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Aleppo - Wikipedia

Aleppo

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Aleppo
'arabo:حلب, Ḥalab
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Aleppo]]
Stato: bandiera Siria
Provincia: Aleppo
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Coordinate: 36°13′″N 37°10′″E / <span class="geo-dec geo" title="Mappe, foto aeree ed altre informazioni per Errore nell'espressione: operatore / inatteso Errore nell'espressione: operatore / inatteso">Errore nell'espressione: operatore / inatteso, Errore nell'espressione: operatore / inatteso
Altitudine: 430 m s.l.m.
Abitanti : 1.649.694[1]  (stima 2007)
Prefisso tel: 021
Fuso orario: UTC +2
Aleppo (Siria )
Aleppo
Aleppo

Coordinate: 36°13′N 37°10′E / 36.217, 37.167

Bene protetto dall'UNESCO
Patrimonio dell'umanità
Antica città di Aleppo
Ancient City of Aleppo
Tipologia Culturali
Criterio (iii) (iv)
Pericolo Bene non in pericolo
Anno 1986
Scheda UNESCO inglese
francese
Patrimoni dell'umanità in Siria
La città vecchia vista dalla cittadella
La città vecchia vista dalla cittadella

Aleppo arabo:حلب, Ḥalab, detta anche la grigia (al-Shahabā). è una città della Siria settentrionale.

Secondo il censimento ufficiale della popolazione del (1994), Aleppo è la città più popolosa della Siria, con 1.582.930 abitanti, superando di poco la capitale del paese, Damasco, abitata da 1.394.322 persone.

È una delle più antiche città del mondo abitata ininterrottamente dall'antichità, occupa una posizione strategica a metà strada tra il mare e l'Eufrate; inizialmente era costruita su un piccolo gruppo di colline, in una vallata ampia e fertile, su entrambe le rive del fiume Quweyq. La sua provincia si estende attorno alla città per oltre 16.000 km² e conta circa 3,7 milioni di abitanti.

È patrimonio dell'umanità dell'UNESCO dal 1986.

Nell'anno 2006 Aleppo è stata la prima città a fregiarsi del titolo di Capitale Culturale del Mondo Islamico

Indice

[modifica] Nome

Il nome accadico della città era Halap o Halab. Nelle fonti egiziane era chiamata hlp, in quelle ugaritiche e aramaiche hlb. In epoca seleucide il nome era Beroea (resta Berya nella Tavola Peutingeriana).

L'origine del nome è oscura. Vi sono diverse ipotesi al riguardo: nella lingua amorrita Halab significa metallo di ferro o rame di cui il luogo era importante fornitore nell'antichità; in lingua aramaica significa bianco come il colore del marmo abbondante nell'area. In arabo Ḥalab Ibrāhīm significa il latte di Abramo poiché, come racconta il viaggiatore Ibn Baṭṭūṭa, il profeta soggiornando nel luogo ed avendo un gregge numeroso era solito distribuirne ai poveri.[2] L'opinione corrente, riportata su tutte le guide, è che "la grigia" si riferisca al colore delle pietre calcaree (pietra bianca) con cui sono costruiti la cittadella e gli edifici.

[modifica] Storia

La porta di accesso alla Cittadella
La porta di accesso alla Cittadella

Gli aleppini rivendicano orgogliosamente una storia ininterrotta di 5000 anni. I primi documenti che la citano appartengono agli archivi degli Hittiti, di Mari e di Ebla del II millennio a.C., dove appare come capitale del regno amorrita di Yamkhad. La città viene conquistata dal re hittita Mursili I nel 1600 a.C., passa poi al regno di Mitanni per ritornare hittita nel 1473 a.C..

Nel 1274 a.C. il re di Aleppo Telepinu partecipa con le forze hittite alla famosa battaglia di Kadesh svoltasi sulle rive dell'Oronte, non distante dalla città. La battaglia segnò la fine dell'espansione verso nord degli Egiziani.

Dopo la caduta dell'impero Hittita con l'invasione dei Popoli del mare (1190 a.C.), Aleppo forma uno dei piccoli stati neo-hittiti. Più tardi diventa capitale di un regno aramaico. L'invasione di Tiglat-Pileser (1150 a.C.) fonda l'impero assiro nel quale la città viene definitivamente inclusa con la vittoria di Salmanassar III nella battaglia di Qarqar (853 a.C.).

I caldei o neo-babilonesi si sostituiscono brevemente agli assiri nel 612 a.C. e a loro volta sono sconfitti da Ciro II di Persia (539 a.C.) fondatore dell'impero persiano, capostipite degli achemenidi. Viene istituito il sistema amministrativo delle satrapie.

Nel 333 a.C. Aleppo viene conquistata da Alessandro Magno, chiamata "Beroa" dal suo successore Seleuco I Nicator è annessa alla satrapia di Babilonia, resta parte dell'Impero Seleucide fino all'arrivo dei romani.

Nel 64 a.C. Pompeo annette la Siria alla Repubblica Romana, la città diviene quindi parte dell'Impero Romano prima e di quello Bizantino poi.

Con l'avanzata della potenza araba nel VI secolo gli aleppini aprono le porte della città a Khalid ibn al-Walid nel 637. Sotto gli Omayyadi la città prospera per poi declinare quando gli Abbasidi spostano la capitale del califfato a Baghdad. La dinastia degli Hamdanidi regna dal 944 al 1003 e Ali Sayf al-Dawla, uno dei loro sovrani ancora oggi ricordato ad Aleppo, è strenuo difensore della città contro gli attacchi dell'imperatore bizantino Niceforo Foca che riesce a saccheggiare la città ma non conquista la Cittadella.

In seguito la città cadde sotto il controllo, tra gli altri, dei Fatimidi sciiti e dei turchi Selgiuchidi sunniti. Durante le crociate la città viene assediata dai cristiani nel 1098 e nel 1124 ma mai espugnata. Con Nur al-Din Zangi (1128 – 70) un turcomanno di Mossul, Aleppo diventa il fulcro della reazione islamica contro i crociati, alla morte di questi passa al curdo Saladino, fondatore della dinastia degli Ayyubidi che riunisce sotto un'unica guida diverse fazioni islamiche e pone fine alla terza crociata.

Con la calata dei Mongoli nel 1260 viene conquistata e devastata. I Mamelucchi nel 1292 ricostruiscono la Cittadella che di nuovo viene distrutta nel 1400 con l'invasione di Tamerlano.

Nel 1516 Aleppo passa sotto gli Ottomani con Selim I che sconfigge i Mamelucchi di Siria ed Egitto, Vi si stabilisce la residenza di un Wali (governatore) e nei quattro secoli che seguono resta uno degli scali commerciali più importanti al mondo, confluendovi le vie carovaniere dell'Asia e dell'Arabia con i collegamenti al Mar Mediterraneo nei porti di Tripoli e poi Alessandretta. È tappa obbligatoria nei pellegrinaggi islamici alla Mecca.

In seguito alla caduta dell'Impero Ottomano nel 1920 viene imposto il protettorato Francese nel territorio che ora è compreso negli stati di Siria, Libano e Israele più la zona di Alessandretta che viene ceduta arbitrariamente dai francesi al nuovo stato Turco privando così Aleppo del suo porto storico.

Nel 1936 la Siria si autoproclama repubblica indipendente.

[modifica] Geografia

Si trova in una conca fra le montagne e il suo clima non è sempre particolarmente favorevole.

[modifica] Attrattive

Aleppo presenta moltissimi siti archeologici e di interesse storico e artistico, una guida ai monumenti storici[3] riporta:

« Ho viaggiato molto, e lontano

accompagnato da amici, a volte.
Ho visto cose strane
ed ho affrontato atrocità.
Sono sceso solo sotto terra

cercando la compagnia di Dio »
(epitaffio sulla tomba del Viaggiatore
Ali ibn Bakr al-Haraoui ad Aleppo
)
  • 9 chiese delle diverse confessioni presenti
  • una sinagoga
  • 12 case tradizionali, alcune riattate a museo
  • 14 mausolei
  • 13 zawiye, takiye o luoghi dedicati ai riti sufi
  • 8 Hammam
  • 2 bimaristan (ospedali medioevali)
  • 2 fabbriche di sapone tradizionale (vedi sapone di Aleppo)
  • 3 fontane pubbliche
  • 16 Khan o caravanserragli

Vi hanno lasciato il segno molte civiltà: hittiti, assiri, egiziani, greci, romani, bizantini, ebrei, arabi, turchi, persiani, mongoli.

Nonostante gli sventramenti operati negli anni '50, i sūq di Aleppo sono ancora i più estesi e tra i più vitali del Vicino Oriente con circa 12 km complessivi.

[modifica] La Cittadella (al-Qalʿa)

La cittadella di Aleppo è il monumento più conosciuto della città, situato su una collina alta una cinquantina di metri è dotata di una pianta ellittica con 300-400 metri di diametro. Il nucleo principale della cittadella attuale è una fortezza arabo-islamica medievale costruita ad uso militare ma in grado di ospitare oltre 10.000 persone durante gli assedi.

In realtà la collina stessa è in gran parte artificiale, formata dai diversi strati degli edifici che si sono costruiti uno sulle rovine dell'altro. I più antichi reperti trovati all'interno della cittadella risalgono ai primi insediamenti nella città (3000 a.C.).

Durante il dominio macedone (le terre conquistate da Alessandro Magno) fu costruita l'acropoli e nel 945 la residenza del governatore fu trasformata in un palazzo dalla dinastia degli Hamdanidi.

[modifica] La Moschea Omayyade, la grande moschea

Si chiama anche moschea di Zaccaria, per la tomba del padre di San Giovanni Battista. La sua costruzione è attribuita al califfo al-Walid I ibn ‘Abd al-Malik (705-715) e al fratello e successore Sulayman b. ‘Abd al-Malik (715-717). Bruciata nel 962 fu ricostruita nel 965. Il minareto a pianta quadrata è di epoca selgiuchide (1090).

[modifica] La madrasa al-Halawiyya

In origine cattedrale di Aleppo, mantiene delle colonne con capitelli bizantini del V secolo.

[modifica] Hammam al-Nahhassin

Uno dei più antichi bagni pubblici di Aleppo, risale al XII secolo ed è ancora attivo.

[modifica] Khan al-Nahhassine

Una volta occupato dal consolato della Repubblica di Venezia, è poi divenuto la residenza della famiglia Poche e consolato del Belgio. Simbolo della presenza consolare e mercantile europea in città.

Un vicolo nel quartiere cristiano
Un vicolo nel quartiere cristiano

[modifica] Jdeydé

Insediamento cristiano "fuori le mura" risalente al XV secolo ed ora a pieno titolo nei tour storici della città. Detto anche quartiere cristiano o quartiere armeno vi si trovano le chiese armene, maronita, melchita, greco-ortodossa ed altre, alcune case tradizionali dei secoli XVII-XIX.

[modifica] Hammam Yalbugha al-Nassiri

È l'hammam più frequentato dai turisti, vicino alla Cittadella. Risale al XIV secolo ma è stato restaurato più volte.

[modifica] Sinagoga al-Bandara

Risale al XII secolo. Secondo una tradizione qui si sarebbero conservati i più antichi manoscritti del Vecchio Testamento.

[modifica] Khan al-Gumruk

Edificato nel 1574 è conosciuto anche come Khan al-Kabir (il grande caravanserraglio) è il più grande dei caravanserragli aleppini, possiede circa 150 magazzini. Fu sede del consolato britannico e della compagnia Inglese delle Indie orientali.

[modifica] Bimaristan Arghun

I bimaristan erano ospizi dedicati alla cura dei malati ivi compresi i malati di mente. Derivano il nome dal persiano e significa appunto "luogo dei malati". La costruzione del bimaristan Arghun è iniziata nel 1354 dall'emiro Arghun ibn Tijo al-Kamili. L'edificio è dotato di quattro corti attorno le quali si distribuiscono le celle dei malati: la corte principale dispone di due iwan. Il settore psichiatrico del bimaristan è particolarmente notevole se pensiamo che la medicina araba nel XIV secolo realizzava ambienti funzionali, puliti e individuali per i malati di mente mentre in Europa fino al XVIII secolo questi venivano tenuti in catene. Un complesso sistema di fontane portava l'acqua in tutte le corti in modo tale che il continuo zampillare e fluire causasse un rumore piacevole e rilassante.

[modifica] Bab Antakia, la porta di Antiochia

Da qui partiva la strada per Antiochia, da questa porta i musulmani entrarono pacificamente ad Aleppo nel 637. L'iscrizione più antica che è riportata nelle pietre della struttura risale al 1016-1018.

[modifica] Moschea e madrasa al-Firdaws, del Paradiso

Situata fuori dalle mura in un quartiere di nuovo insediamento non è segnalata opportunamente. Costruita nel 1235 è la più grande scuola coranica della città. Il mihrab è un'opera d'arte in marmi policromi, il cronista Ibn al-Adim la considerava come una delle meraviglie del mondo, al pari di quella di Cordova, uno dei più belli esempi di arte musulmana.

[modifica] Hotel Baron

Fondato dalla famiglia armena Baron e diventato leggendario nel mondo a causa delle disparate vicende che vi si sono svolte. Ha ospitato viaggiatori e turisti europei e americani che qui si recavano per alloggio o semplicemente per godere dell'unico american bar di tutto il medio oriente. Fu il centro dove si organizzò un aiuto clandestino alla popolazione armena durante le deportazioni degli anni 1915-1916 (vedi genocidio armeno). Pur restando una delle attrazioni della città, l'Hotel subisce una lenta e progressiva decadenza.

[modifica] Beit Jumblatt

Esempio notevole di residenza privata, nella corte centrale si affacciano due iwan, uno in stile mamelucco (XVI secolo) decorato di ceramiche policrome e, di fronte, il più recente in stile ottomano (XVII secolo) sobrio ed elegante in pietra scura con motivi a due colori alterni. Attualmente in restauro è destinata ad ospitare uffici di rappresentanza.

[modifica] Cultura e Religione

Aleppo ospita una delle popolazioni più variegate del Vicino Oriente che include arabi, curdi, armeni, circassi e turchi. La maggioranza della popolazione è di fede musulmana sunnita, mentre oltre 300.000 cristiani appartenenti ad una decina di confessioni fanno di Aleppo la terza maggiore città cristiana del mondo arabo dopo Il Cairo e Beirut. Nella seconda metà del XX secolo la comunità ebraica di Aleppo si è drasticamente ridimensionata a causa di diverse ondate migratorie causate da fattori politici (il conflitto arabo-israeliano) ed economici, mentre diverse migliaia di drusi, alawiti e ismailiti delle province circostanti si è stabilita in città.

[modifica] Musei

  • Museo di Aleppo
  • Museo delle Tradizioni
  • Museo della Cittadella

[modifica] Cucina

Aleppo è famosa nel mondo arabo per la varietà e la raffinatezza della sua cucina, pari a quella libanese.

Piatto tipico di Aleppo è il Kebab alle ciliegie per la cui preparazione si utilizza una varietà di ciliegie specifica e tipica della zona.

Altra deliziosa preparazione è la confettura di Rose, di lunga tradizione condivisa con la città di Damasco, ma non è possibile provvedersene nei suq locali in quanto viene preparata solo per uso familiare e non è prodotta in quantità sufficienti per il commercio.

[modifica] Demografia

[modifica] Voci correlate

[modifica] Note

  1. ^ World Gazetteer
  2. ^ Ibn Baṭṭūṭa, I viaggi, Einaudi, Torino, 2006
  3. ^ Hadjar 2005

[modifica] Altri progetti

[modifica] Bibliografia

  • (FR) Abdallah Hadjar, Monuments historiques d'Alep, Traduit par Madeleine Trokey, Automobile et Touring Club de Syrie (ATCS), Aleppo, 2005

[modifica] Collegamenti esterni


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