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Prima guerra sino-giapponese - Wikipedia

Prima guerra sino-giapponese

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Prima guerra sino-giapponese

Ukiyo-e di Mizuno Toshikata che ritrae la battaglia di Seonghwan
Data: 1 agosto 1894 - 17 aprile 1895
Luogo: Corea, Manciuria
Esito: vittoria giapponese
Modifiche territoriali: La Corea diventa un protettorato giapponese,
la Cina cede Taiwan, la Manciuria orientale e la penisola di Liaodong al Giappone
Schieramenti
Impero Qing (Cina) Impero del Giappone
Comandanti
Li Hongzhang Yamagata Aritomo
Effettivi
630.000 men
Esercito Beiyang,
Marina Beiyang
240.000 men
Esercito Imperiale Giapponese,
Marina Imperiale Giapponese
Perdite
35.000 morti o feriti 13.823 morti,
3.973 feriti
Prima guerra sino-giapponese
Pungdo (navale) – Seonghwan –Pyongyang – Fiume Yalu (navale) – Jiuliangcheng (Yalu) – Lushunkou – Weihaiwei – Yingkou

La prima guerra sino-giapponese (cinese tradizionale: 中日甲午戰爭, pinyin: Zhōngrì Jiǎwǔ Zhànzhēng; giapponese:日清戦争, Nisshin Sensou) (1 agosto 1894 - aprile 1895) venne combattuta tra la dinastia Qing cinese e l'Impero Giapponese del periodo Meiji per il controllo della Corea. La guerra sino-giapponese sarebbe diventata il simbolo della degenerazione e indebolimento della dinastia Qing e la dimostrazione del successo dell'occidentalizzazione e modernizzazione del Giappone ad opera del Rinnovamento Meiji in confronto all'Autorafforzamento cinese. La principale conseguenza fu lo spostamento del dominio regionale in Asia dalla Cina al Giappone e in una perdita di legittimità, sia della dinastia Qing, sia della tradizione cinese classica. Ciò avrebbe portato più tardi alla rivoluzione del 1911.

Indice

[modifica] Antefatti e cause

Il Giappone temeva l'espansionismo dell'Impero Russo nella Cina settentrionale e in Corea ed era alla ricerca di conquiste all'estero nel tentativo di emulare le politiche imperialiste praticate dai suoi mentori occidentali. La locazione strategica della Corea di fronte alle isole giapponesi e le sue risorse naturali (carbone e minerali ferrosi) erano attraenti anche per gli interessi economici del Giappone. Nel 1875 il Giappone impose alla Corea il trattato di Ganghwa, forzandola ad aprirsi al commercio giapponese e a proclamare la sua indipendenza dalla Cina nelle relazioni con gli stati esteri.

La Corea, sotto la dinastia Joseon era tradizionalmente stata uno stato tributario della Cina. L'opinione pubblica in Corea era divisa tra i conservatori che volevano mantenere la tradizionale relazione subordinata con la Cina, mentre i riformisti volevano stabilire legami più stretti con il Giappone e le nazioni occidentali e modernizzarsi. Comunque la Cina continuò a esercitare la sua influenza sugli ufficiali governativi raccolti intorno alla famiglia reale.

Nel 1884 un gruppo di riformatori filogiapponesi tentò di rovesciare il governo Coreano, ma le truppe cinesi al comando del generale Yüan Shih-k'ai salvarono l'imperatore, uccidendo nell'azione numerose guardie della delegazione giapponese. La guerra venne evitata di stretta misura e Cina Giappone firmarono la convenzione di Tientsin del 1885, in cui le due parti si accordavano che avrebbero: (a) ritirato le loro forze di spedizione fuori dalla Corea simultaneamente; (b) non avrebbero inviato istruttori militari per l'addestramento dell'esercito coreano; e (c) avrebbero notificato l'altra parte se una delle due decidesse di inviare truppe in Corea.

[modifica] Stato dei combattenti

[modifica] Giappone

L'incrociatore giapponese Matsushima, ammiraglia della Marina Imperiale Giapponese durante il conflitto.
L'incrociatore giapponese Matsushima, ammiraglia della Marina Imperiale Giapponese durante il conflitto.

Le riforme del governo Meiji giapponese avevano dato una significativa priorità alle costruzioni navali e alla creazione di un efficace esercito e marina militare. Il Giappone inviò numerosi ufficiali militari all'estero per addestrarsi e per valutare le relative forze e tattiche degli eserciti e marine europee. Inoltre il governo si fece assistere da consiglieri militari francesi e tedeschi per la creazione dell'Esercito Imperiale Giapponese e consiglieri britannici e statunitensi per la creazione della Marina Imperiale Giapponese. Molte delle navi da guerra più nuove del Giappone furono costruite in cantieri britannici, francesi e tedeschi. All'inizio della guerra il Giappone poteva schierare una forza totale di 120.000 uomini in due eserciti e una flotta che comprendeva 12 moderni incrociatori protetti sebbene mancasse di navi da battaglia. In generale il potere militare giapponese era sulla carta inferiore a quello cinese, ma le sue forze erano più preparate e disponevano di un morale migliore.

[modifica] Cina

L'esercito della dinastia Qing seguiva le politiche tradizionali, affidandosi alla forza dei numeri. La Cina non possedeva un'esercito o una marina nazionale, ma in seguito alla ribellione Taiping era stato diviso in armate Manciù, Mongole, Mussulmane e Cinesi Han separate, ulteriormente suddivise in comandi regionali praticamente indipendenti. Durante la guerra la maggior parte dei combattimenti impegnò l'Esercito Beiyang e la Marina Beiyang mentre le richieste di aiuto ad altri eserciti e marine cinesi furono completamente ignorate a causa di rivalità regionali. Sebbene il Beiyang (o "Peiyang" come veniva comunemente reso nelle prime translitterazioni dal cinese) fosse il meglio equipaggiato ed era il simbolo del nuovo esercito cinese, la corruzione e il morale erano problemi seri; i politici si intascavano regolarmente i fondi, anche durante la guerra. I problemi logistici erano enormi, dato che la costruzione di ferrovie in Manciuria era stata scoraggiata. Il morale degli eserciti cinesi era generalmente molto basso a causa di paghe scarse e basso prestigio, l'uso dell'oppio e cattivi leader contribuirono a ritirate vergognose, come l'abbandono di Weihaiwei, molto ben fortificata e difendibile.

[modifica] Prime fasi della guerra

Nel 1893 venne assassinato (probabilmente da agenti di Yuan Shikai) a Shanghai Kim Ok-kyun, un rivoluzionario coreano pro-giapponese. Il suo corpo venne imbarcato su una nave da guerra cinese e rimandato in Corea, dove venne squartato ed esposto come monito per altri ribelli. Il governo giapponese lo prese come un affronto diretto e la situazione divenne ancora più tesa quando il governo cinese, su richiesta dell'imperatore coreano Gojong imperatore di corea, inviò delle truppe per sopprimere la rivolta contadina di Donghak. In ottemperanza alla convenzione di Tientsin il governo cinese informò il governo giapponese della sua decisione di inviare le truppe nella penisola coreana e inviò il generale Yuan Shikai come suo plenipotenziario alla testa di 2.800 uomini. Il governo giapponese contestò questa azione come violazione della Convenzione e inviò una propria forza di spedizione (la Brigata Composita Oshima) di 8.000 uomini. L'8 giugno la forza giapponese sequestrò l'imperatore e occupò il Palazzo Reale a Seoul 1894, rimpiazzando il governo esistente con membri della fazione pro-giapponese. Il nuovo governo coreano conferì quindi al Giappone il diritto di espellere le truppe cinesi ma la Cina rifiutò di riconoscere la legittimità del nuovo governo.

[modifica] La guerra

Filmato di una battaglia navale durante la prima guerra sino giapponese
Filmato di una battaglia navale durante la prima guerra sino giapponese

La guerra venne dichiarata ufficialmente il 1° agosto 1894, sebbene si fossero già verificati alcuni combattimenti. L'Esercito Imperiale Giapponese sconfisse il male equipaggiato Esercito Beiyang nella battaglia di Pyongyang del 15 settembre 1894 e si spinse rapidamente a nord nella Manciuria. Il 17 settembre 1894 la Marina Imperiale Giapponese distrusse 8 su 12 delle navi da guerra della Marina Beiyang al largo della foce dello Yalu. La flotta cinese si ritirò quindi dietro le fortificazioni di Weihaiwei. Comunque furono prese di sorpresa dalle truppe di terra giapponesi che aggirarono le difese del porto.

Il 21 novembre i giapponesi occuparono la città di Lüshunkou (che più tardi divenne nota come Port Arthur). L'esercito giapponese è stato accusato di aver massacrato migliaia di civili cinesi (da alcune stime circa 20,000) in quello che viene chiamato Massacro di Porth Arthur.

Il 2 febbraio, dopo la caduta di Weihaiwei e il miglioramento delle dure condizioni invernali le truppe giapponesi si spinsero ulteriormente nella Manciuria meridionale e nella Cina settentrionale. Per il marzo 1895 i giapponesi avevano il controllo di posizioni fortificate che controllavano l'accesso a Beijing dal mare.

[modifica] Fine della guerra

La Cina sconfitta firmò il trattato di Shimonoseki il 17 aprile 1895. Il Trattato concedeva l'indipendenza totale alla Corea e cedeva la penisola di Liaodong nella provincia meridionale di Fengtian, la Manciuria (l'attuale provincia di Liaoning, Cina), Taiwan e le isole Pescadores al giappone "in perpetuo". Inoltre la Cina avrebbe dovuto pagare al Giappone, come riparazione di guerra, 200 milioni Kuping tael (pari circa al prezzo di acquisto delle navi da battaglia britanniche o tedesche), firmare un contratto commerciale che permetteva alle navi giapponesi di operare sul fiume Chang Jiang, a gestire fabbriche produttive nei porti del trattato e di aprire altri quattro porti al commercio con l'estero. Questo trattato simbolizza il sorgere dell'imperialismo giapponese. La vittoria dimostrò che il Giappone era quasi alla pari con le potenze occidentali e che era il potere dominante in Asia. Il suo rapido sviluppo politico, industriale e la sua rapida espansione economica sono spesso confrontati con quelli della Germania, che era stata unificata all'incirca contemporaneamente alla rivoluzione politica del Giappone negli anni sessanta del XIX secolo.

[modifica] Conseguenze della guerra

Con la conclusione del trattato di Shimonoseki il Giappone si aspettava di essere riconosciuto come primo potere imperialista dell'Asia e come pari delle nazioni dell'Occidente. Comunque la vittoria del Giappone incoraggiò le richieste imperialistiche sulla dinastia Qing da parte di altre potenze occidentali. Russia, Francia e Germania si unirono nel Triplice Intervento per impedire l'insediamento territoriale giapponese in Manciuria e quindi si divisero tra di esse il territorio. La Russia occupò quasi immediatamente l'intera penisola di Liaodong e fortificò specialmente Port Arthur. La Francia e la Germania ottennero anch'esse porti e concessioni commerciali. Qingdao nella provincia di Shandong venne acquisita dalla Germania e Weihaiwei dal Regno Unito. Il Triplice Interventò infuriò il Giappone, piantando i semi della guerra russo-giapponese del 1904-05. La relativa facilità della vittoria giapponese sulla Cina incoraggiò ulteriori acquisizioni giapponesi nel territorio cinese.

La sconfitta della Cina e i termini del trattato di Shimonoseki infuriarono la nobiltà e gli studenti cinesi e intensificarono le pressioni per una modernizzazione più radicale. La sconfitta per mano del Giappone fu particolarmente umiliante, perché questa era considerata una nazione tradizionalmente tributaria della Cina.

La frustrazione tra la nobiltà cinese per la sconfitta portò all'abortita riforma dei cento giorni. Poco dopo la guerra Sun Yat-sen fondò il movimento rivoluzionario repubblicano che nel futuro sarebbe diventato il partito politico del Kuomintang.

La guerra causò anche un fondamentale riorientamento della politica estera russa dall'Europa all'Asia. Il governo russo concluse che il Giappone costituiva una minaccia importante alla sua debolmente difesa frontiera Siberiana. Pertanto accelerò rapidamente i paini per la colonizzazione russa della Manciuria, prendendo la fatale decisione di far passare la ferrovia Trans-Siberiana dritta attraverso la Manciuria settentrionale per accorciare la distanza tra il lago Baikal e Vladivostok. Quando la ribellione dei Boxer del 1900 danneggiò gravemente la ferrovia la Russia rispose inviando oltre 100.000 soldati per occupare tutta la Manciuria. I giapponesi poterono solo interpretare quest'enorme sforzo e impegno militare in un'unica maniera: la Russia intendeva rimanere. Le ambizioni russe e giapponesi sulla Manciuria e sulla Corea portarono alla guerra russo-giapponese, che si risolse in un'umiliazione per la Russia, dato che per la prima volta una potenza europea veniva sconfitta da una asiatica. L'intera potente flotta russa (comparabile a quella statunitense e francese, sebbene inferiore a quelle britanniche e tedesche) venne annichilita dalla Marina Imperiale Giapponese.

[modifica] Cronologia della guerra

[modifica] Genesi

Mappa delle battaglie e dei movimenti delle truppe.
Mappa delle battaglie e dei movimenti delle truppe.
  • 1 giugno 1894 : L'esercito della Rivolta contadina di Donghak si sposta verso Seoul. Il governo coreano chiede l'aiuto del governo cinese per sopprimere le forze ribelli.
  • 6 giugno 1894: In ottemperanza agli obblighi della Convenzione di Tientsin il governo cinese informa quello giapponese delle sue operazioni militari. Circa 2.465 soldati cinesi vengono trasportati in Corea nel giro di pochi giorni.
  • 8 giugno 1894: I primi di circa 4.000 soldati giapponesi e 500 marine sbarcano a Chumlpo (Incheon) nonostante le proteste cinesi e coreane.
  • 11 giugno 1894: Fine della Ribellione Donghak.
  • 13 giugno 1894: Il governo giapponese telegrafa a Otori Keisuke, comandante delle forze giapponesi, di restare il più a lungo possibile, nonostante la fine della ribellione.
  • 16 giugno 1894: Il Ministro degli Esteri giapponese Mutsu Munemitsu si incontra con l'ambasciatore cinese in Giappone, Wang Fengzao, per discutere del futuro status della Corea. Wang afferma che il governo cinese intende ritirarsi dalla Corea al termine della ribellione e che si aspetta altrettanto dal Giappone. Comunque la Cina nomina anche un residente per curare gli interessi cinesi in Corea e riaffermare il ruolo tradizionalmente tributario della Corea nei confronti della Cina.
  • 22 giugno 1894: Ulteriori truppe giapponesi arrivano in Corea.
  • 3 luglio 1894: Otori propone riforme del sistema politico coreano, che vengono tutte rifiutate dal conservatore governo coreano pro-cina.
  • 7 luglio 1894: Una mediazione tra Cina e Giappone organizzata dall'ambasciatore britannico fallisce.
  • 19 luglio 1894: In preparazione della guerra praticamente tutti i vascelli della Marina Imperiale Giapponese formano la Flotta Congiunta Giapponese.

[modifica] Prime fasi della guerra in territorio coreano

  • 23 luglio 1894: Le truppe giapponesi entrano a Seoul, catturano l'imperatore coreano e instaurano un nuovo governo pro-giapponese, che termina tutti i trattati sino-coreani e conferisce all'Esercito Imperiale Giapponese il diritto di espellere le truppe cinesi dell'Esercito Beiyang dalla Corea.
  • 25 luglio 1894: Battaglia di Pungdo, al largo di Asan, Corea.
  • 29 luglio 1894: Battaglia di Seonghwan vicino a Asan, Corea; Asan stessa cade in mano alle forze giapponesi il giorno seguente.
  • 1 agosto 1894: Dichiarazione di guerra formale.
  • 15 settembre 1894: Battaglia di Pyongyang nella Corea settentrionale.
  • 17 settembre 1894: Battaglia del fiume Yalu (1894) ai confini tra la Corea e la Manciuria.

[modifica] Guerra sul territorio cinese

[modifica] Bibliografia

  • William Henry Chamberlin. Japan Over Asia. Boston, Little, Brown, and Company, 1937, 395 pp.
  • Colliers (a cura di). The Russo-Japanese War. New York, P.F. Collier & Son, 1904, 129 pp.
  • Japan An Illustrated Encyclopedia. Tokyo, Kodansha Press, 1993, ISBN 4-06-205938-X
  • Lone, Stewart. Japan's First Modern War: Army and Society in the Conflict with China, 1894-1895. New York St. Martin's Press, 1994, 222 pp.
  • Paine, S.C.M. The Sino-Japanese War of 1894-1895: Perception, Power, and Primacy. Cambridge, MA, Cambridge University Press, 2003, 412 pp.
  • Sedwick, F.R. (R.F.A.). The Russo-Japanese War. New York, The Macmillan Company, 1909, 192 pp.
  • Theiss, Frank. The Voyage of Forgotten Men. Indianapolis & New York, Bobbs-Merrill Company, 1st Ed., 1937, 415 pp.
  • Warner, Dennis and Peggy. The Tide At Sunrise. New York, Charterhouse, 1974, 659 pp.
  • Military Heritage pubblicò un editoriale sulla guerra sino-giapponese del 1894 (Brooke C. Stoddard, Military Heritage, dicembre 2001, Volume 3, No. 3, p.6).

[modifica] Collegamenti esterni

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