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Umberto Saba - Wikipedia

Umberto Saba

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Parlavo vivo a un popolo di morti.
Morto allora rifiuto e chiedo oblio. »
(da Epigrafe)

Umberto Saba

Umberto Saba - pseudonimo di Umberto Poli (Trieste9 marzo 1883 – Gorizia25 agosto 1957) è stato un poeta e scrittore italiano.


Indice

[modifica] Biografia

Umberto Saba nasce da madre ebraica, Felicita Rachele Cohen e da Ugo Edoardo Poli, di nobile famiglia veneziana e agente di commercio. Edoardo si era convertito alla religione ebraica per sposare Rachele, ma ancor prima della nascita del figlio abbandona la moglie.

[modifica] L'infanzia

Visse una malinconica infanzia, velata dalla mancanza del padre. Venne allevato per tre anni dalla balia slovena Peppa Sabaz che, avendo perso un figlio, riversò sul piccolo Umberto tutto il suo affetto, affetto che il bambino ricambiò tanto da considerarla, come egli stesso scrisse, "madre di gioia" . Quando la madre lo rivolle con sé, il poeta ebbe il suo primo trauma di cui tratterà nelle poesie raccolte sotto il titolo "Il piccolo Berto" (1926).
Crescerà quindi con la madre e due zie.

[modifica] L'adolescenza

Iniziò gli studi e fu bocciato per ben 25 volte e compì in modo irregolare seguendo dapprima, il ginnasio "Dante Alighieri" , per poi passare, all'Imperial Regia Accademia di Commercio e Nautica, che abbandonerà a metà anno. Risale a questo periodo la sua attrazione verso la musica dovuta anche all'amicizia con il violinista Ugo Chiesa e il pianista a suonare il violino ebbero esiti scarsi mentre la composizione delle prime poesie, che firmava con il nome di Umberto Chopin Poli, e dei primi racconti diedero buoni risultati. Scrive soprattutto sonetti, che risentono l'influenza delle letture di Parini, Foscolo e in particolar modo del Leopardi e del Petrarca.

[modifica] La giovinezza

Andava intanto maturando nel giovane l'idea di dedicarsi alla campagna e si appicciava le spalle e alle lettere tanto che, nel 1903, si trasferì a Pisa per frequentare l'Università. Frequentò dapprima i corsi di letteratura italiana tenuti dal professore Vittorio Cian, ma lasciò presto questi corsi per seguire quelli di archeologia, tedesco e latino. Nell'estate del 1904, a causa di un litigio con l'amico Chiesa, cadde in forte depressione e decise di ritornare a Trieste. Scriveva intanto versi e qualche articolo per i giornali locali. Il 14 luglio 1905 apparve sul quotidiano di Trieste "Il Lavoratore" un articolo sulle esperienze fatte durante un viaggio, compiuto a piedi, nel Montenegro.
In questo periodo frequentò il Caffè Rossetti, luogo storico di ritrovo per giovani intellettuali, dove conobbe il futuro poeta Virgilio Giotti. L'anno successivo lasciò Trieste per recarsi a Firenze dove rimase per due anni frequentando i circoli artistici "vociani" della città ma senza legarsi troppo a nessuno. Durante uno dei rari ritorni a casa, conobbe Carolina Wöfler, la Lina delle sue poesie, che diventò in seguito sua moglie. Essendo cittadino italiano, pur abitando nell' Impero austro-ungarico, nell'aprile del 1907 partì per il servizio militare destinato a Salerno. Nasceranno da questa esperienza i "Versi militari". Ritornato a Trieste nel settembre del 1908 si mise in società con il fratello della futura moglie per gestire due negozi di articoli elettrici e il 28 febbraio, con rito ebraico, sposò Lina. L'anno successivo nacque la figlia Linuccia.

[modifica] I primi libri di poesie

Nel 1911 pubblicò, con lo pseudonimo di Saba il suo primo libro, "Poesie", prefate da Silvio Benco a cui fece seguito, nel 1912, nelle edizioni della rivista "La Voce" la raccolta "Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi)", ormai nota come "Trieste e una donna". Lo pseudonimo è di origine incerta, ma si pensa che lo scelse o in omaggio alla sua adorata balia, Peppa Sabaz, o in omaggio alle sue origini ebraiche: la parola saba' (ebraico: סבא) significa "nonno" o, secondo alcune più probabili fonti, "pane". È bene specificare che qualora la seconda ipotesi riguardante il suo pseudonimo corrisponda a verità, la lingua annoverata è sicuramente l'ebraico poiché in lingua slava, nello specifico in sloveno, "pane" si traduce "kruh"; basti pensare che il termine italiano "crucco", sebbene riporti alla memoria l'aggettivo "tedesco" in senso ostile e dispregiativo quale ad indicare un nemico, tra le due guerre mondiali indicava per l'appunto i soldati originari e provenienti dall'odierna ex Jugoslavia. In seguito il concetto espresso da tale termine si espanse ad indicare tutti i nemici ed in un secondo tempo giunse a configurare solo i tedeschi, quali maggiori rivali. Risale a questo periodo l'articolo "Quello che resta da fare ai poeti" dove il poeta propone una poetica sincera, senza fronzoli e "orpelli" contrapponendo il modello degli Inni Sacri manzoniani a quello degli scritti dannunziani. L' articolo, presentato per la pubblicazione alla rivista vociana, venne però rifiutato in seguito al veto di Slataper e sarà pubblicato solamente nel 1959. Completò anche l'atto unico "Il letterato Vincenzo" concorrendo ad un premio organizzato dal Teatro Fenice: l'opera, incentrata sul rapporto tra un poeta e la giovane Lena madre di suo figlio, fu criticata e si rivelò un fiasco.
Nel maggio dello stesso anno il poeta si trasferì con la famiglia, per superare un periodo di crisi dovuto al tradimento della moglie, dapprima a Bologna, dove collaborò al quotidiano "Il Resto del Carlino", e nel febbraio del 1914 a Milano dove assunse l'incarico di gestire il caffè del Teatro Eden.

[modifica] Lo scoppio della grande guerra

Allo scoppio della grande guerra venne richiamato alle armi dapprima a Casalmaggiore in un campo di soldati austriaci prigionieri, poi come dattilografo in un ufficio militare, e infine, nel 1917, al Campo di aviazione di Taliedo, dove venne nominato collaudatore del legname per la costruzione degli aerei.
Risale a questo periodo la lettura di Nietzsche e il riacutizzarsi delle crisi psicologiche.

[modifica] Il Canzoniere

Terminata la guerra e ritornato a Trieste, dopo aver fatto per parecchi mesi il direttore di un cinematografo del quale era proprietario suo cognato e scritto alcuni testi pubblicitari per la "Leoni Films", rilevò, grazie all'aiuto della zia Regina, la libreria antiquaria Mayländer in società con Giorgio Fano rimanendone presto unico proprietario dal momento che Fano gli cedette la sua quota. Intanto prendeva corpo la prima redazione del "Canzoniere" che vedrà la luce nel 1922 con il titolo "Canzoniere (1900-1921)" che raccoglieva tutta la sua produzione poetica in redazione leggermente modificata confronto alla bozza del 1919.
In quello stesso anno conobbe e strinse amicizia con Giacomo Debenedetti e iniziò a collaborare alla rivista "Primo Tempo" sulla quale apparvero alcune sezioni del nuovo libro, "Figure e Canti", che verrà pubblicato nel 1926.
Iniziò a frequentare i letterati riuniti intorno alla rivista "Solaria" che nel 1928 gli dedicò un intero numero. Fra il 1929 e il 1931, a causa di una crisi nervosa più intensa delle altre, decise di mettersi in analisi a Trieste con il dottor Edoardo Weiss, allievo di Freud che nel 1932, con la "Rivista italiana di psicoanalisi" introdusse in Italia gli studi del medico viennese.
La critica intanto andava scoprendo il poeta e i nuovi giovani scrittori e poeti, come Giovanni Comisso, Pier Antonio Quarantotti Gambini e Sandro Penna, cominciavano a considerarlo un maestro.

[modifica] La seconda guerra mondiale

Nel 1938, poco prima del secondo conflitto mondiale, a causa delle leggi razziali, fu costretto a cedere formalmente la libreria al commesso Carlo Cerne e ad emigrare in Francia, a Parigi. Ritornato in Italia alla fine del 1939, si rifugia prima a Roma, dove Ungaretti cerca di aiutarlo, ma senza risultato,e poi nuovamente a Trieste deciso ad affrontare con gli altri italiani la tragedia nazionale.
Dopo l'8 settembre 1943 fu però costretto a fuggire con Lina e la figlia Linuccia e a nascondersi a Firenze cambiando numerosissime volte appartamento. Gli sarà di conforto l'amicizia di Montale che, a rischio della vita, andrà a trovarlo ogni giorno nelle case provvisorie,e quella di Carlo Levi. Uscirà intanto a Lugano, con una prefazione di Gianfranco Contini, la raccolta "Ultime cose" che verrà poi aggiunta nell'edizione definitiva del Canzoniere che uscirà a Torino dall'editore Einaudi nel 1945.

[modifica] Gli anni del dopoguerra

Nel dopoguerra Saba visse per un periodo di nove mesi a Roma e poi a Milano dove rimase per circa dieci anni, tornando periodicamente a Trieste. In questo periodo collaborò al "Corriere della Sera" , pubblicò da Mondadori "Scorciatoie", la sua prima raccolta di aforismi e "Storia e cronistoria del Canzoniere".
Nel 1946 Saba vinse ex aequo con Silvio Micheli il primo Premio Viareggio per la poesia del dopoguerra al quale seguirono nel 1951 il Premio dell'Accademia dei Lincei e il Premio Taormina mentre l' Università di Roma gli conferì, nel 1953, la laurea honoris causa.
Nel 1955, stanco e ammalato, sconvolto per la malattia della moglie, si fece ricoverare in una clinica di Gorizia dove, il 25 novembre 1956, lo raggiunse la notizia della morte della sua Lina. Qui continua a scrivere e il 25 agosto 1957, nove mesi dopo la morte della moglie, anche il poeta muore

[modifica] Opere

[modifica] Poesia

La statua di Umberto Saba a Trieste
La statua di Umberto Saba a Trieste
  • Poesie, Casa editrice italiana, Firenze 1911
  • Coi miei occhi (il mio secondo libro di versi), Casa editrice italiana, Firenze 1912
  • La serena disperazione, Trieste 1920
  • L'amorosa spina, Trieste 1921
  • Il canzoniere (1900-1920), Trieste 1921
  • Preludio e canzonette, in "Primo Tempo", 15 luglio 1922
  • Autobiografia.I Prigioni, in "Primo tempo", 9-10 ottobre 1923
  • Figure e canti, Milano 1926
  • L'Uomo, Trieste 1926
  • Preludio e fughe, Firenze 1928
  • Tre poesie alla mia balia, Trieste 1929
  • Ammonizione ed altre poesie, Trieste 1932
  • Tre composizioni, Milano 1933
  • Ultime cose, Lugano 1944
  • Il Canzoniere (1900-1945), Torino 1945
  • Mediterranee, Milano 1946
  • Il Canzoniere (1900-1947), Torino 1948
  • Uccelli, Trieste 1950
  • Uccelli.Quasi un racconto, Milano 1951
  • Epigrafe.Ultime prose, a cura di Giacomo Debenedetti, Milano 1959
  • Il Canzoniere (1900-1954), Torino 1957

[modifica] Narrativa e prose varie

  • Scorciatoie e raccontini, Milano 1946
  • Storia e Cronistoria del Canzoniere, Milano 1948
  • Ricordi.Racconti 1910-1947, Milano 1956
  • Epigrafe.Ultime prose., a cura di Giacomo Debenedetti,Milano 1959, cit.
  • Quel che resta da fare ai poeti, Edizioni dello Zibaldone, Trieste 1961
  • Ernesto, Einaudi, Torino 1975 (da questo romanzo il film omonimo di Salvatore Samperi).

[modifica] Epistolari

  • Il vecchio e il giovane (carteggio con P.A. Quarantotti Gambini), a cura di L. Saba, Milano 1965
  • Lettere ad una amica.Settantaquattro lettere a Nora Baldi, Torino 1966
  • Saba, Svevo, Comisso, Lettere inedite, a cura di M.Sutor e con presentazione di G.Pullini, Padova 1968
  • L'adolescenza del Canzoniere e undici lettere, a cura di S.Miniussi e Folco Portinari, Torino 1975
  • Amicizia, a cura di C.Levi, Milano 1976 (comprende lettere, facsimili di autografi e dattiloscritti)
  • Lettere a un amico vescovo, a cura di G.Fallani, Vicenza 1980
  • La spada d'amore. Lettere scelte 1902-1957, a cura di A. Marcovecchio, presentazione di Giovanni Giudici, Milano 1983
  • Atroce paese che amo, Lettere famigliari (1945-1953), a cura di G.Lavezzi e R.Saccani, Milano 1987
  • Lettere a Sandro Penna 1929-1940, a cura di R. Deidier, Milano, 1997

[modifica] Bibliografia essenziale

  • Ottavio Cecchi, L’aspro vino di Saba, Editori Riuniti, Roma 1988.
  • Alessandro Cinquegrani, Solitudine di Umberto Saba. Da "Ernesto" al "Canzoniere", Marsilio, Venezia 2007
  • Giacomo Debenedetti, Saba, in Poesia italiana del Novecento. Quaderni inediti (1958-1959), Garzanti, Milano 1974.
  • Elvira Favretti, La prosa di Umberto Saba. Dai racconti giovanili a “Ernesto”, Bonacci, Roma 1982.
  • Massimiliano Jattoni, 'Gli umani amori'. La tematica omoerotica nell'opera di Umberto Saba, in The Italianist, n.1, University of Reading 2004.
  • Mario Lavagetto (a cura di), Per conoscere Saba, Mondadori, Milano 1981.
  • Mario Lavagetto, La gallina di Saba, Einaudi, Torino 1974.
  • Piero Raimondi, Invito alla lettura di Saba, Mursia, Milano 1974.


[modifica] Curiosità

  • Si dice che Saba fosse un grande amante della scherma e che non l'avesse mai dichiarato dati gli scarsi risultati.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Correlamenti esterni

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