Villa Tugendhat
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Bene protetto dall'UNESCO | |
Patrimonio dell'umanità | |
Villa Tugendhat a Brno Tugendhat Villa in Brno |
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Tipologia | Culturali |
Criterio | (ii) (iv) |
Pericolo | Bene non in pericolo |
Anno | 2001 |
Scheda UNESCO | inglese francese |
Patrimoni dell'umanità in Repubblica Ceca |
Villa Tugendhat è una villa situata a Brno nell'attuale Repubblica Ceca e progettata negli anni 1929-30 dall’architetto tedesco Ludwig Mies Van der Rohe.
È uno degli edifici più rappresentativi dell'architettura moderna. Il suo plastico ha fatto parte della mostra "1000 anni di architettura" che è stata presentata nel 2001 al castello di Praga.
Nel 2002 la villa è stata iscritta nel prestigioso elenco dei Patrimoni dell'umanità dell’UNESCO e il 16 agosto 2003 è stata onorata dalla targa ricordo che la riconosce come tale. I festeggiamenti sono stati rinviati a causa delle alluvioni avvenute in quell’anno in gran parte della Repubblica Ceca.
All’inizio del secolo scorso, nel quartiere prestigioso di Brno chiamato "campi neri" (cerny pole), Greta Tugendhat la moglie dell’industriale Fritz Tugendhat, possedeva un terreno in pendio. I coniugi Tugendhat erano rimasti affascinati dal padiglione tedesco alla esposizione internazionale di Barcellona del 1926, fino al punto di contattare l’autore, l’architetto tedesco Mies Van der Rohe commissionandogli una villa nello stesso stile. Dopo due anni, nel 1930, i Tugendhat si erano già trasferiti nella nuova villa sul pendio e con un meraviglioso giardino. L’edificio è distribuito su tre piani, con la vista sul centro storico della città.
Il quartiere dove fu progettata la villa è circondato da edifici in stile liberty tipico dell’epoca e l’edificio appare completamente in contrasto con questi. Dalla via "campi neri" dove si trova la villa, il prospetto è modesto, invece dal giardino, il prospetto dimostra l’unicità e il funzionalismo della villa.
Essa è sostenuta da una struttura metallica costituita da pilastri d’acciaio a “croce” ottenuti saldando insieme due profili angolari rivestiti poi in acciaio inossidabile; i pilastri, oltre a sostenere la struttura hanno un notevole effetto estetico. La più interessante e più conosciuta parte di questo gioiello architettonico è senza dubbio la parte abitabile del primo piano sottostrada. Tutto il piano è sviluppato in un unico volume il quale è magistralmente diviso in alcuni spazi legati l’uno all’altro senza soluzione di continuità. Di rilievo sono le pareti di onice e di ebano. Un effetto particolarmente affascinante si ottiene al tramonto, quando il sole discende verso il giardino e la luce, penetrando dalle ampie finestre, colpisce la preziosissima parere color rosa semitrasparente in onice, lunga quasi quattro metri, diffondendosi in tutto l’ambiente del soggiorno.
Tutto sommato l’ambiente è semplice e ricerca la massima luminosità e trasparenza. Il prospetto sud è costituito, essenzialmente, da enormi finestre che rientrando nel pavimento, con un ingegnoso sistema automatico, possono aprire completamente tutta la parete del soggiorno verso il giardino. Singolare è pure il piccolo giardino d’inverno situato sul lato sud del soggiorno. L’interno di questo ambiente è arredato da oggetti singolari progettati e collocati nel luogo dallo stesso architetto, il quale ha curato moltissimo i dettagli, in particolare le famose poltrone del soggiorno. Le porte non hanno architravatura, l’infisso giunge al soffitto con un sopraluce che aumenta la sensazione di continuità degli ambienti.
In una parete del soggiorno c’è una piccola finestra chiusa da un vetro verso un retrostante ripostiglio. Apparentemente poco significativa. In realtà la piccola finestra serviva per la proiezione di films. Nella stanza, adiacente alla scala, c’era un proiettore e in quella piccola finestra si poteva proiettare dal dietro in una specie di “schermo televisivo”. Ricordiamo che la televisione non esisteva ancora: venne inventata in USA nel dopoguerra e giunse in Europa solo negli anni Cinquanta.
Fa parte dell’arredamento anche il moderno impianto di riscaldamento o climatizzazione. Le enormi superfici vetrate avrebbero creato, con il clima invernale molto freddo, grossi problemi di condensa. L’architetto fece porre in opera radiatori alti pochi centimetri su tutta l’estensione delle finestre, come un battiscopa o fermapiede. In tal modo il riscaldamento e la lama di aria conseguente sulla finestra, evitava l’appannamento dovuto alla condensa.
Realizzare questa villa all’epoca con tutti questi accorgimenti è stato molto oneroso. Solo una famiglia molto ricca poteva permettersi certi lussi. E’stata realizzata da mano d’opera morava anche se in inizialmente l’architetto non mostrava molta fiducia nella capacità degli operai locali.
Con l’occupazione tedesca i coniugi Tugendhat di origine ebraica furono costretti all’esilio e la villa venne requisita dalle truppe di occupazione diventando la sede delle SS a Brno.
Nel dopoguerra venne riusata come asilo nido e solo da pochi anni è stata riaperta al pubblico. Recentemente è tornata di attualità in quanto in questo luogo è stato firmato il 1 gennaio 1993, il trattato che ha consentito la divisione politico amministrativa fra repubblica Ceca e Slovacchia. La villa ha quindi attraversato epoche storiche diverse, ma forse solo oggi è stato riscoperto il suo vero valore, simbolo di un’epoca e di uno stile inconfondibili, capolavoro del grande architetto di cui è stato celebrato recentemente il trentesimo anniversario della scomparsa.
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