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Calendario giuliano - Wikipedia

Calendario giuliano

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Il calendario giuliano è un calendario solare, cioè basato sul ciclo delle stagioni. Fu elaborato dall'astronomo greco Sosigene di Alessandria e promulgato da Giulio Cesare (da cui prende il nome), nella sua qualità di pontefice massimo, nell'anno 46 a.C..

Esso fu da allora il calendario ufficiale di Roma e dei suoi domini; successivamente il suo uso si estese a tutti i paesi d'Europa e d'America, man mano che venivano cristianizzati. Nel 1582 è stato sostituito dal calendario gregoriano per decreto di papa Gregorio XIII; diverse nazioni tuttavia hanno continuato ad utilizzare il calendario giuliano, adeguandosi poi in tempi diversi tra il XVIII e il XX secolo. La Chiesa ortodossa tuttora usa il calendario giuliano come proprio calendario liturgico.

Indice

[modifica] Anni bisestili

Nel calendario giuliano si utilizzano gli anni bisestili per compensare il fatto che la durata dell'anno tropico (o anno solare) non è data da un numero intero di giorni. Il giorno in più si aggiunge dopo il 24 febbraio (sexto die ante Kalendas Martias nella lingua latina). Va ricordato che i romani avevano l'abitudine di contare i giorni mensili sottraendoli a determinate festività, come le Idi e le Calende, contando anche il giorno di partenza; quindi tra il 24 febbraio ed il primo marzo (che coincide con le Calende di Marzo) ci sono appunto 6 giorni (24-25-26-27-28-1): per questo si chiama bis sexto da cui deriva il nome dell'anno anomalo.

Sosigene stabilì che un anno ogni quattro, fosse bisestile: in questo modo la durata media dell'anno giuliano risultava di 365 giorni e un quarto. Ne consegue che il calendario giuliano è ciclico ogni 4 anni equivalenti a 365 × 4 + 1 = 1.461 giorni; considerando anche i giorni della settimana, allora il calendario giuliano è ciclico ogni 1.461 × 7 = 10.227 giorni che equivalgono a 4 × 7 = 28 anni (questo perché 1.461 non è divisibile per 7). La differenza con l'anno tropico risulta così di soli 11 minuti e 14 secondi circa, una precisione molto accurata per l'epoca.

Questa differenza, pari a circa un centesimo di giorno, si accumulava però col passare dei secoli, per cui la data d'inizio delle stagioni si spostava man mano all'indietro (si perdeva un giorno ogni 128 anni circa). Questo fenomeno era ben noto agli astronomi medievali; Dante vi accenna nella Divina Commedia:

« Ma prima che gennaio tutto si sverni
per la centesma ch'è là giù negletta »
(Par. XXVII, 142-143)

Per questo motivo nel 1582 fu introdotto il calendario gregoriano, che riduce l'errore a soli 26 secondi (un giorno ogni 3.323 anni circa).

Secondo l'odierna numerazione degli anni (quella del calendario gregoriano), dopo la nascita di Cristo sono bisestili gli anni il cui numero è divisibile per 4. Prima di Cristo, invece, sono bisestili gli anni per cui la divisione dà come resto 1: infatti, poiché non esiste l'anno zero, l'anno 1 a.C. precede di quattro anni il 4 d.C.

Il primo anno bisestile fu il 45 a.C., anno in cui il nuovo calendario entrò in vigore. Questo è talvolta chiamato l'anno della confusione, in quanto si dovettero aggiungere 85 giorni per compensare gli errori accumulati in passato e riportare l'equinozio primaverile al 25 marzo. Allo scopo furono aggiunti due mesi fra novembre e dicembre, uno di 33 giorni e l'altro di 34, oltre al mese di febbraio.

Questa confusione ebbe varie ripercussioni nei successivi 50 anni fino a circa l'8 d.C. Infatti dopo la morte di Giulio Cesare (44 a.C.) si commisero vari errori facendo diventare bisestili alcuni anni che non lo dovevano essere e saltando quelli corretti. Fu poi Augusto nell'8 a.C. a sistemare l'errore ordinando che per un certo numero di anni non ci fossero più anni bisestili. Le cose vennero ripristinate alla normalità dall'8 d.C. in poi.

Non vi è unanimità di vedute riguardo quali anni siano effettivamente stati bisestili prima del riordino Augusteo; un'ipotesi semplice prevede che essi siano stati 45 a.C., 42 a.C., 39 a.C., 36 a.C., 33 a.C., 30 a.C., 27 a.C., 24 a.C., 21 a.C., 18 a.C., 15 a.C., 12 a.C., 9 a.C., 8. Sarebbe cioè stata fraintesa l'indicazione di inserire un anno bisestile ogni tre anni normali, inserendolo invece ogni tre anni compreso quello bisestile (cioè uno ogni tre invece che uno ogni quattro).

[modifica] Mesi e giorni

La riforma giuliana, in sostanza, riprendeva il calendario egizio riformato dal decreto di Canopo e fissava l'inizio dell'anno il 1 gennaio, mentre prima era il 1 marzo (infatti i mesi di quintile - oggi luglio -, sestile - agosto -, settembre, ottobre, novembre e dicembre derivavano i loro nomi dall'essere rispettivamente il quinto, sesto, settimo, ottavo, nono e decimo mese dell'anno).

I nomi dei mesi del calendario giuliano sono quelli derivanti dall'antico calendario romano, con alcune modifiche introdotte dagli imperatori:

  1. ianuarius (31 giorni)
  2. februarius (28 giorni, 29 negli anni bisestili)
  3. martius (31)
  4. aprilis (30)
  5. maius (31)
  6. iunius (30)
  7. iulius (31)
  8. augustus (31)
  9. september (30)
  10. october (31)
  11. november (30)
  12. december (31)

Il settimo mese (quintilis) fu dedicato a Giulio Cesare nel 44 a.C. per iniziativa di Marco Antonio, l'ottavo (sextilis) a Ottaviano Augusto nell'8 a.C. (Lex Pacuvia de mense augusto). Alcuni testi datano il cambiamento di nome di agosto al 26 o al 23 a.C. ma la data della Lex Pacuvia è certa.

Alcuni affermano che originariamente febbraio aveva 29 giorni, e che da marzo in poi si alternavano regolarmente mesi di 31 e 30 giorni; ma come ulteriore atto di omaggio ad Augusto, fu decretato anche di aggiungere un giorno ad agosto (che, secondo questa tesi, aveva 30 giorni) togliendolo a febbraio, e invertendo la durata degli ultimi quattro mesi per non avere tre mesi consecutivi di 31 giorni.

Altri cambiamenti di nome dei mesi non sopravvissero. Caligola chiamò "germanico" settembre, Nerone chiamò "claudio" maggio e "germanico" giugno, e Domiziano chiamò "germanico" settembre e "domiziano" ottobre. Anche Carlo Magno avrebbe tentato di dare nuovi nomi ai mesi: wintarmanoth, hornung, lentzinmanoth, ostarmanoth, winemanoth, brachmanoth, heuvimanoth, aranmanoth, witumanoth, wintumanoth, windumemanoth, herbistmanoth e heilagmanoth.

Il modo di contare i giorni continuò nella tradizione romana, cioè contando i giorni che mancavano ad alcune festività fisse (Calende, None e Idi), fino a che i Visigoti introdussero l'abitudine di assegnare un numero progressivo ai giorni, metodo che però divenne ufficiale solo con Carlo Magno. Con il Cristianesimo, inoltre, invalse l'abitudine popolare di indicare il giorno con il nome del santo che in esso si venerava: questa usanza si mantenne fino all'età moderna.

Nel 321 l'Imperatore Costantino introdusse la settimana di sette giorni: lunedì, martedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica. Inoltre decretò che fosse la domenica (dies solis) giorno di riposo dedicato a Dio, invece del sabato, tradizionale non solo per gli Ebrei ma anche per i gentili in quanto se Gesù era morto il sesto giorno della settimana ebraica, doveva essere risuscitato la domenica.

D'altro lato si soddisfaceva anche un'altra religione molto popolare: il culto di Mitra, dio dei patti e dell'amicizia nella religione persiana del periodo vedico che adorava il sole.

Si ricorda infine che la settimana di sette giorni già si trovava nel Calendario egizio.

In alcuni paesi la Chiesa ortodossa celebra le sue festività secondo le date del calendario giuliano, per questo motivo in questi paesi il Natale del Signore corrisponde al 7 gennaio del calendario gregoriano. Anche la data della Pasqua differisce fra oriente e occidente.

Le dodici festività maggiori sono:

  1. Natività di Maria Madre di Dio (8 settembre)
  2. Esaltazione della Santa Croce (14 settembre)
  3. Entrata di Maria al Tempio (21 novembre)
  4. Natività di nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo (25 dicembre)
  5. Teofania o Epifania (visita dei Magi) (6 gennaio)
  6. Incontro del Signore (2 febbraio)
  7. Annunciazione di Maria (25 marzo)
  8. Entrata in Gerusalemme (domenica prima di Pasqua)
  9. Ascensione di Gesù (40 giorni dopo Pasqua)
  10. Pentecoste (50 giorni dopo Pasqua)
  11. Trasfigurazione di Nostro Signore (6 agosto)
  12. Dormizione di Maria (15 agosto)

Il calendario Giuliano è seguito soprattutto dalla Chiesa Serba, Bulgara, Russa, Georgiana e di Gerusalemme.

[modifica] Voci correlate

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