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Tragedia del Sarriá - Wikipedia

Tragedia del Sarriá

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Motivo: Non racconta i fatti, ma li celebra. Vedi anche: Progetto calcio Portale calcio Segnalazione di MM (msg) 05:00, 11 nov 2007 (CET)

I tifosi della squadra nazionale di calcio del Brasile chiamano Tragedia del Sarrià la sconfitta della nazionale brasiliana subìta dall'Italia il 5 luglio 1982, durante i Mondiali di calcio in Spagna, avvenuta appunto all'Estadio de Sarriá di Barcellona.

L'inattesa sconfitta costò l'eliminazione del Brasile dalla competizione; l'espressione richiama l'analogo episodio calcistico, il cosiddetto Disastro del Maracanã di 32 anni prima.

[modifica] Antefatto

La nazionale carioca arrivò ai Mondiali spagnoli come una delle squadre più accreditate alla vittoria finale. L'allenatore, Telê Santana, prediligeva il calcio offensivo, senza però tralasciare lo spettacolo (il "futbol bailado"). Nel girone eliminatorio, a Siviglia, il Brasile vinse 2-1 con l'URSS, 4-1 con la Scozia e 4-0 con la Nuova Zelanda.

I calciatori più rappresentativi erano Toninho Cerezo, Zico, Falcao, Socrates, Junior, Eder. Secondo molti era il miglior Brasile dal 1970 in poi.

La nazionale italiana era arrivata ai mondiali con difficoltà e le prime gare della competizione nel Gruppo A, giocate a Vigo, non furono esaltanti (0-0 con la Polonia, 1-1 col Perù, 1-1 con l'esordiente Camerun). Due anni prima il calcio italiano era stato travolto dallo scandalo del Calcioscommesse, Paolo Rossi, squalificato per due anni, era appena rientrato in nazionale, preferito dal tecnico Enzo Bearzot, a Roberto Pruzzo, capocannoniere del campionato; il fatto che poi Rossi, nelle gare del primo turno, stentò a trovare la forma migliore apparendo abulico ed avulso dal gioco, sembrò quasi un colpo di grazia per i critici. Molte furono le critiche mosse agli altri giocatori, soprattutto a Claudio Gentile -considerato troppo falloso- e al portiere Dino Zoff, che con i suoi 40 anni d'età era ritenuto troppo anziano.

Tutto questo bastò al C.T. Bearzot ad indire il silenzio stampa, per protesta contro i giornalisti, ma anche per isolare la squadra al fine di ottenere la migliore concentrazione, in vista dell'infernale girone dei quarti, da svolgersi a Barcellona, dove l'Italia avrebbe dovuto affrontare Argentina e Brasile.

[modifica] La Tragedia

Alle prime gare del girone dei quarti, però, qualcosa cambiò in casa Italia. Trascinati dalla forza della disperazione, ma anche da una grinta perfettamente ritrovata, gli azzurri il 29 giugno al Sarriá sconfissero per 2-1 la presuntuosa Argentina (per la verità mai brillante dall'inizio della competizione), con Maradona "imbavagliato" da Gentile che lo bloccò in maniera quasi scandalosa, e con Rossi ed il centrocampo più vitali. I brasiliani, tre giorni dopo e sul medesimo campo, diedero il colpo di grazia agli eterni rivali, con un ancor più umiliante e spettacolare 3-1: risultato che, in base alla differenza reti, avrebbe consentito ai verdeoro un semplice pareggio con l'Italia, alla quale invece occorreva assolutamente vincere per passare il turno.

E si giunge così al 5 luglio, una data che rimarrà storica. Italia e Brasile, appaiate in testa alla classifica del Girone C, si giocano l'ingresso in semifinale. Al Sarriá gremito da 40.000 spettatori, in gran parte verdeoro, e con il presidente della FIFA Joao Havelange e Pelè in tribuna, le squadre scenono in campo con le seguenti formazioni:

ITALIA: Zoff, Gentile, Cabrini, Collovati, Scirea, Oriali, Conti, Tardelli, Antognoni, Rossi, Graziani. A disp.: Bordon, Bergomi, Marini, Dossena. All.: Enzo Bearzot.

BRASILE: Valdir Peres, Leandro, Oscar, Luizinho, Junior, Toninho Cerezo, Zico, Falcao, Socrates, Eder, Serginho. A disp.:Paulo Sergio, Paulo Isidoro, Edinho, Renato Portaluppi. All.: Telê Santana.

Arbitro: Klein (Israele)

Il Brasile parte in attacco, mostrando da subito voglia di vincere e di chiudere in fretta la pratica-quarti, ma anche un'assurda presunzione, dal momento che un pareggio sarebbe sufficiente a passare. L'Italia, invece, parte benissimo, prendendo subito in pugno le redini della gara; passano così solo 5' di gioco che Cabrini, servito da Conti, scodella un lungo traversone in area per Rossi che, di testa, mette la palla nel sacco: 1-0 ed italiani in festa. I carioca, tranquilli, ripartono ad attaccare: un semplice contrattempo, qualcuno dirà. Ed infatti passano appena sette minuti che Zico riesce ad ubriacare (forse per l'unica volta nel corso della gara) di finte Gentile e a servire Sócrates che, entrato in area, pareggia mettendo la palla tra il palo sinistro e Zoff, non immune da colpe. 1-1 e tutto da rifare per l'Italia.

Nei minuti successivi, alcuni tentativi di sfondamento brasiliani sono neutralizzati dall'eccellente controcampo italiano: si mette così in luce Oriali, generoso quasi fino all'autolesionismo (è lui a beccarsi i falli peggiori), ma anche Scirea propone gioco a 360 gradi. Si arriva così al 25' quando, su sviluppi successivi ad una punizione, ancora Rossi sottrae palla a Leandro e Cerezo che effettuano un passaggio... da oratorio e, tutto solo, infila nuovamente Valdir Perez. Il 2-1 clamoroso, stavolta, è il primo segno che nelle squadre qualcosa è davvero cambiati: gli italiani, infatti, esultano, cominciando effettivamente a credere nell'impresa; i brasiliani, invece, sono atterriti mano ai fianchi, quasi non credessero ai loro occhi. Il prosieguo del primo tempo vede una supremazia azzurra: Gentile ormai toglie a Zico anche l'aria, oltre a strappargli la maglietta (!) in un celebre scontro, e l'unica limpidissima occasione per i verdeoro capita al 40': Serginho, tutto solo davanti a Zoff, sciupa clamorosamente la palla del pareggio, mandando a lato di parecchio un fendente velenoso. Poco prima, il diciottenne Giuseppe Bergomi aveva preso il posto di uno spento Collovati.

Nella ripresa, Telè Santana spinge i suoi ancor più all'attacco, avanzando Junior a mediano, tentando ormai il tutto per tutto. Gli italiani al 52' hanno poi l'occasione da gol più limpida: uno splendido suggerimento di Bergomi è clamorosamente sciupato da Rossi che, solissimo davanti a Valdir Peres, non si bilancia bene e getta la palla in curva, quando avrebbe potuto chiudere la gara. Lo scampato pericolo ridà vigore ai brasiliani che, dopo un paio di staffilate di Eder prontamente bloccate da Zoff, e complice una stanchezza che comincia ad impadronirsi degli azzurri, che cominciano a calare, giunge al pareggio al 68' quando Junior, avanzato sulla trequarti e superato Conti in velocità, serve Falcao che, con un potentissimo sinistro dai limiti dell'area, gonfia per la seconda volta la rete italiana: 2-2 e partita che sembra, ormai, volta alla fine, con gli italiani che cominciano a mostrar la lingua per la fatica, ed il Brasile che comincia a scodellare, col "futbol bailado", anche un'altra sua caratteristica: quella di saper "congelare" il gioco, facendo "sparire" la palla, ed uscire solo in qualche azione pericolosa. Per bloccare il gioco italiano a centrocampo, Santana sostituisce lo stanco difensore Oscar col centrocampista Paulo Isidoro.

Ma nonostante il possesso palla, ed un miracolo che Zoff compie al 72' strappando la palla dai piedi del neo-entrato Isidoro, il Destino in persona ha già deciso che la gara debba avere un esito differente. Difatti al'75 avviene quella che sarà considerata la svolta della partita e del Mondiale. Su retropassaggio di testa di Cerezo, l'Italia ottiene il primo (e sarà l'unico) calcio d'angolo della gara in suo favore. Lo batte Conti, testa di Leandro che cerca di allontanare, ma interviene sul pallone Graziani che compie un tiro in porta sbilenco e senza pretese: e sulla palla, al limite dell'area piccola, interviene Rossi che spiazza il già lanciato Valdir Perez, facendo esplodere di gioia gli italiani presenti allo stadio ed in tv: 3-2 per l'Italia e Brasile ricaduto nel dramma. I verdeoro, a quel punto, cominciano ad attaccare a testa bassa per la disperazione, giacché un solo quarto d'ora sembra assai poco per raddrizzare la gara in proprio favore, ma tutto sarà inutile: Bergomi e Scirea a centrocampo risulteranno invalicabili, ed addirittura, su rovesciamento di fronte e alla fine di un bellissimo contropiede a passo di danza con Rossi, Antognoni metterà nel sacco il gol del 4-2, ma l'arbitro annullerà inspiegabilmente per un fuorigioco non visto nemmeno dal guardalinee. Gli ultimi brividi li regala il Brasile, ma Zoff è assoluto protagonista: dapprima effettua una stupenda parata sulla linea di porta su un colpo di testa dell'avanzato Leandro; poi, sventa un calcio d'angolo di Eder ad effetto diretto in porta, salvando il risultato. L'arbitro fischia la fine dopo 1 minuto di recupero. Sugli spalti, gli italiani fanno festa; i brasiliani sono impietriti ed in lacrime.

[modifica] L'epilogo

La vittoria sul Brasile è una vera panacea per l'Italia che, da "cenerentola", con i due successi sui campioni uscenti dell' Argentina, e quelli che venivano considerati entranti del Brasile, si ritrova favorita numero 1 per la vittoria finale, che avverrà sei giorni dopo. Al termine della gara, tutti i critici, anche quelli più intransigenti, sono costretti ad alzare bandiera bianca: Pelè definirà Bruno Conti il miglior giocatore del Mondiale. Subito dopo la gara, sono in tantissimi ad esultare e giubilare i giocatori, con Rossi sopra tutti, nominato all'uopo "hombre del match", uomo della partita, ma subito ribattezzato affettuosamente "Pablito" dalla stampa iberica; in Italia, poi, avranno luogo nelle strade cortei e caroselli con bandiere tricolori fino a notte inoltrata, come non capitava dai tempi di Messico'70. Il successo azzurro, inoltre, arricchì enormemente i bookmakers, giacché l'Italia era partita nettamente sfavorita alla vigilia. Da quel giorno, per i tifosi italiani, l'Estadio de Sarriá rimarrà, fino alla sua demolizione nel 1997, lo "Stadio dei trionfi azzurri".

Se tutto ciò accadeva nel nostro paese, in Brasile invece scoppiò il dramma, con la stampa locale che ribattezzò da subito la disfatta come "Tragedia del Sarriá", giacché simile in tutto e per tutto al Disastro del Maracanã (o Maracanaço) del 1950. Uniti dal comune dolore con i compatrioti in lacrime sulle gradinate dello stadio barcellonese, i cariocas diedero sfogo alla sconfitta con eventi drammatici. Ci fu un aumento elevatissimo di ipertesi in tutti gli ospedali, mentre numerosissimi furono gli atti vandalici; in parecchi poi, perché delusi dall'esito della gara, o perché vi avevano scommesso sopra parecchi soldi, si suicidarono; altri -soprattutto persone anziane- morirono per infarto, mentre a San Paolo del Brasile ci fu addirittura un omicidio: un uomo in un bar venne ucciso, al termine di un'accesissima discussione sulla partita.

La nazionale carioca dovette rientrare in patria clandestinamente per evitare disordini. Poco tempo dopo, la Federcalcio Brasiliana analizzò la sconfitta da cima a fondo, alla ricerca di una qualche responsabilità. Fu imputata la tattica eccessivamente spregiudicata dell'allenatore Santana, voglioso di vittoria quando un pargeggio sarebbe stato più che sufficiente a passare il turno, e furono individuati "colpevoli" anche tra i giocatori: vero capro espiatorio fu il portiere Valdir Peres, ritenuto inadeguato al ruolo e da quel momento mai più convocato in nazionale (da lui sarebbe stata confermata la teoria, soprattutto in Italia, che i brasiliani sono negati per il ruolo del portiere), mentre Santana veniva sollevato dall'incarico. Il disastro finale della spedizione in Spagna insegnò al Brasile una cosa fondamentale: mai essere eccessivamente sicuri della vittoria, nemmeno quando sembra essere a portata di mano. Cosa, questa, che i verdeoro capiranno pienamente solo quattro anni dopo, quando in Messico'86 saranno raggiunti ed eliminati dalla Francia ai rigori, quando la vittoria sembrava ad un passo.


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