doge Bartolomeo Gradenigo i cui ultimi discendenti sono sepolti nel cimitero di Fossalta.

Con l'avvento del dominio della Serenissima ebbero un periodo di tregua durante la quale poterono rimettersi. Poiché la Repubblica, affaccendata in altre e ben più gravi cure, non si interessò di loro, non pagarono tasse ne dazi: non temettero sorprese e godettero di una illimitata libertà che li aiutò a vivere.

Anche il Piave fu clemente: in quel periodo non ebbe che un limitato numero di piene. Nel 1430 Venezia vide la terra rifiorire ed allora si rivolse ad essi con rinnovato interesse tanto più che nel 1420, anche il Friuli, tanto conteso, era passato sotto il suo dominio.

Per più di un millennio il territorio di Fossalta rimase senza un nome e venne indicato dalla forma che assunse il terreno occupato dalle capanne "Campolongo".

Andò bene per molti secoli ma quando la civiltà e la conoscenza si allargarono, quando la popolazione aumentò, quando la terra non fu più del primo occupante ma cominciò ad essere "occupata" fu necessaria una specificazione che determinasse "la Villa" come la chiamavano allora in modo inequivocabile. Ne 1494 apparve il titolo di "Fossalta Plavis" ed è accertato che il nome fu definitivamente assegnato dalla Repubblica di San Marco che ne aveva, fin dal 1339, il dominio definitivo.

Abbandonate le grandi avventure marittime, Venezia si rivolse al suo retroterra con una politica ricostruttiva. Per mettersi in comunicazione con la terra ferma non poteva contare che sulle vie d'acqua. A tale fine disponeva soltanto del Canale Caligo ma era troppo a sud, le si imponeva quindi la necessità di creare un nuovo canale che accorciasse le distanze tra lei e il Friuli.

L'idraulico più famoso dell'epoca, Marco Cornaro, eseguì lo scavo della Fossetta, funzionante dal 1483. A Fossalta cominciò un nuovo modo di vivere, sorsero nuove occupazioni comprare e vendere marci, carico e scarico, magazzini, Venezia concesse il permesso di aprire una osteria. Ci si poteva sedere e parlare d'affari davanti a un bicchiere di raboso. Uno dei primi servizi che Venezia richiese ai paesi che si affacciavano sulla Fossetta, fu quello di preparare il pane per tutta la città. Sorsero forni e il mestiere di fornaio divenne un pregio.

Fossalta sembrò riaversi con l'aiuto delle grandi opere attuate da Venezia. La Fossetta, l'argine San Marco, i canali per la bonifica ecc. però ci furono periodi di sofferenza, nel 1629 si soffrì la fame, ne morirono moltissimi, nel 1631 la peste aggravò la situazione. La gente si nutriva poco e male, il complesso ingranaggio della Fossetta cominciò a girare con difficoltà. Il porticciolo in centro chiuse e nel 1721 anche la Fossetta. La via così trascurata andò deperendo. Fossalta sulla via di divenire un centro notevole ricadde nel suo avvilimento in attesa di una ripresa che tarderà ancora un secolo.

[modifica] La Grande Guerra

Con lo scoppio delle ostilità Fossalta viene a trovarsi improvvisamente in "zona di guerra" nelle retrovie, alle spalle dei combattenti. Gli uomini validi vengono richiamati, gli anziani e le donne li sostituiscono in ogni attività. L'ufficio postale diventa il raduno mattutino: non si attende il postino lo si cerca.

Ogni tanto il sindaco e il parroco visitano una casa. Con essi entra il dolore. Le donne si vestono di nero. I vicini aiutano di più nel campo, risparmiando qualche fatica alla vedova o alla madre.

Ogni moglie, ogni madre riceve il sussidio militare: esso è un grande aiuto per la famiglia. Accadeva che molte donne erano sposate solo in chiesa e il matrimonio religioso, dopo la proclamazione del Regno d'Italia, non era valido. Non avevano, quindi, il diritto a ricevere l'aiuto del Governo. Era allora un accorrere in comune ove l'addetto ai servizi il Signor Arturo le sposava per procura. Gli anziani non capivano, si vergognavano di risposarsi con la loro vecchia per riconoscere il figlio ed avere il sussidio.

Nelle notti buie arrivava lo sferragliare delle tradotte e il rombo lontano del cannone. Si lavorava per la guerra in attesa della pace. Invece arrivò la disfatta di Caporetto.

Il 29 ottobre i treni non raggiunsero più la nostra stazione ma si fermarono a Meolo, e i primi nuclei familiari cominciarono a partire.

Venerdì 9 novembre alle 5 del mattino brillano i ponti di San Donà e di Ponte di Piave, alla stessa ora a Meolo il comando supremo passa dal generale Luigi Cadorna al generale Armando Diaz.

L'aria era lacerata dagli spari; l'orologio del municipio era impazzito, tutto era perduto. Ancora una volta, come ai tempi dei barbari, dalle grandi alluvioni, alle epidemie, Fossalta fu abbandonata.

Vennero seppelliti i principali oggetti di valore e tutta l'argenteria della Chiesa, anche la pubblica amministrazione mise in salvo tutti i documenti importanti e così il Sindaco si unì alla partenza dell'Anziano Parroco e parte della popolazione. Il viaggio fu lentissimo Favaro Veneto, Padova, Boàra Polesine, Rovigo, per raggiungere infine Prato. Fin dai primi giorni tutti si diedero da fare per coordinare le cos, si riuscì ad aprire un asilo per i Fossaltini nella Villa De Sacca. Questa villa era fornita di numerose stanze. Tante famiglie vi si sistemarono, altre vennero accolte nei paesi vicini.

Con il tempo fu aperta una scuola elementare,intanto da Fossalta arrivavano brutte notizie, la chiesa, il campanile e moltissime abitazioni distrutte. Prato era ormai diventata il "centro fossaltino" funzionava un regolare servizio postale, la sede Comunale

Il nemico, varcato il fiume,tenta l'argine S. Marco, lo supera in vari va e vieni, infine dilaga a piccoli gruppi e poi in forze, raggiungendo le spalle della nostra seconda linea. Il terreno è impervio, le terre sono state subito allagate dalle macchine idrovore che si trovano sul canale di Millepertiche.

Il 15 giugno 1918 alle due di notte comincia la grande battaglia del Piave, a mezzogiorno il nemico è sulla nostra piazza, ci sono feriti alle 18.00 segue l'ordine di ritirarci, e verso la notte la battaglia si allenta. Con le prime luci dell'alba riprende il bombardamento, il nemico si riversa su Musile. La lotta per l'argine S. Marco inizia a cedere, la prima linea indietreggia ma resiste.

Dal bollettino del 19 giugno 1918: " Sul Piave la mattina fu calma, ma nel pomeriggio la battaglia divampò funesta... Egualmente intesa, ma su fronte più vasto, la lotta imperversò nel settore di Fosssalta. L'avversario incalzato di noi si difese disperatamente e ad ogni passo il terreno è stato teatro di epiche lotte ..." A. Diaz

Inizia la controffensiva, inizia un violento tiro sulle postazioni nemiche, colpo dopo colpo si liberano le case, in certi punti si arriva al Piave, gli austriaci si gettano nel Fiume, molti annegano. Ma è a Lampol che nelle giornate del 15 - 16 - 17 giugno che si consuma una battaglia infernale. Nell'ansa di Lampol tra l'argine S. Marco e il Fiume, il nemico bombarda sistematicamente per spianare la strada ai reparti d'assalto ungheresi, adopera proiettili dirompenti, gas lacrimogeni e asfissianti. La resistenza durò tre giorni, alla fine cercarono una via d'uscita verso l'argine, si salvarono in trenta.

Il 17 giugno il nemico in alcuni punti è avanzato 4 Km, spuntano mitragliatrici ovunque. Forse Hemingway allude a questo momento quando scrive: "Mentre il bombardamento faceva a pezzi la trincea di Fossalta, egli se ne stava piatto e disteso e sudava e pregava: Gesù caro, Ti prego tirami fuori, Cristo Ti prego, prego prego Cristo. Se soltanto mi salvi la vita farò quello che dici. Credo in te e dirò a tutti che sei l'unico che conta. Prego prego prego Gesù."

Gli innumerevoli tentativi di avanzata austriaca vengono bloccati. Il tracollo del nemico avviene dal sanguinoso successo degli attacchi sferrati il 20 giugno, alle 23.00 del 22 giugno il comando austriaco impartì la ritirata fino al Piave, ma l'incalzare dei nostri reparti la rese difficile. A Lampol l'ultima battaglia prima del tramonto, il ponte viene distrutto e ci fu la resa. Fossalta era interamente libera.

La notizia arrivò anche a Villa Sacca a Prato e quando il 4 novembre venne firmato l'armistizio fu una grande gioia.

[modifica] Hemingway e Fossalta

La sera dell'8 luglio 1918 a Fossalta, il celebre scrittore americano Ernest Hemingway, allora diciottenne, impegnato nel suo servizio di assistenza ai soldati italiani con la Croce Rossa Americana, fu ferito lungo la sponda del Piave da una granata austriaca esplosa a poca distanza da lui. Nell'esplosione morì un militare italiano ma Hemingway, benché ferito, riuscì a soccorrere un altro italiano ferito e a trascinarlo lontano dal fuoco nemico. Raggiunto ancora al ginocchio da colpi di mitragliatrice riuscì comunque a trascinarsi ancora, portando in salvo se stesso e l'italiano.

Il gesto gli valse la medaglia d'argento al valore assegnatagli dal Regno d'Italia, e un'altra onorificenza, la Croce di Guerra, da parte del governo degli Stati Uniti.

Questa sua drammatica esperienza, proseguita poi con una lunga degenza negli ospedali militari (furono necessarie 12 operazioni chirurgiche per estrarre le oltre 200 schegge che gli erano entrate nella gamba), fu la base per il suo famoso romanzo "Addio alle armi".

Una stele posta lungo l'argine del Piave, a Fossalta, ricorda il luogo dove Hemingway fu ferito.

Hemingway, tornando in Italia negli anni seguenti, volle rivedere a Fossalta il luogo del suo ferimento, e di tale luogo fa precisa menzione anche in un altro suo romanzo "Di là dal fiume e tra gli alberi", scritto nel 1950 e ambientato in Veneto.

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Bruno Perissinotto (centrosinistra) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 0421 679644
Email del comune: info@comunefossaltadipiave.it

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Note

  1. ^ Fonte: ISTAT - Bilancio demografico al 28/02/2007 [1].


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