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Fantasmi a Roma - Wikipedia

Fantasmi a Roma

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Fantasmi a Roma
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Titolo originale: Fantasmi a Roma
Lingua originale: {{{linguaoriginale}}}
Paese: Italia
Anno: 1961
Durata: 100'
Colore: colore
Audio: sonoro
Rapporto: {{{ratio}}}
Genere: commedia
Regia: Antonio Pietrangeli
Soggetto: Ruggero Maccari, Antonio Pietrangeli
Sceneggiatura: Sergio Amidei, Ennio Flaiano, Ettore Scola
Produttore: {{{nomeproduttore}}}
Produttore esecutivo: {{{produttoreesecutivo}}}
Casa di produzione: {{{casaproduzione}}}
Distribuzione (Italia): {{{distribuzioneitalia}}}
Storyboard: {{{nomestoryboard}}}
Art director: {{{nomeartdirector}}}
Character design: {{{nomecharacterdesign}}}
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Animatori: {{{nomeanimatore}}}
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Episodi:
Fotografia: Giuseppe Rotunno
Montaggio: Eraldo Da Roma
Effetti speciali: Franco Corridoni
Musiche: Nino Rota
Tema musicale: {{{temamusicale}}}
Scenografia: Mario Chiari, Vincenzo Del Prato
Costumi: {{{nomecostumista}}}
Trucco: {{{nometruccatore}}}
Sfondi: {{{nomesfondo}}}
Sequel: {{{nomesequel}}}
Si invita a seguire le linee guida del Progetto Film

Fantasmi a Roma è un film di Antonio Pietrangeli del 1961.

Indice

[modifica] Il film

Come giustamente afferma il Dizionario Morandini (Laura, Luisa e Morando Morandini - Dizionario dei film - Zanichelli), sono il distacco e l'eleganza le caratteristiche essenziali di questa preziosa opera cinematografica, una favola surrealistica costruita su una sceneggiatura brillante e spiritosa co-firmata da uno dei più grandi autori satirici del nostro teatro e della nostra letteratura: Ennio Flaiano.

Il film è una commedia fantasy (un genere di scarso riscontro nel nostro cinema passato e recente) condita di trovate comiche eccellenti, di sentimenti semplici e di alcune grandi ma discrete interpretazioni, come quella di Eduardo De Filippo, dell'indimenticato Tino Buazzelli, di un simpaticissimo Vittorio Gassman e di un esuberante Marcello Mastroianni, che qui arriva a ricoprire contemporaneamente tre ruoli diversi.

Il film, nella sua preziosità e nella sua eleganza risulta praticamente dimenticato e subisce il destino del suo regista Antonio Pietrangeli, schiacciato in quel periodo tra i successi della commedia all'italiana (alla quale il film è estraneo per i canoni di genere), il cinema visionario di Federico Fellini e i temi esistenziali della incomunicabilità e della alienazione tipici di altri registi di quel periodo.

Come afferma una monografia dedicata al regista romano, morto prematuramente a Gaeta nel 1968 durante le riprese di Come, quando, perché, Antonio Pietrangeli è stata un'invisibile presenza che ha attraversato il cinema italiano degli anni Sessanta.

È essenzialmente una favola dal lieto fine, narrata con toni educati e garbati, nella quale semplici figure di intraprendenti fantasmi, dai tratti fin troppo umani e macchiettistici, si contrappongono a venali e grossolani speculatori. Il bene vincerà su tutti i fronti e la visione, non troppo impegnativa, lascerà il posto ad un sano senso di divertimento teatrale, adatto anche ai più piccoli, nonostante le simpatiche esuberanze del Caparra.

Bella la descrizione di una Roma esoterica e minimale, ottima la fotografia di Giuseppe Rotunno, geniale l'idea di rendere i fantasmi bianchi e maiolicati, come scriveva Pestelli nella su critica su La Stampa nel 1961.

Sicuramente il film, risulta completamente comprensibile a chi si occupa specificatamente di restauro, (ed in cuor suo spera sempre di trovare un affresco nella vecchia casa di famiglia, proprio per poter restaurare l'affresco evitando di vendere l'immobile a dei biechi speculatori, come accade oggi), e non a categorie più borghesi ed insensibili a queste problematiche, quali ad esempio i ragionieri.

[modifica] Trama

L'anziano principe di Roviano (Eduardo De Filippo) vive solitario nel centro di Roma nell'antico palazzo residenza patrizia della sua famiglia dove di tanto in tanto subisce le visite di suo nipote Federico (Marcello Mastroianni) e della sua compagna Eileen,(l'attrice Belinda Lee) modesta attricetta dalle abitudini alquanto materiali.

Nel palazzo, in placida e serena coabitazione con il principe, dimorano anche alcuni fantasmi, tutti membri della stessa famiglia, morti però in circostanze violente o in incidenti.

Anche l'anziano principe un giorno, tentando di riparare uno scaldabagno difettoso, muore accidentalmente e il suo fantasma si unisce alla strana compagnia che abita ormai da secoli quelle stesse stanze.

Federico, unico erede, accondiscendendo le richieste di Rossana, decide di disfarsi dell'antico palazzo di famiglia vendendolo a degli abili speculatori edilizi che vorrebbero abbatterlo e costruire dei nuovi edifici.

I fantasmi rischiano così lo sfratto e per impedire che la antica residenza patrizia venga demolita decidono di trasformarla in un bene architettonico, ricorrendo all'aiuto di un volubile ed eccentrico fantasma-pittore del cinquencento, Il Caparra (Vittorio Gassman) che, su un soffitto, celato alla vista con una controsoffittatura in legno e tela dipinta, nella enorme camera da letto dell'antica dimora, dipinge in breve tempo un suo affresco.

Ma un esimio critico d'arte, contattato per periziare l'affresco fatto rinvenire dai fantasmi stessi, sentenzia trattarsi di un'opera trascurabile di artista sconosciuto, provocando l'ira del Caparra e la delusione dei fantasmi, i quali però non si danno per vinti e ricorrendo al più efficace dei metodi di convincimento riescono in qualche modo a corrompere il critico che, questa volta, colto da eccesso di zelo, attribuisce l'affresco non al Caparra bensì al Caravaggio, suo illustrissimo ed odiatissimo rivale.

Poco importa; i fantasmi raggiungono egualmente il loro scopo; grazie al rinvenimento dell'affresco il palazzo viene dichiarato bene monumentale e ne viene così scongiurata la demolizione.

Il principe Federico, una volta liberatosi della esigente Eileen e degli stessi speculatori, si trasferisce nella fastosa residenza patrizia della sua famiglia e circondato dalle invisibili e premurose presenze si concede finalmente a quella aristocratica vaghezza che la nobile condizione gli impone.

[modifica] Curiosità

  • "Il Caparra" fu un vero artista del Quattrocento, però fiorentino e maestro nell'arte del ferro battuto, non della pittura.
  • Il brano principale del film è lo stesso di Film d'Amore e d'Anarchia, del 1973, anch'esso musicato da Nino Rota.

[modifica] Bibliografia

  • L.Morandini, L.Morandini e M.Morandini - Dizionario dei film - Zanichelli - 2005
  • L. Pestelli - "La Stampa" 2/4/1961
  • G.P. Brunetta - Guida alla storia del cinema italiano - Einaudi 2003
  • G.Morelli G.Martini e G.Zappoli - Un' invisibile presenza. Il cinema di Antonio Pietrangeli - Il Castoro 1998


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