Classe Capitani Romani (incrociatore)
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Classe Capitani Romani | |
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L'Attilio Regolo, prima unità della classe |
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Descrizione generale | |
Tipo | incrociatore leggero |
Classe | Capitani romani |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | standard: 3.745 t pieno carico 5.334 t |
Lunghezza | 142,2 m |
Larghezza | 14,4 m |
Pescaggio | 4,9 m |
Propulsione | Vapore: |
Velocità | 40 nodi (74 km/h) |
Autonomia | 4.352 n.mi. a 18 nodi (8.060 km a 33,3 km/h) |
Equipaggio | 418 |
Equipaggiamento | |
Armamento | artiglieria alla costruzione:
|
Corazzatura | solo qualche corazzetta |
Mezzi aerei | no |
La Capitani Romani fu una classe di incrociatori leggeri della Regia Marina durante la seconda guerra mondiale, in realtà a mezza strada tra la categoria incrociatori e quella dei cacciatorpediniere.
Indice |
[modifica] Progetto
Vennero impostati dal 1939 per far fronte ai cacciatorpediniere classe Mogador e Fantasque della Marine Nationale francese, e pertanto venne richiesto che potessero raggiungere una velocità di 41 nodi (queste classi di cacciatorpediniere francesi potevano raggiungere i 40 nodi). A questo scopo venne installato un apparato propulsivo della potenza di oltre 100.000 hp, che permetteva loro di soddisfare questo requistito, anche per via della finezza dello scafo, circa 10:1.
L'armamento principale consisteva di 8 cannoni da 135/45 mm in torrete binate (elevazione di 45°, gittata di 19,6 km, cadenza di fuoco di 6 tiri al minuto), capaci di eseguire tiri assai precisi, ma ancora privi di una soddisfacente capacità antiaerea. Altre armi comprendevano 8 tubi lanciasiluri in due installazioni quadrinate, 8 mitragliere da 37/54 mm e altrettante da 20/65 mm.
Per poter raggiungere la velocità richiesta dovette però essere sacrificata la corazzatura, solo il ponte e i cannoni erano protetti da una corazzatura antiframmenti (15 mm il ponte, 20 mm i cannoni).
La loro concezione, era comunque opinabile: realizzati come risposta ad una minaccia che non esisteva più, essi disponevano di un buon armamento offensivo anti-nave e un ottimo armamento difensivo anti-aereo (relativamente alla loro dimensioni), ma la scarsa autonomia, difetto tipico delle navi italiane, non le aiutava nè per la difesa della Squadra navale, nè per azioni indipendenti e offensive.
La mancanza di corazzature protettive li rendeva poi vulnerabili al fuoco di unità anche leggere, come i cacciatorpediniere nemici, anche se il migliore armamento pesante avrebbe dovuto permetterli di distruggerle. L'azione in cui andò perso il Colleoni nel 1940 era un esempio.
[modifica] Critiche
Anche gli incrociatori leggeri britannici delle classi Arethusa e Dido, con una corazza più spessa sulla cintura e meno sul ponte rispetto alla precedente, erano nemici pericolosi, nonostante la velocità inferiore di circa 10 nodi: avrebbero potuto infliggere danni micidiali con i loro cannoni da 133 e 152mm che difficilmente un Capitani Romani avrebbe potuto sostenere specialmente se fosse stato danneggiato l'apparato propulsivo, eliminando così il loro principale vantaggio.
Inoltre il loro eccezionale apparato propulsivo era estremamente costoso, per una nave con la capacità offensiva di poco maggiore che un grosso cacciatorpediniere.
[modifica] Storia
Nome Nave | Cantiere | Impostata | Varata | Completata | Fato finale |
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Attilio Regolo | Odero Terni Orlando Livorno | 28 settembre 1939 | 28 agosto 1940 | 14 maggio 1942 | Trasferito alla Francia nel 1948 come compensazione di guerra, ribatezzatto Chateaurenault. Radiato nel 1962 |
Caio Mario | Odero Terni Orlando Livorno | settembre 1939 | 17 agosto 1941 | Completato lo scafo per essere utilizzato come nave deposito, nel gennaio 1943. Requisito dai tedeschi, e autoaffondato nel 1944 nel porto di La Spezia | |
Claudio Druso | Cantiere navale di Riva Trigoso | settembre 1939 | Smantellato prima del completamento, 1941-1942 | ||
Claudio Tiberio | Odero Terni Orlando Livorno | 28 settembre 1939 | Smantellato prima del completamento, 1941-1942 | ||
Cornelio Silla | Ansaldo Genova | 12 ottobre 1939 | 28 giugno 1941 | Affondato in un raid aereo, luglio 1944 | |
Giulio Germanico | Cantiere navale di Castellammare di Stabia | 3 aprile 1939 | 26 luglio 1941 | 19 gennaio 1956 | Requistito dai tedeschi, autoaffondato il 28 settembre 1943. Recuperato nel 1947 e ricostruito come San Marco |
Ottaviano Augusto | Cantiere Navale Riuniti Ancona | 23 settembre 1939 | 28 aprile 1941 | Affondato in un raid aereo, 1 novembre 1943 | |
Paolo Emilio | Ansaldo Genova | 12 ottobre 1939 | Smantellato prima del completamento, 1941-1942 | ||
Pompeo Magno | Cantiere Navale Riuniti Ancona | 23 settembre 1939 | 24 agosto 1941 | 4 giugno 1943 | Trasformato prima in cacciatorpediniere e ribattezzato San Giorgio (D 562) e successivamente in nave scuola nel 1965, venne messo in disarmo nel 1980 |
Scipione Africano | Odero Terni Orlando Livorno | 28 settembre 1939 | 12 gennaio 1941 | 23 aprile 1943 | Trasferito alla Francia nel 1948 come compensazione di guerra, ribatezzatto 'Guichen. Radiato nel 1961 |
Ulpio Traiano | Cantiere Navale Riuniti Palermo | 28 settembre 1939 | 30 novembre 1941 | Affondato 3 gennaio 1943 | |
Vipsiano Agrippa | Cantiere navale di Riva Trigoso | ottobre 1939 | Smantellato prima del completamento, 1941-1942 |
Solo tre navi di questa classe furono completate, mentre l'Ulpio Traiano venne affondato, quando era stato completato al 90%, da un sommergibile britannico. Le unità che entrarono in servizio furono l'Attilio Regolo, lo Scipione Africano e il Pompeo Magno, entrate in servizio prima dell'armistizio, con qualche missione di combattimento verso Messina da parte dello Scipione, che nella notte del 16 luglio 1943 affondò la motosilurante britannica MTB-316 e ne danneggiò gravemente un'altra. Dodici marinai britannici persero la vita nello scontro. Lo Scipione Africano fù l'unico ad essere equipaggiato con radar EC.3 Gufo.
L'Attilio Regolo ebbe asportata la prora da un siluro lanciatogli da un sommergibile inglese e sottoposto a riparazioni gli venne applicata la prora del Caio Mario, mentre il Cornelio Silla fornì il suo apparato motore all'Aquila.
All'armistizio, il Caio Mario, l'Ottaviano Augusto, il Cornelio Silla in costruzione sugli scali ed il Giulio Germanico in avanzata fase di allestimento, vennero catturati dai tedeschi. Particolarmente tragica fu la vicenda del Giulio Germanico con il suo comandante Domenico Baffigo catturato e fucilato dagli occupanti tedeschi a Napoli l'11 settembre 1943. L'unità cadde in mano ai tedeschi che l'autoaffondarono all'interno del porto di Castellammare di Stabia, il 28 settembre successivo quando furono costretti ad abbandonare la città.
Nel dopoguerra, il Pompeo Magno, (ribattezzato San Giorgio) e il Giulio Germanico (recuperato dal cantiere di Castellammare di Stabia e ribattezzato San Marco) prestarono servizio con la Marina Militare Italiana riarmati con i 127/38mm americani, meno potenti rispetto ai cannoni da 135/45, ma con la fondamentale capacità di eseguire un'efficace tiro contraerei. Così fu anche per l'Attilio Regolo e lo Scipione Africano, che passati alla Francia in conto danni di guerra vennero riarmati con cannoni ex-tedeschi da 105mm, che erano un armamento più leggero ma, anche qui, con la virtù di essere armi duali.
Le altre unità di questa classe non vennero completate, o neppure varate, restando definitivamente abbandonate.
[modifica] Voci correlate
Imbarcazioni militari italiane della seconda guerra mondiale
[modifica] Bibliografia
- Conway's All the World Fighting's Ships 1922-1946. Londra, Conway Maritime Press Ltd, 1980
[modifica] Collegamenti esterni
- Scheda sintetica della nave nel sito web della Marina Militare Italiana - Almanacco storico
Incrociatori leggeri Classe Capitani Romani | |
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Attilio Regolo | Caio Mario | Claudio Druso | Claudio Tiberio | Cornelio Silla | Giulio Germanico Ottaviano Augusto | Paolo Emilio | Pompeo Magno | Scipione Africano | Ulpio Traiano | Vispanio Agrippa Regia Marina |