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Contrada del Drago - Wikipedia

Contrada del Drago

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Contrada del Drago


© Consorzio per la Tutela del Palio di Siena

Stemma: un drago mitologico alato, con mammelle femminili, recante un pennoncello con la lettera U.
Colori: rosa antico e verde con liste gialle
Motto: Il cor che m'arde divien fiamma in bocca
Terzo: Terzo di Camollìa
Le antiche Compagnie militari: Sant'Egidio del Poggio Malavolti, San Donato da Montanini
Priore: Marco Lonzi
Capitano: Mario Toti
Indirizzo della sede: Piazza Giacomo Matteotti 19
Intitolazione della chiesa e locazione: Oratorio di Santa Caterina del Paradiso, già delle Monache del Paradiso (in uso alla Contrada dal 1787) - Piazza Giacomo Matteotti 19
Santo patrono:
 - Nome
 - Data della festa

Santa Caterina da Siena
29 aprile
Numero di vittorie:
 - per la Contrada
 - per il Comune

36
36
Ultima vittoria: 16 agosto 2001 con Luca Minisini detto De' su Zodiach
Visita al museo: Sala delle Vittorie sottostante alla chiesa della Contrada, visita tramite accordi con la Contrada
Contrade alleate: Aquila
Contrade avversarie: nessuna
Nome dei contradaioli: Dragaioli
Numero della cabala: 50
Sito ufficiale: Contrada del Drago
Altri siti non ufficiali: Dragone Invitto
Testata periodica: I Malavolti
Si invita a seguire lo schema delle Contrade di Siena
Voce correlata: Palio di Siena


La Contrada del Drago è una delle diciassette suddivisioni storiche della città toscana di Siena.

Indice

[modifica] Il territorio

[modifica] La pianta del Vanni

Francesco Vanni realizzò alla fine del XVI secolo (1595) una dettagliata Pianta di Siena, usata ancora oggi per capire quale fossero le costruzioni del tempo. Il Bando citato sotto fa riferimento agli edifici, più che alle strade, e la Pianta del Vanni viene usata ancora oggi come base storica per derimere le diatribe sui confini fra le Contrade nella Siena moderna.

[modifica] Secondo il Bando

Secondo il bando (o editto) di Violante di Baviera (1729, pubblicato nel 1730) relativo alla Nuova divisione dei confini delle Contrade, il rione della Contrada del Drago include le seguenti vie e palazzi:

"Drago. n. 16 - Dalla chiesa di San Domenico in Camporeggi inclusive tenga per ambe le parti la via che porta alla Sapienza, scenda la piaggia da ambe le partì fino alla chiesa curata di Sant'Antonio esclusive, di dove ritorcendo nella via sopradetta della Sapienza quella tutta tenga, e svoltando e tenendo a sinistra salga il vicolo al osteria della Rosa ed a man sinistra tenendo passi sotto l'arco in faccia a Galli nella strada maestra di Camollìa, ove tenendo pure a sinistra vada fine alla svolta detta Cavallerizza ed occupando tutte le case da quella parte, comprendendo il palazzo e poggio Malavolti, convento e via del Paradiso, ritorni a Camporeggi e comprenda la via del Pulcino e la strada che da Camporeggi per gli orti porta alla Lizza."

[modifica] Le strade ai nostri giorni

  • via San Domenico
  • via del Paradiso
  • via della Sapienza
  • vicolo della Palla a Corda
  • via di Camporegio
  • via delle Terme (parte)
  • via dei Termini (parte)
  • via dei Pontàni (parte)
  • Banchi di Sopra (parte)
  • via dei Montanini (parte sinistra da Banchi di Sopra)
  • via dei Malavolti
  • via dell'Arco dei Malavolti
  • costa di Sant'Antonio (parte)
  • costa dell'Incrociata
  • piazza Matteotti
  • piazza Camporegio
  • piazzetta degli Alberghi
  • vicolo del Campaccio
  • vicolo della Rosa
  • vicolo del Cavalletto
  • vicolo del Rustichetto

[modifica] La storia

La Contrada del Drago, insieme alla Giraffa, alla Chiocciola e all'Onda, fu fra le prime Contrade a comparire nel Campo con il proprio simbolo: partecipò ad un "Gioco delle Pugna" organizzato il 1 marzo 1494. Alcune ricerche sembrano documentare l'associazione del nome al rione già nel 1481 e, dato molto importante, al di fuori della partecipazione a pubblici eventi.
La Contrada comprende le Compagnie Militari di San Donato da Montanini e Sant'Egidio del Poggio Malavolti e prese probabilmente il nome (e quindi l'insegna) dal drago esistente sullo stemma della prima. Un'altra interpretazione fa risalire lo stemma all'arma gentilizia dei Borghesi: un drago giallo in campo verde; un'ulteriore interpretazione associa l'emblema a quello della famiglia Benincasa, la famiglia di Santa Caterina. Comunque sia, gli abitanti del rione parteciparono alle prime "Cacce ai tori" con una macchina a forma di Drago e furono chiamati "gli uomini del Drago".

Fino alla metà del XVII secolo gli appartenenti alla Contrada si adunarono in abitazioni private o in botteghe del rione. È solo dal 1650 che gli fu concesso di adunarsi nella cappella della Compagnia Laicale di San Domenico in Camporegio. Dal 1679, quest'ultima si impegnò a contribuire alle spese sostenute in occasione del Palio, purché il premio, in caso di vittoria, venisse offerto all'altare di San Domenico. Questo accordo durò quasi cento anni ed ebbe termine, a causa di dissapori, dopo la vittoria del Drago nel Palio del 2 luglio 1738. Da questa data al 1787 l'unico breve cenno alla Contrada del Drago è ancora nei verbali della Compagnia di San Domenico e l'unica testimonianza di quel periodo è il Palio vinto il 16 agosto 1786, ancora conservato.
Il Drago ha avuto una sede dal 1787, quando il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo gli donò la chiesa di Santa Caterina e parte del Convento delle Monache dette del Paradiso, costruita intorno al 1620. Chiesa e Museo si trovano su quello che era il Poggio Malavolti, più volte sbassato e oggi di difficile individuazione. La sistemazione attuale dell'area risale al 1903. Le scale attuali testimoniano la diversa altezza del terreno: davanti alla porta della chiesa, oggi in alto, si stendeva allora un prato che degradava fino a quelli che erano chiamati Orti di San Domenico.
Il luogo prese il nome dalla famiglia Malavolti (documentata a Siena nel XII secolo) che qui aveva il suo castellare ed era proprietaria di tutta l'area chiamata ancora oggi Camporegio: la tradizione racconta che qui si sia accampato Enrico VI nell'assedio del 1186.

Il Drago conserva la montura (il costume della Contrada) più vecchia giunta ai giorni nostri: un costume di foggia "spagnolesca" del 1839.

[modifica] Il Palio della Pace

Giuseppe Zedde detto Gingillo con il giubbetto del Drago durante la Prova Generale del Palio dell'Assunta 2006.
Giuseppe Zedde detto Gingillo con il giubbetto del Drago durante la Prova Generale del Palio dell'Assunta 2006.

Il Drago può annoverare fra i suoi successi la carriera più turbolenta dal dopoguerra ad oggi, il cosiddetto Palio della Pace voluto a furor di popolo per celebrare la fine della Seconda Guerra Mondiale. In tutta fretta, per il 19 agosto 1945 fu organizzato il Palio, con il drappellone appena abbozzato dal maestro Dino Rofi, ma la corsa fu rimandata al giorno successivo per la pioggia. Il favorito d'obbligo era il Bruco che con la coppia Biondo-Mughetto contava di rompere un digiuno lungo ormai 23 anni. Tutto fu sistemato a puntino dalla dirigenza di Via del Comune: l'unica preoccupazione era rappresentata dal Drago, che presentava al canape una coppia di diciannovenni, il fantino-studente Gino Calabrò detto Rubacuori e il blasonatissimo cavallo Folco. La sera del 20, dopo due mosse annullate clamorosamente, che provocarono il polemico ritiro della Tartuca partita in testa in entrambe le circostanze, tutto sembrava filare liscio per il Bruco che si mantenne primo per gran parte della carriera. Ma il colpo di scena incombeva: il fantino del Drago, rimasto sempre in seconda posizione per le nerbate del Biondo, passò in testa sfruttando le grandi doti di Folco. Fu la fine dei sogni del Bruco, i cui contradaioli inferociti per il mancato successo diedero vita a numerosi tumulti rimasti nella storia. Rubacuori fu salvato a stento da un linciaggio, mentre gli scontri in Piazza si fecero molto violenti ed ebbero il loro culmine con la distruzione del Drappellone che fu letteralmente ridotto in brandelli dai brucaioli. Solo dopo un mese, ad acque calmate, il Drago poté ricevere il Palio legittamamente vinto nel Campo, fatto ridipingere a spese del Bruco. Il pittore fece però una piccola variazione rispetto al drappellone andato distrutto: il Drago aveva ora, nel suo stemma, un piccolo bruco sulla lingua.

[modifica] Una contrada senza rivali

Il Drago è l'unica Contrada a non aver mai avuto una nemica ufficiale: è vero che negli anni cinquanta e sessanta sorsero screzi con la Lupa, e più recentemente con la Selva e con il Bruco, ma nulla di tutto ciò si è mai tradotto in rivalità. Sulla base delle statistiche disponibili sulla durata della Dirigenza di Contrada, la Contrada del Drago è anche la Contrada di Siena che ha la più alta durata in carica dei suoi dirigenti, quindi la più alta "stabilità politica". Segno, questo, che popolo e dirigenza vanno di pari passo.

[modifica] Collegamenti esterni

[modifica] Bibliografia

[modifica] La pianta di Siena di Francesco Vanni

  • Virgilio Grassi, I confini delle contrade secondo il Bando di Violante Beatrice di Baviera, Siena 1950
  • Ettore Pellegrini, La pianta di Siena rilevata da Francesco Vanni e i luoghi dello Studio senese, in Università di Siena. 750 anni di storia, Siena 1991, pp. 575-84
  • Le due città. Le vedute e le piante di Siena nelle collezioni cittadine (dal XVI al XIX secolo), Catalogo della mostra, Siena, Palazzo Pubblico, 25 marzo – 9 maggio 1999, Siena 1999, pp. 46–47


Contrade di Siena
Aquila | Bruco | Chiocciola | Civetta | Drago | Giraffa | Istrice | Leocorno | Lupa | Nicchio | Oca | Onda | Pantera | Selva | Tartuca | Torre | Valdimontone


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