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Petra (Giordania) - Wikipedia

Petra (Giordania)

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Coordinate: 30°19′43″N 35°26′31″E / 30.32861, 35.44194

Bene protetto dall'UNESCO
Patrimonio dell'umanità
Petra
Petra
Tipologia Architettonico
Criterio C (i) (iii) (iv)
Pericolo Nessuna indicazione
Anno 1985
Scheda UNESCO inglese
francese
Patrimoni dell'umanità in Giordania
Localizzazione di Petra
Localizzazione di Petra

Petra (da πέτρα, roccia in greco) è una città trogloditica posta a circa 250 km a Sud di Amman, la capitale della Giordania, in un bacino tra le montagne ad Est del Wadi Araba, la grande valle che si estende dal Mar Morto fino al Golfo di Aqaba. Il suo nome semitico era Reqem o Raqmu («la Variopinta»), attestato anche nei manoscritti di Qumran.

Fu nell'antichità una città edomita, e poi divenne capitale dei Nabatei. Verso l'VIII secolo fu abbandonata dagli abitanti in seguito alla decadenza dei commerci e a catastrofi naturali, e dimenticata fino all'epoca moderna. Il sito fu rivelato al mondo occidentale dall'esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt nel 1812.

Le numerose costruzioni dalle facciate tagliate direttamente nella roccia ne fanno un monumento unico, che è stato dichiarato Patrimonio dell'umanità dall'UNESCO il 6 dicembre 1985. Anche la zona circostante è stata costituita dal 1993 parco nazionale archeologico. Nel 2007, inoltre, Petra è stata dichiarata una delle cosiddette sette meraviglie del mondo moderno.

Indice

[modifica] Geografia

Lo sbocco della gola del Sîq su Petra
Lo sbocco della gola del Sîq su Petra

Petra è situata a mezza strada tra il Golfo di Aqaba e il Mar Morto, ad un'altezza tra 800 e 1396 metri s.l.m., in un fondo valle della regione montagnosa di Edom ad est del Wadi Araba, a circa 3 ore di strada da Amman.

La posizione nascosta, tra rocce e pareti scoscese, e la disponibilità di acqua fecero del sito un luogo propizio allo sviluppo e alla prosperità di una città. Il luogo è accessibile solo da nord-ovest, per uno stretto sentiero di montagna, e da est attraverso un canyon lungo circa 1,5 km e profondo fino a 200 metri, il Sîq: questo è l'accesso principale, che nel punto più stretto misura soltanto due metri di ampiezza.

[modifica] Geologia

Petra è una città scavata nella roccia e situata tra anfratti della montagna, sicché roccia e pietra sono visibili in ogni punto del sito.

Le costruzioni della città sono in gran parte ricavate nell' arenaria, una roccia sedimentaria prodotta dalla sedimentazione e dall'accumulo di piccoli granelli di sabbia. Il risultato di questo processo è una roccia coerente e resistente, ma al contempo facile da scavare, organizzata in strati o bancate. Una caratteristica particolare di queste arenarie è la variazione del colore, con sfumature dal giallo ocra al rosso fuoco al bianco, dovute alla diversa concentrazione degli ossidi durante il lungo processo di consolidamento. Queste spettacolari variazioni cromatiche sono particolarmente visibili sui soffitti di molti edifici di Petra. Nei dintorni di Petra si trovano anche rocce contenenti silice, che i Nabatei sfruttavano per produrre un cemento impermeabile. L'ingresso della città è un antico letto di un fiume, che tramite un profonda gola tagliata nelle alte pareti di arenaria porta alla zona centrale della città. Questa particolare conformazione ha protetto la città dalle invasioni, ma non dagli eventi naturali. L'area di Petra infatti è molto vicina al sistema Mar Morto-Valle del Giordano, caratterizzato da un'intensa attività tettonica legata alla separazione tra placca arabica e africana. Il 19 maggio 363, e poi ancora nel 419, nel 551 e nel 747 accaddero terremoti che danneggiarono la città e i suoi monumenti.

[modifica] L'irrigazione

Il canale scavato nella roccia per indirizzare l'acqua
Il canale scavato nella roccia per indirizzare l'acqua

L'acqua è fondamentale per lo sviluppo delle attività umane. In questa regione semidesertica le sorgenti erano rare e potevano fornire acqua solo per poche famiglie. I bisogni primari vennero quindi fronteggiati utilizzando l'acqua piovana disponibile in circa 150 mm/anno (oggi la piovosità oscilla tra i 50 e i 250 mm/anno), e i Nabatei crearono un sistema di regole per la ripartizione del consumo d'acqua [1].

La posizione geografica di Petra in fondo a una valle rocciosa, unita alla relativa impermeabilità delle rocce circostanti, permettevano di recuperare acque pluviali da un bacino di circa 92 km². Questa impermeabilità creava d'altra parte anche molti problemi, a causa dei fenomeni alluvionali tipici delle zone desertiche, dove gli improvvisi temporali inducono la crescita rapidissima e tumultuosa di estemporanei torrenti, molto potente e quindi distruttiva, che si incanalano tumultuosi in quelli che fino al momento della tempesta non sembravano altro che canaloni sassosi [2].

Resti di acquedotto
Resti di acquedotto

Ancor oggi sono visibili impianti destinati a raccogliere e a distribuire l'acqua superando i forti dislivelli del terreno, in particolare sbarramenti e cisterne a cielo aperto. Per la raccolta esisteva anche un'importante rete di cisterne sotterranee. A nordest e a sudest di Petra, le acque del Sîq scorrevano in gallerie scavate nella roccia e intonacate con gesso impermeabile, o in una rete idrica in leggera pendenza, fatta di tubi di terracotta o di ceramica. Questa rete alimentava l'acquedotto, le 200 cisterne (molte delle quali erano situate sul monte Umm al-Beira, che vuol dire "Madre delle cisterne"), bacini di raccolta ed un ninfeo, che era una fontana pubblica. Un'altra rete, di maggiore portata, consentiva di captare l'acqua di sorgenti più lontane e di rifornire quartieri più in alto. L'insieme di queste reti idriche portava a Petra circa 40 milioni di litri d'acqua al giorno[3].

Dal punto di vista tecnologico, il sistema di distribuzione dell'acqua a Petra è stato paragonato a quello di Roma nello stesso periodo, ed era certamente sufficiente a coprire i bisogni della città. Furono proprio i romani che utilizzarono la rete idrica come sistema di pressione militare, tagliando l'acquedotto in occasione di un assedio - così come accadde secoli dopo - per vendetta della storia - alla loro città per opera di Vitige.

Il risultato di questa padronanza delle risorse idriche fu la creazione, all'epoca, di una vera e propria oasi artificiale, delle cui installazione oggi rimangono solo resti.

[modifica] Agricoltura e allevamento

Quando la città era in pieno sviluppo, l'acqua serviva essenzialmente al consumo degli abitanti e degli animali, e successivamente fu utilizzata anche per usi agricoli.

Certamente a Petra si coltivavano cereali, come l'orzo e il grano, alberi da frutta e viti. In grotte scavate nella roccia sono stati ritrovati dei torchi, probabilmente databili al periodo della dominazione romana, quando il vino aveva grande importanza.

Oggi sono visibili, attorno al sito, degli impianti agricoli su terrazzamenti nel settore di Zurrabeh, creati per difendere i terreni dall'erosione del suolo e per avere rendimenti più elevati. Dopo l'abbandono della città, la mancanza di manutenzione ha portato alla distruzione di quasi tutte le dighe. Ne rimangono visibili solo alcuni resti e il nome dato ad un particolare tipo di opera per la distribuzione dell'acqua, detta "giardini romani".

Attorno al sito di Petra si aggirano anche delle mandrie di capre nere, specie addomesticata fin dal neolitico.

[modifica] Storia

Petra, la "Spianata del sacrificio"
Petra, la "Spianata del sacrificio"

[modifica] Neolitico

Ritrovamenti nel sito di Beidha, ad alcuni chilometri da Petra, hanno dimostrato l'esistenza di insediamenti umani databili ad un periodo stimato tra il X e l'VIII millennio. Lo stanziamento più antico trovato a Petra data invece all'età del ferro.

[modifica] Antichità

[modifica] Periodo edomita

Secondo Léon de Laborde le prime tracce di insediamenti stabili edomiti nel sito di Petra sono collocabili tra la fine dell'VIII e l'inizio del VII secolo a.C.. Essi scelsero di installarsi sulle colline vicine al sito di Petra, tra cui Umm al-Beira (cioè «la Madre delle Cisterne», così chiamata perché sulla sommità ve ne sono effettivamente molte). Costruttori in pietra, erano però anche molto abili nell'arte fittile, e giunsero a dominare tutta la regione.

Secondo la Bibbia questo popolo avrebbe ostacolato il passaggio di Mosè al momento dell'Esodo, in quanto discendente di Esaù, il fratello-nemico di Giacobbe[4]. Nel tentativo di localizzare le tappe dell'Esodo Laborde ed altri esploratori diedero nomi biblici a vari luoghi, come il citato Wadi Musa, o Khazinè al-Firawn «Tesoro del Faraone». Petra, come Bosra, sarà conosciuta fino al XX secolo come la città menzionata nella Bibbia con il nome di Sela (dall'ebraico סלע sela, «roccia»), capitale degli Edomiti[5], prima che le ricerche archeologiche indicassero che si tratta di due città diverse, in quanto Sela è più a nord.

[modifica] Periodo nabateo

Le vie commerciali dei Nabatei attraverso l'Arabia
Le vie commerciali dei Nabatei attraverso l'Arabia

Il periodo in cui i Nabatei, popolazione nomade araba, presero il controllo di Petra, risale probabilmente al VI secolo a.C.: quando gli Edomiti l'abbandonarono per installarsi nella regione di Hebron, abbandonando il sito, i Nabatei vi si stanziarono stabilmente, e le loro rotte commerciali fecero della città un centro importante.

Il periodo nabateo è documentato meglio delle altre epoche dell'antichità, ma la maggior parte dei documenti originali (scritti su papiro e altri supporti deperibili) è andata distrutta e le fonti dell'epoca sono rare: ciò che ci resta per cercar di comprendere la storia di quest'epoca sono date di eventi incise nell'arenaria delle mura della città e le tappe di costruzione dei monumenti.

  • Durante il IV secolo a.C. la città si estendeva su oltre 10 km², ed era nota per la produzione di ceramiche di alta qualità, tecnologia certamente ricevuta dagli Edomiti.
  • nel 312 a.C. il generale macedone Antigono Monoftalmo fallì il tentativo di impadronirsi della città.
  • Tra la fine del IV e l'inizio del II secolo a.C. i Nabatei sembrano del tutto indipendenti, malgrado i Tolomei dominino su tutta la regione, anzi verso la fine del III secolo a.C. i Nabatei sostennero Antioco III, che respinse i Tolomei verso sud.
Il Deir
Il Deir
Le tombe reali
Le tombe reali
Ingresso al sito; a sinistra lo sbarramento di protezione contro le piene del Siq
Ingresso al sito; a sinistra lo sbarramento di protezione contro le piene del Siq
Tomba di Sestio Florentino, governatore romano (II sec.)
Tomba di Sestio Florentino, governatore romano (II sec.)
  • Una figura di cui si hanno notizie più dettagliate è il re Obodas, che sconfisse il sovrano asmoneo Alessandro Gianneo sull'altopiano del Golan tra il 93 e il 90 a.C. mettendo fine alle mire espansionistiche degli Asmonei sul suo regno, e anzi impadronendosi per qualche anno dei paesi di Moab e di Galaad ad est del Giordano, e sconfisse anche Antioco XII Seleucide nell'85 a.C.. I Nabatei lo divinizzarono, alla sua morte, creando un culto e costruendo il Deir [6] in suo onore.
  • Il figlio di Obodas, Aretas III, estese il potere dei Nabatei fino a Damasco. Al periodo del suo regno (dal 30 al 9 a.C.) risale la costruzione della maggior parte delle tombe e dei templi di Petra.
  • Conquistato l'Egitto, i romani tentarono di scoprire la fonte delle spezie e dei profumi che i Nabatei commerciavano, per scavalcare la loro intermediazione, ma diverse spedizioni romane verso l'Arabia Felix furono messe in scacco dai re di Petra, tra cui quella del prefetto d'Egitto Gaio Elio Gallo del 25-24 a.C..

La città si sviluppò soprattutto grazie al commercio sulla via dell'incenso. Si trattava di un tracciato carovaniero storico che partiva dallo Yemen, lungo la costa occidentale della Penisola araba, e a Petra si biforcava in una via nord-occidentale che portava a Gaza, e in una nord-orientale verso Damasco.

Il Deir dall'alto
Il Deir dall'alto

La disponibilità d'acqua e la sicurezza fecero di Petra il luogo d'elezione per la sosta all'incrocio di varie vie carovaniere che collegavano l'Egitto alla Siria e l'Arabia del sud al Mediterraneo, lungo le quali si svolgeva principalmente il commercio di prodotti di lusso - spezie e seta provenienti dall'India, perle del Mar Rosso e incenso dal sud dell'Arabia (risorsa particolarmente preziosa in quanto la resina della Boswellia era apprezzatissima nel mondo antico sia come offerta religiosa di gran pregio, sia come medicamento).

Intermediazione commerciale, acqua, ospitalità e diritti di dogana fornivano ai Nabatei forti guadagni, e la città fu sede per quasi un millennio, dal VI secolo a.C. al III secolo, di un grande mercato, raggiungendo l'apogeo della propria fortuna verso l'anno 50 d.C.. In quel periodo avrebbe avuto circa 20.000 abitanti, ma altre fonti stimano addirittura da 30.000 a 40.000.

I Nabatei adoravano le divinità presenti in Arabia prima dell'Islam, e anche alcuni dei loro re, deificati. All'epoca la principale divinità maschile era Dusares, accompagnato dalla triade femminile composta da Uzza, Allat et Manat. Molte statue scolpite nella roccia riproducono queste divinità.

Gli unici scrittori che documentano la condizione di Petra in questo periodo sono Diodoro Siculo e Strabone, le cui narrazioni testimoniano la grande ricchezza che questo popolo ricavava dal commercio carovaniero tra Asia ed Europa, ma non concordano sul loro modo di vivere, descrivendoli sia come sedentari che come nomadi, sia come cittadini che contadini.

[modifica] Periodo romano

Il teatro romano
Il teatro romano

Attorno a Petra sorse una decapoli (confederazione di dieci città-stato) che Roma non riuscì a conquistare fino al 106 quando, presumibilmente dopo la morte del re nabateo Rabbel II giacché non vi sono tracce di combattimenti, il regno fu annesso all'impero da Cornelio Palma, governatore di Siria, per ordine di Traiano. Questi porrà a Bosra, divenuta in fretta la seconda città nabatea e rinominata Nova Traiana Bostra, la capitale della nuova provincia di Arabia, che ebbe appunto il nome di Arabia Petraea, mentre Petra ricevette il titolo onorifico di metropoli. Qualche anno dopo, nel 114, Petra divenne una delle basi per gli attacchi dei Romani contro i Parti, ad est.

Il fatto che i romani prendessero possesso delle vie commerciali diede un colpo fatale a Petra e ai Nabatei, in quanto le vie commerciali non passavano più per la città. Dopo l'occupazione romana ci furono ancora carovane che sostavano a Petra, ma divennero sempre più rare, malgrado la costruzione di una strada di 400 chilometri che collegava Bosra, Petra e il Golfo di Aqaba.

L'imperatore Adriano visitò Petra nel 131, e la città fu rinominata, in suo onore, Petra Hadriana.

Lo sviluppo urbanistico della città rivela che la Pax Romana le portò un periodo prospero. Con la riorganizzazione dell'impero voluta da Diocleziano Petra divenne capitale di una delle tre parti in cui era divisa la Provincia di Palestina, che fu detta Palaestina salutaris e in seguito detta Palaestina taertia.

[modifica] Periodo bizantino

Mosaico bizantino di una chiesa di Petra
Mosaico bizantino di una chiesa di Petra

Il cristianesimo giunse a Petra verso il IV secolo, dopo che Costantino ebbe fatto di Costantinopoli (già Bisanzio) la sua nuova capitale, ecominciato a favorire la diffusione della nuova religione. Gli abitanti della città rimasero fedeli ai propri dei per molto tempo, tuttavia già nel 350 Atanasio di Alessandria menziona un vescovo di Petra di nome Asterio.

Un forte terremoto colpì Petra il 19 maggio del 363, danneggiando imonumenti - tra cui il teatro - e gli acquedotti. Il vescovo di Gerusalemme, Cirillo, ne testimonia in una sua lettera la data e le due scosse che semidistrussero la città, che - già impoverita dal dominio romano - da quella rovina non si sollevò più, e andò lentamente svuotandosi.

Nel V secolo a Petra sorgono chiese: risalgono a questo periodo l'utilizzo come chiesa del Deir, che diventa una specie di cattedrale nel 446, tracce di croci sui muri di molte tombe a nord della città (che indicano tombe cristiane), ed altre tre chiese scoperte durante scavi.

[modifica] Medioevo

La conquista islamica che attraversa la regione tra il 629 e il 632 sembra aver ignorato Petra, la cui ultima menzione si trova in un testo scritto dal suo vescovo Antenogene tra la fine del V e l'inizio del VI secolo.

L'impatto della conquista musulmana è poco chiaro, e fu probabilmente ridotto dalla storica tolleranza mostrata dall'Islam primitivo verso il cristianesimo. Del resto il lento esodo degli abitanti aveva ridotto la città, verso il 700, ad un villaggio.

La zona fu infine conquistata dai Crociati Franchi, che vi eressero alcuni castelli, tra cui le fortezze di Al-Wu'ayrah et Al-Habis. Durante la Prima crociata la città fu occupata da Baldovino di Boulogne e costituì il secondo feudo della baronia di Al-Karak [7], nella signoria d'Oltregiordano.

La città rimase nelle mani dei Franchi fino al 1187, quando Saladino sconfisse definitivamente i crociati del Regno di Gerusalemme alla Battaglia di Hattin. Dopodiché, si hanno notizie di Petra da un pellegrino tedesco che dice di esservi passato nel 1217, e per il passaggio del sultano mamelucco Baibars al-Bunduqdari nel 1276.

[modifica] Periodo moderno

Johann Ludwig Burckhardt
Johann Ludwig Burckhardt

Petra fu rivelata al mondo moderno nel 1812 da Johann Ludwig Burckhardt, un viaggiatore svizzero che, in abiti arabi, si faceva chiamare Cheikh Ibrahim e seguiva la strada che collegava Damasco all'Egitto passando per la Giordania. Egli aveva sentito dire che nei pressi del villaggio di Wadi Musa si trovavano, in una sorta di fortezza naturale, delle vestigia straordinarie. La regione apparteneva allora all'Impero ottomano e gli stranieri curiosi di antichità - che erano ritenute "opera degli Infedeli" - erano considerati con grande diffidenza, anche per le tensioni politiche e religiose dell'epoca.

Burckhardt si presentò allora come un pellegrino che desiderava sacrificare una capra al profeta Aronne, la cui tomba, costruita nel XIII secolo, si riteneva collocata al di là delle rovine, in cima al gebel Haroun. Accompagnato dalla sua guida, l'esploratore attraversò la città antica senza poter fermarsi un attimo a prendere una nota o a fare uno schizzo, e tuttavia consapevole dell'importanza di quelle vestigia, e che le rovine presso Wadi Musa erano quelle di Petra. Entusiasta, diffuse la notizia tra gli occidentali residenti in Medio Oriente e in Egitto, e la ripeté nel suo libro Travels in Syria and the Holy Land, che fu pubblicato solo cinque anni dopo la sua morte, nel 1823.

Furono condotti anche altri tentativi di esplorazione, alla ricerca di Petra, nonostante la diffidenza delle popolazioni locali. Nel maggio 1818 un gruppo di una decina di persone provenienti da Gerusalemme, tra cui William John Bankes, accompagnato dal dragomanno ferrarese Giovanni Finati e da due ufficiali di marina, riuscì a rimanere sul posto per due soli giorni, giacché rivalità tra capitribù locali li costrinsero a partire prima del previsto.

Le prime vere missioni archeologiche cominciarono dal 1828, e dopo il 1830 il sito divenne un luogo di visita, tappa di pellegrinaggi religiosi, e fonte di guadagni per i capi delle tribù dei dintorni.


[modifica] Petra oggi

Ancora oggi l'unico modo di giungere a Petra è a piedi o a cavallo. L'ingresso più caratteristico è quello da Est, attraverso una lunga insenatura tra alte montagne, chiamato Sik (o Siq). Alla fine di questo lungo corridoio si intravede la più bella delle elaborate rovine di Petra, il Khasneh al Faroun o il Tesoro del Faraone, che non è stato costruito ma è stato scavato interamente nella roccia.

[modifica] Cinema

Petra è stata utilizzata come set nelle scene di numerosi film, tra cui Indiana Jones e l'ultima crociata.

[modifica] Bibliografia

  • (FR) Christian Augé e Jean-Marie Dentzer, Pétra, la cité des caravanes, Gallimard 1999

[modifica] Note

  1. ^ Strabone, nel I secolo a.C., testimonia che Petra disponeva di abbondanti risorse d'acqua, sia per l'uso domestico che per irrigazione. (Fonte [1])
  2. ^ In effetti, prima di essere deviato nel XX secolo, il wadi Musa (che vuol dire il vallone di Mosè) che scorreva nel Sîq dalla sorgente di ‘Ayn Musa (la sorgente di Mosè) fino al villaggio di Gaia causava frequentemente alluvioni molto pericolose, come l'ultima del 1963. Il nome di queste acque deriva dalla tradizione beduina secondo la quale Mosè e il suo popolo si fermarono a Petra, durante la traversata del deserto, e il profeta vi fece scaturire una fonte percuotendo la roccia con il suo bastone. Nel villaggio vicino a wadi Musa c'è una tomba che si dice essere quella di Miriam, la sorella di Mosè.
  3. ^ quantità sufficiente, commenta la fonte [2], per più di 100.000 americani di oggi
  4. ^ Numeri, 20, 14-20
  5. ^ cfr. 2 Re, 14, 7 e Isaia, 16, 1
  6. ^ il nome - attribuito posteriormente - deriva dall'arabo al-Deir, «il monastero»
  7. ^ Da questo sito (che deriva dalla parola aramaica karkha, che significa città) proviene il termine Krak

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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Sette meraviglie del mondo moderno
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