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Amitabha Buddha - Wikipedia

Amitabha Buddha

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Amitabha Buddha mentre predica il Dharma nella Terra Pura.
Amitabha Buddha mentre predica il Dharma nella Terra Pura.

Amitābha Buddhasanscrito Amitābhaḥ (ज्ञानकोश), letteralmente "Luce (ābhā) senza fine (amita)"; in cinese traslitterato 阿彌陀 (pinyin Āmítuó), tradotto 無量光 (pinyin Wúliángguāng); in giapponese Amida (阿彌陀?), a volte Amida Nyōrai (阿弥陀如来?) in quanto parte dei gochinyōrai; coreano Amit'a (아미타); vietnamita A-di-đà; tibetano od-dpag-med — è un Buddha celestiale descritto in alcuni sutra della scuola Mahāyāna di Buddhismo, e particolarmente venerato nell'Amidismo.

Secondo queste scritture, Amitābha è un Buddha che possiede infiniti meriti in virtù delle numerose buone azioni compiute durante le sue innumerevoli vite come bodhisattva (è quindi un Buddha completo, come il Gautama Buddha); ormai da tempo al di fuori del samsara, vive nella "Terra Pura" (sanscrito Sukhāvatī, cinese 净土 pinyin Jìngtŭ) che si trova oltre l'Occidente, al di là dei confini di questo mondo. Grazie alla forza dei Voti da lui giurati quando era un bodhisattva, Amitābha conserva la possibilità di far rinascere coloro che lo invocano in questo Paradiso Occidentale, dove possono studiare il Dharma sotto la sua guida e quindi diventare bodhisattva e poi Buddha a loro volta, scopo finale di ogni anima nel buddhismo Mahāyāna.

I voti di Amitābha indicano che tutti coloro che lo invocano con fede potranno rinascere nella Terra Pura, indipendentemente dai loro meriti o dal loro stato religioso e sociale, e questo ha fatto dell'Amidismo una religione molto popolare. È inoltre venerato come uno dei Cinque Buddha Dhyani (insieme a Akṣobhya, Amoghasiddhi, Ratnasambhava, e Vairocana), associato all'Ovest e allo skandha di saṃjñā. Nel buddhismo tibetano è invocato anche con il nome di Amitāyus o tshe-dpag-med, specialmente associato alla longevità.

Il Grande Buddha o Dai-Butsu nel tempio Kōtoku-in, una rappresentazione di Amitabha
Il Grande Buddha o Dai-Butsu nel tempio Kōtoku-in, una rappresentazione di Amitabha

[modifica] Dottrina

Secondo il Sukhāvatīvyūha Sūtra, Amitābha fu in tempi molto antichi (cioè, in un universo di molto precedente a quello attuale) un monaco di nome Dharmakāra; in alcune versioni del sūtra, Dharmakāra era un re che, entrato in contatto con il Dharma, aveva abdicato e si era fatto monaco. Risoltosi ad andare fino in fondo e diventare un Buddha, produsse un suo buddhakṣetra ("giardino di Buddha", un paradiso prodotto dai meriti acquisiti da un Buddha in cui la sua anima va a vivere una volta uscita dal ciclo delle rinascite) dotato di grande perfezione; queste decisioni furono espresse nei suoi 42 Voti (cinese 四十八願), che dettavano le regole di quel paradiso, le condizioni per le quali alle anime fosse consentito reincarnarsi in esso e la forma che avrebbero assunto lì. Nella versione più comune in Cina, Corea e Giappone, il 18esimo voto è che ogni essere di ogni universo che invoca il nome di Amitābha (non meno di dieci volte) col desiderio di rinascere nella sua Terra Pura, potrà rinascere in essa; la 19esima è che lui, insieme ai suoi discepoli bodhisattva, apparirà ai suoi devoti al momento del trapasso.

Il sutra poi spiega come Amitābha, dopo aver accumulato grandi meriti nelle sue innumerevoli vite, abbia finalmente raggiunto lo stato di Buddha, e viva da allora nel suo Sukhāvatī, di cui poi descrive le virtù e le delizie. Oltre al Sukhāvatīvyūha Sūtra un altro testo del buddhismo Mahāyāna che descrive Amitābha e la sua dottrina è lo Amitāyurdhyāna Sūtra, o Sutra della Meditazione su Amitāyus, dove Amitāyus è un altro nome del Buddha.

[modifica] Iconografia

Altare di un tempio buddhista a Taiwan; Amitābha al centro, affiancato dai suoi due discepoli bodhisattva, Mahāsthāmaprāpta alla sua sinistra e Guānyīn alla sua destra.
Altare di un tempio buddhista a Taiwan; Amitābha al centro, affiancato dai suoi due discepoli bodhisattva, Mahāsthāmaprāpta alla sua sinistra e Guānyīn alla sua destra.

Amitābha può essere distinto a volte solo a fatica da Śākyamuni, poiché entrambi sono ritratti con gli attributi di un Buddha; possono però essere distinti dal loro mudrā: Amitābha è spesso ritratto, quando è seduto, con il mudrā della meditazione, con le mani giunte e i pollici che si toccano (come nella statua di Amitābha nel tempio di Kōtoku-in a Kamakura) o il mudrā dell'esposizione, mentre il mudrā delle Terra (con la mano destra che punta in basso sopra la gamba destra, con il palmo rivolto all'interno) è riservata alle raffigurazioni del Śākyamuni seduto. Quando è raffigurato in piedi, Amitābha ha spesso il braccio destro nudo e rivolto in basso, con il palmo della mano destra rivolta verso l'esterno.

Quando non è raffigurato da solo, Amitābha è generalmente accompagnato dai suoi due discepoli bodhisattva: Avalokiteśvara (Guānyīn) alla sua destra e Mahāsthāmaprāpta (Dà Shì Zhì) alla sua sinistra.

Come membro dei Cinque Buddha Dhyani, Amitābha è associato al rosso (colore di amore e compassione) e all'Ovest (è visto come il sole del tramonto, rosso appunto); è il più popolare del gruppo. Il suo emblema è il Loto, ed è associato ai suoi attributi: nobiltà, apertura, e purezza.

Scultura di Amitābha risalente alla dinastia Táng, nelle grotte di Longmen, Cina.
Scultura di Amitābha risalente alla dinastia Táng, nelle grotte di Longmen, Cina.

[modifica] Origini

La prima testimonianza del nome Amitābha è la dedica incisa su una statua del II secolo trovata a Govindnagar, Pakistan, ora al museo di Mathura, dedicata a "Amitābha Buddha" da una famiglia di mercanti nel "28esimo anno del regno di Huviṣka", cioè nella seconda metà del secondo secolo, durante l'impero Kuṣāṇa.

Il primo sutra a citare Amitābha è la traduzione cinese del Pratyutpanna-sūtra, portata nel Paese dal monaco Kuṣāṇa Lokakṣema intorno al 180 d.C., e che si dice sia stato all'origine del Buddhismo della Terra Pura in Cina.

Da un punto di vista storiografico il culto di Amitābha si è probabilmente sviluppato alla fine del I secolo.


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