Campagna d'Egitto
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Campagna d'Egitto | |||||||
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Bonaparte davanti alla Sfinge dipinto del 1868 di Jean Léon Gérôme |
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Schieramenti | |||||||
Gran Bretagna Impero Ottomano |
Francia rivoluzionaria | ||||||
Comandanti | |||||||
Sir Horatio Nelson Sir John Moore Sir Sidney Smith Murad Bey |
Napoleone Bonaparte Gioacchino Murat François-Paul Brueys d'Aigalliers |
Campagna d'Egitto e di Siria |
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Shubra Khit – Piramidi – Nilo – al-Arish – Jaffa – Acri – Monte Tabor – 1a Aboukir – 2a Aboukir – Alessandria |
La campagna d'Egitto è l'invasione dell'Egitto attuata da Napoleone nel 1798.
Indice |
[modifica] La programmazione
Nel marzo del 1798 Napoleone propose una spedizione militare per conquistare l'Egitto, allora sotto il dominio dell'Impero Ottomano, allo scopo di proteggere il commercio francese e minare il dominio britannico in India. Il Direttorio, nonostante non fosse d'accordo per la spesa dell'impresa e per la sua difficoltà, aderì prontamente per liberarsi dell'ingombrante presenza del generale Bonaparte a Parigi.
All'inizio della campagna, Napoleone conquistò il 9 giugno Malta, togliendola ai Cavalieri di san Giovanni, e quindi prese Alessandria d'Egitto il 1° luglio eludendo il controllo della Royal Navy.
[modifica] Battaglia delle piramidi
Dopo essere sbarcato sulle coste dell'Egitto, la prima battaglia che ebbe a combattere fu quella contro i mamelucchi, antichi guerrieri del Medio Oriente, a circa 6 chilometri dalle piramidi di Giza. Le forze napoleoniche erano notevolmente inferiori, 25.000 uomini contro circa 100.000 mamelucchi, ma Napoleone ne usci vincitore grazie alla sua strategia.
Gli uomini si disposero a quadrato faccia al nemico: tale strategia consentì di proteggere le provviste e gli armamenti mentre i soldati potevano sparare in ogni direzione contro l'esercito rivale. Questo si difese con grande energia, ma molti soldati fuggirono dalle loro fila. Alla fine tra i francesi si contarono circa 300 morti, mentre da parte degli egiziani si ebbero circa 6.000 perdite.
[modifica] Nelson e la battaglia del Nilo
Mentre sulla terra si dimostravano nettamente superiori i francesi, la Royal Navy operò per compensare la situazione sul mare. Le navi che avevano trasportato Bonaparte ed il suo esercito erano ritornate di nuovo in Francia, ma una flotta di navi da guerra sosteneva l'esercito lungo la costa. Il 1° agosto i britannici scoprirono questa flotta all'ancora, in posizione protetta, nella baia di Abukir.
I francesi credettero di poter essere attaccati soltanto da un lato, essendo l'altro protetto dalla spiaggia, ma la flotta britannica, al comando di Horatio Nelson, riuscì ad insinuarsi fra le navi francesi prendendole così tra due fuochi. Tutte le navi francesi, eccetto due, vennero catturate o distrutte. Solamente il Guillaume Tell con il contrammiraglio Pierre Charles Silvestre de Villeneuve ed il Généreux riuscirono a fuggire. Il Guillaume Tell fu catturato dopo pochi giorni nel corso della conquista di Malta da parte dei britannici. La sconfitta venne attribuita all'incapacità dell'ammiraglio francese François-Paul Brueys d'Aigalliers.
Le navi francesi erano a corto di uomini di equipaggio, gli ufficiali demoralizzati e l'attacco di Nelson avvenne di sorpresa. Le perdite nel corso della battaglia furono di 250 britannici e 1.700 francesi. Bonaparte subì una dura lezione in quanto nella sua meta di fortificare la posizione francese nel Mar Mediterraneo fu frustrata, ma il suo esercito riuscì nondimeno a consolidare il potere in Egitto, anche se dovette affrontare continue sollevazioni nazionalistiche.
[modifica] Campagna di Siria
Dopo che a Istanbul si diffuse la notizia che la flotta britannica aveva distrutto quella francese nella battaglia del Nilo, i turchi credettero che questo avrebbe rappresentato la fine di Napoleone. Il sultano Selim III decise pertanto di dichiarare guerra alla Francia ed inviò due corpi d'armata in Egitto.
La prima armata, sotto il comando di Jezzar Pasha, era costituita da circa 12.000 uomini, ma il generale Pasha sapeva che avrebbe avuto dei rinforzi da Damasco, Aleppo, Iraq (10.000 uomini) e Gerusalemme (8.000). La seconda armata, sotto il comando di Mustafa Pasha, si trovava a Rodi con circa 8.000 uomini, ma Mustafà attendeva circa 42.000 soldati provenienti da Albania, Istanbul, Anatolia e Grecia.
I turchi pianificarono due offensive contro Il Cairo: dalla Siria, attraverso il deserto di Salhayeh-Belbays-El Kankah e da Rodi via mare sbarcando ad Aboukir nell'area della città portuale di Damietta.
Nel gennaio del 1799, Bonaparte apprese dei movimenti ostili dei turchi. Egli sapeva di non potersi difendere dall'attacco degli eserciti turchi e decise che la miglior difesa sarebbe stata quella di attaccarne l'esercito della Siria. Una vittoria lì, gli avrebbe concesso più tempo per prepararsi adeguatamente ad affrontare la forza di Rodi.
Egli preparò così un esercito di circa 13.000 uomini, organizzato in divisioni sotto il comando dei generali Reynier (2.160 uomini), Kleber (2.336), Bon (2.449), Lannes (2.938), una divisione di cavalleria leggera sotto il comando del generale Gioacchino Murat (900), una brigata di fanteria e cavalleria sotto il generale di brigata Bessieres (400), una compagnia su dromedari (89), una di artiglieria sotto Dammartin (1.387) e genieri e truppe di logistica sotto Caraffeli (3.404). Ogni divisione di fanteria e cavalleria era dotata di 6 cannoni, che erano stati posti su delle navi nel porto di Damietta. L'esercito di Bonaparte, così costituito, lasciò l'Egitto il 5 febbraio del 1799.
Egli non riuscì a conquistare la città fortificata di Acri e fu costretto a tornare in Egitto nel mese di maggio. Allo scopo di accelerare la ritirata, Bonaparte prese la controversa decisione di uccidere i prigionieri ed abbandonare i feriti lungo la strada. I suoi sostenitori hanno sostenuto che questa decisione era necessaria, a causa delle azioni di molestia portate dall'esercito ottomano.
[modifica] Bonaparte torna in Francia
Tornato in Egitto il 25 luglio, Bonaparte sconfisse l'invasione via mare degli ottomani ad Abukir. Ciò riabilitò parzialmente la sua reputazione per la sconfitta navale dell'anno precedente. A seguito del languire della campagna egiziana e della situazione di instabilità politica venutasi a creare in Francia, Napoleone abbandonò l'Egitto per rientrare a Parigi nell'agosto del 1799, lasciando l'esercito sotto il comando del maresciallo Kleber.
Alcuni dissero che Sir Sidney Smith ed altri comandanti britannici nel Mediterraneo aiutarono Bonaparte ad evadere il blocco navale della Royal Navy, nella convinzione che egli potesse aiutare i lealisti reali in Francia, ma non vi è alcuna conferma di quanto supposto.
[modifica] Epilogo
Le truppe rimaste in Egitto, risentite contro Bonaparte ed il governo per averle abbandonate, ai primi del 1800 pensarono di poter essere evacuate grazie ad un trattato che il generale Kleber stava negoziando con Smith. L'ammiraglio britannico Keith rinnegò invece questo trattato ed inviò una flotta di 30.000 mamelucchi contro Kleber.
I mamelucchi vennero sconfitti nella battaglia di Heliopolis nel marzo del 1800, e Kleber riuscì a stroncare una insurrezione al Cairo. Ma lo stesso Kleber venne assassinato nel giugno del 1800 da uno studente siriano ed il comando delle truppe francesi venne assunto dal generale Menou. Menou tenne il comando fino all'agosto del 1801 quando, sotto i continui attacchi delle forze britanniche ed ottomane e la perdita di circa 13.500 uomini, molti dei quali per malattia, fu costretto a capitolare agli inglesi.
A seguito della resa, l'esercito francese venne rimpatriato su navi britanniche, assieme ad una quantità notevole di antichità egiziane.
[modifica] Spedizione scientifica
Un aspetto inusuale della spedizione egiziana fu l'aggregamento di un grande gruppo di studiosi alla forza francese d'invasione. Fra le tante scoperte fatte da questi scienziati, la più importante è sicuramente il ritrovamento della stele di Rosetta. Questo spiegamento di risorse intellettuali è considerato come un'indicazione di quanto Napoleone tenesse in gran conto l'Era delle grandi civiltà della storia antica e secondo altri come una forma di propaganda populista per mascherare i motivi reali di una invasione imperialistica dell'Egitto.
In un sforzo assolutamente senza successo di guadagnare l'appoggio del popolo egiziano, Bonaparte pubblicò anche dei proclami che lo dipingevano come un liberatore del popolo egiziano dall'oppressione Ottomana, lodando i precetti dell'Islam.