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Bisenti - Wikipedia

Bisenti

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Bisenti
Panorama di Bisenti
Bisenti - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Abruzzo
Provincia: stemma Teramo
Coordinate: 42°32′0″N 13°48′0″E / 42.53333, 13.8
Altitudine: 274 m s.l.m.
Superficie: 30 km²
Abitanti:
2.061 01-01-2007 (ISTAT)
Densità: 68 ab./km²
Frazioni: Acquadosso (in bisentino: Acquaddosse), Bivio Castelli (Cazzetti), Cartofano (Cartufène), Chioviano Alto (Chiuviène Adde), Chioviano Basso (Chiuviène Bbasse), Colle Marmo (Colle Marme), Colle Paradiso(Colle Paradèse), Penzolano (Pinzulène), Piedifinati (Pitefinète), Rufiano (Rufiène), San Martino (Sande Martène), San Nicola (Sande Nicòle), San Pietro (San Pìtre), Scipione (Scipiòne), Troiano (Triìne), Villa Falone (Falòne
Comuni contigui: Arsita, Castel Castagna, Castelli, Castiglione Messer Raimondo, Cellino Attanasio, Cermignano, Penne (PE)
CAP: 64033
Pref. tel: 0861
Codice ISTAT: 067007
Codice catasto: A885 
Nome abitanti: bisentini 
Santo patrono: San Pasquale Baylon 
Giorno festivo: 17 maggio 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia


Bisenti è un comune di 2.061 abitanti della provincia di Teramo: fa parte della Comunità montana del Vomano, Fino e Piomba.


Indice

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Guido De Luca (centrosinistra) dal 28/05/2007
Centralino del comune: 0861 997156
Email del comune: info@bisenti.eu

[modifica] Geografia

Il paese di Bisenti (in lingua abruzzese: Bisinde) è situato nell'alta valle del fiume Fino, in posizione collinare (274 m s.l.m.), a 35 km circa dal mare Adriatico e un po' meno dalle alte vette dell'imponente massiccio montuoso del Gran Sasso. Il Fino in questo punto termina la sua discesa dal territorio montano e pedemontano per cominciare il suo lento ed indefesso decorso verso la vallata che diventa sempre più dolce ed ampia fino a giungere, dopo la confluenza col fiume Tavo, al mare. L'alta valle del Fino appartiene alla provincia di Teramo, ma la geografia e la storia l'ascrivono indubbiamente alla zona di Penne (provincia di Pescara). Infatti già anticamente il territorio apparteneva alla "Vestinia", mentre Teramo era la capitale del "Pretuzio" (che comprende il territorio tra il fiume Vomano e il Tronto). Inoltre i rapporti, i commerci e gli scambi erano più frequenti con gli altri paesi delle valli del Fino e del Tavo più che con quelli della Val Vomano. Si ricorda che, prima della formazione della provincia di Pescara (1927), quando la secolare provincia di Teramo (o dell'"Abruzzo Ulteriore Secondo") si estendeva fino al fiume Pescara e si divideva nei circondari di Teramo e Penne, Bisenti apparteneva a quest'ultimo ed era capo mandamento.

Bisenti, per la sua posizione geografica, storia e tradizione è sicuramente il paese più importante di tutta la vallata, della quale gli altri paesi hanno fatto capo, essendo troppo lontani dai grossi centri abruzzesi. Attualmente la popolazione del Comune si aggira attorno a 2200 anime, ma negli anni Trenta ne contava quasi il triplo.

Il Comune di Bisenti, oltre al paese, non ha significativi agglomerati urbani, ma solo gruppi di case sparsi nelle varie Contrade dell'agro.

Le Contrade del bisentino sono (in corsivo i nomi in lingua abruzzese): San Pietro (Sampìtre), Rufiano (Rufièn), Colle Marmo, San Savino, Colle Ceci, San Nicola (Sande Nicòle), Chioviano Basso, Chioviano Alto, San Martino, Acquadosso o Acquaddosso, Piedifinati (Pitefinèt), Saletti, Colle Male, Paradiso, Campo di Pizzo e Piano Grande. Il più importante gruppo di case è il paesello di Troiano (Trjìne), posto lungo la Val Fino ai piedi di Colle Marmo; altri sono: Bivio Castelli (detto dialettalmente "Cazzett'", in contrada Rufiano), Villa Falone e Villa Turchi (sempre a Rufiano) e Scipione (sulla sommità del colle), Villa Zurretti, Villa Baggiutto (a Colle Marmo), San Nicola (nella contrada omonima), Villa Sarto e Villa Ciaricelli (a Chioviano Basso).

Il punto più alto del Comune di Bisenti è la cima di Colle Marmo (702 m.). Sulle sommità dei colli maggiori (Colle Marmo, Rufiano, Chioviano Alto, San Pietro), immersi nei verdi colori della campagna abruzzese, si può godere un eccezionale panorama che apre i suoi orizzonti all'Adriatico, ai massicci del Gran Sasso, Majella, Monti della Laga e Monti Gemelli nonché all'umbro e marchigiano monte Vettore.

In passato il territorio di Bisenti ha avuto vari ingrandimenti: per un periodo comprendeva anche l'odierno comune di Arsita (fino al secolo scorso denominata Bacucco) e, durante il periodo napoleonico, il paese e l'agro di Appignano; secoli fa vennero fatte manifestazioni per l'annessione al comune anche della Contrada Bèfaro (Bòfere), appartenente a Castelli, ma molto più facilmente raggiungibile da Bisenti.

[modifica] Storia e tradizioni

Bisenti è probabilmente di origine greca, ma documenti e ritrovamenti archeologici dell'epoca pre-romana e romana sono troppo scarsi da poter dare precise notizie in merito. La tradizione vuole che Bisenti abbia dato i natali a Ponzio Pilato, ma non si hanno notizie storiche che possano provare la fondatezza di questa leggenda. La casa attribuita al console romano è di epoca relativamente recente, anche se al suo interno vi è un pozzo che risale a quel periodo (su di esso però non sono mai stati fatti studi sufficientemente accurati).

Il nome di "Bisenti" compare per la prima volta nei documenti nel 1084 quando il Duca di Spoleto cedette il contado al Monastero di Montecassino, indi in un elenco feudale del Regno di Napoli, risalente al XII secolo, all'epoca dei Normanni. Da allora le sorti del paese seguirono quelle del Regno.

A quest'epoca risale forse la chiesa di San Pietro, nella contrada omonima, ad una navata e di aspetto sì semplice e modesto, ma posta in un punto panoramicissimo che ne conferisce insieme una bellezza rustica e spirituale. Il lunedi di Pasqua, come è tradizione, tutto il paese fa festa qui, con messa, processione solenne, banda musicale, fuochi d'artificio, vino Montònico (di produzione locale) e grigliate di carne.

Nel Trecento nacque Bartolomeo da Bisenti, fisico, matematico e professore di medicina; fu ai servizi della corte angioina e venne insignito del titolo di "Miles". Il paese allora contava poche anime e non si estendeva oltre le mura di cinta del vecchio castello (ora quasi totalmente scomparse). Si presume che in questo periodo siano state innalzate le tre torri, simbolo del paese, di cui rimane in piedi solo la più grande (dimezzata rispetto alla sua altezza originaria).

Nel Quattrocento fu realizzata la chiesa di Santa Maria degli Angeli, poi ingrandita nel 1776, quando assunse la conformazione attuale. Alla fine del secolo risale la statua lignea di Santa Maria degli Angeli, realizzata da Gianfrancesco Gagliardelli; la leggenda vuole che, tanti secoli fa, la statua della Madonna comparve sulla sponda del fiume Fino e venne portata dalla popolazione festosa nella chiesa. Sempre dell'epoca è la chiesa di Sant'Antonio Abate, sita presso la confluenza del Fossato col fiume Fino. La festa di S. Antonio è molto sentita a Bisenti: la statua del santo il 16 gennaio viene trasportata dalla chiesetta a S. Maria degli Angeli e venerata dai fedeli; il giorno dopo, con solenne processione si riporta la statua nella chiesa di S. Antonio. Nel pomeriggio del 16 gruppi di ragazzi si mascherano da S. Antonio e da demonio e vanno in giro per le case a fare la questua cantando "Lu Sant'Andonie".

Tra la seconda metà del Cinquecento e la fine del Seicento Bisenti fu scossa da varie epidemie che decimarono la popolazione. Particolarmente devastante fu la peste del 1656, alla quale sopravvisse solo un terzo degli abitanti del paese.

Si può facilmente immaginare, passeggiando per le vie della parte più antica del paese, la vita e l'anima di Bisenti in questo periodo: contadini che lavorano la terra, donne che adempiono ai doveri domestici e accudiscono i piccoli, signore che preparano gli umili piatti locali per la famiglia che - a giornata finita - si riunisce a tavola, il fuoco scoppiettante nei camini che d'inverno riscaldano ed illuminano le case, le campane che scandiscono l'inizio e la fine della giornata e richiamano il paese alla messa, l'attesa e poi l'allegria dei giorni di festa. Particolarmente sentita è sempre stata la festa della Madonna degli Angeli (che si celebra il 2 agosto) quando "molte giovinette, con in capo canestre di grano, conducono per le vie un asino che porta su la groppa una maggiore canestra; ed entrano nella chiesa della Madonna degli Angeli per l'offerta, cantando" (D'Annunzio - "Novelle della Pescara").

Alla fine del Settecento, in piena Rivoluzione Francese, i giacobini invasero l'Italia. Dovunque diffusero gli ideali laici di "libertà, uguaglianza e fratellanza" ed in molti paesi piantarono i loro alberi della libertà in sostituzione degli emblemi religiosi. Gli italiani, nella quasi totalità cattolici osservanti, insorsero in massa in tutte le regioni della penisola. Anche Bisenti, con la sua gente fedele alla tradizione e al re, insorse: i francesi condannarono a morte varie persone, tra cui tal Nicola Liberati e Donato D'Agostino il quale fu impiccato in contrada Montagnola e lasciato appeso per svariati giorni. Nell'Ottocento alcuni tra i personaggi bisentini aderirono alla Carboneria, tutti di estrazione sociale elevata come don Alessandro Barone e il medico Nicola Costantini. Essi, insieme ad altri e secondo le direttive delle alte sfere dei movimenti cospirativi, organizzarono sommosse quando a Roma fu instaurata la Repubblica romana (1849). L'Unità della patria (1861) fu salutata come un evento di giubilo dalla parte della popolazione più altolocata e liberaldemocratica; i sentimenti di stampo laico e liberale però spesso non venivano accolti dalla gente povera, fermamente attaccata ai re Borboni, alla religione e alla tradizione. Si racconta come un certo Di Domenico si stesse organizzando con contadini armati di aste e di farciglie a recarsi nel Comune per spodestare le autorità filosabaude. La situazione era ancora più incandescente nei comuni limitrofi, tant'è che il governatore di Teramo Sigismondi chiese truppe al Comando di Napoli per contrastare la resistenza che aveva il completo dominio della zona di Penne.

Bisenti non mancò di dare un notevole contributo di sangue e di fede per la Patria. Numerosi combatterono nella campagna di Libia e nella Guerra del 1915-18. Durante la prima guerra mondiale vari bisentini morirono combattendo valorosamente sul Carso, mentre i ragazzi del '99 furono chiamati a battersi sul Piave, fino alla redenzione di Trento e Trieste (le vie intitolate alle due città, a Gorizia e a Fiume ricordano la riunione delle terre irredente all'Italia). In questo periodo nacque a Bisenti Pasqualino Canzii, mirabile esempio di religiosità, bontà e devozione. Morì all'età di quindici anni; recentemente è stato proclamato Servo di Dio.

Già dal Sette-Ottocento Bisenti aveva affermato la sua importanza e la sua centralità rispetto agli altri centri della valle del Fino; nel periodo tra le due guerre mondiali essa raggiunse il picco massimo. Il paese infatti, nonostante la guerra e soprattutto l'epidemia spagnola che aveva mietuto tante vittime, contava più di quattromila persone, aveva la pretura e varie piccole industrie nel ramo tessile ed agroalimentare. Nel 1932 l'AGIP istallò un cantiere per la trivellazione del terreno, ma nel 1934 un incendio si propagò nell'impianto distruggendo gran parte delle attrezzature. Da segnalare la partecipazione di vari bisentini alle guerre d'Abissinia (alla quale fece seguito la proclamazione dell'Impero d'Italia) e di Spagna.

La seconda parte della Seconda guerra mondiale è stata vissuta dai bisentini come un momento altamente drammatico. Un bombardamento americano venne compiuto nel 1944 con l'intento di colpire il presidio tedesco, ma per fortuna le bombe caddero in località San Savino ed il paese ne uscì immune. Nei pressi di Piedifinati due cecchini partigiani ammazzarono dei soldati tedeschi in ritirata; si rischiò la rappresaglia, ma fortunatamente questa non avvenne, tuttavia vennero ammazzate alcune persone, tra cui una donna incinta.

Le votazioni del 1948 videro vincente in Italia la Democrazia Cristiana. La vittoria della DC a Bisenti fu schiacciante rispetto agli altri partiti. La realtà - in Italia come negli altri paesi occidentali - cominciava a cambiare radicalmente anche per i ceti più bassi della popolazione. Il progresso, l'emancipazione, il consumismo si radicarono progressivamente nell'italiano medio, che però perdeva sempre più il senso della tradizione e quei valori che erano stati vivi per secoli. Un piccolo paese come Bisenti non poteva dare ciò che la nuova società ormai richiedeva, mentre i vecchi mestieri venivano soppressi dalla meccanizzazione e soppiantati da nuove occupazioni che Bisenti non offriva. Così, a partire degli anni Cinquanta, un numero sempre crescente di persone abbandonava il paese, la cui realtà cominciava ad essere troppo piccola e poco promettente per il futuro. L'esodo di massa è dovuto anche alla lontananza del paese dai grandi centri abruzzesi, dal suo isolamento a causa di una viabilità non agevole, dal fatto che l'alta valle del Fino è tagliata fuori dalla provincia di Teramo, nonché dallo scarseggiare di industrie e di attività lavorative. Anche la progressiva soppressione delle carceri, della pretura, delle scuole superiori nonché la chiusura di punti di riferimento come le "cantine", dove la gente del paese si riuniva per fare due chiacchiere o una partita a "Tajacocce" (Assopigliatutto), segnavano la continua decadenza del paese. Ad oggi la popolazione di Bisenti si aggira a circa 2200 persone, come i più piccoli paesi della provincia, mentre solo sessanta-settanta anni fa era considerato uno dei centri più importanti dell'entroterra teramano.

[modifica] Conclusioni

Come è stato sopra ribadito, l'attuale decadenza di Bisenti è dovuta al fatto che il paese non offre alle generazioni odierne un futuro promettente. Bisenti ha però un passato ricco di storia e di tradizioni, fatto di costumi ed antiche usanze e permeato dal sentimento religioso, dai valori e dalla semplicità della gente. Questa atmosfera la si respira ancora oggi, addentrandosi nelle strade e nelle case del paese, dove le persone anziane si riuniscono nelle case per recitare il rosario in latino, preparano i piatti tipici il cui odore genuino e gustoso si diffonde per le vie, alle feste si divertono con lo stesso spirito e la stessa semplicità dei loro nonni. È bello e nello stesso tempo importante che anche le nuove generazioni riscoprano e sappiano cogliere questi valori, così semplici e nello stesso tempo così profondi, per non dimenticare le proprie origini in un mondo sempre più omogeneo ed egualitario.

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Rioni di Bisenti

Codacchio (Cudàcchie), Rampigno (Rampìgne), Supporto (Supporte)

[modifica] Fiumi

Fino (Fène), Fossato (Fussète), Cerchiola (Circhiòle), Petronico (Pitròneche)

[modifica] Abitanti di Bisenti

Bisentini (Bisindòse)

[modifica] Nota

La vita media nel paese è mediamente alquanto lunga: negli ultimi trent'anni vi sono stati molti ultranovantenni e qualche ultracentenario. Negli anni Ottanta, quando l'Italia intera contava meno di tremila ultracentenari, Bisenti, che allora aveva tremila abitanti, ne vantava due: la signora Richetta (Enrica Catitti, maestra d'asilo, classe 1880 e morta nel 1985) e Camilla Lucci, nata nel 1884 e morta nel 1989.

[modifica] Cittadini illustri

  • Ponzio Pilato (secondo tradizione)
  • Bartolomeo da Bisenti
  • don Aurelio Barone
  • Pasqualino Canzii
  • Lamberto De Carolis
  • Paolo De Carolis (Bisenti 29/06/1960). Giornalista di grande richiamo nella provincia di Pescara
  • Filippo Lucci Giornalista professionista.

[modifica] Collegamenti esterni


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