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Età moderna in Valle Camonica - Wikipedia

Età moderna in Valle Camonica

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Storia della Valle Camonica
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Categoria: Storia della Valle Camonica
Portale:Val Camonica

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Voce principale: Storia della Valle Camonica.

Per l'età moderna in Valle Camonica si considera il periodo del dominio della Serenissima Repubblica di Venezia iniziato nel 1454 e durato fino al 1797)

Indice

[modifica] XV° e XVI° secolo

Per approfondire, vedi la voce Streghe di Valle Camonica.

Finalmente in un periodo di pace i Camuni poterono dedicarsi alle loro attività civili, come il commercio e taglio della legna, ma soprattutto la lavorazione del ferro. I giovani promettenti avevano la possibilità di andare a studiare all'università di Padova.

Tra il 1475 e il 1520 risulta attivo in Valle Camonica il pittore Giovanni Pietro da Cemmo.

Lo stemma della Comunità di Valle Camonica, dice Gregorio Brunelli, è formato da un'aquila con le ali elevate sopra il dorso di una cerva giacete in campo verdeggiante e fiorito. Giulio Cesare Costantinopolitano, nel suo Araldo veneto, prova che l'aquila collocata negli armeggi rappresenta la nobiltà di natali, dignità grandezza d'animo, dominio, valore; come altresì il cervo indica moderazione e carità verso il prossimo.

La Valle era sotto il controllo del Capitanio di Valle Camonica, che risiedeva a Breno; Esso fu un ufficiale veneto fino al 1440, ma da quest'anno in poi fu sempre scelto tra i nobili Bresciani (al contrario di quanto sostenuto negli Statuti del 1428). Esso era affiancato da un Luogotenente, che fungeva da sostituto, e da un Vicario, che manteneva i contatti col centro amministrativo di Brescia. Vi era anche l'Avvocato di Valle, il Sindaco, il Canceliere, lo Jusdicente, il Presidente dello Spedale ed il Tesoriere.[1]

Stemma della comunità di Valle Camonica
Stemma della comunità di Valle Camonica

Il Sindaco doveva essere originario della Valle Camonica, avere più di trenta anni, appartenere alla Congregazione dei Deputati da almeno due anni, ed era considerata una carica di grande prestigio. Padre Gregorio Brunelli elenca i Sindaci dal 1458 al 1692, e si può notare come compaia ben 49 volte il cognome Federici e 11 volte quello degli Alberzoni di Breno, a dimostrazione di quanto fossero importanti queste famiglie nelle vicende della Valle.

La Comunità di Valle approvava e variava i propri statuti, purché non in contrasto con quelli della città di Brescia, ed aveva i seguenti organismi amministrativi: Il Consiglio Generale. Era formato da 154 membri di cui

  • 96 provenienti dai 48 comuni della Valle e 2 dalla Famiglia Federici
  • 11 membri del Consiglio dei Ragionati, l'equivalente della Corte dei Conti, si riuniva tre volte l'anno a controllare i bilanci della Valle Camonica;
  • 11 Ragionati aggiunti provenienti 2 dai 4 pievanati, uno da Borno, uno da Dalegno e uno dalla famiglia Federici.
  • 19 membri del Consiglio Segreto che deliberava in caso di necessità
  • 7 membri della Congregazione dei Deputati nominati dal Consiglio Generale.

In questo periodo si sviluppano delle associazioni chiamate confraternita, schola o fraglia, formate da laici con precisi regolamenti di vita ascetica. La più famosa di queste confraternite era quella dei disciplini, presente quasi in ogni paese della valle.

Il 10 giugno 1470 il Consiglio di Valle offre a Venezia 100 ducati di ferro e lamiera da usare nelle guerre contro i Turchi.[2]

Il 21 ottobre 1482 Marin Sanuto è in Valle Camonica.[3]

Il 29 marzo 1484 Svizzeri e milanesi minacciano d'invadere la Valle Camonica: Paride Lodrone respinge l'attacco. [4]

Nel 1496 Massimiliano d'Austria, imperatore del sacro romano impero, attraversa l'alta Valle Camonica scendendo dal passo del Tonale e risalendo dal passo dell'Aprica; sarà alloggiato a Vezza d'Oglio da Bertoldo Federici.[5]

Nel 1509 la Valcamonica è sotto il controllo di Luigi XII re di Francia: la Lega di Cambrais aveva infatti sconfitto Venezia nella battaglia di Agnadello, dove tra le schiere della Serenissima militavano anche dei Camuni sotto il comando di Bortolo Malegno. [6]

Sono ricordati i traditori, chiamati così già al tempo, che tentarono di strappare la Valcamonica e consegnarla al castello francese di Tirano: Filippo Pietro ed Antonio Federici di Edolo, Giovanni Franceschini di Vezza, Giovanni Tabachini dell'Aprica, il Motti del Buso e Rona suo fratello, tutti quelli della famiglia Antonioli di Monno e alcuni di Saviore. Il patto, stipulato in casa di Filippo Federici il 24 maggio 1509, permette al duca di Tirano Giacomo Trivulzio, che si faceva chiamare Dux Gallorum, di occupare la Valcamonica. Il territorio tornerà sotto il controllo veneto con la pace di Noyon, nel 1512, grazie anche allo stato dei Grigioni, si scacciarono i francesi dalla Valtellina.[7]

In questo periodo Vincenzo Ronchi, partigiano alla macchia sui monti, si adopera affinché Venezia riacquisti la Valle.[8]

Nel 1509 Leonardo da Vinci disegna una mappa della Valle Camonica, conservata nel Codice Atlantico a Windsor[9]

Il 18 gennaio 1512 Valerio Paitone e Vincenzo Ronchi assaltano e conquistano il castello di Breno, e la Valle ritorna Veneziana. Verrà riconquistata in breve tempo da Gaston de Foix-Nemours.[10]

Nel 1513 la Valle Camonica passa sotto il dominio Spagnolo, ed il 13 gennaio la Comunità di Valle invia i suoi messi a Milano per fare riconferma dei suoi statuti e diritti.[11]

Il 18 marzo 1516 i Lodrone d'accordo con gli Spagnoli saccheggiano i paesi di Monno, Bienno, Saviore e Breno. Qui imposero una taglia di 508 ducati che versò quasi tutta Giroldo Ronchi, per evitare la distruzione del paese.[12]

Nel 1516 Massimiliano d'Austria, imperatore del sacro romano impero risale dalla Valcamonica per tornare in Germania. Temendo una sollevazione della popolazione Camuna il conte Antonio Lodrone si reca a Breno imponendosi al Consiglio di Valle.[13]

L'imperatore è ad Edolo il 9 aprile, ed il 25 maggio 1516 Venezia riottiene la Val Camonica[14]

Nel 1518 la Serenissima riduce da 60 a 25 gli uomini del castello di Breno, ritenuto non più adatto a fungere da baluardo difensivo.[15]

Vi sono nuovamente scontri tra i vicini di Borno e gli abitanti della Valle di Scalve per il possesso del monte Negrino (questione aperta dal XI secolo). Venne quindi fatto un modello del monte conteso e portato al Consiglio Veneziano, che decise la proprietà.[16]

Nel secondo quarto del cinquecento risultano attivi in Valle Camonica il pittore Girolamo di Romano, detto Romanino e il lodigiano Callisto Piazza.

Il 15 luglio 1551 quattromila lanzichenecchi attraversano la Valle Camonica.[17]

Il 24 lugio 1552 il Principe di Salerno si trova a Breno. [18]

Valle Camonica vista da est, in una stampa col castello di Breno al centro
Valle Camonica vista da est, in una stampa col castello di Breno al centro

Il 17 marzo 1570 il Consiglio Generale delibera l'invio di 40.000 chilogrammi di ferro crudo a Venezia per la lotta contro i Turchi, e nel 1571 alcuni camuni parteciparono sotto insegne Veneziane alla battaglia di Lepanto.[19]

Si riporta che nel 1573, su 50 mila abitanti, solo 20 mila erano communicandi, molte donne si recavano in chiesa senza il velo sulla testa, vi era abuso di balli pubblici nelle giornate festive e non si pubblicavano i nomi degli inconfessi propter periculum sacerdotis.[20]

Per questo motivo tra il 24 agosto ed il 6 settembre del 1580 avviene in Valle la visita pastorale di San Carlo Borromeo, volta a rinvigorire la fede cattolica. [21]

[modifica] XVI° e XVIII° secolo

Nel 1630 scoppia l'epidemia di Peste. Molte località ricordano ancora tristemente i luoghi delle fosse comuni (come la località "i Morti" di Berzo Demo).

Nel 1658, secondo le indicazioni delle Cancellerie di Breno, la Valle Camonica contava 48 comuni, 80 parrocchie e 53.766 abitanti.[22]

Nel 1698 padre Gregorio Brunelli riporta che in Valle Camonica esistono circa venti ponti sul fiume Oglio.

Vi sono anche dei barconi sul fiume tra Corna e Darfo (oggi Darfo Boario Terme) e tra Volpino e Piano.[23]

Nel 1754 lo stato dei Grigioni rende carreggiabile la strada che sale fino all'Aprica e chiede al governo veneziano di fare la stessa cosa sull'altro versante. [24] L'opera sarà eseguita da Lodivico Panzerini di Cedegolo, ma alla fine dei lavori le comunità di tutti i comuni della Valcamonica (eccetto Cedegolo) denunciano al podestà di Brescia (Pier Andrea Capello) soprusi per la ricostruzione della valleriana ad opera del Panzerini. Egli era il signorotto più potente della valle, che eseguì i lavori di ricostruzione atterrando muraglie, abbattendo cascinali e facendo scorrere la via attraverso campi fertili. Il senato veneto manda in Valcamonica degli inquisitori a valutare l'operato del Panzerini e del cancelliere Vielmi, ma dopo una minuziosa ispezione si ritiene che gli imputati siano esenti da qualunque colpa e inoltre l'infelicissimo Panzerini, che è particolarmente bersagliato dai suoi perfindi nemici, non solo ha distratto denaro pubblico, ma, a conti fatti, è risultato creditore verso la valle di non tenue somma.[25]

Il 7 settembre 1764 il Senato Veneto emette la deliberazione che permette di prendere parte alle deliberazioni della vicinia ai forestieri risedenti in un paese da più di 50 anni.[26]

[modifica] Note

  1. ^ Tratto da:Gian Maria Bonomelli. Storia di Gorzone e del suo castello. Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972. 29
  2. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 403
  3. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 411
  4. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 413
  5. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 425
  6. ^ Antonio Guadagnini. Memorie storiche della Valcamonica. Brescia, Tipolitografia Venturini, 1857. 132
  7. ^ Tratto da: Giacomo Bianchi. La magnifica comunità di Corteno Golgi. Brescia, Massetti Rodella Editore [1979], 2005. 69
  8. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 474
  9. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 458
  10. ^ Antonio Guadagnini. Memorie storiche della Valcamonica. Brescia, Tipolitografia Venturini, 1857. 134
  11. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 498
  12. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 514
  13. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 517
  14. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 522
  15. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 531
  16. ^ Antonio Guadagnini. Memorie storiche della Valcamonica. Brescia, Tipolitografia Venturini, 1857. 138
  17. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 575
  18. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 578
  19. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 586
  20. ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 601 - 605
  21. ^ Tratto da: Lino Ertani. La Valle Camonica attraverso la storia. Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1996. 134
  22. ^ Tratto da:Gian Maria Bonomelli. Storia di Gorzone e del suo castello. Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972. 27
  23. ^ Tratto da: Gregorio Brunelli. Oliviero Franzoni (a cura di) Curiosi trattenimenti contenenti ragguagli sacri e profani dei Popoli Camuni. Breno, Tipografia Camuna [1698], 1998. 13
  24. ^ Tratto da: Giacomo Bianchi. La magnifica comunità di Corteno Golgi. Brescia, Massetti Rodella Editore [1979], 2005. 78
  25. ^ Tratto da: Giacomo Bianchi. La magnifica comunità di Corteno Golgi. Brescia, Massetti Rodella Editore [1979], 2005. 80
  26. ^ Tratto da:Gian Maria Bonomelli. Storia di Gorzone e del suo castello. Darfo Boario Terme, Armando Armanini, 1972.

[modifica] Bibliografia

  • Gregorio Brunelli. Curiosi trattenimenti continenti raguagli sacri e profani dé popoli Camuni. Venezia, 1698.
  • Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno : storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo : studio critico su 1400 fonti documentarie. Bienno, 1915.
  • Enrico Tarsia. Storia della Valle Camonica. Breno, 1958.
  • Lino Ertani. La Valle Camonica attraverso la storia. Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1996.


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