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Danilo Dolci - Wikipedia

Danilo Dolci

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

« Se l'occhio non si esercita, non vede.

Se la pelle non tocca, non sa.

Se l'uomo non immagina, si spegne. »
(da Il limone lunare)

Danilo Dolci (Sesana28 giugno 1924 – Partinico30 dicembre 1997) è stato un sociologo e poeta italiano.

Dopo aver effettuato gli studi a Milano, negli anni del fascismo sviluppò presto una decisa avversione alla dittatura. Arrestato a Genova nel 1943 dai nazifascisti, riuscì a fuggire.

Nel 1950 decise di abbandonare gli studi universitari e di aderire all'esperienza di Nomadelfia - comunità animata da don Zeno Saltini - a Fossoli (frazione di Carpi); dal 1952 si trasferì nella Sicilia occidentale (Trappeto, Partinico) in cui promosse lotte nonviolente contro la mafia e il sottosviluppo, per i diritti ed il lavoro: siffatto impegno sociale gli valse il soprannome di "Il Gandhi di Partinico". Subì diverse persecuzioni e processi.

È considerato una delle figure di massimo rilievo della nonviolenza nel mondo.

Indice

[modifica] Le lotte non violente a Trappeto e Partinico

Nella sua attività di animazione sociale e di lotta politica, Danilo Dolci ha sempre impiegato con coerenza gli strumenti della nonviolenza.

Il 14 ottobre del 1952 Dolci dà inizio a Trappeto al primo dei suoi numerosi digiuni, sul letto di un bambino morto per la denutrizione. La protesta viene interrotta solo quando le autorità si impegnano pubblicamente a eseguire alcuni interventi urgenti, come la costruzione di un impianto fognario. In questa occasione si stabilisce il contatto con il filosofo di Perugia Aldo Capitini.

Nel gennaio del 1956 oltre mille persone danno vita a uno sciopero della fame collettivo per protestare contro la pesca di frodo, che priva i pescatori dei mezzi di sussistenza.

Il 2 febbraio 1956 ha luogo lo "sciopero alla rovescia" a Partinico: centinaia di disoccupati si organizzano per riattivare pacificamente una strada comunale abbandonata: la manifestazione viene fermata dalla polizia e Dolci con alcuni suoi collaboratori viene arrestato. L'episodio suscita indignazione nel Paese, e provoca numerose interrogazioni parlamentari. Dolci viene successivamente scagionato in un processo che ha enorme risalto sulla stampa: a difenderlo è il grande giurista Piero Calamandrei.

Nel corso degli anni intorno a Dolci si è consolidato il sostegno nazionale e internazionale. Nel 1958 gli viene attribuito in Unione Sovietica il Premio Lenin per la Pace. Con i soldi del premio Lenin si costituisce a Partinico il "Centro studi e iniziative per la piena occupazione".

Si intensifica, intanto, l'attività di studio e di denuncia del fenomeno mafioso e dei suoi rapporti col sistema politico, fino alle accuse - gravi e circostanziate - rivolte a esponenti di primo piano della vita politica siciliana e nazionale, tra cui i deputati democristiani Calogero Volpe e Bernardo Mattarella, allora ministro (si veda la documentazione raccolta in Spreco, del 1960, e Chi gioca solo 1966). I due parlamentari querelarono per diffamazione Dolci e Franco Alasia, co-autore della denuncia, che vennero entrambi condannati dopo un processo durato sette anni.

La figura e l'opera di Dolci polarizzano l'opinione pubblica: mentre si moltiplicano gli attestati di stima e solidarietà, in Italia e all'estero (anche da personalità come Norberto Bobbio, Carlo Levi, Ignazio Silone, Aldous Huxley, Jean Piaget, Bertrand Russell ed Erich Fromm), per molti avversari Dolci è solo un pericoloso sovversivo. Il cardinale Ernesto Ruffini, in un'omelia pasquale degli anni '60 indicò la mafia, il romanzo "Il Gattopardo", e Danilo Dolci come "le cause che maggiormente hanno contribuito a disonorare la Sicilia".

[modifica] Il metodo maieutico

Costituisce una caratteristica importante del lavoro sociale ed educativo di Dolci il suo metodo di lavoro: piuttosto che dispensare verità preconfezionate, ritiene che nessun vero cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati. La sua idea di progresso valorizza la cultura e le competenze locali, il contributo di ogni collettività e ogni persona. Per questo Dolci collega la sua modalità di operare alla maieutica socratica. Il suo è un lavoro di capacitazione (empowerment) delle persone generalmente escluse dal potere e dalle decisioni.

Nelle riunioni animate da Dolci, ciascuno si interroga, impara a confrontarsi con gli altri, ad ascoltare e decidere. È proprio nel corso di riunioni con contadini e pescatori della Sicilia occidentale che prende corpo l'idea di costruire la diga sul fiume Jato. La successiva realizzazione di questo progetto costituirà un importante volano per lo sviluppo economico della zona e toglierà un'arma importante alla mafia, che faceva del controllo delle modeste risorse idriche disponibili uno strumento di dominio sui cittadini. L'irrigazione delle terre ha consentito in questa zona della Sicilia occidentale la nascita e lo sviluppo di numerose aziende e cooperative, divenendo occasione di cambiamento economico, sociale, civile.

[modifica] Il lavoro educativo

A partire dagli anni settanta per Dolci l'impegno educativo assume un ruolo centrale: viene approfondito lo studio, sempre connesso alla sperimentazione, della struttura maieutica, ovvero di una modalità cooperativa di dibattito, studio e ricerca comune della verità. Col contributo di esperti internazionali si avvia l'esperienza del Centro Educativo di Mirto, frequentato da centinaia di bambini. Negli anni successivi Dolci gira l'Italia per animare laboratori maieutici in scuole, associazioni, centri culturali.

Il lavoro di ricerca, condotto con numerosi collaboratori italiani e internazionali, si approfondisce negli anni ottanta e novanta: muovendo dalla distinzione fra trasmettere e comunicare e tra potere e dominio, Dolci evidenzia i rischi di involuzione democratica della società connessi al controllo sociale esercitato attraverso la diffusione capillare dei mass-media.

[modifica] Bibliografia

Opere di Danilo Dolci:

  • Fare presto (e bene) perché si muore, De Silva – Torino, 1954;
  • Banditi a Partinico, Laterza - Bari, 1955;
  • Processo all’articolo 4, Einaudi - Torino, 1956;
  • Inchiesta a Palermo, Einaudi - Torino, 1957;
  • Una politica per la piena occupazione - Einaudi, Torino, 1958;
  • Spreco, Einaudi - Torino 1960;
  • Milano, Corea: inchiesta sugli immigrati, Feltrinelli - Milano, 1960;
  • Conversazioni, Einaudi - Torino, 1962;
  • Racconti siciliani, Einaudi - Torino, 1963;
  • Verso un mondo nuovo, Einaudi - Torino, 1965;
  • Chi gioca solo, Einaudi - Torino, 1966;
  • Poema umano, Einaudi - Torino, 1974
  • Esperienze e riflessioni, Laterza - Bari, 1974;
  • Non esiste il silenzio, Einaudi - Torino (1974);
  • Creatura di creature, Feltrinelli - Milano, 1979;
  • Dal trasmettere al comunicare, Sonda - Torino, 1988;
  • La struttura maieutica e l'evolverci, La Nuova Italia - Scandicci (Fi), 1996;
  • Nessi fra esperienza etica e politica, Lacaita - Manduria, 1993;
  • Comunicare, legge della vita, La Nuova Italia - Scandicci (Fi), 1997;
  • Una rivoluzione nonviolenta, Terredimezzo, 2007.


Opere su Danilo Dolci:

  • Giuseppe Fontanelli, Dolci, La Nuova Italia, Firenze, 1984
  • Adriana Chemello, La parola maieutica, Vallecchi, Firenze, 1988 (sull'opera poetica di Dolci);
  • Antonino Mangano, Danilo Dolci educatore, Edizioni cultura della pace, S. Domenico di Fiesole (Fi), 1992;
  • Giuseppe Barone, La forza della nonviolenza. Bibliografia e profilo critico di Danilo Dolci, Libreria Dante & Descartes, Napoli, 2004, II ed.
  • Danilo Dolci e la via della nonviolenza, a cura di Lucio C. Giummo e Carlo Marchese, Manduria-Bari-Roma, Pietro Lacaita Editore, 2005.
  • Danilo Dolci, memoria e utopia, di Alberto Castiglione (documentario), 2004.
  • Verso un mondo nuovo, di Alberto Castiglione (documentario), 2006.

[modifica] Collegamenti esterni

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