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Esistenzialismo - Wikipedia

Esistenzialismo

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I precursori (in senso orario, da sinistra in alto): Kierkegaard, Nietzsche, Kafka e Dostoevskij
I precursori (in senso orario, da sinistra in alto): Kierkegaard, Nietzsche, Kafka e Dostoevskij

L'esistenzialismo è un indirizzo del pensiero filosofico che si espresse non solo nella filosofia, ma anche nella letteratura, nelle arti e nel costume, diffondendosi in particolare nella prima metà del XX secolo, principalmente tra gli anni '20 e '50.

Un momento fondamentale della sua evoluzione, fu costituito dagli orrori della Prima guerra mondiale e nella crisi della coscienza intellettuale dell'immediato dopoguerra. A cominciare dagli anni '44-'45 è stato l'esistenzialismo ateo di Sartre a ricevere le maggiori attenzioni, anche in rapporto al marxismo da lui abbracciato e sostenuto. All'opposto la condivisione per qualche anno delle idee naziste da parte di Heidegger ha pesato notevolmente sulla sua immagine, facendo sì che ritrovasse nuove attenzioni solo negli anni '60.

Per la natura complessa dell'indirizzo stesso più che di una corrente filosofica definita si tratta di un insieme di posizioni filosofiche singole anche molto differenziate, variamente coinvolte nell'atmosfera di crisi e di malessere individuale delle epoche e dei contesti ad esso interessati. Questa è la ragione per cui gli elementi economici, culturali, sociali e politici presenti tra le due guerre in molte nazioni europee, a cominciare dalla Francia e dalla Germania, trovano spazio talvolta notevole nel pensiero e nell'atteggiamento degli esistenzialisti reali o sedicenti.

Si consideri anche che non tutti gli autori solitamente classificati come esistenzialisti accettarono tale classificazione, ritenendola riduttiva o deformante rispetto all'originalità della loro riflessione. Tra questi è noto il caso di Heidegger soprattutto dopo la kehre (la svolta) del '35- '36.

L'esistenzialismo rifletteva sulla problematicità del senso della vita, in particolare in relazione al nichilismo, sui limiti e le possibilità della libertà individuale, incentrando queste riflessioni intorno alle domande: "che cos'è l'essere?" e "che cosa vuol dire esistere?", che dominano il pensiero dei filosofi e letterati a vario titolo inquadrabili nella corrente. Ciò, ovviamente, riguarda anche i filosofi Martin Heidegger, Jean-Paul Sartre, Karl Jaspers e Maurice-Merleau-Ponty, ma non Edmund Husserl, pur essendo colui che ha posto con la epoché fenomenologica e la intuizione eidetica le basi concettuali su cui l'esistenzialismo novecentesco sarebbe nato.

Le domanda sull'essere e sull'esistere, pur essendo distanti dalla realtà del singolo nella sua quotidianità, lo riguardano nella sua interiorità, nel suo sentirsi un "ego" rispetto al mondo. Queste domande sono quindi avvertite e poste come fondamentali nel momennto in cui l'io è in crisi rispetto al vivere e all'"essere nel mondo", e si chiede la ragione del proprio esistere come sua parte e del suo rapporto con esso. L'individuo, percependosi come ente particolare, ovvero unico fra tutti gli enti, si interroga sul senso della parola essere, ma fallisce la risposta. E' da questo problema, che assilla, impegna e talvolta tormenta la cosceinza dei pensatori esistenzialisti, che occorre partire per capire l'esistenzialismo.

Va notato che Heidegger prese le distanze dall'esistenzialismo, anche se alcuni inclusero (in particolare Abbagnano) la sua opera principale (Essere e tempo) in tale filone, sulla base del fatto che essa si interrompe bruscamente proprio dove termina la cosiddetta analisi esistenziale, preparatoria. La seconda parte che avrebbe dovuto venir scritta nella forma sistematica della prima, non ebbe mai la luce in quanto tale. Heidegger trattò in modo meno sistematico e molto frammentario il seguito di Essere e tempo, costituito da scritti vari, che mettono in luce il tentativo di individuare un linguaggio diverso, meno compromesso con la metafisica, per affrontare in modo più diretto il tentativo di pensare il senso dell'essere e la sua verità (di qui l'avvicinarsi di Heidegger al pensiero dei mistici, ma anche alla scrittura poetica e all'arte). E' noto come per lui fosse proprio questa seconda parte del suo percorso, quella in cui si espresse il suo più autentico pensiero. L'indagine speculativa di Heidegger si realizza in definitiva come una ricerca ontologica sull'"essere" rispetto alla quale l'analisi dell'esistenza, relativa allesserci (l'individualità umana), ha solo carattere introduttivo.

Una variante cristiana dell'esistenzialismo è quella del filosofo russo Nikolaj Aleksandrovič Berdjaev (1874-1948), ispirata alla sua profonda fede ortodossa e alla narrativa di Dostoevskij, al quale fa riferimento il suo saggio del 1923 La concezione del mondo di Dostoevskij. Per Berdjaev la figura di Gesù Cristo è al centro di ogni speculazione sull'essenza del vivere in rapporto all'immanenza e alla trascendenza.

La variante atea dell'esistenzialismo è rappresentata specialmente da Jean-Paul Sartre(1905-1980), ma essa va vista in relazione alla sua fede marxista che la condiziona pesantemente. Bisogna anche tenere conto che il meglio del pesniero sartriano si esprime nei suoi drammi molto più che nelle opere filosofiche vere e proprie. L'opera teorica fondamentale dell'esistenzialismo ateo di Sartre , L'essere e il nulla, del 1943, è in realtà un trattato piuttosto intellettualistico che traduce nel liguaggio filosofico ciò che, assai più autenticamente, egli esprime nella drammaturgia e nella letteratura.

Indice

[modifica] I precursori

Nell'ambito dell'esistenzialismo del '900 sono state individuate delle figure di anticipatori, chiamate anche 'esistenzialisti in retrospettiva'[citazione necessaria], che sono Michel de Montaigne, Arthur Schopenhauer, Søren Kierkegaard, Francisco Bolaño, Max Stirner, Ralph Waldo Emerson, Blaise Pascal e Friedrich Nietzsche[citazione necessaria].

[modifica] L'esistenzialismo in letteratura

In letteratura autori esistenzialisti furono Franz Kafka, Fëdor Michailovič Dostoevskij ed Albert Camus. I primi due sono da vedere come ispiratori o precursori, mentre Camus appartiene al periodo storico in cui si sviluppa l'esistenzialismo. A Camus, insieme al già citato Sartre si attribuisce la variante dell'esistenzialismo ateo.

[modifica] Postilla su Albert Camus

Anche se la figura di Camus è stata frequentemente associata all'esistenzialismo, alcuni autori considerano arbitraria tale associazione. La distanza di Camus dalla corrente dell'esistenzialismo è riscontrabile nel carteggio con Sartre, dove si prendono nettamente le distanze da qualsiasi posizione che tenti di problematizzare l'esistenza umana. La domanda di Camus non è sull'essere, piuttosto sullo stare, e leggendo i romanzi di Camus, ciò che più di tutto si coglie, è l'esaltazione della vita, attraverso un rapporto con il mondo libero da qualsiasi vincolo sociale che si può verificare attraverso:

  • i legami che i protagonisti dei romanzi hanno con le donne.
  • il legame con gli altri individui.
  • il particolarissimo legame materno.
  • il rapporto con la natura.

Studi recenti inoltre confermano questa distanza, in particolare il rimando è all'edizione delle opere complete di Camus della Pléiade e al suo apparato critico, e ad un libro in particolare, scritto dalla massima studiosa di Camus, nonché curatrice dei volumi della Pléiade dedicati a Camus da Gallimard, Jaqueline Lévi-Valensi [1].

[modifica] Dall'essere all'esistere

L'esistenzialismo si ricollega alla questione ontologica fondamentale, ovvero "che cos'è l'essere?". Essa può essere posta in altri modi: cos'è che determina la nostra esistenza? Come si chiese Heidegger, riprendendo una questione posta da Leibniz: "Perché l'essente e non piuttosto il niente?" ("Warum ist überhaupt Seiendes und nicht vielmehr Nichts?" in Was ist Metaphysik?, 1929). L'essere è il fondamento da cui deriva tutto ciò che è, ovvero l'ente e dunque anche l'uomo, in quanto unico ente che esiste? Heidegger, che per primo si pose compiutamente la domanda, intuì che in tutta la storia della metafisica l'essere era stato sempre più completamente identificato con l'ente, subendo l'irreparabile cancellazione della c.d. differenza ontologica: in altre parole, l'essere non è Dio o le Idee platoniche, concetti ontologici, manifestazioni fisiche più che metafisiche. L'essere è trascendente e conserva una differenza irriducibile con qualsiasi ente, compreso l'Ente supremo se identificato in Dio o in un valore astratto.

Il filosofo Gabriel Marcel pose l'accento sul fatto che l'esistenza non è un problema, bensì un mistero. Un problema è infatti un qualcosa che si pone davanti a noi come un ostacolo (in tedesco gegen-stand, latino ob-jectum, nel senso di "stare contro", "obbiettare") e di cui noi possiamo perlomeno delimitarne la portata e quindi comprenderlo in via di massima. L'esistenza non si pone di fronte a noi, è anche in noi stessi, ci penetra, e dunque noi siamo sia soggetti che oggetti della domanda "che cos'è l'essere?". Heidegger spiegava questo concetto in questo modo: di ogni cosa noi possiamo dire cos'è categorizzandola, possiamo farla rientrare tassonomicamente in un insieme (ad esempio il cane è parte dell'insieme 'animali'). Invece il concetto di essere non può venire categorizzato, perché esso stesso è l'insieme più ampio di tutti, di cui tutti gli altri insiemi fanno parte. Il fatto quindi che l'essere è sia in noi che fuori di noi non ci permette di dare mai una risposta definitiva al problema (o, meglio, al mistero).

Questa questione è meglio marcata nelle riflessioni di Sartre, il quale alla domanda dà tre risposte:

  • la prima, la più evidente, è che l'essere sia costituito dall'insieme di tutti gli esseri - cose e persone - presenti nel contesto spazio-temporale in cui viviamo;
  • la seconda è che l'essere sia quello che Sartre chiama il per-sè, cioè la nostra coscienza, il nostro io che si pone come altro rispetto al resto del mondo, è soggetto e non oggetto;
  • infine può essere in-sè, ossia l'essere nelle cose e nei fenomeni che ci appaiono, negli oggetti che ci circondano, a cui però diamo un senso noi, e quindi in qualche modo derivano da noi.
    Nessuna di queste tre è una risposta completa: l'essere, per Sartre, è come se si manifestasse in parte in ogni cosa ma si cela sempre nella sua compiutezza.

Heidegger e Jaspers indicarono tuttavia una parziale risposta al quesito. Il fatto che noi ci poniamo la domanda "che cos'è l'essere?", il fatto che andiamo in cerca di una risposta e riflettiamo per raggiungerla, comporta necessariamente l'essere già in possesso di una risposta. Si può dire, quindi, che si è, si esiste nel momento in cui ci si pone la domanda "perché esisto?", "che cosa significa esistere?". In questo modo, infatti, noi esistiamo perché il significato etimologico di esistere è ex-sistere, cioè in latino "essere fuori da": in qualche modo cerchiamo di uscire fuori da noi stessi e guardare l'essere come qualcosa di altro, che non ci appartiene, lo analizziamo "fuori da noi" e questo è già un primo passo.

[modifica] Risvolti culturali

A partire dagli anni 1930 fino alla metà degli anni 1970 questo vero e proprio stile di vita influenzò le scelte di numerosissimi gruppi culturali, band musicali e singoli individui, che ne diedero una personale interpretazione non solo attraverso le loro scelte artistiche, ma anche attraverso la propria biografia. L'atteggiamento esistenzialistico è così divenuto nel sentire comune, da fenomeno culturale, una sorta di estetismo decadente e nichilista, in cui l'abbigliamento nero, la malinconia di fondo, la ribellione alle convenzioni sociali, alle istituzioni, la professione di individualismo e immoralismo, e un comportamento estremo, spesso autodistruttivo, costituiscono la costellazione interiore ed esteriore di molti gruppi e individui per più generazioni. Si possono trovare elementi esistenzialisti nella musica Punk, nella New wave e nel Goth. Importante è anche l'influenza sul cinema e sulla pittura.


[modifica] Teatro

Il Teatro dell'assurdo viene solitamente considerato un'articolazione artistica dei concetti filosofici dell'esistenzialismo. In questo filone è da ricordare almeno Aspettando Godot di Samuel Beckett.

[modifica] Cinema

[modifica] Citazioni

« "Se non mi do una mossa subito sono spacciato" mi dico, spacciato come negli ultimi tre anni di disperazione ubriaca, una disperazione fisica e spirituale e metafisica che non si può imparare a scuola per quanti libri si leggano sull'esistenzialismo o sul pessimismo, per quante tazze di ayahuasca visionaria si bevano, per quanta mascalina si prenda, per quanto peyote si ingurgiti – La sensazione di quando ti svegli con il delirium tremens la paura di una morte misteriosa che ti gronda giù dalle orecchie come le grevi ragnatele dei ragni nei paesi caldi, la sensazione di essere un mostro di fango piegato in due che geme sottoterra nella melma fumante trascinando chissà dove un lungo fardello ustionante, la sensazione di stare fino alle caviglie in una pozza di sangue di porco bollente, puah, di essere immerso fino alla vita in un gigantesco pentolone di lavatura di piatti marrone e unta senza più nemmeno una traccia di sapone – La faccia che ti vedi nello specchio è talmente stravolta e deformata dal dolore che non riesci nemmeno a piangere per una cosa così orrenda, così perduta, nessun rapporto con la perfezione di prima e perciò nessun rapporto con le lacrime o altro. »
(Jack Kerouac, Big Sur)

[modifica] Filosofi e autori associati al movimento esistenzialista

[modifica] Scrittori e autori teatrali

[modifica] Filosofi

[modifica] Psicologi

[modifica] Altri progetti


[modifica] Note

  1. ^ J. Lévi-Valensi, Albert Camus ou la naissance d'un romancier, Paris, Gallimard, 2006

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni


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