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Tollo - Wikipedia

Tollo

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Tollo
[[Immagine:{{{panorama}}}|300px|Panorama di Tollo]]
Tollo - Stemma
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Abruzzo
Provincia: stemma Chieti
Coordinate: 42°20′0″N 14°19′0″E / 42.33333, 14.31667
Altitudine: 152 m s.l.m.
Superficie: 14 km²
Abitanti:
4.241 2004
Densità: 303 ab./km²
Frazioni: Colle, Colle Cavalieri, Colle della Signora, Colle Secco, Motrino, Macchie, Piano Mozzone, Pedine, Sabatiniello, San Pietro, Santa Lucia, Venna 
Comuni contigui: Canosa Sannita, Crecchio, Giuliano Teatino, Miglianico, Ortona
CAP: 66010
Pref. tel: 0871
Codice ISTAT: 069090
Codice catasto: L194 
Nome abitanti: tollesi 
Santo patrono: Santa Maria del Rosario, San Pasquale, Santa Marina, San Rocco, Santa Lucia 
Giorno festivo: 1a domenica di agosto, 17 maggio, 17 luglio, 16 agosto, 13 dicembre 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Tollo è un comune di 4.241 abitanti della provincia di Chieti.

Il comune fa parte della Unione dei Comuni della Marrucina. Aderisce inoltre alla Associazione Città del Vino d'Abruzzo, che comprende 20 comuni abruzzesi e al Patto territoriale Chietino-Ortonese per l'occupazione e lo sviluppo integrato del territorio.

Indice

[modifica] Onorificenze

Il Comune è stato insignito della Medaglia d’argento al merito civile per per atti di abnegazione durante il secondo conflitto mondiale.

[modifica] Storia

[modifica] Origine del nome e fondazione

Sulle origine del paese si hanno varie ipotesi, di fronte alla mancanza di fonti documentarie certe, e nella scarsità di strutture architettoniche o di ritrovamenti archeologici (ad esempio, alcuni dolii di epoca romana, usati per la conservazione del vino). Il nome "Tollo", più che derivare da una presunta fondazione in epoca romana (dal nome "Tullio" o "Tutellum", Questa ipotesi è suffragata dal ritrovamento nel 1805 a Lanciano di una lapida in marmo, su cui erano incisi vari nomi di paesi, fra cui quello di Tutelio[1]), o dalla costruzione di una torre forticata su di un colle, avrebbe origine dalla fondazione della città tra la fine dell' XI e l'inizio del XII sec., ad opera di un gruppo di crociati che ripararono alla destra del fiume Moro. Questi soldati, originari forse di Tulle, costruirono, sul modello della loro cittadina natale, una serie di luoghi fortificati - da cui i nomi delle attuali frazioni e località-, su cui dominava la torre difensiva, situata in quella che è oggi la piazza centrale.

La testimonianza scritta più antica risale al 1067, in una pergamena in cui Tollo appare come paese in cui è prodotto vino, destinato al commercio attraverso il vicino porto di Ortona. I primi registri canonici in cui compare testimonianza di una chiesa dedicata all'Assunta, invece, sono dell'inizio del XIII sec.

[modifica] Dalla Cinquecento al Novecento

Nel XV secolo si ha notizia della presenza dell'Ordine Teutonico; ad essi si deve la costruzione della chiesa di Santa Marina. Al 1566 circa risale invece la presunta occupazione da parte dei Turchi, da cui è nata la tradizione della festa alla Madonna del Rosario. Intorno al XVIII secolo il paese passò sotto il dominio dei Borboni, ed entra a far parte del Regno delle Due Sicilie. Tra il 1707 e il 1775 passò alla famiglia di Ruggero d'Altavilla; in seguito divenne feudo di proprietà dei baroni Nolli, ricordati come i principali innovatori, per l'epoca, dell'economia e del commercio che si svolgeva nella cittadina. Nel 1806 circa Tollo cominciò ad essere chiamato "Comune", governato da un sindaco, che faceva riferimento alla provincia di Chieti, ove risiedevano le autorità che, per conto del re di Napoli, amministravano l'Abruzzo Citeriore. Con l'Unità d'Italia, anche Tollo fu attraversata dal problema del brigantaggio, che nella zona conobbe violenze efferate e una repressione ancor più sanguinosa.

[modifica] Dalla Seconda Guerra Mondiale ai nostri giorni

La Seconda Guerra Mondiale provocò la distruzione pressoché completa del paese. Dopo l'armistizio dell' 8 settembre 1943, infatti, lo scontro tra truppe tedesche e armate alleate giunse nella provincia di Chieti e distrusse violentemente i paesi più grandi (Ortona) come i centri più piccoli. I primi bombardamenti colpirono Tollo nella notte del 5 dicembre; in seguito, gli attacchi ripetuti costrinsero la popolazione a sfollare tra il 14 e il 15 dicembre di quell'anno. Molti furono anche i tollesi, soprattutto maschi, deportati nell'Italia settentrionale. Il 4 marzo 1944 ci fu la prima risposta da parte delle truppe alleate, che cominciarono a spezzare il fronte tedesco, fino alla liberazione definitiva che avvenne nell'estate di quell'anno. Con la pace, iniziò a la ricostruzione morale e civile del paese, che, nel corso degli anni '60 e '70, ha portato allo sviluppo economico dell'intera cittadina, soprattutto grazie alla fondazione delle due cooperative agricole (1960-1962) che permisero ai cittadini tollesi, e a quelli delle città vicine, l'avvio di un progressivo miglioramento economico e favorirono nel tempo la diffusione dei prodotti agricoli e dei vini in Italia e, in questi ultimi decenni, nel mondo.

[modifica] Personaggi illustri

  • Antonio Nolli (1754-1830). Barone di Tollo, importante giurista e uomo politico nel Regno delle due Sicilie. A lui si deve la prima urbanizzazione e la costruzione delle strade e della Chiesa parrocchiale dedicata all'Assunta. A lui era dedicata la via principale del corso (poi rinominata, negli anni '30, "via Roma").

  • Nicola Nicolini (1772-1857)

Avvocato, giurista, magistrato, letterato, poeta. Nato a Tollo (Chieti) il 30.09.1772. Allievo di Mario Pagano, fu dapprima Avvocato civile e poi penale, esercitando dal 1792 al 1808; Esordì non ancora ventenne il 16.04.1792. Nel 1808 fu nominato Procuratore generale presso la corte criminale di Terra di Lavoro, poi di Santa Maria a Capua; dal 1810 divenne, per volere del Ricciardi, Presidente della Gran Corte criminale di Napoli; dall’aprile 1812 fu avvocato generale presso la Corte di Cassazione. Chiamato a capo della Commissione Legislativa istituita con decreto del 02.08.1815 da cui nacquero nel 1819 i nuovi codici del Regno delle 2 Sicilie: il codice penale e quello di procedura penale furono in gran parte opera sua. Destituito dall’incarico nel 1821, ritornò all’Avvocatura difendendo gli autori dei moti carbonari del 1820; vi rimase fino al 1831 quando fu richiamato in magistratura. Nel 1844 fece parte del Consiglio di Stato quale Ministro senza portafogli. Professore di Diritto penale, ebbe tra i suoi allievi Francesco Antonio Casella. Scrisse il “Trattato di procedimento penale” in 9 volumi (1828-32); “Quistioni di diritto”; “Instruzione per gli atti giudiziari di competenza dei giudici di pace” (1812); “Dell’analisi e della sintesi. Saggio di studi etimologici” (1842); “Intorno alla ragione etimologica de’ nomi di diritto ed all’origine, natura e fine delle pene” (1850). Tra i libri di poesia “La musa di famiglia, memorie domestiche” (1849). Raccolse i suoi “Discorsi” in 2 volumi. Esponente della cd. Scuola storica dei giuristi napoletani, fu detto dal Dupin “l’aquila del foro napoletano”. Tra gli scritti a lui dedicati ricordiamo quello di F. Nicolini “Nicola Nicolini e gli studi giuridici nella prima metà del secolo XIX” (1907); in esso è compreso il “Saggio delle lezioni di diritto penale dettate nell’Università di Napoli”. Nel 1808 rifondò l’Accademia Pontaniana Assieme a Cuoco, Gagliardi e Fortunato. Frequentò il circolo cd. neoguelfo di Carlo Troya. Assieme a Poerio, Raffaelli, Cianciulli e Winspeare fu tra i fautori della Corte di Cassazione, istituita in Napoli nel 1809. Morì nel 1857. Il 05.03.1882 venne scoperto il suo busto in Castelcapuano con discorso di Enrico Pessina.

- Dal discorso di Enrico Pessina del 05.03.1882 per lo scoprimento dei primi busti in Castelcapuano: “ (…) Il suo ingegno offriva mirabile connubio di severità scientifica e di amenità letteraria, di lucida perspicacia e pienezza d’erudizione, ed era ad un tempo eminentemente speculativo ed eminentemente pratico. Non tenace sostenitore degli errori del passato, non avversario anzi propugnatore dei grandi progressi del Diritto, arrecati dallo spirito dei nuovi tempi egli avvisò il passato come necessaria preparazione all’opera dell’avvenire, e scorse nella storia il riverbero della coscienza umana tutta quanta. Emancipato dagli influssi dello ideologismo contemporaneo, non ripose nel senso il criterio del vero, non fece della mera utilità la regola suprema delle sociali istituzioni, ma considerò come criterii del vero e del giusto la ragion pura dell’uomo e il consenso del genere umano. Assuefatto ai virili studi dell’antichità classica, addimesticato con la letteratura latina e col divino poema italiano, nutrito dei veri morali dello Stoicismo e del Cristianesimo, egli si rannodò strettamente alla dottrina giuridica del Vico, e si profondò nello studio della sua Filologia trascendente … Così egli venne costruendo un sistema teoretico e pratico ad un tempo del Diritto penale, e lo svolse si nel suo Trattato di procedimento penale, si nella raccolta delle sue Conclusioni, cui è titolo Quistioni di Diritto, e si nelle lezioni universitarie su principii del Diritto Penale, delle quali rimangono alcuni saggi, come quelli sul tentativo, sulla complicità, sulle scuse, sul metodo necessario per l’istruzione delle pruove. - L’indole della sua trattazione consiste nello svolgere la storia del Diritto penale nelle sue attenenze con le istituzioni sociali, nello investigare le origini prime del linguaggio giuridico, mostrando come ogni parola nella sua storia contenga un frammento della storia del Diritto, e nello esporre con questo duplice lume i principii ai quali si concatenano le varie disposizioni delle leggi. (…) Il Nicolini espose ancora gli instituti giudiziari in materia penale come una Logica pratica, mostrando che in realtà l’amministrazione della giustizia penale progredisce col progredire dei metodi per giungere alla scoperta del vero. Egli delineò a tal uopo la storia dei principii che reggono l’istruzione delle pruove, e dalla storia delle parole desunse la storia delle opinioni e dei fatti legislativi. La mente, la lingua e la mano, ecco le tre direzioni che, secondo lui, muovono di conserva nelle instituzioni del giudizio del giudizio penale; e la dottrina delle tre diverse età dello spirito serve di fondamento alla teoria delle varie forme storiche che assume il procedimento giudiziario. Così la legalità del giudice, la distribuzione dei poteri con limiti per ciscuno di essi, la santità delle forme del rito, l’indagine del vero scevra da qualsiasi preoccupazione o presupposto, l’eguaglianza dei diritti tra l’accusatore e l’accusato, la libertà della difesa, la pubblicità della discussione delle prove, l’estimazione di fatto lasciata al criterio morale del giudice, la motivazione dei giudicati, come freno all’arbitrio, la garentia della legalità del giudice e del procedimento mercé l’istituto della corte di Cassazione, sono tutti principii nel suo libro svolti e costruiti a sistema organico di dottrina. E a ciò s’aggiunge il pregio, notato pure dal Carmignani, di aver egli primo innestato i più bei fiori delle lettere italiane e latine sul vecchio tronco della giurisprudenza forense, dal che traeva nuovi ed ingegnosi argomenti per avvalorare l’originale assunto della Storia ideale delle giurisdizioni e dei giudizi. Questo stesso metodo da ultimo seguiva il Nicolini quando trattava le singole quistioni del Diritto penale, senza mai perdere di vista l’importanza pratica cui le sue indagini doveano mirare. Onde il Dupin lo disse l’aquila del foro napoletano, l’Ortolan sentenziò che la sua mente era improntata di un alta ragione filosofica, la quale, mentre era annodata ad un sentimento artistico squisito, veniva sempre ricondotta allo scopo finale di pratica applicazione, cioè al governo degli affari. E di vero sovente lo si vedea librarsi nelle alte speculazioni dello intelletto, e da quelle scendere alla pratica ed ai suoi bisogni, incarnando nell’angusta cerchia dei fatti la vita dei principii; e mentre la parola diveniva per lui, nelle sue permutazioni storiche, la espressione viva delle permutazioni del pensiero, l’interpretazione della legge porgea, nelle sue pagine, congiunte in un amplesso d’amore la giustizia e la scienza come due forme di una sola e medesima idea” (Discorso riportato in “Il Foro napoletano nei suoi maggiori).

- Disse Alfredo de Marsico (in “Discorsi e scritti”) “… A Napoli Nicola Niccolini propagò dalla cattedra e dalla sbarra sia del pubblico ministero sia del difensore il fiume splendente della sua dottrina e della sua fecondia”. Ed ancora: “… Nicola Nicolini, che dall’esercizio giovanile dell’avvocatura trasse l’esigenza e l’amore della libertà; divenuto magistrato, ne serbò così fedelmente il culto che nell’avvocatura rientrò (in quei tempi !) quando fu accusato di aver troppo difeso, dal banco di accusatore, i diritti dell’imputato, ed alla magistratura tornò di nuovo solo quando, in sua presenza, fu dal Ministro di Ferdinando I lacerata l’accusa; e, con l’eloquenza che era torrente di pensiero e di dottrina spumeggiante di tutte le bellezze della letteratura classica, anticipò e scolpì nelle sue requisitorie i principi che avrebbero animato, assai più che i codici napoleonici del 1819, il codice della libera Italia, trasfondendovi la fede nella verità delle leggi vichiane. E così, l’adozione dell’insegnamento del Vico che, irradiato da Napoli, divenne universale – doversi trovare la spiegazione del diritto nel corso universale delle nazioni – e la potenza del raziocinio che nel Nicolini mai fu travolto dalla passione, concorsero a fare del suo magistero la conferma del pensiero del Leibniz, essere il diritto una geometria degli atti umani”. Lo stesso Alfredo de Marsico (nella Prefazione alle “Arringhe” di Giovanni Porzio) scrisse: “… al magistero degli avvocati corrispose sovente quello dei pubblici accusatori, sì che alla sbarra del Pubblico Ministero si affermarono oratori che seppero tutte interpretarle, seguirle, contemperarle [le direttrici delle scuole giuridiche, n.d.r.], raggiungendo ad esempio il prodigio, finora non adeguatamente valutato, di Nicola Nicolini”.

- Gennaro Marciano così lo descrive “… Nicola Nicolini, che il Dupin definiva l’aquila del Foro napoletano, mirabile fusione di austerità scientifica e di erudizione letteraria, che il diritto avvisò come la prova costante di un ordine supremo ed eterno e di una vigile provvidenza, nonché come l’indice ed il termometro sicuro della civiltà delle nazioni, e lo studio del diritto penale ricongiunse allo studio del linguaggio giuridico, dimostrando che ogni parola nella sua storia porta un frammento della storia del diritto” (dal discorso del 1936 sulla scuola storica napoletana).

- In “Figure forensi” Giovanni Porzio suggerisce che con Nicolini, Francesco Lauria, e Giuseppe Marini-Serrra si inizia la trasformazione dello stile forense; prosegue quindi ricordando “… la incomparabile facoltà scientifica di Nicolini, che, dalla filosofia della storia, traeva l’interpretazione delle leggi e la costruzione d’una scienza del Diritto e del Procedimento penale, riallacciandosi specialmente a Mario Pagano”. Nella stessa opera soggiunge “… nel mio pensiero le parole di Dupin, piene di ammirazione per l’opera di Nicola Nicolini, si intrecciavano a quelle, ancora più vibranti, del grande Savigny, il vessillifero della scuola storia tedesca, sorpreso dalla vastità della mente e dall’erudizione del nostro grande giureconsulto, pel quale un trattato di procedura diventava, anziché un’arida esegesi, un luminoso svolgimento di alti problemi, ed una questione di diritto, una indagine giuridica e storica, filologica e letteraria; fervido alunno di quell’umanesimo fiorito proprio in quelle sale dove agli andava perorando”.

- Scrisse Nicolini “Filologia e giurisprudenza sono i due motori che svolgono a poco a poco e rendono popolari le massime della filosofia civile, dal che i mezzi e l’opportunità al legislatore di ricondurre tutta la sparsa legislazione a’ principi suoi in un codice”.

- Gli è stata intitolata una strada a Napoli nei pressi di Via Foria

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Patrimonio culturale

Il centro storico appartiene alla tipologia degli insediamenti a "promontorio", cioè di un crinale secondario individuato dalla confluenza di due fiumi. Insediamenti simili sono Crecchio, Miglianico o Canosa Sannita. La chiesa principale è dedicata a "Maria Santissima Assunta", e custodisce una preziosa statua lignea della Madonna del Rosario, la festività popolare più solenne, celebrata la prima domenica del mese di agosto. In questo giorno, alla liturgia segue la rievocazione storica dell'assedio dei Turchi e della liberazione avvenuta, secondo la tradizione, grazie all'internvento soprannaturale della Madonna (la celebrazione si collega all'episodio dell'invasione da parte dell'ammiraglio ottomano Pialy Pascia', avvenuta nel 1566, che influenzò in maniera duratura l'immaginario popolare e religioso del paese).

Un'altra piccola chiesa, dedicata alla Santa Croce, è stata ristrutturata nel 1931. Incassata tra le case nel centro storico del paese, era sede di un'antica confraternita, ora estinta.

Altre celebrazioni sono dedicate ai vari patroni del paese:

  • San Pasquale, 17 maggio; in quest'occasione è tradizione consumare "toll' e fave", frutti della terra tipici del periodo.
  • Santa Marina, 17 luglio; alla santa è dedicata una chiesa, costruita nel 1450 circa, nel luogo ove ora sorge la casa canonica; viene riedificata completamente negli anni '60, spostando la costruzione nei pressi del cimitero comunale.
  • San Rocco, 16 agosto.
  • Santa Lucia, 13 dicembre; era il giorno della fiera d'inverno, in cui in tanti accorrevano dai paesi limitrofi per le spese in vista del Natale; ancora oggi il tradizionale mercato è affollato e partecipe.

[modifica] Economia e ambiente

L'economia si basa sul settore agricolo, in particolare sulla produzione di vini DOC, Montepulciano d'Abruzzo e Trebbiano d'Abruzzo, nonché di uva da tavola di ottima qualità. Meno rilevante la produzione artigianale e industriale; il turismo è invece fiorente nel periodo estivo, favorito dalla vicinaza sia alla costa che alla montagna e soprattutto per la Rievocazione storica dei Turchi e dei Crociati.

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Angelo Gialloreto (lista civica) dal 28/05/2007 (2º mandato)
Centralino del comune: 0871 96261
Email del comune: non_disponibile

Fa parte dell' Unione dei Comuni della Marrucina.

[modifica] Note e riferimenti

  1. ^ [1]


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