No Dal Molin
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No Dal Molin è un movimento contro la realizzazione della nuova base USA nell'aeroporto Dal Molin di Vicenza.
La nuova base andrebbe a consolidare gli altri insediamenti statunitensi già presenti sul territorio vicentino come la Caserma Ederle e la base site Pluto di Longare dove in passato furono stipate anche testate missilistiche nucleari. Andrebbe ad insediarsi nella zona nord di Vicenza, confinante con il comune di Caldogno nell'attuale aeroporto Dal Molin di Vicenza che dovrebbe servire agli USA per riunire la 173^ Brigata aviotrasportata e diventare così, secondo il Pentagono, la base logistica più importante dell’esercito statunitense in Europa, soprattutto per le azioni belliche in Medioriente: La 173^ Airborne Brigade, attualmente dislocata tra Vicenza, Aviano (Pordenone) e la Germania, si trasformerebbe in una Unità d’Azione, pronta in poche ore a trasferirsi nei vari scenari di guerra.
Indice |
[modifica] La vicenda
[modifica] La situazione dell'aeroporto
Nel 2004 la Nato dispone il trasferimento della V Ataf (ora Cofa, Comando operativo forze aeree) dal Dal Molin, Vicenza, a Poggio Renatico, vicino a Ferrara. In pochissimo tempo le strutture che ospitavano i militari e il personale della Nato (nel corso della guerra dei Balcani, il quartier generale delle operazioni era a Vicenza) si sono state svuotate e la zona del Dal Molin è stata chiusa. Restano per il momento il 27° Genio campale e il 10° Gruppo manutenzione elicotteri dell’aeronautica militare, che occupano però le strutture a loro destinate. È stato allora che il governo statunitense ha cominciato a fare pressioni sul Governo Berlusconi per avere la disponibilità degli alloggi lasciati liberi e, a seguire, per ottenere le concessioni a realizzarne altri. La cosa sembrava destinata a cadere in virtù del piano di riduzione delle truppe statunitensi in Europa, disposto dal presidente Bush. La riduzione è stata poi confermata, ma con un’unica eccezione: Vicenza.
[modifica] I responsabili politici
Dopo un continuo rimpallo di responsabilità tra Governo Prodi e Comune di Vicenza, nel consiglio comunale di Vicenza del 26 ottobre 2006 la maggioranza si espresse a favore della nuova base (maggioranza di 21 a 17), con un atteggiamento ritenuto dal movimento ostile alla base di forte chiusura alle richieste di democrazia e partecipazione popolare, fra cui anche la richiesta di indire un referendum comunale consultivo. Il sindaco della citta Enrico Hüllweck dichiarò infatti in diverse interviste che le leggi vigenti purtroppo non consentivano l'indizione di un referendum consultivo per tener conto del parere della popolazione cittadina: la decisione finale sarebbe pertanto spettata esclusivamente al governo nazioonale. A Caldogno, comune a confine con l'aeroporto Dal Molin, il 15 novembre 2006 votò invece ad unanimità NO all'insediamento della nuova base.
La decisione passò quindi al Governo Prodi e in particolare al Ministro della Difesa Arturo Parisi, che non si è mai espresso in maniera chiara contro l'allargamento della caserma Ederle, tentennando sempre tra l'alleanza con gli USA e il programma elettorale dell'Unione in cui «ogni azione di grande impatto sul territorio sarà sempre presa nel rispetto dell'opinone delle popolazioni locali». Il 23 novembre 2006 Parisi invitò a Roma una rappresentanza dei comitati cittadini per informarsi sulle motivazioni del voto contrario. L'incontro fu molto proficuo tanto che prese di nuovo quota l'ipotesi di un referendum comunale consultivo, ad oggi comunque non ancora indetto.
[modifica] Le ragioni del no
- Militarizzazione della città. A Vicenza e provincia vi sono già troppe basi e impianti militari (la Caserma Ederle, Site Pluto a Longare, la base al Tormeno, i magazzini a Torri di Q.lo, la housing area a Vicenza Est, ...) incluso il quartier generale della Gendarmeria Europea. Tutto questo in una città di 110 mila abitanti.
- Protezione del territorio. L´area interessata alla costruzione della base è una vasta area verde completamente circondata dalla città, di circa 500.000 mq (che potrebbero diventare 1.250.000 mq se si considera anche l'aeroporto stesso).
- Perdita della sovranità territoriale e nazionale con conseguente perdita delle opportunità per un diverso sviluppo: l'intera area militarizzata (comprese le basi esistenti) sarà superiore in estensione alla stessa zona industriale di Vicenza e bloccherebbe definitivamente lo sviluppo della città.
- Impatto urbano. Saranno costruiti approssimativamente 600.000 metri cubi, equivalenti a 1.900 appartamenti di 100 mq ciascuno.
- Impatto sociale. La nuova base darà alloggio ad ulteriori 2.000 soldati con le loro famiglie a cui si aggiungeranno i dipendenti civili della base. Questo porterà ad un incremento di 15.000 persone della popolazione della città.
- Impatto ambientale. La base richiederà alti consumi energetici (acqua, energia elettrica) a basso costo (privi di accise, iva, ... a carico dei contribuenti). Secondo alcune stime accreditate i consumi della nuova base sarebbero pari agli attuali consumi di circa 30 mila vicentini. In particolare ci sarà un fortissimo aggravio per la falda idrica vicentina.
- Impatto economico. L’eventuale aumento di posti di lavoro nella base non compenserà la perdita per la città, stimata in tredici anni, di almeno 360 milioni di euro. Problemi di sicurezza: a Vicenza vi sono stati già in passato problemi di convivenza con la popolazione: risse e casi di violenze sulle donne da parte dei soldati statunitensi.
[modifica] La composizione del movimento
Non si tratta solo di alcune decine di persone, ma di un ben più vasto movimento trasversale, che comprende persone di tutte le età e di appartenenze politiche diverse, ma determinate ad agire in modo indipendente e autonomo dagli organismi della politica cittadina e nazionale. Sono dodici i comitati cittadini: Caldogno, Polegge, Vicenza est, Costabissara, Dueville, Longare, Malo, Montecchio Maggiore, Marano, Schio, Valdagno, Monticello Conte Otto.
[modifica] Principali eventi e manifestazioni
[modifica] 2006
Come studenti delle scuole superiori vicentine non siamo disposti a guardare in silenzio quello che sta succedendo, siamo parte attiva di questa città e come tali vogliamo che la nostra voce possa contare, e possa quindi sentirsi il nostro no alla guerra. Molti di noi hanno percorso un cammino con chi si è mobilitato in questi mesi, abbiamo condiviso il sogno di chi vorrebbe l’area del Dal Molin trasformata in verde pubblico come abbiamo vissuto la preoccupazione degli abitanti dei quartieri di abitare di fianco ad un’enorme strumento di morte; crediamo che il sogno sia più forte della guerra e pensiamo che la battaglia sul Dal Molin possa essere vinta. Per questo sabato 23 scenderemo in piazza e le scuole che frequentiamo saranno in sciopero, l’abbiamo già fatto quando è scoppiata la guerra in Iraq e quando ci è stata imposta la Gendarmeria Europea, invitiamo quindi tutti a partecipare: comitati, osservatorio, cittadini per ribadire a gran voce che il no alla militarizzazione di Vicenza è già stato detto, sta solo a Governo e Comune prenderne atto. Così i Coordinamenti Studenteschi di Vicenza-Thiene-Schio lanciano il comunicato per la prima manifestazione studentesca contro il Dal Molin che si è tenuta il 23 settembre 2006. Circa 2.000 persone, tra studenti, cittadini, attivisti dell’Osservatorio contro le servitù militari e del sindacalismo di base, hanno manifestato il proprio rifiuto alle basi militari che trasformano la città in "zona di guerra". Durante il corteo si è svolto un blocco di una rotatoria stradale e una scritta sui muri della Gendarmeria europea.
Nel pomeriggio di sabato 21 ottobre all’interno del Dal Molin circa un centinaio di persone dell’assemblea permanente cittadina contro la nuova base militare ha effettuato un blitz all’interno del Dal Molin. Dalla pista dell’aeroporto i rappresentanti dei comitati e dei movimenti hanno presentato alcune iniziative tra cui la presenza nel consiglio comunale di giovedì 26 ottobre, che verrà blindato con un pubblico a numero chiuso.
Continuano le mobilitazioni dell’assemblea permanente cittadina per il no al progetto Dal Molin Il pomeriggio di mercoledì 25 ottobre, alle ore 17.00, circa 150 manifestanti si sono riuniti sotto al palazzo della Prefettura in Contrà Gazzolle per un incontro con il prefetto a cui la delegazione dell’ assemblea permanente cittadina ha richiesto un’appuntamento con il ministro alla difesa Parisi per discutere la questione Dal Molin e per ribadire la ferma condanna della cittadinanza vicentina ad un’ ulteriore militarizzazione del territorio.
In circa 2.000, tra singoli cittadini, associazioni, aderenti all’assemblea permanente cittadina contro la nuova base militare, hanno manifestato giovedì 26 ottobre dal pomeriggio, fino a tarda notte, sotto le finestre del consiglio comunale in P.zza dei Signori a Vicenza. Fischi e urla sono continuati durante tutta la durata del consiglio comunale, convocato sul Dal Molin dal sindaco Enrico Hullweck, che alla fine ha votato positivamente l’ordine del giorno della maggioranza di centro destra favorevole al progetto della trasformazione dell’aeroporto Dal Molin in una nuova base che dovrebbe ospitare la 173° brigata aviotrasportata degli USA. Gli attivisti dell’assemblea cittadina contro la base hanno lanciato l'appello per una grande manifestazione per il 2 dicembre 2006 contro le servitù militari e la guerra.
A Vicenza, per la difesa della terra, per un futuro senza basi di guerra; questo lo slogan scandito durante la manifestazione del 2 dicembre 2006 a Vicenza che ha visto la presenza di circa 30.000 persone che hanno partecipato alla prima vera manifestazione nazionale contro la costruzione della nuova base Usa in città all’aeroporto Dal Molin. Una manifestazione straordinaria, al di là di ogni aspettativa. Nel capoluogo berico, si sono dati appuntamento comitati, cittadini e movimenti che hanno accolto l’appello lanciato dall’Assemblea Permanente Vicentina. Il corteo è stato molto composito, in testa mamme e bambini in fondo partiti e sindacati, c'erano rappresentanze dei comitati cittadini a cui si sono aggiunti esponenti dei centri sociali e altre migliaia di esponenti di gruppi, associazioni, partiti, sindacati. Oltre 300 i gruppi aderenti, tra i quali una decina di Emergency, molti Social Forum del nord e centro Italia, le Donne in nero, l’assemblea permanente No Mose, l’osservatorio contro le servitù militari, il Comitato nazionale per il ritiro dei militari italiani, gli Anarchici di Milano, i No Tav piemontesi. Dal fronte sindacale si sono viste sventolare le bandiere dei sindacati di base e della Cgil, che ha dato vita a un proprio corteo partito dallo stadio Menti, poi confluito in quello principale. Dal fronte politico, invece, si sono distinti partiti di sinistra, come i Verdi, i Comunisti italiani e Rifondazione comunista. I Democratici di sinistra non erano presenti con le insegne di partito, ma lo erano con molti esponenti a titolo personale. Numerosi i parlamentari dell’Unione, fra cui Paolo Cacciari di Rifondazione comunista, fratello del sindaco di Venezia, e Haidi Giuliani, madre di Carlo Giuliani e oggi senatrice di Rifondazione comunista. E c’era anche Luca Casarini, leader dei centri sociali del Nordest. Sono mancate invece le star che alla vigilia avevano dato la propria adesione: il premio Nobel Dario Fo, Franca Rame, Margherita Hack, Oliviero Diliberto. Quest’ultimo è stato fatto bersaglio di alcuni cori intonati dai centri sociali, come il Gramigna di Padova: «Diliberto servo dei padroni». I disobbedienti hanno contestato anche il Governo Prodi, battezzato «governo di guerra». Hanno manifestato anche pacifisti statunitensi, che hanno portato la loro solidarietà alla cittadinanza vicentina. Sul palco allestito a Rettorgole, al termine della manifestazione, è salito anche un rappresentante del gruppo di Indios Mapuche, in lotta contro Benetton, venuti dalla Patagonia per unirsi alla battaglia anti-Dal Molin. Molti gli striscioni indirizzati al sindaco Enrico Hüllweck e alla sua maggioranza per aver votato un ordine del giorno possibilista sul nuovo insediamento. Ancora più numerosi gli appelli al referendum sul progetto e al ministro della Difesa Arturo Parisi perché prenda una decisione dopo mesi di tiremmolla.
[modifica] 2007
Ronald P. Spogli, ambasciatore statunitense in Italia, si è recato a Vicenza nel pomeriggio del 9 gennaio in una visita inattesa. L'ambasciatore USA ha incontrato le autorità locali in merito al caso Dal Molin. Gli uomini e le donne del presidio permanente contro il Dal Molin si sono subito mobilitati dandosi appuntamento davanti al Comune nella centrale Piazza dei Signori per un assedio pacifico ribadendo il proprio no alla conversione dell’aeroporto civile Dal Molin a militare. Verso le 15.30 Spogli è stato costretto ad entrare da una porta secondaria in Comune a casusa del sit-in dei manifestanti, alla fine la polizia con spintoni e manganelli è riuscita a liberare il passaggio.
Esattamente due giorni dopo la visita dell'ambasciatore statunitense a Vicenza, George W. Bush lancia l'ultimatum di una settimana al governo italiano: entro il 19 gennaio infatti l’Italia dovrà decidere sul progetto Dal Molin, un eventuale silenzio verrà considerato un no e il progetto di riunificazione della 173rd airborne brigade sarà effettuato in Germania paese che, a detta degli USA, sembra essersi proposto di accollarsi tutte le spese di costruzione della nuova base. Se la situazione si dovesse risolvere con un no da parte dell'Italia, la minaccia da parte degli Stati Uniti è quella di trasferire i militari di stanza alla caserma Ederle, storica base americana del vicentino, in Germania lasciando disoccupati i dipendenti vicentini della caserma.
L'appuntamento era stato fissato alle 20.30 nella centrale piazza Castello alcuni giorni prima dai comitati contro il Dal Molin per contestare l'ultimatum lanciato dagli Usa; la fiaccolata, una volta appresa la notizia che il governo Prodi ha acconsentito alla richiesta degli Usa di allargare la propria presenza militare sul territorio vicentino, si è trasformata in un corteo spontaneo che ha attraversato viale Roma con l'intento di dirigersi alla stazione ferrovia. Infatti alle ore 21, circa un migliaio di persone ha deciso spontaneamente di occupare la stazione di Vicenza e così, in maniera del tutto pacifica, si sono riversate sui binari paralizzando completamente il traffico ferroviario per diverse ore.
Il popolo del No Dal Molin è andato a Roma alla due giorni del "La Sinistra - L'Arcobaleno" per esercitare pressione politica onde ottenere la moratoria dei lavori, considerata un atto di necessaria coerenza con l'impostazione pacifista della sinistra radicale. Le prime corriere del popolo del No dal Molin sono partite all'1 di notte da Vicenza e arrivate alle 9 a Roma fuori dalla convention e ad attenderli hanno trovato la polizia che li separava dall’ingresso della Fiera. Due i punti fondamentali che i manifestanti hanno ribadito ai partiti della "Sinistra arcobaleno": il primo è la moratoria sui lavori di costruzione della base, il secondo è il diritto per tutti a raggiungere Vicenza il 15 dicembre per la manifestazione europea. Chiunque è entrato alla convention è passato tra due ali di folla nel baccano di pentole e tamburi.I manifestanti hanno distribuito una volantino a tutti coloro che sono entreti: Non chiediamo la luna, ma il rispetto delle promesse fatte; vogliamo che alle parole seguano atti concreti in grado di riaprire la questione politica su Vicenza. I manifestanti sono entrati, sono saliti sul palco e la parola è stata data a Cinzia Bottene, portavoce del movimento vicentino.«Il Dal Molin, uno strumento di guerra, non è una questione di equilibri politici; di rapporti di forza. E’ una questione di principi, di etica. Una discriminante perché la realizzazione della base Usa ha a che fare con i lutti e le distruzioni in altre parti del mondo», ha detto Cinzia Bottene tra gli applausi della platea. «Avete deciso di mettere i colori della pace nel vostro simbolo – ha proseguito Cinzia Bottene - vi chiediamo di dare concretezza a quei colori, che non devono e non possono sbiadire nella dialettica politica. La moratoria deve divenire realtà subito, perché il tempo delle parole è finito: ora servono fatti concreti».
In tale giornata il movimento ha partecipato alla manifestazione internazionale contro le basi militari, tenutasi a Vicenza. A tale corteo hanno partecipato, secondo gli organizzatori, oltre 50 mila persone. Da notare la particolare assenza, se si eccettuano singoli miltanti, dei partiti della sinistra di governo. Tra i pochi parlamentari presenti da segnalare il senatore di Sinistra Critica Franco Turigliatto che ha ribadito il proprio appoggio alla comunità locale in lotta contro la base e il proprio voto contrario a qualunque provvedimento che miri ad aumentare le spese militari. Fra i presenti vi erano don Gallo e, come anche nella scorsa manifestazione del 17 febbraio, Dario Fo e la moglie Franca Rame.
[modifica] Altri progetti
- Articolo su Wikinotizie: Prodi a Trento fra contestazioni e applausi 3 giugno 2007
- Articolo su Wikinotizie: Vicenza: parte la manifestazione contro l'allargamento della base USA 17 febbraio 2007