Streghe di Valle Camonica
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« Signori miei, son stato in Valcamonica per consultare le streghe di quel loco se mi saprebbon di Turpin la cronica mostrar per forza d'incantato foco; una vecchiarda in volto malinconica rispose allor con un vocione roco: -Gnaffe, che sì tu lo vedrai di botto; entra qui tosto meco e non far motto » |
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(Teofilo Folengo, Orlandino, I, stanza 12)
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La caccia alle streghe della Valcamonica fu una persecuzione condotta tra il XVI e l'XVII secolo, in Valle Camonica.
Indice |
[modifica] Documentazione
La fonte più ricca sulle streghe in Valle Camonica sono i Diarii del cronista veneziano Marin Sanudo, i quali riportano vicende accadute tra il 1496 ed il 1536 finalizzati a stendere una relazione dettagliata al Consiglio dei Dieci a Venezia.[1]
Invece gli atti dei processi di stregoneria, raccolti dalle parrocchie camune, sarebbero invece finiti, a fine ottocento, nella raccolta privata di don Luigi Brescianelli di Capo di Ponte, ma un ordine tassativo del vescovo di Brescia Giacinto Gaggia ne avrebbe imposto la distruzione al fine di non fomentare una campagna anticlericale. [2]
[modifica] Storia
[modifica] Periodo precedente alla caccia alle streghe
Il cristianesimo, giunto in Valle Camonica già alla finde dell'Impero Romano si diffuse tra la popolazione in modo superficiale e non prettamente ortodosso.
Nel 724 il re longobardo Liutprando proibisce con rigorose pene di adorare alberi e fontane, cercando di estirparle da tutti i luoghi del suo dominio; nel riguardo degli idolatri camuni usò invece clemenza, temendo una loro rivolta.[3]
Gli Statuti di Valle Camonica del 1498 punivano la sodomia e l'eresia diabolica con il rogo, sebbene i giudici fossereo inclini a mitigare le pene.[4]
Nel 1499 tre preti camuni: Martino Raimondi di Ossimo, Ermanno de Fostinibus di Breno, Donato de Buzolo di Paisco Loveno vengono condotti a Brescia in quanto accusati di recarsi in Tonale con l'olio santo e ostie consacrate per le messe nere e non somministravanol'estrema unzione. Gli studiosi confermano che in Valle Camonica vi era una forte degradazione del clero, sebbene escludono che vi siano stati episodi di depravazione.[5]
[modifica] Prima persecuzione 1505-1510
Nel 1433 alcune lamie sono bruciate in Sudtirolo, nel 1460 streghe in Valtellina e il 9 dicembre 1485 l’inquisitore domenicano Antonio da Brescia aveva denunciato l’esistenza dell’eresia stregonica in Val Camonica al Senato veneziano[6].
Il 23 giugno 1505 presso Cemmo vi fu un rogo di 7 donne ed un 1 uomo [7]
Nel 1510 presso Edolo vi fu rogo di streghe, arse con l'accusa di aver arrecato siccità con i loro sortilegi.
[modifica] Seconda persecuzione 1518-1521
La seconda persecuzione avviene con la riconquista della Valle Camonica da parte della Serenissima a seguito della pace di Noyon con la Francia.
Nei primi mesi de 1518 approdano in Valle e fissano la loro dimora nelle cinque pievi camune altrettanti inquisitori: don Bernardino de Grossis a Pisogne, don Giacomo de Gablani a Rogno, don Valerio de Boni a Breno, don Donato de Savallo a Cemmo e don Battista Capurione ad Edolo, tutti alle dipendenze del vescovo ed arcidiacono inquisitore Pietro Durante, i quali stabiliscono la sede del tribunale centrale a Cemmo.[8]
Nel luglio 1518 vennero arse più di 60 streghe e 20 uomini. Subiscono la condanna a morte anche tre personaggi di spicco della società stregonesca: tale Agnese "capitana delle fattucchiere", messer Pasino "cancelliere del Tonale" e un tale anonimo che era il corriere del primo in Francia e Spagna.[9]
In una lettera datata l' 1 agosto 1518 Giuseppe da Orzinuovi, funzionario veneto di Terraferma, scrive a Ludovico Quercini[10]:
« et pare che da quel tempo in qua siano trasferite le strigaria de albania in questa valle camonica; tanto che li è moltiplicata de tempo in tempo la maledizione, che se ora non se li feva condigna provisione, el morbo de tale peste andava tanto avanti che tutta quella valle, monte e piano, quei poveri sacerdoti et secolai, fati i fedeli parte di le Maestà divina et de loro senza più baptesimo che baptizzati et consequenter dediti ad opere diaboliche, dotti da fascinar li omini, strigar fantolini. » | |
Nel folklore popolare si tramanda che il Concilio di Trento avesse risolto il problema delle streghe, confinandole nel Pisgana: questa era una località tetra e impervia a monte di Ponte di Legno, che si trovava tra il Castellaccio ed il Pian di Neve.
Da lassù, si racconta, esse si facessero sentire con tuoni e lampi durante temporali particolarmente violenti.
[modifica] Periodo seguente alla caccia alle streghe
A seguito della persecuzione contro le streghe si riporta che nel 1573, su 50 mila abitanti, solo 20 mila erano communicandi, molte donne si recavano in chiesa senza il velo sulla testa, vi era abuso di balli pubblici nelle giornate festive e non si pubblicavano i nomi degli inconfessi propter periculum sacerdotis.[11]
Per questo motivo tra il 24 agosto ed il 6 settembre del 1580 avviene in Valle la visita pastorale di San Carlo Borromeo, volta a rinvigorire la fede cattolica. [12]
In tutti questi secoli, fino alla Controriforma sono convissuti, assieme alla religione cattolica, una serie di culti ancestrali diffusi tra la popolazione. Un esempio tra tutti è il ricordo della processione che si teneva nel comune di Vione presso una pietra sacra con un buco tondo, dove la gente del luogo chiedeva la pioggia, invocando Santa Paola. Essa venne ditrutta su ordine diretto di San Carlo Borromeo dal prete locale Stefano Camadini nel 1580, utilizzando una mazza di ferro.[13]
Nella tradizione orale camuna ancora oggi permane la convinzione che a seguito del concilio tridentino non si senta più parlare di streghe.[14]
[modifica] Le streghe del Tonale
Di particolare rilevanza sono le streghe del Tonale, in diverse leggende camune, e che si rifanno ad una matrice ancestrale e folklorica.
Il monte Tonale si trova tra la Valle Camonica e la Val di Sole, nella Lombardia nord-orientale.
Si tramanda che su questo monte, durante mese di giugno, venissero praticati degli incontri tra streghe, i così detti sabba.
Nel 1518 Carlo Miani, castellano di Breno e gentiluomo di Venezia scriveva al dott Zorzi[15]:
« a Breno alcune donne tormentate confessarono di haver fatto morir homini infiniti mediante polvere avuta dal demonio, la quale sparsa in aria facea sorgere procelle e con essa una asserì d’aver ucciso 200 persone... » | |
( 1518, Carlo Miani, Lettera)
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Allo stesso modo racconta di fanciulle che, spinte dalle loro stesse madri, disegnate delle croci a terra ci sputavano sopra urlando disgustose parole. Questo rito faceva apparire il demonio a cavallo che le scortava sulla vetta del Tonale, sul quale prendevano parte a pantagruelici banchetti. In cambio del loro ripudio del cristianesimo ottenevano bellezza e giovinezza.[16]
Venne perfino stampato un libro dal titolo Le streghe del Tonale col quale si metteva in guardia il popolo da queste portatrici di disgrazie e di misfatti.
[modifica] Un caso seicentesco: Caterina de Bèrs
Curiosa la storia di Caterina de Bèrs (Berzo), una giovane che sosteneva di essersi cibata per dodici anni della sola ostia consacrata: essa venne inizialmente venerata come santa dai compaesani.
Caterina, oriunda della famiglia Rossi di Poschiavo, ogni giorno vedeva démoni che la distraevano dalle sue orazioni; comunicava direttamente con Gesù Bambino, la Madonna, San Francesco e dopo la comunione entrava in estasi.
Il parroco del paese però le vieta la comunione quando scopre all'interno della sua bocca una "particola" di dubbia provenienza, ed avverte il Sant'uffizio accusandola di ipocrisia. Il tribunale inquisitorio, esaminandola, notò che aveva segnati sulle spalle i caratteri J,V,K,M, che sparirono però il giorno seguente.
Caterina, sospettata anche di esser luterana in quanto con parenti a Poschiavo, fu quindi condannata a 10 anni di prigione nel 1642, per affettata santità, con accuse riguardanti atti di insofferenza verso le autorità e violazioni alle regole della Chiesa.[17]
[modifica] Citazioni
« in Pisogne e in Edolo furono abbruciate nel 1510 sessanta streghe e alcuni stregoni che assaltavano huomini, donne, animali, seccavano prati, herbe, etc coi loro incantesimi. Quando furono menati al fuoco, dicevano che non lo temevano, che avrebbero fatto miracolo, loro era apparso il diavolo. Assurde accuse, ma allora i più le credevano ond’è a lodarsi la prudenza del governo di Venezia in tali occasioni [....] il vescovo Zane d’altra parte avuto eccitamenti dalla Valle Camonica, v’andò con un domenicano e predicatori e fece abbruciare alcune streghe ad Edolo » | |
( Cocchetti, Brescia e sua provincia, tratto dalla Grande Illustrazione del Lombardo–Veneto, 1859)
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« In Valcamonica et etiam qui a Bressa et per tutto lo mondo è sparsa questa triste eresia et abnegazione del Signore Dio e dei Santi. Et sono già stati brusati in Valcamonica in quattro luoghi circa 64 persone, maschi et femmine, at altrettanti e più ne sono in presone (...) et ne sono circa 5000, cosa inestimabile (...) » | |
[modifica] Argomenti correlati
[modifica] Note
- ^ Lorenzi, p. 106
- ^ Massimo Prevideprato. Tu hai renegà la fede - Stregheria ed inquisizione in Valcamonica e nelle Prealpi lombarde dal XV al XVIII secolo. Brescia, Vannini, 1992. 5
- ^ Tratto da: Giacomo Bianchi. La magnifica comunità di Corteno Golgi. Brescia, Massetti Rodella Editore [1979], 2005. 19
- ^ Massimo Prevideprato. Tu hai renegà la fede - Stregheria ed inquisizione in Valcamonica e nelle Prealpi lombarde dal XV al XVIII secolo. Brescia, Vannini, 1992. 19
- ^ Massimo Prevideprato. Tu hai renegà la fede - Stregheria ed inquisizione in Valcamonica e nelle Prealpi lombarde dal XV al XVIII secolo. Brescia, Vannini, 1992. 78-86
- ^ Romolo Putelli, Miscellanea di storia dell’arte camuna da inediti documenti, Breno
- ^ Bernardelli Curuz, p. 111
- ^ Massimo Prevideprato. Tu hai renegà la fede - Stregheria ed inquisizione in Valcamonica e nelle Prealpi lombarde dal XV al XVIII secolo. Brescia, Vannini, 1992. 68
- ^ Massimo Prevideprato. Tu hai renegà la fede - Stregheria ed inquisizione in Valcamonica e nelle Prealpi lombarde dal XV al XVIII secolo. Brescia, Vannini, 1992. 77
- ^ Bernardelli Curuz, p. 92
- ^ Romolo Putelli. Intorno al castello di Breno: storia di Valle Camonica, Lago d'Iseo e vicinanze da Federico Barbarossa a S. Carlo Borromeo. Brescia, La Nuova Cartografica [1915], 1989. 601 - 605
- ^ Tratto da: Lino Ertani. La Valle Camonica attraverso la storia. Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1996. 134
- ^ Massimo Prevideprato. Tu hai renegà la fede - Stregheria ed inquisizione in Valcamonica e nelle Prealpi lombarde dal XV al XVIII secolo. Brescia, Vannini, 1992. 51
- ^ Massimo Prevideprato. Tu hai renegà la fede - Stregheria ed inquisizione in Valcamonica e nelle Prealpi lombarde dal XV al XVIII secolo. Brescia, Vannini, 1992. 90
- ^ Lorenzi, p. 69
- ^ Bernardelli Curuz, p. ??
- ^ Massimo Prevideprato. Tu hai renegà la fede - Stregheria ed inquisizione in Valcamonica e nelle Prealpi lombarde dal XV al XVIII secolo. Brescia, Vannini, 1992. 111
- ^ Tratto da: Lino Ertani. La Valle Camonica attraverso la storia. Esine, Tipolitografia Valgrigna, 1996. 115
[modifica] Bibliografia
- Maurizio Bernardelli Curuz, Streghe bresciane: confessioni, persecuzioni e roghi fra il XV e il XVI secolo, Ermione, Desenzano, 1988
- Roberto Andrea Lorenzi, Sante medichesse e streghe nell'arco alpino, Praxis 3, Bolzano, 1994
- Massimo Prevideprato, Santa Caterina di Berzo: il caso di una mistificatrice nella Valcamonica del seicento, in "studi e fonti di storia lombarda", Milano, 1991
[modifica] Collegamenti esterni
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