Metodo D'Hondt
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Il metodo D'Hondt, inventato e descritto per la prima volta dallo studioso belga Victor D'Hondt[1] nel 1878, è un metodo matematico per l'attribuzione dei seggi nei sistemi elettorali che utilizzano il metodo proporzionale.
Questo sistema prevede che si dividano i totali di voti delle liste per 1,2,3,4,5... fino al numero di seggi da assegnare nel collegio, e si assegnano i seggi in base ai risultati in ordine decrescente fino ad esaurimento dei seggi da assegnare.
Tale metodo è stato adottato in numerosi paesi, tra cui ben 11 dei 27 della Unione Europea (Austria, Belgio, Bulgaria, Finlandia, Irlanda, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovenia, Spagna), la Croazia, la Svizzera, la Turchia, Israele e anche la piccola Repubblica di San Marino.
Indice |
[modifica] Ripartizione
[modifica] Esempio
Alle elezioni del Parlamento dello Stato di Utopia, composto da 10 seggi, si presentano cinque partiti. I risultati elettorali sono i seguenti:
- Voti validi: 87.800 schede
- Partito Alpha: 30.000 preferenze
- Partito Beta: 26.000 preferenze
- Partito Gamma: 17.000 preferenze
- Partito Delta: 9.500 preferenze
- Partito Epsilon: 5.300 preferenze
L'applicazione del metodo D'Hondt prevede la creazione di una tabella in cui si dividano le preferenze progressivamente per un numero sempre crescente di un'unità, arrivando alla divisione fino al numero di seggi disponibili (nell'esempio, i divisori a rigore dovrebbero essere 10):
Vengono dunque evidenziati, come accade nella tabella qui sopra, i dieci numeri più alti presenti nella tabella stessa, essendo dieci i deputati da eleggere. Ad ogni casella evidenziata, corrisponde un candidato eletto. Il Parlamento di Utopia sarà dunque composto da:
[modifica] Vantaggi e svantaggiRispetto ad altri metodi di ripartizione proporzionale, il metodo D'Hondt favorisce i grandi partiti, in particolare il più votato, a discapito dei piccoli, riducendo la frammentazione politica. [modifica] Note
La caratteristica più curiosa del metodo D'Hondt è che vi sono alcuni valori critici attorno ai quali piccole variazioni possono causare spostamenti notevoli in termini d'attribuzione di seggi. Si esamini la seguente situazione, in cui ci sono da assegnare 4 seggi: VOTI 1: 60 (A), 40 (B) VOTI 2: 30 (A), 20 (B) VOTI 3: 20 (A), 13,3 (B) VOTI 4: 15 (A), 10 (B) I seggi andranno: 2 ad A e 2 a B, in quanto il seggio del quoziente 20 va alla lista con meno seggi acquisiti. Basterebbe un punto in percentuale in più ad A per far sì che il suo terzo quoziente superi 20, riducendo così il secondo quoziente di B e consentendo ad A d'assicurarsi 3 seggi su 4. D'altra parte A, con un intervallo di variazione di ben 20 voti (o punti percentuali), da 40 a 60, otterrebbe comunque 2 seggi. Quindi un 20 % dei voti risulta ininfluente per l'attribuzione dei seggi, mentre un 1 %, ma al momento giusto, potrebbe causare un ribltamento notevole. Un'ultima osservazione, per contrastare il luogo comune secondo il quale con il sistema maggioritario si favorirebbe la concentrazione delle liste. Se nella precedente situazione i voti di B si fossero suddivisi all'incirca equamente tra 3 partiti, con circa il 13-14 % ciascuno, tutti e 4 i seggi sarebbero conquistati da A. Restando uniti, invece, il 40 % comune consente di conquistare la metà dei seggi in palio. [modifica] Voci correlate
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