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Dinastia Qing - Wikipedia

Dinastia Qing

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La dinastia Qing o Ch'ing (Manciù: daicing gurun; cinese: 清朝; pinyin: qīng cháo; Wade-Giles: ch'ing ch'ao), a volte nota anche come dinastia Manciù, fu fondata dal clan Manciù degli Aisin Gioro, nell'attuale Manciuria, espansasi poi nella Cina vera e propria e nei territori circostanti dell'Asia interna, costituendo così l' Impero del grande Qing (Cinese: 大清帝國, pinyin: dàqīngdìguó). Dichiarata in seguito come Recente dinastia Jin nel 1616, cambiò il suo nome nel 1636 in "Qing" e conquistò l'intera Cina nel 1644 governandola fino al 1912. La denominazione "Jin" non è da confondersi con la dinastia "Jin" del periodo tra il 936 e il 946.

Indice

[modifica] Formazione dello stato Manciù

Bandiera della dinastia Qing, 1862-1890
Bandiera della dinastia Qing, 1862-1890

La dinastia Qing non fu fondata dall'etnia degli Han che formano la stragrande maggioranza della popolazione.

Il popolo semi-nomade dei Manciù si distinse per la prima volta nell'attuale Cina nord-orientale. Traendo vantaggio dall'instabilità politica e dalle ribellioni popolari che sconvolgevano la dinastia Ming, le forze militari dei Manciù si riversarono nella capitale dei Ming, Pechino, nel 1644 e vi rimasero fino alla detronizzazione della dinastia Qing nel corso della rivoluzione dello Xinhai del 1911, quando l'ultimo imperatore abdicò all'inizio del 1912.

Lo stato Manciù fu formato da Nurhaci all'inizio del XVII secolo. Originariamente vassallo dei Ming, si dichiarò imperatore della recente dinastia Jin nel 1609. Nello stesso anno estese le risorse economiche ed umane - come anche la tecnologia - schiavizzando gli abitanti cinesi della Manciuria. Nel 1625 Nurhaci costituì la sua capitale a Shanyang (in Manciù: Mukden), ma l'anno successivo subì la sua prima grande sconfitta militare di fronte al generale Ming Yuan Chonghuan. Nurhaci morì lo stesso anno. Uno dei traguardi più importanti fu la creazione di otto unità di bandiera responsabili per l'amministrazione civile e militare di tutte le loro truppe e delle loro famiglie.

Il successore di Nurhaci, Huang Taiji (Abaj) proseguì l'opera del padre incorporando le prime unità cinesi nel suo esercito. Huang Taiji adottò inoltre diverse istituzioni politiche Ming nel suo stato Manciù, ma fornì anche alla dominazione Manciù tali istituzioni attraverso un sistema di quote. Quando Lingdan Khan, l'ultimo gran Khan dei Mongoli, morì sulla strada per il Tibet nel 1634, suo figlio Ejey si arrese ai Manciù e diede il grande sigillo della dinastia Yuan a Huang Taiji. Nel 1636 Huang Taiji rinominò lo stato "Qing" (puro), facendo intuire l'ambizione di espanderlo oltre la Manciuria. In una serie di campagne militari sottomise la Mongolia interna e la Corea e assunse il controllo della regione del fiume Amur (Heilongjiang).

[modifica] La conquista della Cina

Dopo anni di tumulti, la capitale Ming, Pechino, venne saccheggiata da una coalizione di forze ribelli capeggiate da Li Zicheng. La dinastia Ming finì ufficialmente quando l'ultimo imperatore Ming si suicidò impiccandosi su un albero di una collina che dominava la Città proibita. Dopo aver preso Pechino nell'Aprile del 1644, Li Zicheng condusse un esercito di 60.000 uomini per confrontarsi con Wu Sangui, il generale al comando della guarnigione Ming forte di 100.000 uomini a guardia di Shanhaiguan (山海關). Shanhaiguan è il passo fondamentale nord-orientale della grande muraglia cinese, situata a cinquanta miglia a nord-est di Pechino e per anni le sue difese avevano tenuto i Manciù fuori dalla Cina. Wu, preso tra due nemici, decise di avvicinarsi ai manciù e si alleò con il principe Dorgon, reggente dell'imperatore Shunzhi allora di sei anni, figlio dell'imperatore Huang Taiji che era passato a miglior vita l'anno prima.

Insieme i due eserciti incontrarono le forze ribelli di Li Zicheng nella battaglia del 27 maggio 1644. Anche se i ribelli furono messi in fuga, l'esercito di Wu era così stremato dal combattimento del giorno che non ebbe altra possibilità se non quella di unirsi alle forze mancesi per riprendere Pechino il 6 giugno e iniziare la conquista dell'intera Cina. Ci vollero altri diciassette anni per combattere i lealisti dei Ming, i loro pretendenti e i ribelli. L'ultimo pretendente Ming, il principe Gui, riparò in Birmania ma fu recuperato da una spedizione dei Qing capeggiata da Wu Sangui che lo fece portare nella provincia dello Yunnan dove venne giustiziato all'inizio del 1662.

I governatori manciù istituirono il famoso "ordine del codino", che costrinse gli Han ad adottare la capigliatura manciù (il "codino infame") e l'abbigliamento in stile manciù che simboleggiava la loro fedeltà alla dinastia. La severa regola decretava che tutti i maschi Han cinesi si dovessero rasare i capelli sulla fronte a metà del capo e raccogliere tutti i capelli rimasti in una lunga coda. Questo ordine violava l'etica confuciana e la pratica cinese, che stabiliva che non si dovevano tagliare i capelli. Comunque i Cinesi non avevano scelta, qualcosa dovevano farsi tagliare: o i capelli o la testa. Durante i 268 anni di governo manciù vi furono diverse ribellioni proprio a causa di questa ordinanza.

[modifica] Kangxi e il consolidamento

L'imperatore Kangxi (r. 1662 - 1722) salì al trono all'età di sette anni. Nei primi anni del suo regno fu molto aiutato dalla nonna, la grande favorita Xiaozhuang.

I manciù si resero conto che difendere il loro impero, acquisito di recente, non era un compito facile. La vastità del territorio cinese significava che vi erano truppe di bandiera per proteggere le città chiave e formare l'osso di una rete di difesa che si fondava fondamentalmente su soldati Ming arresisi alla nuova dinastia regnante.

Proprio tre generali Ming che si arresero si distinsero per i loro contributi alla causa imperiale Qing, ricevettero il titolo nobile di principi feudali (藩王) e il titolo di governatori di vasti territori nella Cina meridionale. Il loro capo era Wu Sangui (吳三桂), che ricevette la provincia dello Yunnan e il Guizhou, mentre i generali Shang Kexi (尚可喜) e Geng Zhongming (耿仲明) rispettivamente il Guangdong e il Fujian.

Con il passare degli anni i tre signori feudali e i loro territori divennero inevitabilmente sempre più autonomi. Infine, nel 1673, Shang Kexi presentò una petizione all'imperatore Kangxi, manifestando il suo desiderio di ritirarsi dalla sua città natale nella provincia di Liaodong (遼東) e nominò suo figlio come successore. Il giovane imperatore garantì il suo ritiro ma negò l'eredità del suo feudo. Come reazione gli altri due generali decisero di fare due petizioni dello stesso tipo per mettere alla prova la capacità risolutiva di Kangxi, pensando che non avrebbe corso il rischio di offenderli. Ma il giovane imperatore riparò al loro bluff accettando le loro richieste e ordinando che tutti e tre i loro feudi venissero restituiti alla corona.

Messo faccia a faccia con la perdita del potere, Wu Sangui capì di non avere altra scelta se non di scatenare una rivolta. Fu raggiunto da Geng Zhoming e dal figlio di Shang Kexi, Shang Zhixin (尚之信). La ribellione che ne scaturì durò otto anni. Al culmine dei periodi favorevoli per i ribelli, essi riuscirono ad estendere il loro controllo a nord fino al fiume Changjiang (長江). Tuttavia il governo Qing riuscì a sedare la ribellione e riprese a esercitare il suo controllo su tutta la Cina meridionale; questa ribellione sarebbe stata conosciuta nella storia cinese come la Rivolta dei tre feudatari.

Le minacce, tuttavia, non erano tutte intestine. L'imperatore Kangxi condusse la Cina personalmente in una serie di campagne militari contro il Tibet, la Zungaria e poi la Russia. Concertò il matrimonio di sua figlia con il Khan Gordhun per evitare un'invasione. La campagna militare di Gordhun contro i Qing fallì, rafforzando ulteriormente l'impero. Anche Taiwan fu catturata dalle forze Qing nel 1683 dal figlio di Zheng Jing, Zheng Ke-Shuang; il precedente (suo nonno Koxinga) l'aveva conquistata dagli Olandesi.

Alla fine del XVII Secolo la Cina era nel suo momento di massimo splendore dall'inizio della Dinastia Yuan e Kangxi era riuscito a rafforzare il controllo del governo Qing sulla Cina vera e propria.

Kangxi trattò inoltre con molti missionari Gesuiti che vennero in Cina con la speranza di ottenere conversioni di massa. Sebbene il loro intento avesse fallito, Kangxi continuò a ospitare pacificamente i missionari a Pechino.

[modifica] Gli imperatori Yongzheng e Qianlong

Questo vaso in giada e metallo fu creato nel periodo Qing, durante il regno di Qianlong nel XIX. secolo. È conservato alla Smithsonian Institution di Washington, D.C.
Questo vaso in giada e metallo fu creato nel periodo Qing, durante il regno di Qianlong nel XIX. secolo. È conservato alla Smithsonian Institution di Washington, D.C.

Yongzheng (r. 1723 - 1735) e suo figlio Qianlong (r. 1735 - 1796) e i loro regni erano all'apogeo del potere Qing, governando su più di 13 milioni di kilometri quadrati di territorio.

Dopo la morte di Kangxi nell'inverno del 1722, il suo quarto figlio Yinzhen gli successe come imperatore Yongzheng. È un personaggio controverso a causa delle voci sulla sua possibile usurpazione del trono e negli ultimi anni di Kangxi fu coinvolto in dure lotte politiche con i suoi fratelli. Yongzhen era un amministratore che lavorava sodo e governava con il pugno di ferro. Il suo primo passo verso un regime più duro arrivò quando portò il sistema di esaminazione statale ai suoi standard originari. Nel 1724 scoprì tassi di cambio illegali sulle monete, che venivano manipolati dagli ufficiali perché si adattassero ai loro bisogni finanziari. Quelli che venivano colti in flagrante sulla violazione dei nuove leggi venivano immediatamente esautorati o, nei casi estremi, giustiziati. Yongzheng ordinò anche la creazione di un centro di comando generale (軍機處) che divenne di fatto il Consiglio dei ministri fino alla fine della dinastia.

Yongzheng dimostrò grande fiducia negli ufficiali Han e nominò molte delle sue guardie personali a posizioni prestigiose. Nian Gengyao venne nominato per condurre una campagna militare al posto del fratello dell'imperatore Yinti nello Qinghai. Le azioni arroganti di Nian, comunque, portarono alla sua caduta nel 1726. Il regno di Yongzheng vide il consolidamento del potere imperiale al suo apogeo nella storia cinese e diversi territori vennero incorporati nel Nord-Ovest.

Yongzheng morì nel 1735. Gli succedette il figlio Hongli con il nome di Qianlong. Era conosciuto come un abile generale. Succedendo al trono all'età di 24 anni, Qianlong condusse personalmente l'esercito nelle campagne vicino allo Xinjiang e in Mongolia. Rivolte e sommosse nello Sichuan e in parti della Cina meridionale vennero successivamente placate.

Per circa quarant'anni, durante il regno di Qianlong, il governo Qing vide il ritorno di una grande corruzione. L'ufficiale Heshen fu probabilmente uno dei più corrotti nell'intera dinastia Qing. Alla fine fu costretto a suicidarsi dal figlio di Qianlong, Jiaqing (r. 1796 - 1820).

[modifica] Ribellioni, tumulti e pressioni esterne

Impero Qing nel 1892
Impero Qing nel 1892
Bandiera della dinastia Qing dal 1890 al 1912
Bandiera della dinastia Qing dal 1890 al 1912

Opinione comune sulla Cina del XIX secolo è che in quest'era il controllo dei Qing si indebolì e la sua prosperità diminuì. Infatti la Cina soffriva di un enorme squilibrio sociale, di stagnazione economica e di un esplosivo tasso demografico che complicò sempre più la fornitura di cibo. Gli storici offrono varie spiegazioni a questi avvenimenti, ma generalmente si è d'accordo che il potere dei Qing era, nel corso dei secoli tormentato da problemi interni e da una pressione esterna che era semplicemente esagerata per il vetusto governo cinese, la burocrazia e gli affari economici.

La rivolta dei Taiping a metà del diciannovesimo secolo è stata la prima grande occasione di sentimento anti-manciù che minacciava la stabilità della dinastia Qing, un fenomeno che sarebbe solo aumentato negli anni successivi. Comunque il numero orribile di vittime di questa ribellione - ben 30 milioni di persone potrebbero essere morte - e la completa devastazione di una vasta area nel sud del paese sono state in un certo senso adombrate da un altro conflitto significante. Sebbene non proprio sanguinoso, il mondo esterno con le sue idee e le sue tecnologie ebbero un impatto rivoluzionario tremendo su uno stato Qing incerto e sempre più debole.

Uno dei temi principali che colpirono la Cina del diciannovesimo secolo era il problema di come trattare con altri paesi. Nei secoli precedenti l'Europa e la Cina erano state molto isolate - la corte cinese vedeva il mondo esterno come barbaro e incivile e perciò non aveva interessi a sviluppare relazioni esterne. Gli stati europei, nel frattempo, non avevano interessi a commerciare con la Cina poiché era semplicemente troppo lontana. Comunque il XIX secolo vide una graduale espansione degli imperi europei in tutto il mondo, dato che gli stati europei sviluppavano economie più forti costruite sul commercio marittimo. Verso la fine del diciottesimo secolo colonie europee si erano stabilite nella vicina India e in Indonesia, mentre l' Impero russo aveva annesso aree della Cina settentrionale. Durante le guerre napoleoniche la Gran Bretagna tentò di forgiare un'alleanza con la Cina, spedendo una flotta ad Hong Kong con doni per l'imperatore, inclusi esempi delle ultime tecnologie e arti europee. Quando l'ambasciata britannica ricevette una lettera da Pechino che spiegava che la Cina non era impressionata dagli sviluppi raggiunti dall'Europa e che Giorgio III era benvenuto nel rendere omaggio alla corte cinese, il governo britannico, altamente offeso, rinunciò a qualsiasi tentativo successivo di riconciliare le relazioni con il regime dei Qing.

Quando le guerre napoleoniche finirono nel 1815 il commercio mondiale aumentò rapidamente e la vasta popolazione cinese offrì mercati illimitati per le merci europee, il commercio tra mercanti europei e cinesi si espanse nei primi anni del diciannovesimo secolo. Questo commercio aumentato, tuttavia, portò ad un'ostilità crescente tra governi europei e il regime dei Qing.

Nel 1793 il regime dei Qing stabilì ufficialmente che la Cina non aveva bisogno dei manufatti europei. In seguito i principali mercanti cinesi accettavano soltanto lingotti d'argento per il pagamento delle loro merci. La grossa richiesta europea di merci cinesi come la seta, il e l'oppio poté essere riconosciuta solo se le compagnie europee avessero setacciato le loro offerte d'argento in Cina. Alla fine del 1830 i governi di Gran Bretagna e Francia erano profondamente preoccupati per l'accumulo dei metalli preziosi e cercarono schemi commerciali alternativi con la Cina - il più estremo dei quali era rendere la Cina dipendente dall'oppio. Quando il regime dei Qing cercò di bandire la tratta di oppio nel 1838, la Gran Bretagna dichairò guerra alla Cina.

La prima guerra dell'oppio rivelò lo stato fatiscente dell'esercito cinese. Sebbene l'esercito cinese superasse di gran lunga quello britannico per numero, la loro tecnologia e le tattiche erano inadeguate per una guerra contro la potenza mondiale dominante dal punto di vista tecnologico. La marina Qing, composta interamente da giunchi di legno non poteva competere contro le navi da guerra corazzate a vapore della Royal Navy. I soldati britannici, usando fucili moderni e artiglieria superavano per manovra e per potenza le forze Qing nelle battaglie di terra. I Qing si arresero nel 1842 e ciò segnò un colpo decisivo e umiliante alla Cina. Il Trattato di Nanchino, che richiedeva pagamenti di riparazione di danni di guerra, permise l'accesso senza restrizioni agli Europei nei porti cinesi e cedette l'isola di Hong Kong alla Gran Bretagna, rivelando molte inadeguatezze nel governo Qing e provocando ribellioni sparse contro il regime.

In questa vignetta di satira politica, la Cina viene divisa tra Regno Unito, Germania, Russia, Francia e Giappone
In questa vignetta di satira politica, la Cina viene divisa tra Regno Unito, Germania, Russia, Francia e Giappone

Le potenze occidentali, ampiamente insoddisfatte del Trattato di Nanchino diedero solo un appoggio superficiale al governo Qing durante le ribellioni del Taping e dei Nian. Le rendite cinesi precipitarono durante le guerre mentre vaste aree agricole vennero distrutte, milioni di persone persero la vita ed eserciti senza numero si sollevarono e si armarono per lottare contro i ribelli. Nel 1854 la Gran Bretagna tentò di negoziare di nuovo il Trattato di Nanchino inserendo clausole che permettessero l'accesso commerciale ai fiumi cinesi e la creazione di un'ambasciata britannica permanente a Pechino. Quest'ultima clausola oltraggiò il regime dei Qing che si rifiutarono di firmare e provocarono così un'altra guerra contro la Gran Bretagna. La seconda guerra dell'oppio terminò con un'altra cocente sconfitta cinese, mentre il Trattato di Tianjin conteneva clausole che insultavano ampiamente i Cinesi, quali la richiesta che tutti i documenti ufficiali cinesi venissero scritti in inglese e una provvigione che garantisse alle navi da guerra britanniche accesso illimitato a tutti i fiumi navigabili cinesi.

[modifica] Il governo dell'imperatrice favorita Cixi

Alla fine del XIX secolo emerse un nuovo capo. L'imperatrice Cixi, concubina dell'imperatore Xianfeng (r. 1850-1861), madre dell'imperatore bambino Tongzhi e zia dell'imperatore Guangxu, riuscì con successo a controllare il governo Qing e fu di fatto leader della Cina per 47 anni. Inscenò un colpo di stato per detronizzare la reggenza condotta da Sushun nominato dall'ultimo imperatore. Era nota per la sua partecipazione dietro le quinte (垂簾聽政) in politica.

Nel 1860 la dinastia Qing aveva sedato le ribellioni con l'aiuto di una milizia organizzata dalla nobiltà cinese. Il governo Qing aveva proceduto per il trattamento dei problemi di modernizzazione che tentò con il movimento di autodeterminazione. Diversi eserciti modernizzati furono costituiti, incluso il molto famoso esercito Beiyang; comunque le flotte del "Beiyang" furono distrutte nella prima guerra sino-giapponese (1894-95), che portò a desideri per ulteriori riforme più grandi e più estese. Dopo l'inizio del XX secolo la dinastia Qing era in un dilemma. Poteva procedere con le riforme e alienare così la nobiltà conservatrice o poteva bloccare le riforme alienando i rivoluzionari. La dinastia Qing tentò di seguire una via di mezzo, ma finì per alienare entrambe le parti.

Dopo 10 anni di reggenza nel regno dell'imperatore Guangxu (r. 1875 - 1908), la pressione occidentale era così forte che fu costretta a rinunciare ad ogni sorta di potere. Nel 1898 Guangxu tentò la riforma dei cento giorni (百日維新/戊戌變法), nei quali vennero implementate nuove leggi e alcuni vecchi regolamenti vennero aboliti. Mai come prima si diede così tanta fiducia a pensatori progressisti riconosciuti come Kang Youwei mentre pensatori di matrice conservatrice riconosciuta come Li Hongzhang vennero esautorati da posizioni alte. Ma gli ideali vennero repressi da Cixi e Guangxu fu imprigionato nel suo palazzo. Cixi si concentrò sull'accentramento del proprio potere. In occasione del suo 60esimo compleanno spese più di 30 milioni di monete d'argento per decorazioni e avvenimenti, risorse che inizialmente dovevano essere impiegate per l'ammodernamento della marina Beiyang.

Nel 1901, in seguito all'assassinio dell'ambasciatore tedesco, l'alleanza delle otto nazioni (八國聯軍) entrò in Cina come forza militare unita per al seconda volta. Cixi reagì dichiarando guerra a tutte e otto le nazioni, ma finì solo per perdere il controllo di Pechino per un breve periodo di tempo. Insieme all'imperatore Guangxu fuggì a Xi'an. Come ricompensa militare l'alleanza stilò un elenco che comprendeva una miriade di richieste al governo Qing, incluso una lista di individui da colpire, nella quale Cixi era al primo posto. Dopo che Li Hongzhang fu mandato a parlamentare, l'Alleanza ritirò molte delle richieste.

Yuan Shikai era un abile adepto alla politica
Yuan Shikai era un abile adepto alla politica

[modifica] Governo Qing e società

[modifica] Società

Banconota da 2000 web del 1859 emessa dalla dinastia Qing
Banconota da 2000 web del 1859 emessa dalla dinastia Qing

Gli uomini manciù avevano l'abitudine di raccogliere i capelli in un codino. Durante la dinastia Qing i manciù resero questa pratica obbligatoria anche per la popolazione Han e qualsiasi uomo che fosse stato trovato sprovvisto di codino per strada veniva decapitato.

L'imperatore Kangxi ordinò che venisse redatto il più grande dizionario di caratteri cinesi e sotto l'imperatore Qianlong venne eseguita la compilazione dei lavori importanti sulla cultura cinese. Migliaia di libri considerati politicamente inaccettabili dai governatori manciù vennero distrutti man mano che il catalogo veniva compilato.

Imperatrice favorita Cixi
Imperatrice favorita Cixi

[modifica] Politica

Il corpo amministrativo principale della dinastia Qing era il Gran Consiglio composto dall'imperatore e dagli alti ufficiali. La dinastia Qing era caratterizzata da un doppio sistema di nomine con la quale ogni posizione nel governo centrale aveva un manciù e uno Han che lo assegnava. Durante il regno di Qianlong, per esempio, i membri della sua famiglia si distinguevano per i paramenti con un grande emblema circolare sulla schiena, mentre uno Han poteva solo sperare di indossare capi di abbigliamento con un emblema quadrato. Questo significava effettivamente che qualsiasi guardia di corte poteva distinguere i mebri della famiglia semplicemente guardando la schiena. Se si eccettuano la Mongolia, il Tibet e lo Xanjiang, la dinastia Qing operò un blando sistema di controllo e l'imperatore Qing si comportava come i Kahn mongoli, paladini del Buddhismo tibetano e sostenitore dei Musulmani.

Come questo sistema debba essere definito con precisione è ancora oggetto di controversie per via delle sue attuali implicazioni politiche. I sostenitori del nazionalismo cinese rimproverano al governo Qing su queste aree di aver dato un estremo grado di autonomia all'interno di uno stato nazionale singolo, mentre i sostenitori dell'indipendenza tibetana sostengono che la dinastia Qing fosse un'unione personale tra parecchi stati nazionali.

Comunque la politica dei Qing cambiò con l'istituzione della provinciadello Xanjiang nel 1884. In risposta all'azione militare britannica e russa in Xanjiang e Tibet, i Qing mandarono unità del nuovo esercito che agirono sorprendentemente con successo contro le unità britanniche.

L'abdicazione dell'imperatore manciù che aveva integrato l'impero portò inevitabilmente a dispute sullo status dei territori esterni dei Qing. Era e rimane la posizione dei nazionalisti mongoli e tibetani, poiché giurarono fedeltà al monarca Qing in una formula personale per cui, con l'abdicazione dei Qing, non erano legati da alcuna fedeltà allo stato cinese. Questa posizione venne rifiutata dalla nuova repubblica cinese e in seguito dalla repubblica popolare, che hanno reclamato che queste terre rimanessere parte integrante della Cina. Le potenze occidentali accettarono la seconda di queste teorie, soprattutto per evitare attriti con la Cina.

[modifica] Burocrazia

Vasi Qing al Museo Calouste Gulbenkian di Lisbona
Vasi Qing al Museo Calouste Gulbenkian di Lisbona

Il sistema amministrativo della dinastia Qing si è evoluta dai suoi predecessori, i Ming. Nella sua forma più evoluta di stato, il governo Qing era concentrato attrono all'imperatore come sovrano assoluto che presiedeva su sei ministeri, ognuno di questi comandato da due segretari di stato supremi (尚書|Shángshù) coadiuvati da quattro assistenti segretari (侍郎|Shílāng). A differenza del sistema Ming, comunque, la politica razziale dettava che le nomine dovevano essere divise tra i Cinesi mandarini che avevano passato i livelli più alti degli esami imperiali e i nobili manciù. I sei ministri e le loro rispettive aree di compotenza erano le seguenti:

Ministero delle nomine civili (吏部|Lìbú) - L'amministrazione del personale di tutti gli ufficiali civili, inclusa la valutazione, la promozione e il licenziamento, Era inoltre incaricato della 'lista d'onore'.

Ministero dell'economia (户部|Húbú) - La traduzione letterale della parola cinese 'hú' (户) è 'faccenda di casa'.Per la maggior parte del periodo storico Qing il principale cespite di guadagno governativo proveniva dalla tassazione sulla proprietà terriera a cui si aggiungevano monopoli ufficiali su tematiche essenziali quali il sale e il tè. Cos' 'faccenda di casa' in una dinastia Qing prevalentemente agraria era la base della finanza imperiale. Il dipartimento era incaricato della raccolta dei guadagni e della gestione finanziaria del governo.

Ministero del cerimoniale (禮部|Lǐbú) - Questo era responsabile per tutte le materie che riguardavano il protocollo di corte, che includeva non solo l'adorazione periodica degli antenati e tutti gli attributi divini dell'imperatore nellasuafigura di "figlio del Cielo" (Tianzi|天子) per assicurare la gestione corretta dell'impero ma anche per la cura della buona ospitalità vers gli ambasciatori ospiti delle nazioni tributarie. Il concetto cinese di cortesia (li|礼) come venne insegnato da Confucio era considerato parte integrante dell'educazione. Una persona istruita si diceva "conoscesse il libro dei riti di cortesia" ("知书达礼").Così l altre funzion dei ministri erano quelle di supervisionare l'ampio sistema di esaminazione civile per entrare nella burocrazia. Poiché la democrazia era sconosciuta alla Cina pre-repubblicana, il neo-confucianesimo vedeva negli esami sostenuti dallo stato come un modo per legittimizzare un regime permettendo che la sua intelligentsia partecipasse ad un sistema non elettivo e altrimenti autocratico.

Ministero della guerra (兵部|Bìngbú) - A differenza della dinastia precedente dei Ming che avevano pieno controllo di ogni materia militare, il consiglio di amministrazione militare dei Qing aveva a confronto molti meno poteri. Per prima cosa, le unità di bandiera erano sotto il diretto controllo dell'imperatore e dei principi ereditari di Manciuria e Mongolia, lasciando ai ministri solamente l'autorità sui grandi eserciti standard. Inoltre le funzioni dei ministeri erano puramente amministrative - Campagne e movimenti di truppe erano monitorati e diretti prima dall'imperatore tramite il consiglio di amministrazione dei manciù e poi dal Centro di Comando generale (Junjichu|軍機處).

Ministero della giustizia (刑部|Xīngbú) - Si occupava di tutte le materie legali inclusa la supervisione dei vari tribunali legali e delle prigioni. L'apparato legale Qing era relativamente debole se paragonato con i sistemi legali odierni poiché non vi era alcuna separazione tra l'esecutivo e il legislativo di ogni governo. Il sostema legale poteva essere inconsistente e a volte arbitrario poiché l'imperatore governava per decreto e aveva potere decisionale su tutti i risultati giudiziari. Gli imperatori potevano, e lo facevano, sovvertire giudizi di corti inferiori ogni tanto. L'equità dei trattamenti era anche una tematica nel sistema di apartheid praticato dal governo manciù sulla maggioranza cinese Han. Per ovviare queste inadeguatezze e mantenere la popolazione in riga i Qing hanno mantenuto un codice penale molto sever one iconrfonti dei popolosi Han, ma non più severa di altre dinastie cinesi precedenti.

Ministero delle infrastrutture (工部|Gongbu) - Si occupava di tutti i progetti di costruzione governativi inclusi i palazzi, i templi e anche le riparazioni delle vie idriche e dei canali irrigui. Era anche incaricata di coniare monete.

Oltre ai sei ministeri c'era un ufficio degli affari feudatari (理藩院|Lǐfànyuán), unico per il governo Qing. Quest'istituzione ha avuto orgine per controllare l'operato degli alleati mongoli dei Qing. Quando l'impero si è espanso ha assunto la responsabilità amministrativa di tutti i gruppi etnici che vivevano all'interno e intorno all'impero inclusi i primi contatti con la Russia - considerata una nazione tributaria. L'ufficio aveva lo status di un pieno ministero ed era capeggiato da ufficiali dello stesso rango. Comunque le nomine erano inizialmente ristrette ai candidati di etnia mancese o mongola. Anche se il ministero dei rituali e l'ufficio degli affari feudatari hanno condiviso i doveri di un ministero degli esteri presto divennero uno solo. Questo è stato limitato dalla tradizionale considerazione imperiale di considerare la Cina come il centro del mondo e tutti gli stranieri come barbari estranei alla civiltà non meritevoli di uno status ugualitario a livello diplomatico. C'è voluto il 1861, un anno dopo la sconfitta nella seconda guerra dell'oppio contro la coalizione anglo-francese, perché il governo Qing si piegasse alle pressioni straniere e creasse un degno ufficio per gli affari esteri conosciuto per il nome preoccupante di "Tribunale per la gestione degli affari di tutte le nazioni" (Zǒnglǐgégūoshíwú Yāmēn|總理各國事務衙門), altrimenti detto per abbreviazione "Zǒnglǐyāmēn" (總理衙門). L'ufficio era originariamente inteso come temporaneo e equipaggiato con ufficiali scelti dal centro di comando generale (Jūnjīchú |軍機處) su base part-time. Comunque, poiché i regolamenti d'affari con gli stranieri divennero sempre più complicati e frequenti, l'ufficio aumentò di dimensioni e importanza con l'aiuto della fonte di guadagno delle imposte doganali che erano sotto la sua diretta giurisdizione. Nonostante il sospetto della corte imperiale verso tutto ciò che era straniero, l'ufficio divenne uno dei dipartiemnti più potenti all'interno dell'ultimo governo Qing.

[modifica] Esercito

[modifica] Inizi e primi sviluppi

Lo sviluppo del sistema militare Qing può essere diviso in due vasti periodi separati dalla rivolta dei Taiping (1850 - 64). La fase iniziale dell'esercito Qing era radicato nelle unità di bandiera manciù, create per la prima volta da Nurhaci come modo per organizzare la società manciù al di là di piccole affiliazioni di clan. C'erano in tutto otto unità di bandiera, differenziate dai colori: Giallo, giallo bordato, blu e blu bordato. Il giallo, il giallo bordato e le bandiere bianche erano conosciute come le tre bandiere superiori (上三旗), sotto il comando diretto dell'imperatore. Solo i manciù che appartenevano alle tre bandiere superiori potevano essere selezionate come guardie del corpo personali dell'imperatore. Le altre bandiere erano conosciute come le cinque bandiere inferiori (下五旗) ed erano comandate dai principi manciù ereditari - discendenti della famiglia immediata di Nurhaci - conosciuta informalmente come principi della corazza di ferro (鐵帽子王). Insieme formavano il consiglio governativo della nazione manciù come pure il comando superiore dell'esercito. nel 1730 l'imperatore Yongzheng formò il centro di comando generale (Junjichu|軍機處) inizialmente per dirigere giorno dopo giorno le operazioni militari, ma gradualmente Junjichu assunse altri compiti militari e amministrativi e servì le autorità centrali per la corona. Comunque i principi della corazza di ferro continuarono ad esercitare un'influenza considerevole sugli affari politici e militari del governo Qing fin nel regno di Qianlong.

Mentre il potere qing si espandeva a nord della grande muraglia negli ultimi anni della dinastia Ming il sistema di bandiere fu espanso dal figlio di Nurhaci e dal suo successore Hong Taiji per includere bandiere cinesi e mongole specchiate. Mentre conquistavano territori precedentemente sotto il governo dei Ming gli eserciti relativamente piccoli venivano allargati dall'esercito dello stendardo verde (綠營兵) che infine superò le truppe di bandiera di tre ad uno. L'esercito dello stendardo verde venne così chiamato per il colore del loro stendardo di battaglia, costituito da quelle truppe cinesi Han della dinastia Ming che si erano arrese ai manciù durante la conquista. Venivano condotti da un gruppo misto di ufficiali dallo stendardo verde e dalle otto bandiere. Le unità di bandiera e lo stendardo verde erano eserciti regolari, pagati dal governo centrale. Inoltre i governatori regionali per passare a quelli provinciali e via via fino agli amministratori dei villaggi tenevano le loro milizie irregolari locali per servizi di polizia e riparazione di inconvenienti. A queste milizie veniva garantito solitamente un piccolo stipendio annuale dalle offerte regionali per obblighi di servizio part-time. Ricevevano davvero pochi sostegni militari, quando questo capitava, e non venivano considerate truppe combattenti.

[modifica] Pace e Stagnazione

Gli eserciti di bandiera erano divisi per etnie, ossia tra mancesi e mongoli. Sebbene esistesse un terzo ramo di uomini di bandiera cinesi, fatto da quelli che si erano uniti ai manciù prima della loro conquista della Cina, gli uomini di bandiera cinesi non vennero mai considerati dal governo Qing come pari agli altri due rami in parte perché vi si erano aggregati in un secondo tempo ed anche per la loro schiatta han. La natura del loro servizio - principalmente in fanteria, artiglieria e tra i vettovagliamenti - era considerato estraneo alla tradizioni nomadi dei manciù che prediligevano la cavalleria come tecnica di combattimento.

Dopo la conquista, i cinesi melle truppe delle unità di bandiera furono velocemente spostati nell'armata dello stendardo verde e gli uomini di bandiera cinesi smisero di esistere del tutto dopo la riforma delle insegne voluta dall'imperatore Yongzheng per ridurre le spesse imperiali. L'origine socio-militare del sistema delle insegne significò che la popolazione all'interno di ogni gruppo e le loro sottodivisioni erano ereditarie e rigide. Solo in circostanze speciali specificate da un editto imperiale erano permessi spostamenti di soldati tra le varie insegne. Al contrario l'armata dello stendardo verde fu fin dall'inizio pensata come formata da professionisti volontari. Comunque durante il lungo periodo di pace dal XVII secolo alla metà del XIX, gli arruolamenti dalle comunità rurali diminuirono, in parte per la posizione negativa del neoconfucianesimo nei confronti della carriera militare. Al fine di mantenere le forze, la armata dello stendardo verde iniziò far diventare ereditaria la carriera militare.

Dopo la conquista, l'esercito delle insegne manciù, forte di circa 200.000 uomini fu diviso: metà divenne l' armata proibita delle otto insegne (禁旅八旗 Jìnlǚ Bāqí), di stazione a Pechino; essa fungeva da guarnigione della capitale e forza d'attacco principale del governo Qing. Il resto delle truppe delle insegne fu distribuito a guardia delle città chiave ed era conosciuta come armata territoriale delle otto insegne (駐防八旗 Zhùfáng Bāqí). I governanti manciù, ben consci del loro stato di inferiorità, rinforzarono la politica di segregazione razziale dividendo dai manciù e dai mongoli i cinesi han per paura di essere assimilati dalla cultura di questi ultimi, dato che vivevano insieme e gli han erano numericamente superiori. Questa politica fu applicata direttamente alle guarnigioni delle insegne, che in molte città occupavano una zona fortificata all'interno del centro abitato. Essendo Pechino la sede imperiale, il reggente Dorgon fece spostare tutta la popolazione cinese nei quartieri meridionali, successivamente noti come "cittadella esterna" (外城 wàichéng). La parte fortificata a nord, detta "cittadella interna" (內城 nèichéng), fu suddivisa tra le altre otto insegne manciù, cosicché ognuna era responsabile di una sezione della cittadella che circondava la Città Proibita (紫禁城 Zǐjìnchéng).

La politica di dislocare le truppe delle insegne in varie città non era un mezzo per proteggere ma piuttosto un modo per incutere timore ai cinesi soggiogati. Come risultato, dopo un secolo di pace e mancanza di allenamento sul campo, le truppe dell'insegna manciù si erano molto indebolite. Inoltre, prima dela conquista l'insegna manciù era una armata di cittadini e i suoi membri erano contadini e pastori manciù obbligati a prestare servizio militare per lo stato in caso di guerra. La decisione del governo Qing di far diventare le truppe delle insegne una forza fatta di professionisti per cui ogni benefit e bisogno era supplito dalle casse dello stato portò la ricchezza e con essa la corruzione ai soldati semplici dell'insegna Manchu e affrettò il decadimento dell'esercito. Questo accadde anche per lo stendardo verde. In tempo di pace, il mestiere di soldato divenne solo un lavoro da cui ricavare ricchezze. Soldati e comandanti trascuravano allo stesso modo le esercitazioni, preoccupandosi solo dello stipendio. La corruzione era dilagante, dato che i comandanti delle unità regionali facevano la cresta al momento di richiedere risorse al quartier generale. Quando scoppiò la rivolta dei Taiping a metà del XIX secolo la corte dei Qing scoprì - in ritardo - che né le truppe dellle insegne né quelle dello stendardo verde, riuscivano a sedare i rivoltosi e neanche a tenere a bada gli invasori alle frontiere.

[modifica] Transizione e Modernizzazione

All'inizio della rivolta dei Taiping, le forze dei Qing soffrirono una serie di sconfitte disastrose, culminanti nella perdita della città capoluogo di regione Nanchino (??) nel 1853. I ribelli massacrarono l'intera guarnigione manciù e le loro famiglie presenti nella città e fecero di questa la loro capitale. Poco dopo una pattuglia di spedizione Taiping penetrò a nord fino alla periferia di Tientsin (??) in quella che era considerato il cuore dell'impero. In grande allarme, la corte ordinò al mandarino cinese Zeng Guofan (???) di riorganizzare le milizie regionali e del villaggio (Tuányong ?? e Xiangyong ??) in un esercito regolare per contenere la rivolta Taiping. La strategia di Zen era di appoggiarsi alle famiglie nobili locali per far nascere un nuovo tipo di organizzazione militare dalle province direttamente minacciate dai Taiping. Questa nuova forza venne chiamata "Armata Xiang" (??), dal nome della regione in cui era stata creata. L'Armata Xiang era un ibrido tra milizia locale e esercito regolare. I soldati avevano ricevuto un addestramento professionale ma erano pagati con i fondi regionali e i soldi che i loro comandanti - per lo più piccoli nobili cinesi - potevano raccogliere. La Armata Xiang insieme alla sua erede, la Armata Huai (??), creata dal collega e pupillo di Zen, Li Hongzhang (???), furono poi chiamate Yongying (??).

Poiché Zen aveva iniziato la sua carriera come mandarino e non aveva alcuna esperienza militare, basò il piano per la formazione della Armata Xiang su quella del generale della dinastia Ming Qi JiGuan (???), che a causa della debolezza delle truppe regolari Ming aveva deciso di formare il suo "esercito privato" per combattere i pirati giapponesi. L'idea di Qi si basava principalmente sul concetto neoconfuciano di vincolare la lealtà delle truppe ai loro superiori immediati e alla regione in cui erano cresciuti i soldati, il che inizialmente diede alle truppe un certo spirito di corpo. Quella di Qi era però solo una soluzione provvisoria per un problema specifico - combattere i pirati - così come lo dovva essere anche il piano di Zen con la Armata Xiang - sedare la rivolta dei Taiping. In realtà il sistema Yongying divenne poi un'istituzione permanente dell'organizzazione militare dei Qing che nel lungo periodo portò diversi problemi.

Innanzitutto, il sistema Yongying segnò la fine del dominio manciù nell'organizzazione militare imperiale. Sebbene le armate delle insegne e dello stendardo verde continuarono a depredare le risorse destinate all'intera amministrazione Qing, da allora in poi i corpi Yongying divennero di fatto le truppe di prima linea del governo imperiale. In secondo luogo il sistema Yongying era finanziato con denaro delle province e guidato da comandanti regionali e questo passaggio di potere dal centro alle regioni indebolì il controllo del governo centrale sull'intera nazione. Comunque nonostante questi aspetti negativi questa "devoluzione" fu ritenuta necessaria dato che la priorità era recuperare il gettito fiscale nelle province occupate dai ribelli. Alla fine la natura della stuttura del comando Yongying fece si che i suoi comandanti, una volta fatta carriera e arrivati ai ruoli burocratici, gettarono il seme per la fine dei Qing e il definitivo scoppio degli scontri tra signori della guerra locali.

Alla fine del XIX secolo la Cina stava velocemente precipitano in uno stato semicoloniale. Anche gli elementi più conservatori della corte Qing non poterono più ignorare la debolezza dell'esercito cinese a confronto con i "barbari" stranieri che premevano alle porte. Nel 1860, durante la seconda guerra dell'oppio la capitale Pechino fu conquistata e il vecchio palazzo d'Estate fu preso dalla relativamente piccola coalizione anglo-francese (25.000 uomini). Nonostante i cinesi avesero inventato la polvere da sparo all'epoca della dinastia Song e usassero le armi da fuoco già da allora, le armi costruite in Occidente con le tecnologie della grande rivoluzione industriale come ad esempio la canna da fucile con scanalature (1855), il fucile Maxim (1885), e le navi da guerra a vapore (fine dell'Ottocento) avevano reso l'esercito e la marina cinesi, per tradizione ben addestrati ed equipaggiati, obsoleti. I tentativi di "occidentalizzare" e modernizzare le truppe cinesi, per la maggior parte nell'esercito Huai non ebbero grande successo, in parte per mancanza di denaro e in parte per poca volontà da parte del governo Qing di fare queste riforme.

La sconfitta nella prima guerra sino-giapponese del 1894 - 1895 segnò lo spartiacque per la politica del governo Qing. Il Giappone, una nazione a lungo considerata dai cinesi come poco più di uno stato nato da una banda di pirati, aveva battuto il suo vicino maggiore e così annullato l'orgoglio dei Qing: la nuova flotta del mare del Nord. Così facendo il Giappone divenne la prima nazione asiatica a raggiungere la potenza coloniale dei paesi occidentali. La sconfitta fu così ancor più scioccante se vista nel contesto in cui accadde, solo tre decenni dopo il Rinnovamento Meiji adottata per emulare lo sviluppo economico e tecnologico delle nazioni occidentali. Alla fine, nel dicembre 1894 il governo Qing realizzò delle riforme concrete nel'esercito e per riaddestrare unità speciali con azioni tattiche e armamenti occidentali. Queste unità furono dette la nuova armata modello (????). Il corpo di punta divenne il Beiyang (???), sotto la supervisione di un ex comandante dell'armata Huai, il generale cinese han Yuan Shikai (???), che in seguito sfruttò la sua posizione per diventare presidente della repubblica.

[modifica] Caduta della dinastia

All'inizio del XX Secolo iniziarono ad esserci ribellioni di massa. Cixi e l'imperatore Guangxu morirono entrambi nel 1908, lasciando l'autorità centrale in crisi e senza effettivo controllo del paese. Pu Yi, il figlio maggiore del principe Zaifeng, di soli due anni, fu nominato successore, lasciando a Zaifeng la reggenza. Il Generale Yuan Shikai fu allontanato. A metà del 1911 Zaifeng creò il "Gabinetto della famiglia imperiale", un organo di consiglio del governo imperiale formato quasi interamente da membri della famiglia manciù Aisin Gioro. Questa azione suscitò molte critiche da parte dei funzionari anziani come Zhang Zhidong.

La rivolta di Wuchang nel 1911 portò alla proclamazione di indipendenza e della Repubblica di Cina, a Nanjing, con Sun Yat-sen come presidente provvisorio. Numerose province iniziarono a separarsi dal controllo dei Qing. La situazione disperata, il governo imperiale richiamò Yuan Shikai al comando dello stato maggiore e della armata Beiyang, affinché sconfiggesse i rivoluzionari. Dopo aver ricevuto carica di Primo Ministro e aver creato il suo Gabinetto, Yuan osò chiedere la rimozione di Zaifeng dalla reggenza e con l'appoggio della imperatrice vedova Longyu la richiesta venne esaudita.

Senza Zaifeng, Yuan Shi-kai e i suoi comandanti Beiyang riuscirono a dominare la politica dei Qing. Essi ritenvano che la guerra fosse un'opzione irragionevole e costosa, specialmente ora che il governo Qing puntava alla riforma nel senso di una monarchia costituzionale. Similmente, il governo di Sun Yat-sen voleva una repubblica costituzionale, con lo stesso obiettivo di un miglioramento per la comunità e l'economia cinese. Con il permesso dell'imperatrice vedova Longyu, Yuan iniziò a negoziare con Sun Yat-sen. Gli accordi portarono alla abdicazione dell'imperatore bambino Pu Yi (1912) e alla nomina di Yuan alla presidenza della repubblica. Si concluse così la storia imperiale bimillenaria della Cina.

[modifica] L'eredità

Come conseguenza della rivoluzione Xinhai si insediò una nuova Repubblica di Cina e l'ultimo imperatore, Pu Yi abdicò. I 268 anni della dinastia Qing avevano conosciuto gloriosi successi, umilianti sconfitte e profondi cambiamenti in tutti gli aspetti della vita dei cinesi. La Cina di oggi è stata plasmata da queste esperienze. Il consolidamento del potere dei Qing fu accompagnato da un'espansione territoriale e i confini della Cina moderna riflettono in gran parte i successi delle campagne militari della dinastia.

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