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Corallium rubrum - Wikipedia

Corallium rubrum

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Il corallo rosso (Corallium rubrum Linnaeus, 1758) è un octocorallo della famiglia delle Coralliidae.

Secondo Ovidio[1] (Metamorfosi, IV, 740-752) il corallo rosso nacque dal sangue di una delle Gorgoni, Medusa, quando Perseo la decapitò. Le Gorgoni avevano la capacità di pietrificare con lo sguardo, e il sangue di questa, al contatto con la schiuma creata dalle onde, pietrificò alcune alghe che col sangue divennero rosse.

Il Vasari, nella descrizione del quadro Perseo e Andromeda, scrisse[2] nel 1570:

« [...] dov’è Perseo, che sciogliendo Andromeda, nuda allo scoglio marino, et havendo posato in terra la testa di Medusa, che uscendo sangue dal collo tagliato, et imbrattando l’acqua del mare, ne nascieva i coralli. »

Indice

[modifica] Etimologia del nome

Si pensa che la parola corallo derivi dal greco koraillon, cioè "scheletro duro", per altri invece deriverebbe sempre dal greco kura-halos, cioè "forma umana" ed altri ancora, infine, fanno derivare il termine dall'ebraico goral, nome usato per le pietre utilizzate per gli oracoli in Palestina, Asia Minore e Mediterraneo, tra le quali ruolo preponderante era svolto appunto dai coralli[3].

[modifica] Habitat e distribuzione

Corallo rosso nelle acque della Riserva marina di Portofino, Liguria.
Corallo rosso nelle acque della Riserva marina di Portofino, Liguria.

Il corallo rosso è l'unica specie del genere Corallium che vive nel Mediterraneo, ma è diffuso anche nell’Atlantico orientale (Portogallo, Canarie, Isole di Capo Verde), di solito fino a 200 metri di profondità in luoghi poco illuminati con scarsa vegetazione.

In genere, popola tutti i mari del globo con il limite estremo costituito dal largo dei circoli polari. L'aspetto e la colorazione del corallo varia in relazione al luogo ed alle profondità in cui si trova.

Ha bisogno di condizioni di vita particolari: salinità dell'acqua costante (che deve essere compresa tra il 28% ed il 40‰, in relazione al luogo ed al tipo di corallo), ridotto movimento dell’acqua e illuminazione attenuata. Il tasso di sedimenti in sospensione nell'acqua, se troppo elevato, ne limita la sopravvivenza.

Vive pertanto preferibilmente in luoghi ombrosi e riparati (grotte semioscure, strapiombi, fenditure delle rocce), a partire dalla profondità di 20/30 metri fino a 200 metri. Eccezionalmente[4] si può osservare a basse profondità (4 m), ed anche in notevoli quantità, nelle grotte delle zone di Porto Conte, Capo Caccia e Punta Giglio nel nord/ovest della Sardegna, nel territorio di Alghero. In Liguria, nella Riserva marina di Portofino, la presenza del corallo rosso è continua su tutto il versante meridionale tra i 15 e i 45 metri di profondità, con anche 200 colonie per metro quadrato; caratteristica peculiare di questo corallo è la lentezza di crescita (un centimetro ogni circa 15 anni contro i 3-4 centimetri di altre zone) e la non sfruttabilità commerciale per via della sottigliezza[5].

[modifica] Descrizione

Particolare dei polipi estroflessi.
Particolare dei polipi estroflessi.

Forma colonie ramificate, che possono superare i 20-30 cm di altezza, di colore generalmente rosso brillante, ma a volte rosa, bianco, marrone ed eccezionalmente nero[6].

I polipi sono bianchi e trasparenti, lunghi solo pochi millimetri, con otto tentacoli bordati di appendici pinnate, visibili quando questi sono estroflessi per la cattura del cibo.

Lo scheletro calcareo, durissimo e ricercato come materiale per la costruzione di gioielli, è ricoperto da uno strato di tessuto molle chiamato cenosarco, che viene rimosso per la lavorazione e lucidatura per la realizzazione di monili e sculture artistiche.

[modifica] Riproduzione e crescita

Si riproduce, per via sia asessuata che sessuata, rilasciando larve che, dopo una fase di embrione della durata di circa un mese, si fissano al substrato[7].

Ha una crescita molto lenta (3-4 cm l’anno) e questo lo rende particolarmente vulnerabile all’azione di raccolta dell’uomo, un tempo operata con metodi distruttivi; oggi in Italia si ha una pesca di tipo selettivo, effettuata in acqua direttamente da sub, che permette, se effettuata con criterio, di massimizzare la resa della pesca con la scelta solo dei rami più grandi permettendo nel contempo la salvaguardia della specie[8].

[modifica] Alimentazione

Si nutre di plancton e di sostanze organiche sospese, catturate dai tentacoli dei polipi.
Questi sono ricoperte di migliaia di cellule ectodermiche, tipiche dei Celenterati e dette cnidoblasti, contenenti una sostanza urticante che paralizza le prede.

[modifica] Conservazione

Corallo nella Grotta di Nereo a Capo Caccia.
Corallo nella Grotta di Nereo a Capo Caccia.

Merita una nota la recente istituzione della AMP di Capo Caccia e Isola Piana, all'interno della quale è stata creata una zona "A" specifica di rispetto assoluto per preservare la "Grotta del Corallo", dove sui soffitti interni ed in tutta la zona circostante è ancora esistente una buona quantità di corallo e per il quale è in corso un progetto[9], unico nel suo genere, di ripopolamento con la creazione di supporti speciali ai quali sono stati innestati spezzoni di corallo provenienti dagli scarti di taglio forniti dai corallari subacquei professionisti che operano nella zona.

Questi particolari supporti di granito sono stati affondati[10] nella zona di Punta Sant’Antonio nel gennaio 2005 e popolati con colonie di corallo[11], in modo da porre le basi per una futura conservazione della specie nella zona. Durante una successiva fase di affondamento[12] sono state posizionate ulteriori strutture sott'acqua[13] al fine di fornire un supporto ad ulteriori colonie.

[modifica] Pesca

La pesca del corallo rosso è stata ed è particolarmente praticata in Italia, Francia, Spagna, Grecia e Tunisia, ma anche in maniera più ridotta in Algeria e Croazia. Si stima che negli anni passati, nell'intero Mediterraneo, fossero pescate 60 tonnellate di corallo ogni anno.

La pesca avveniva attraverso una barca a vela latina denominata corallina, la quale trascinava una grossa croce di legno a bracci uguali (chiamata dagli abitanti di Torre del Greco, primi pescatori di corallo, ngegno, vale a dire congegno) appesantita attraverso grossi massi ed alla quale erano attaccate reti di canapa (tale tipo di imbarcazione non è oggi più utilizzato in quanto mediante la stessa venivano sdradicati interamente i vari ceppi di corallo, impedendone la ricrescita).

In Sardegna, in particolare, si hanno notizie[14] di usi ornamentali fin dal V secolo a.C. nelle zone di Nora, Tharros e Cagliari.

[modifica] Torre del Greco

La storia di Torre del Greco è talmente intrecciata con quella del corallo tanto da costituire un binomio inscindibile, ed è documentata fin dal XV secolo[15]. Nel 1790 fu costituita nella città di Torre del Greco la Reale Compagnia del Corallo, con l'idea di lavorare e vendere il corallo pescato. Ciò dimostra che la pesca del corallo era fiorente già da tanti anni nella città campana.

Inoltre fu promulgato il 22 dicembre 1789 da Ferdinando IV di Borbone il Codice corallino (preparato dal giurista napoletano Michele Jorio), con l'intento di regolamentare la pesca del corallo che in quegli anni vedeva impegnati, oltre ai marinai torresi, anche i genovesi, i livornesi e quelli di Trapani.

Tale regolamentazione non ebbe però il successo sperato[15]. Dal 1805, anno in cui fu fondata la prima fabbrica per la lavorazione del corallo a Torre del Greco (da Paolo Bartolomeo Martin, francese ma con origini genovesi), iniziò il periodo d'oro per la lavorazione del corallo nella città sita alle pendici del Vesuvio, anche perché insieme alla lavorazione la pesca del corallo era sempre più sotto il dominio dei pescatori torresi. Dal 1875 i torresi iniziarono a lavorare con il corallo di Sciacca e nel 1878 sorse in città addirittura una Scuola per la lavorazione del corallo (che chiuse nel 1885 per riaprire nel 1887), presso la quale nel 1933 fu istituito un Museo del corallo. In seguito venne il momento della lavorazione del corallo giapponese scoperto sui mercati di Madras e Calcutta.

Oggi a Torre del Greco non viene più praticata la pesca del corallo (l'ultima corallina risulta in disarmo nel 1989[8]) ma la città resta comunque il più importante centro al mondo per la lavorazione del corallo[16][17], con oltre 2000 addetti al settore[18].

[modifica] Alghero

Corallo nella Grotta di Amphitrite (Alghero).
Corallo nella Grotta di Amphitrite (Alghero).

Il corallo di Alghero, città di lingua e tradizione catalana in Sardegna, è conosciuto[19] come tra i più pregiati del Mediterraneo per la particolare fama di quantità, qualità, compattezza e soprattutto per il colore rosso rubino, tanto da rimarcare uno degli aspetti economici più importanti della città chiamata anche "Riviera del Corallo", tanto da avere nel suo stemma un ramo del pregiato corallo rosso su una base di roccia. Per il particolare abbinamento alla gioielleria ed all'artigianato orafo prende anche il nome di oro rosso, tanto che è venduto allo stesso prezzo del pregiato metallo.

Nei secoli scorsi nella città esisteva un'istituzione chiamata, in lingua catalana, "Caixa del Cural", che deteneva un fondo in corallo versato percentualmente alla fine di ogni campagna di pesca e riservato alla categoria di pescatori del corallo quando, per vecchiaia, non avrebbero più potuto continuare l'attività. Questa cassa venne utilizzata talvolta[20] per il finanziamento di opere di interesse pubblico, quali ad esempio parti della Cattedrale di Alghero.

Alghero divenne la capitale della pesca del corallo in seguito all'esaurimento dei banchi di pesca di Torre del Greco, prima, e di Sciacca, poi; negli archivi storici della città è annotata la presenza in porto, nelle stagioni estive, di migliaia di barche coralline.

[modifica] Sciacca

Altrettanto importante per la pesca del corallo è stata la città di Sciacca: l'inizio della pesca del corallo ebbe inizio nel 1875, quando furono trovati nel mare antistante Sciacca tre banchi corallini che fornirono grosse quantità di corallo. Fino al 1887 l'attività di pesca fu intensiva, poi, in seguito, i tre banchi corallini si rivelarono esauriti[21].

Il corallo di Sciacca è di limitata grandezza, non superando in genere i 10-12 millimetri, ed il suo colore può variare dal rosa salmone intenso al pallidissimo.

[modifica] Oceano Pacifico

Altra zona nota per la pesca corallina è l'Oceano Pacifico dove sono stati individuate e pescate tra il 1965 ed il 1979 quattro varietà di corallo[22]: Midway, Garnet, Miss e Deep Sea.

[modifica] Giappone

Ruolo importante nella pesca del corallo è anche il Giappone, sin dal 1889. Nel paese nipponico si pescano varietà di corallo differenti per pregio e valore: il cosiddetto "Corallo pelle d'angelo", dal colore bianco sfumato in rosa, il "Corallo Moro", il cerasuolo, di colore rosso rubino, ecc. La grandezza dei rami è di un certo rilievo dato che i cespi raggiungono una grandezza di 30-40 centimetri con rami di diametro di 160 millimetri[23].

[modifica] Altri progetti

[modifica] Note

  1. ^ (IT)Perseo e l’origine del corallo. Iconografia e Iconologia, Dipartimento di Storia dell'Arte, Facoltà di Scienze Umanistiche dell'Università di Roma "La Sapienza".
  2. ^ (IT)La Nascita del Corallo. Iconografia e Iconologia, Dipartimento di Storia dell'Arte, Facoltà di Scienze Umanistiche dell'Università di Roma "La Sapienza".
  3. ^ (IT)Gem by Gem - International Colored Gemstone Association. Corallo. URL consultato il 10/04/2008.
  4. ^ Le più belle immersioni nelle grotte sommerse del parco marino di Capo Caccia. URL consultato il 13-09-2007.
  5. ^ Vedi a questo proposito Leali Rizzi, Tina e Penco, Adriano.
  6. ^ Club Sommozzatori Bari Onlus. Corallium rubrum. URL consultato il 13-09-2007.
  7. ^ Minasi, Raffaele (MondoMarino.net). La notte di coralli.
  8. ^ a b (IT)Encarta. Il corallo rosso. URL consultato il 09/04/2008.
  9. ^ Conservazione di Corallium rubrum in siti superficiali. URL consultato il 13-09-2007.
  10. ^ Prima fase di affondamento dei moduli finalizzati a ospitare frammenti di colonie di Corallium rubrum (PDF). 14-03-2005. URL consultato il 13-09-2007.
  11. ^ Trasferite le prime 200 colonie di Corallium rubrum sui moduli posizionati nella zona A2 dell’Area Marina Protetta (PDF). URL consultato il 13-09-2007.
  12. ^ Seconda fase di affondamento dei moduli finalizzati a ospitare frammenti di colonie di Corallium rubrum (PDF). URL consultato il 13-09-2007.
  13. ^ Fasi di montaggio delle strutture modulari progettate al fine di ospitare i frammenti di colonie di Corallium rubrum (PDF). URL consultato il 13-09-2007.
  14. ^ C. Rondi-Costanzo. D. Ugolini (a cura di) Corail de Béziers, du Midi de la Gaule et de Méditerranée entre le VIIe et le IIIe s. av. J.-C. (Languedoc Occidental Protohistorique: Fouilles Et Recherches Recentes (VIe-IVe S. Av. J.-C.). (in francese) Aix-en Provence, 01 1997. 197-239, 228-229 ISBN 2853993914
  15. ^ a b (IT)Francesco Balletta. La ricchezza di Torre del Greco dalla fine del Seicento ai primi decenni dell’Ottocento Rivista di Storia Finanziaria (Università degli Studi di Napoli.
  16. ^ (IT)Adnkronos. Le donne del corallo, due secoli di lavoro al femminile. URL consultato il 09/04/2008.
  17. ^ (IT)Informarte. L'"oro rosso" di Torre del Greco - Il Museo Liverino di Torre del Greco (Na). URL consultato il 09/04/2008.
  18. ^ (IT)Seduta n. 141 del 4/4/2007, Resoconti parlamentari Camera dei Deputati. 04/04/2007. URL consultato il 09/04/2008.
  19. ^ Il Corallo di Alghero. URL consultato il 13-09-2007.
  20. ^ La cattedrale: il lato sinistro. URL consultato il 13-09-2007.
  21. ^ (IT)Il corallo di Sciacca. URL consultato il 03/04/2008.
  22. ^ (IT)Lavorazione del corallo. URL consultato il 03/04/2008.
  23. ^ (IT)La pesca del corallo. URL consultato il 04/03/2008.

[modifica] Bibliografia

  • (IT) Basilio Liverino. Il corallo. Arte tipografica editrice, 1998. ISBN 9786000506551
  • (IT) Egidio Trainito. Atlante di flora e fauna del Mediterraneo. 2004. Milano, Il Castello, 2004. ISBN 8880393952
  • (IT) Carlo Cerrano; Ponti, Massimo e Silvestri, Stefano. Guida alla biologia marina del Mediterraneo. Ananke, 2004. ISBN 8873250726
  • (IT) G. Troina. Il porto del corallo. Analisi storica del porto di Torre del Greco. ESA, 2007. ISBN 9788895430010
  • (IT) Tina Leali Rizzi; Penco, Adriano. Le armie di Portofino. Guida al parco marino sull'acqua e sott'acqua. (in italiano) Le Mani-Microart'S, 2000. ISBN 8880121483

[modifica] Collegamenti esterni


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