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Enrico d'Orléans - Wikipedia

Enrico d'Orléans

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Regno di Francia
Casa d'Orléans

Luigi Filippo (1830-1848)
Filippo (VII) (1883 - 1894)
Filippo (VIII) (1894 - 1926)
Giovanni (III) (1926 - 1940)
Enrico (VI) (1940-1999)
Enrico (VII) (1999)

Enrico d' Orléans (Nouvion-en-Thiérache, 5 luglio 1908 – Chérisy19 giugno 1999) è stato un politico francese, e come Enrico (VI) di Francia, Conte di Parigi, è stato il pretendente unionista al Trono di Francia e di Navarra dal 1940 al 1999.

Indice

[modifica] Vita

Enrico (VI) d’Orléans, unico figlio maschio di Giovanni (III) d’Orléans, duca di Guisa (1874-1940) e di Isabella d'Orléans (1878-1961), è battezzato il 25 novembre 1908 con i seguenti nomi: Henri Robert Ferdinand Marie d’Orléans.

Dal 1926 è costretto all'esilio in virtù della legge del 1886, che impedisce di risiedere in Francia ai pretendenti al Trono di quel Paese. Prima di questa data era stata accordato al padre e alla sua famiglia di vivere in Patria, in quanto membri di una linea cadetta.

Si trasferisce dunque in Belgio, poi in Marocco, quindi in Spagna e infine in Portogallo. Nel 1929 il padre gli conferisce il titolo di Conte di Parigi.

Nel 1931, Enrico sposa a Palermo Isabella d'Orléans-Braganza (1911-2003), la cui unione sarà allietata da undici figli:

  1. Isabella d'Orléans (1932-) - sposa nel 1964 Friedrich-Karl, conte di Schönborn-Buchheim (1938) - con discendenza;
  2. Enrico (VII) d'Orléans (1933-), primogenito, conte di Clermont poi Conte di Parigi e Duca di Francia; sposa (div.1984) Maria Teresa di Württemberg (1934), Duchessa di Montpensier - con discendenza;;
  3. Elena d'Orléans (1934-), sposa il conte Évrard di Limburgo-Stirum (1927-2001) - con discendenza;
  4. Francesco d'Orléans (1935-1960), Duca d'Orléans, « mort au champ d'honneur » (guerra d'Algeria) - senza discendenza;
  5. Anna d'Orléans (1938-), sposa Carlo di Borbone (1938-), Duca di Calabria e Infante di Spagna - con discendenza;
  6. Diana d'Orléans (1940), sposa nel 1960 Carlo Maria di Württemberg (1936-), duca di Württemberg - con discendenza;
  7. Michele d'Orléans (1941-), Conte d'Évreux, sposa nel 1967 (morg.) Beatrice de Pasquier de Franclieu (divorziati) - con discendenza;
  8. Giacomo d'Orléans (1941), Duca d'Orléans, sposa nel 1969 Gersende di Sabran-Pontevès - con discendenza;
  9. Claudia d'Orléans (1943-), sposa nel 1964 Amedeo di Savoia (1943-), duca d'Aosta, poi di Savoia (matrimonio dchiarato nullo nel 1987) - con discendenza;
  10. Chantal d'Orléans (1946-), sposa Francois-Xavier de Sambucy de Sorgue - con discendenza;
  11. Thibaut d'Orléans (1948-1983), Conte di la Marche, morto in repubblica Centrafricana - sposa (morg.) nel 1972 Marion Gordon-Orr – con discendenza.

[modifica] Seconda Guerra Mondiale

Enrico, dopo un primo interessamento verso il governo del maresciallo Pétain, rifiuta il Ministero per gli approvvigionamenti propostogli da Pierre Laval ed entra nella Legione Straniera, dove combatterà per la «Francia libera», con il nome di Henri d'Orliac, dal momento che ancora è in vigore la legge d'esilio.

Nel novembre-dicembre 1942, prende parte ad una cospirazione organizzata da Henri d'Astier de La Vigerie, scopo della quale è la rimozione dell'ammiraglio Darlan, che, a loro parere, impedisce l'unificazione delle armate francesi di liberazione.

Questo complotto non ambiva alla restaurazione monarchica, ma alla formazione, sotto la guida del Conte di Parigi, di un governo di unità, nel quale De Gaulle avrebbe diretto gli Affari Politici e Giraud gli Affari Militari, fino alla liberazione della Francia metropolitana. A liberazione avvenuta, si sarebbe rimesso al popolo il compito di decidere la forma istituzionale.

Il 24 dicembre 1942, Fernand Bonnier de La Chapelle, patriota della resistenza francese, uccide l'ammiraglio Darlan. Le cose, però, non vanno a favore del Conte di Parigi: La Chapelle viene fatto giustiziare da Henri Giraud, che prende il posto di Darlan come ammiraglio, e Enrico d'Orléans è costretto nuovamente all'esilio, in forza della legge del 1886.

[modifica] Orleanismo e Legittimismo

Enrico d'Orléans fu riconosciuto dalla maggior parte dei monarchici francesi come Enrico VI, successore legittimo dei Re di Francia e di Navarra.

[modifica] La situazione dei monarchici prima di Enrico d'Orléans

Blasone moderno della Casa di Francia

Alla morte (1883) di Enrico V, detto Conte di Chambord e ultimo Borbone del ramo diretto, il movimento legittimista si divise: la maggioranza riconobbe i diritti del Conte di Parigi, Filippo (VII) d'Orléans (1838-1894), nipote di Luigi Filippo, che del resto era stato indicato espressamente come più prossimo successore da Enrico V; ma una minoranza non trascurabile rifiutò di sostenere gli Orléans.

Il motivo principale di questo rifiuto fu l'ostilità nei confroti della Casa d'Orléans, che aveva votato per il Regicidio (1793) e aveva scavalcato i diritti del ramo primogenito durante il periodo della Monarchia borghese (1830-1848). Altri inoltre avanzavano delle riserve dinastiche: alcuni di questi arrivarono a riconoscere come Re titolari i pretendenti Carlisti al Trono di Spagna. Comunque Giovanni Pio di Borbone-Spagna Conte di Montizón, Giovanni III per i suoi sostenitori, che nel 1883 era il rappresentante primogenito della Casa Capetingia, non sembrava troppo interessato né alle pretese carliste né a quelle "legittimiste" francesi. I partigiani di Giovanni di Borbone divennero presto noti come Bianchi di Spagna, mentre i legittimisti pro-Orléans furono chiamati Bianchi d'Eu (dal nome del castello d'Eu, allora residenza del Conte di Parigi). Comunque, non tutti gli anti-orleanisti si identificarono nei Bianchi di Spagna: molti aderirono al survivantisme (credenza o speranza in una linea nascosta discendente da Luigi XVII: una sorta di Sebastianismo alla francese).

D'altra parte i Bianchi di Spagna non ebbero un grande seguito e subirono la crisi determinata dalla estinzione (1936) della linea carlista dei Borbone. Infatti, il ricongiungimento ad Alfonso XIII, Re di Spagna in esilio, che incarnava una sorta di Orleanismo spagnolo, si rivelava alquanto problematico o addirittura impossibile per i più radicali: la questione non era dinastica, ma ideologica! Costoro riversarono il loro appoggio su Saverio di Borbone-Parma, nipote, per via femminile, dell'ultimo carlista e bisnipote di Enrico V.

Nel frattempo i Bianchi d'Eu erano divenuti i principali portavoci del movimento monarchico francese: essi sostenevano i diritti dinastici degli Orléans, ma non per questo avevano sposato l'Orleanismo ideologico, basato sul liberalismo politico. Essi rimasero fedeli al "Legittimismo" ideologico, che univa tradizionalismo e cattolicesimo sociale. Tra costoro si annovera René de La Tour du Pin. Del resto gli "orleanisti ideologici" erano passati al repubblicanesimo moderato di Thiers. Inoltre Filippo VII, pur senza rinnegare il nonno, intendeva porsi sulla scia tracciata da Enrico V, al contrario degli zii, il Duca d'Aumale e il Principe di Joinville, ultimi rappresentanti dell'Orleanismo politico.

L'apporto di Charles Maurras e dell'Action française fu decisivo: prima del 1914, il Lealismo francese sembrava essere una sola cosa con l'Action française, fedele a Filippo VIII, Duca d'Orléans, il quale non si curava di politica, facendo pressocché pieno affidamento sul geniale Maurras.

[modifica] L'ingresso in poltica di Enrico d'Orléans

L'Action Française continuò a lungo ad agire incontrastata nel mondo monarchico francese, fino a quando il nuovo Conte di Parigi, Enrico d'Orléans, cominciò, ancora in vita il padre Giovanni III, ad assumere poco a poco un ruolo politico, scuotendo il monopolio maurrassiano. Di qui la rottura politica tra il Conte di Parigi, il padre e l'Action française, nel 1937, rottura fortemente sentita dai Bianchi d'Eu, e che faceva seguito alla condanna vaticana dell'Action française del 1926. Comunque, la rottura politica tra gli Orléans e l'Action française non si tradusse in una rottura d'ordine dinastico: Charles Maurras continuò, fino alla sua morte, a sostenere i diritti degli Orléans.

Ma la spaccatura del 1937 e gli orientamenti politici "avventurosi" del Conte di Parigi (divenuto "Enrico VI" nel 1940) produssero disorientamento fra i Bianchi d'Eu, tra i quali cominciò a farsi strada anche l'eventualità di un riorientamento dinastico: quasi invisibili nel periodo d'oro dell'Action française, i Bianchi di Spagna tornarono a farsi sentire sulla scena monarchica francese, crescendo nei consensi a partire dagli anni '50. Questi ultimi abbandonarono il Carlismo poltico dei Borbone-Parma e cominciarono a sostenere i diritti di una linea morganatica spagnola[1], ma che poteva vantare la primogenitura capetingia: i sostenitori di questo ramo si fanno chiamare "Legittimisti", nonostante la scarsa corrispondenza con la tradizione della Monarchia francese dal 1713 al 1830 (esclusione delle linee morganatiche, distinzione e separazione della Casa di Spagna dalla Casa di Francia in base al trattato di Utrecht e alla prassi consolidata nel riconoscimento del titolo Premier Prince du Sang al Duca d'Orléans sin dal 1713).

Nonostante le scelte politiche poco accorte del Conte di Parigi, la maggioranza dei monarchici francesi continuò a sostenere i suoi diritti così come continuò ad essere riconosciuto come Capo della Casa di Francia da parte delle Corti d'Europa.

[modifica] Dopo la guerra

Il Conte di Parigi rientra in Francia solo nel 1950, dopo l'abrogazione della legge d'esilio. In politica, sostiene la linea di De Gaulle, il quale sembra gli faccia intendere, nel 1962, un proprio sostegno alla Monarchia.

Nel 1975, istituisce la Fondation Saint-Louis con l'obiettivo di preservare i beni della Famiglia d'Orléans; al contempo amministra la Fondation Condé.

Nel 1983, la famiglia è scossa dalla morte, in repubblica Centraficana, dell'undicesimo figlio del Conte di Parigi, Thibaut conte della Marche, già accusato di ricettazione. Già un altro figlio di Enrico era premorto al padre, François, caduto per la Francia in Algeria, nel 1960.

Al tempo della Prima Coabitazione (1986-88), il Conte di Parigi si pronuzia più volte in favore del vecchio conoscente François Mitterrand, il quale aveva dimostrato un certo interessamento nei confronti delle cerimonie del Millenario Capetingio (1987), al contrario del presidente Valéry Giscard d'Estaing.

Enrico (VI) di Francia muore nel 1999 e viene sepolto nella Cappella Reale di Dreux

[modifica] Atti dinastici

Il 31 ottobre 1984 ritira il titolo di cortesia di Conte di Clermont al figlio primogenito Enrico in ragione del di lui scandaloso (per un'aspirante Maestà Cristianissima) divorzio e successivo matrimonio civile con donna divorziata. Gli concede il titolo minore di Conte di Mortain, intendendolo escludere dalla successione. Con lettera del 31 ottobre 1990, resa pubblica il 7 marzo 1991, riconcede al figlio il titolo di Conte di Clermont.

Sempre nel 1984, Enrico VI esclude dalla successione anche il nipote Francesco, primogenito di Enrico (VII), a causa della sua grave malattia mentale[2].

Se però il primo atto si colloca nel rispetto della tradizione e forse delle Leggi fondamentali del Regno, questo secondo appare fortemente in contrasto con le consuetudini dinastiche, non potendo in alcun modo il Re scegliere il proprio successore: più in linea con la tradizione sarebbe stata la costituzione di un Consiglio di Reggenza, presiedeuto dal primo in linea di successione dopo Francesco, che sarebbe entrato in funzioni al momento della successione del Principe in questione.

[modifica] Albero genealogico

1. Enrico (VI) di Francia Padre:
2. Giovanni (III) di Francia
Nonno paterno:
4. Roberto, Duca di Chartres
Bisnonno paterno:
8. Ferdinando Filippo, Duca d'Orléans
Trisnonno paterno:
16. Luigi Filippo d'Orléans, Re dei Francesi
Trisnonna paterna:
17. Maria Amalia delle Due Sicilie
Bisnonna paterna:
9. Elena di Meclemburgo-Schwerin
Trisnonno paterno:
18. Federico Luigi, Granduca ereditario di Meclemburgo-Schwerin
Trisnonna paterna:
19. Carolina Luisa di Sassonia-Weimar-Eisenach
Nonna paterna:
5. Francesca di Joinville
Bisnonno paterno:
10. Francesco d'Orléans, principe di Joinville
Trisnonno paterno:
20. Luigi Filippo d'Orléans, Re dei Francesi (=16)
Trisnonna paterna:
21. Maria Amalia delle Due Sicilie (=17)
Bisnonna paterna:
11. Francesca, Infanta del Brasile e del Portogallo
Trisnonno paterno:
22. Pietro IV del Portogallo, Imperatore el Brasile
Trisnonna paterna:
23. Maria Leopoldina d'Austria
Madre:
3. Isabella di Francia
Nonno materno:
6. Filippo (VII) di Francia
Bisnonno materno:
12. Ferdinando Filippo, Duca d'Orléans
Trisnonno materno:
24. Luigi Filippo d'Orléans, Re dei Francesi (=16)
Trisnonna materna:
25. Maria Amalia delle Due Sicilie (=17)
Bisnonna materna:
13. Elena di Meclemburgo-Schwerin
Trisnonno materno:
26. Federico Luigi, Granduca ereditario di Meclemburgo-Schwerin (=18)
Trisnonna materna:
27. Carolina Luisa di Sassonia-Weimar-Eisenach (=19)
Nonna materna:
7. Maria Isabella d'Orléans, Infanta di Spagna
Bisnonno materno:
14. Antonio Duca di Montpensier
Trisnonno materno:
28. Luigi Filippo d'Orléans, Re dei Francesi (=16)
Trisnonna materna:
29. Maria Amalia delle Due Sicilie (=17)
Bisnonna materna:
15. Luisa Fernanda di Spagna
Trisnonno materno:
30. Ferdinando VII di Spagna
Trisnonna materna:
31. Maria Cristina delle Due Sicilie

[modifica] Note

  1. ^ Paul Preston (1995), Francisco Franco - La lunga vita del Caudillo, A. Mondatori ed., p. 166n: <<Il primogenito di Alfonso XIII, Alfonso, soffriva di emofilia e aveva rinunciato formalmente al diritto al trono nel giugno del 1933, quando aveva contratto matrimonio morganatico con Edelmira Sampedro Ocejo, figlia di un ricco proprietario terriero di Cuba, Il secondogenito Jaime, aveva immediatamente rinunciato ai propri diritti perché disabile (era sordomuto). Jaime li avrebbe, comunque, persi automaticamente quando, nel 1935, anch'egli contrasse matrimonio morganatico con l'italiana Emanuela dampierre Ruspoli dei duchi di San Lorenzo, che pur essendo aristocratica, non era di sangue reale.>>
  2. ^ Le Monde 1987

[modifica] Bibliografia

Pubblicazioni di Enrico di Francia, a firma Conte di Parigi

  • La maîtrise de l’Air (brochure) (vers 1932).
  • Essai sur le gouvernement de demain, Flammarion, 1936.
  • Le Prolétariat, Œuvres Françaises, 1937.
  • Programme - 1938, opuscolo edito dalla Segreteria del Principe, 1938 - riedito dalla Nouvelle Action Française nel 1972.
  • Entre Français, Lefevbre, 1947.
  • Textes - 1934-1948, opuscolo edito dalla Segreteria del Principe, 1948
  • Raison garder, Éditions internationales, 1951 - riedito dalla Nouvelle Action Française nel 1974.
  • Mémoires du roi Louis-Philippe, Perrin, 1973 (prefazione).
  • Au service de la France : Mémoires d'exil et de combats, Atelier Marcel Jullian, 1979 - riedito Le Livre de Poche, 1981.
  • Lettre aux Français, Fayard, 1983.
  • L'avenir dure longtemps, Grasset, 1987.
  • Dialogue sur la France, correspondance et entretiens avec le général De Gaulle - 1953-1970, Fayard, 1994.
  • Les rois de France et le Sacré, éditions du Rocher, 1996.
  • Mon album de famille (in collaborazione con Michele di Grecia), Perrin, 1996.

Pubblicazioni su Enrico (VI) di Francia

  • Renée Pierre Gosset, Expédients provisoires, Fasquelle, Paris, 1945.
  • Xavier Walter, "Un roi pour la France : Henri comte de Paris 1908-1999",François-Xavier de Guibert, 12 juin 2002
  • Philippe Delorme, L'homme qui rêvait d'être roi, Entretiens avec Henri comte de Paris, Buchet-Chastel, 2006.
  • Vincent Meylan, Contre-enquête sur le comte et la comtesse de Paris, Pygmalion, 2007.
  • Merry Bromberger, Le Comte De Paris, et La Maison De France, (Plon) 1956.
Predecessore: Pretendenti alla Corona di Francia

(Orléans)
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Giovanni III 1940 - 1999 Enrico VII I
II
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