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Tratta atlantica degli schiavi africani - Wikipedia

Tratta atlantica degli schiavi africani

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Il triangolo commerciale fra Europa, America e Africa
Il triangolo commerciale fra Europa, America e Africa

L'espressione tratta atlantica si riferisce al commercio di schiavi di origine africana attraverso l'Oceano Atlantico fra il XV e il XIX secolo. La pratica di deportare schiavi africani verso le Americhe fu un elemento fondamentale della nascita e dello sviluppo delle colonie europee prima del Sud- e Centroamerica e poi anche del Nordamerica.

Indice

[modifica] Origini

Contratto di acquisto di uno schiavo stipulato a Lima nel 1794
Contratto di acquisto di uno schiavo stipulato a Lima nel 1794

Nel XV secolo, le grandi potenze europee (Portogallo e Spagna innanzitutto) iniziarono a creare insediamenti nelle Americhe. Gran parte dei vantaggi economici che le colonie americane potevano garantire erano legate alla creazione di piantagioni (per esempio di canna da zucchero); in seguito, soprattutto con la penetrazione portoghese in Brasile, a questo si aggiunse la prospettiva di ricavare dalle colonie risorse minerarie. In entrambi i casi si richiedeva l'uso di grandi quantità di manodopera per il lavoro pesante. Inizialmente, gli europei tentarono di far lavorare come schiavi gli indigeni americani; questa soluzione tuttavia non risultò sufficiente, soprattutto a causa della decimazione delle popolazioni native dovuta a malattie importate dai conquistatori europei (per esempio il vaiolo).

Nello stesso periodo, gli europei entrarono in contatto con la pratica nordafricana di far schiavi i prigionieri di guerra. I re locali delle regioni nella zona dei moderni Senegal e Benin spesso barattavano questi schiavi con gli europei. Gli schiavi ottenuti dai portoghesi e dagli spagnoli per questa via iniziarono a essere mandati nelle colonie americane, dando inizio al più grande commercio di schiavi della storia, quello attraverso l'Oceano Atlantico. La tratta degli schiavi attraverso l'Atlantico assunse rapidamente proporzioni senza precedenti, dando origine nelle Americhe a vere e proprie economie basate sullo schiavismo, dai Caraibi fino agli Stati Uniti meridionali. Complessivamente, qualcosa come 12 milioni di schiavi attraversarono l'oceano; si tratta di una delle più grandi migrazioni della storia (e certamente la più grande migrazione forzata).

[modifica] Effetti della deportazione nelle Americhe

L'effetto dello schiavismo sulle società africane è un tema molto controverso. All'inizio del XIX secolo, gli abolizionisti denunciarono lo schiavismo non solo come pratica immorale e ingiusta nei confronti dei deportati, ma anche come danno insanabile nei confronti dei paesi da cui venivano prelevati gli schiavi: a tal proposito si parla anche di diaspora nera.

In seguito, quest'ultimo punto è stato talvolta messo in discussione, per lo meno rispetto all'impatto demografico del fenomeno: il numero di schiavi sottratti ai loro paesi, pur alto (soprattutto nel caso del commercio di schiavi attraverso l'Atlantico), è in ogni caso largamente inferiore al tasso di crescita delle popolazioni di tali paesi.

Inoltre, come si è detto, il commercio degli schiavi avveniva quasi sistematicamente attraverso intermediari locali, e quindi comportava un afflusso di risorse e ricchezze verso l'Africa. La Guinea, per esempio, arrivò ad avere un giro d'affari (tra commercio di schiavi, di oro e di avorio) intorno ai 3 milioni e mezzo di sterline l'anno, circa un quarto di quello di superpotenze come il Regno Unito.

[modifica] L'abolizione

Per approfondire, vedi la voce Abolizione della tratta degli schiavi.
Medaglione ufficiale della Società Britannica contro lo Schiavismo, 1795
Medaglione ufficiale della Società Britannica contro lo Schiavismo, 1795

In Europa, lo schiavismo ebbe sempre ferventi oppositori; la stessa Chiesa condannò formalmente la tratta degli schiavi sin dal XV secolo (si pronunciarono in modo particolarmente netto sul tema Paolo IV nel 1537, Pio V nel 1568, Urbano VIII nel 1639[1], Benedetto XIV nel 1732, Gregorio XVI nel 1839[2]). Tuttavia, questa pratica rimase legale fino al XVIII secolo (e in molti paesi anche più a lungo). La prima nazione europea a proclamare l'abolizione dello schiavismo e a impegnarsi attivamente per contrastare la tratta degli schiavi fu l'Inghilterra. Certamente l'Inghilterra traeva dall'abolizione della schiavitù anche un vantaggio politico, in particolare ai danni della Francia. La Royal Navy britannica venne impiegata attivamente per contrastare il commercio di schiavi attraverso l'Oceano Indiano e Atlantico. A metà del XIX secolo il traffico lungo queste rotte era stato sostanzialmente annullato; continuò invece il commercio di schiavi all'interno del continente africano, specialmente dai paesi arabi attraverso l'Etiopia.

La lotta allo schiavismo, secondo alcuni, fu usata anche come pretesto dagli europei per la loro espansione coloniale in Africa. Alla fine del XIX secolo, tutta l'Africa era stata spartita in colonie, e praticamente tutti i regimi coloniali avevano imposto l'abolizione della schiavitù (solo in pochissimi paesi questo passaggio avvenne più tardi; per esempio, per l'Etiopia fu nel 1932).

[modifica] Note

  1. ^ Urbano VIII. bolla del 22 aprile 1639 [1]
  2. ^ Gregorio XVI. lettera apostolica In Supremi Apostolatus, 3 dicembre 1839 [2]

[modifica] Voci correlate


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