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Santa Lucia da Siracusa - Wikipedia

Santa Lucia da Siracusa

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Lucia da Siracusa (Siracusa283 – Siracusa304) è stata una santa romana.

Venerata come santa dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa ortodossa, morì martire durante le persecuzioni di Diocleziano a Siracusa.

Lorenzo Lotto - Santa Lucia davanti al giudice Pascasio
Lorenzo Lotto - Santa Lucia davanti al giudice Pascasio

Indice

[modifica] La vita

[modifica] Fonti storiche

Nell'introduzione al romanzo storico Lucia di René du Mesnil de Maricourt[1], Ampelio Crema ha scritto che:

«la prima e fondamentale testimonianza sull'esistenza di Lucia ci è data da un'iscrizione greca scoperta nel giugno del 1894 dal professor Paolo Orsi nella catacomba di san Giovanni, la più importante di Siracusa: essa ci mostra che, già alla fine del quarto secolo o all'inizio del quinto, un siracusano - come si deduce dall'epigrafe alla moglie Euschia - nutriva una forte e tenerissima devozione per la "sua" santa Lucia, il cui anniversario era già commemorato da una festa liturgica. Tale iscrizione è stata trovata su una sepoltura del pavimento, incisa su una pietra di marmo quadrato, misurante cm 24x22 e avente uno spessore di cm 3, tagliata irregolarmente. Le due facce della pietra erano state ricoperte di calce: ciò indica che la tomba era stata violata».

E così suona l'epigrafe o iscrizione di Euschia

Euschia, irreprensibile, vissuta buona e pura per circa 25 anni, morì nella festa della mia santa Lucia, per la quale non vi è elogio come conviene. Cristiana, fedele, perfetta, riconoscente a suo marito di una viva gratitudine.

Di santa Lucia esiste a Siracusa il «loculo», cioè la tomba primitiva, sulla quale fin dai tempi antichi sorse una chiesa, rifatta poi nel Seicento. Inoltre - come ha scritto Piero Bargellini nel suo libro I Santi del giorno - «esistono iscrizioni, che testificano una remota e fervida devozione per la Martire e un culto liturgico già stabilito dai primi secoli. Infine, esiste una di quelle "Passioni" con le quali la devozione dei fedeli ha ricamato di fantasia, sopra un canovaccio certamente storico».

[modifica] Leggenda agiografica

Santa Lucia
Santa Lucia

Gli Atti del suo martirio narrano di una giovane appartenente ad una ricca famiglia del posto, che era stata promessa in sposa ad un pagano. In occasione di un viaggio a Catania, sul sepolcro di sant'Agata, Lucia pronunciò il voto di verginità, chiedendo ad Agata di salvare la vita alla madre Eutichia. Al suo ritorno la madre guarì e Lucia distribuì i beni ai poveri e decise di rinunciare al matrimonio.Il fidanzato non era contento del fatto che Lucia non ne volesse sapere così lui le disse che l'amava e che l'avrebbe sposata per avere anche lui un po' della sua bellezza: così lei si strappò gli occhi e glieli diede dicendogli che così avrebbe comunque avuto parte della sua bellezza, come voleva. Il giovane non se lo sapeva spiegare e così Lucia gli disse " Non ti sposerò perché io sono cristiana" allora fu denunciata dal fidanzato stesso al console di Siracusa Pascasio e sottoposta a processo: doveva essere portata in un lupanare per essere oltraggiata, ma nulla riuscì a spostarla dal luogo dove si trovava. Allora l'ira del console Pascasio si accese e fu cosparsa di resina e pece, e data a fuoco. Poiché le fiamme non la bruciavano fu condannata alla decapitazione. Situazione questa confermata dall'attuale stato in cui si trova il Corpo della Santa, venerato a Venezia presso la Basilica di Santa Lucia e Geremia. La leggenda di Lucia nasce dal nome connesso con la luce, nome che avrebbe stimolato la fantasia popolare riguardo una tortura avente per oggetto gli occhi stessi, che, come dicono altre leggende, le sarebbero stati strappati dai carnefici così lei stessa se li sarebbe rimessi tornando a vedere.

Da tale episodio deriva l'iconografia, che raffigura la santa con una tazza in mano su cui sono posti gli occhi. Altri attributi possono essere una spada oppure anche una tazza da cui esce una fiamma. A Siracusa le stampe popolari riproducono la santa con un mazzo di spighe e la tazza con gli occhi in mano, su un fercolo d'argento, con un pugnale conficcato in gola.

Un'altra leggenda voleva che durante l'anno 1646 buona parte della Sicilia, governata dagli spagnoli, fu colpita da una grave carestia. Come per miracolo, proprio domenica 13 maggio di quell'anno, delle navi cariche di grano approdarono nel porto di Siracusa e durante la S. Messa, ove era esposto alla devozione dei fedeli il Simulacro argenteo della Santa, una colomba entrò in Cattedrale e, volteggiando, si posò sopra l'altare. Il popolo affamato si cibò dei chicchi messi in pentola di fretta, senza aspettare che venissero macinati. Da quel momento, alla devozione di Santa Lucia si associò l'uso di mangiare un dolce particolare, la cuccia.

[modifica] Santa Lucia e Archimede

Secondo una leggenda[citazione necessaria] priva di fondamento oggettivo, la discendenza della santa siracusana proverrebbe direttamente dalla famiglia di Archimede, legando così le due figure più importanti della città ad un unico ramo genealogico.

[modifica] Santa Lucia nella Divina Commedia

La figura di S. Lucia, nel corso dei secoli, è stata fonte di ispirazione non soltanto sul piano strettamente religioso e teologico, o artistico, ma anche letterario sia nell'ambito di una letteratura colta, diremmo “alta”, sia in un contesto più propriamente legato alla tradizione popolare di questo o quell’ambiente in cui si è, in varia misura, radicato il culto verso la martire siracusana. Nell’ambito della tradizione letteraria propriamente detta, la figura della Santa ispirò Dante Alighieri. Il poeta nel Convivio afferma che aveva subìto in gioventù una lunga e pericolosa alterazione agli occhi a causa delle prolungate letture (Cfr. Conv. III-IX, 15), ottenendone poi la guarigione per intercessione di S. Lucia. Gratitudine, speranza e ammirazione indussero quindi il sommo poeta ad attribuirLe un ruolo fondamentale non soltanto nella sua vicenda personale, ma anche, allegoricamente e simbolicamente, in quella dell’umanità intera nel suo viaggio oltremondano descritto nella Divina Commedia! S. Lucia nelle tre cantiche diventa il simbolo della “grazia illuminante”, per la sua adesione al Vangelo sino al sacrificio di sé, dunque, “via”, strumento per la salvezza eterna di ogni uomo, oltre che del Dante personaggio e uomo. Questa interpretazione religiosa della personalità storica della vergine siracusana, quale santa che illumina il cammino dell’uomo nella comprensione del Vangelo e nella fede in Cristo, risale ai primi secoli della diffusione del suo culto. Così, infatti, l’hanno esaltata, promuovendone la devozione, S. Gregorio Magno (590-604), S. Giovanni Damasceno (674-754), S. Adelmo d’Inghilterra (-709) e tanti altri. Ed è, appunto, a questa interpretazione della figura di S. Lucia, che si collega Dante, in aspra e aperta polemica con il contesto storico di decadenza morale, politica, civile del suo tempo, tema, peraltro, di fondo che percorre tutta l’opera dalla “selva oscura” all’ascesa verso l’“Empireo’”. Se esaminiamo con attenzione la figura della martire nella Divina Commedia, si scorge in Lei un personaggio, che ci appare vivo e reale nel coniugare in sé qualità celestiali e umane allo stesso tempo. È creatura celeste e umana, quando su invito di Maria scende dall’Empireo, per avvertire Beatrice dello smarrimento di Dante e, del conseguente pericolo, che incombe su di lui: Questa (e cioè la “donna gentil”, Maria indicata sempre così in tutta l’opera) chiese Lucia in suo dimando e disse: Or ha bisogno il tuo fedele di te, ed io a te lo raccomando. Lucia, nimica di ciascun crudele, si mosse... (Inferno II, 92-96). A questo punto, la santa con gli occhi luminosissimi in lacrime (li occhi lucenti lacrimando volse) si rivolge a Beatrice, la donna amata dal poeta, invitandola a soccorrere Dante personaggio prima che sia troppo tardi: Beatrice, loda di Dio vera, ché non soccorri quei che t’amò tanto, ch’uscì per te de la volgare schiera? Non odi tu pietà del suo pianto? Non vedi tu la morte che ’l combatte Su la fiumana ove ’l mar non ha vanto? (Inferno II, 103-108) E ancora, nel 2° regno oltremondano, S. Lucia è creatura umana, materna nel prendere Dante assopito, dopo un colloquio con illustri personaggi in una localitàamena (la “Valletta dei Principi”) e, a condurlo alla porta d’ingresso del Purgatorio: Venne una donna e disse: I’ son Lucia lasciatemi pigliar costui che dorme; sì l’agevolerò per la sua via (Purgatorio IX, 55-57). E così, dopo averlo aiutato ad intraprendere il difficile cammino di salvezza, a seguito dello smarrimento nella “selva oscura”, lo mette in condizione di intraprendere il percorso della purificazione dei propri peccati. Anche qui Dante personaggio, per influsso senz’altro del Dante autore e uomo a lei “fedele”, accenna ancora una volta alla luminosa bellezza degli occhi della martire, non senza rimandi simbolici: Qui ti posò ma pria mi dimostraro li occhi suoi belli quella intrata aperta: poi ella e ’l sonno ad una se n’andaro (Purgatorio IX, 61-63). Infine, la vergine siracusana è spirito celeste, quando al termine del viaggio ultraterreno, nel Paradiso, Dante personaggio su indicazione di S. Bernardo, la rivede nel primo cerchio dell’Empireo, accanto a S. Anna e a S. Giovanni Battista, nel trionfo della Chiesa da lei profetizzato durante il martirio: Di contr’ a Pietro vedi sedere Anna, tanto contenta di mirar sua figlia che non move occhio per cantare osanna. E contro al maggior padre di famiglia siede Lucia, che mosse la tua donna, quando chinavi, a ruinar, le ciglia. (Paradiso XXXII, 133-138). Dante, raggiunta la pienezza della sua ascesa, associa questa volta significativamente la figura di S. Lucia a quella della Madre di Maria, S. Anna, collocandola di fronte ad Adamo, il capostipite del genere umano. Maria, Beatrice, Lucia sono le tre donne che hanno permesso, per volere divino, questo cammino di redenzione al personaggio Dante, ma tra di esse, la vergine siracusana rappresenta per il sommo poeta, l’ineludibile anello di congiunzione (e quindi il superamento) fra l’esperienza terrena del peccato e il provvidenziale cammino ascetico-contemplativo dell’esperienza oltremondana. Salvatore Greco (da “Santa Lucia - Tradizioni Brembane e Siracusane” - a cura di Diego Gimondi e Salvatore Greco, Ferrari Editrice 2005)

[modifica] Culto

Santa Lucia. Tela del secolo XVIII. Santa Maria di Licodia
Santa Lucia. Tela del secolo XVIII. Santa Maria di Licodia

La sua festa liturgica ricorre il 13 dicembre; antecedentemente all'introduzione del calendario moderno (1582) la festa cadeva in prossimità del giorno del solstizio d'inverno (da cui il detto "santa Lucia il giorno più corto che ci sia") ma non vi coincideva nei paesi che adottarono subito il nuovo calendario (differenza di 10 giorni). Nei paesi nordici, che adottarono questo calendario circa 200 anni più tardi, il solstizio cadeva, invece, proprio il 13 dicembre (calendario gregoriano). È curioso notare che questa tradizione si può applicare nell'ambito del calendario gregoriano, avendo però l'accortezza di interpretare il "giorno più corto" come il giorno in cui il sole tramonta prima; anche se l'associazione è comunque arbitraria, in quanto la data esatta varia a seconda dalla latitudine.

È considerata dai devoti la protettrice degli occhi, degli oculisti, degli elettricisti e degli scalpellini e viene spesso invocata nelle malattie degli occhi.

Il corpo della santa, prelevato in epoca antica dai Bizantini a Siracusa, è stato successivamente trafugato dai Veneziani che conquistarono Costantinopoli (l'attuale Istanbul) dove è attualmente conservato e venerato nella chiesa di San Geremia a Venezia. Le sacre spoglie della santa siracusana tornarono eccezionalmente a Siracusa per 7 giorni nel dicembre 2004 in occasione del 17° centenario del suo martirio.

L'arrivo e la partenza delle spoglie furono salutati da una incredibile folla di siracusani; riscontrata l'elevatissima partecipazione e devozione dei devoti, siracusani e non, da allora si è fatta strada la possibilità di un ritorno definitivo tramite alcune trattative tra l'Arcivescovo di Siracusa Giuseppe Costanzo e il Patriarca di Venezia Angelo Scola[citazione necessaria].

[modifica] Santa Lucia Patrona di Siracusa

Per approfondire, vedi la voce Festa di Santa Lucia a Siracusa.
Processione di S.Lucia a Siracusa
Processione di S.Lucia a Siracusa

Il simulacro argenteo viene portato a spalla da 60 berretti verdi che vengono cambiati durante l'ottavario infatti durante la festa del 13 e del 20 il Simulacro della Santa Patrona viene portato a spalla complessivamente da ben 120 uomini dalle ore 15.30 alle ore 21.30 circa quando raggiunge direttamente la chiesa di Santa Lucia al Sepolcro localizzata nel quartiere e più specificatamente nella piazza intitolata in sua memoria.

Molto suggestiva la sosta che la Santa Patrona fa al suo arrivo al Porto grande ( 'a marina per i siracusani) quando i marinai e i militari Le dedicano i loro onori facendo suonare le sirene delle navi. È ripresa quest' anno inoltre una tradizione che era andata perduta e che grazie agli organizzatori della festa si è riuscita a recuperare: Santa Lucia entra fin dentro il Porto grande per dare l'opportunità alla gente di mare di salutarla e di starLe vicino seppur per qualche minuto.

Infine, in occasione della processione del 13, da qualche anno il Simulacro non transita più dal ponte umbertino, ossia la via d'accesso principale del centro storico, bensì dal ponte situato alla destra di quello centrale inaugurato nel 2004 e intitolato in suo onore. Anche in quel caso le sirene della marina militare suonano a festa.

Portatori di S.Lucia Giorno 20, giornata tradizionalmente definita dai siracusani come l' ottava, il simulacro, rispetto al tragitto di sette giorni prima, osserva diverse soste, la prima al santuario della Madonna delle Lacrime, e la seconda presso l'ospedale di Siracusa (situato a pochissimi metri dal santuario stesso) per far visita ai malati, evento che ogni anno viene accompagnato da un bellissimo spettacolo pirotecnico. C'è da dire inoltre che percorsi ed orari del 13 e del 20 non coincidono o per lo meno coincidono solo in parte. Santa Lucia esce dalla sua Basilica alle ore 16.00 attraversando buona parte del quartiere Santa Lucia effettuando le sopraccitate soste per poi attraversare corso Gelone, il cuore pulsante della città, e la zona umbertina.

Il simulacro argenteo inoltre osserva anche la sosta davanti la chiesa di Santa Rita situata proprio in corso Gelone, successivamente riprende il tragitto diretto transitando sopra il Ponte Umbertino (i ponti per i siracusani ) dove giunge verso le 21.30 - 22.00 per il tradizionale spettacolo pirotecnico prima di fare rientro nell'isola di Ortigia, dopodiché raggiunge Piazza Duomo intorno alle 23-mezzanotte circa per fare ritorno in cattedrale e per essere riconservata nella propria cappella dove resta chiusa per tutto il periodo invernale e metà di quello primaverile, nella fattispecie fino alla prima domenica di maggio, quando si svolge la festività di Santa Lucia delle quaglie che prende il nome da un evento storico: la fine di una carestia attorno al 1600. I siracusani avevano invocato la protezione di Lucia portandone in processione il simulacro. Un volo di quaglie, proveniente dal porto, preannunciò l'arrivo di una nave carica di cereali. Si gridò, quindi, al miracolo. Durante la festa, ai nostri giorni, vengono liberate delle quaglie dapprima rinchiuse all'interno di gabbioni, a ricordo dell'evento.

La prima e la seconda domenica di maggio a siracusa si festeggia Santa Lucia delle quagglie o "Santa Lucia re quagghi" per ricordare il miracolo avvenuto durante una carestia a Siracusa,quando tutti gli abitanti chiesero la grazia alla Santa Patrona,vennero a Siracusa tantissime quagglie che riuscirono a sfamare l'intera popolazione.La Prima domenica il simulacro viene condotto dalla Cattedrale alla Badia di Santa Lucia,dove resta esposto per una settimana.La seconda domenica il sumulacro viene condotto nel lungo mare dove avvenne il miracolo.


[modifica] Nel nord d'Italia

Francesco del Cossa, santa Lucia
Francesco del Cossa, santa Lucia

In alcune regioni dell'Italia settentrionale, particolarmente nel Trentino e nelle province di Udine, Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Mantova, Piacenza, Parma, Reggio Emilia e Verona, esiste una tradizione legata ai "doni di santa Lucia", figura omologa dei vari Babbo Natale, Gesù bambino, Befana ed altri che, durante i secoli, hanno sostituito l'antico culto degli avi, nell'immaginario infantile.

Secondo la moderna usanza, nata negli anni '30 e consolidatasi nei decenni successivi, i bimbi scrivono una lettera alla santa, elencando i regali che vorrebbero ricevere e dichiarando di meritarseli, essendo stati bravi ed obbedienti durante l'anno.

Per accrescere l'attesa a la credenza dei bimbi, è uso che i ragazzi più grandi, nelle sere precedenti, percorrano le strade suonando un campanello da messa e richiamando i piccoli al loro dovere di andare subito a letto, ad evitare che la santa li veda e li accechi, gettando cenere nei loro occhi. Allo scopo di ingraziarsi la santa è uso lasciare del cibo; solitamente delle arance, dei biscotti, mezzo bicchiere di vino rosso e del fieno per l'asino che trasporta i doni.

Il mattino del 13 dicembre, al loro risveglio, i bimbi troveranno un piatto con le arance e i biscotti non consumati, arricchito di caramelle e monete di cioccolato. Inoltre, a volte nascosti nella casa, i doni che avevano richiesti e che sono dispensati totalmente o parzialmente, secondo il comportamento tenuto e, più spesso, secondo le disponibilità economiche dei genitori.

[modifica] Festa di santa Lucia a Savoca

Oltre alla tradizionale processione e festa del 13 dicembre, nel paese siciliano di Savoca, in provincia di Messina, si tiene, in periodo estivo (la seconda domenica di agosto) una festa che rievoca, per le vie del paese, il martirio della santa. Santa Lucia è impersonata da una bambina di origine savocese che, vestita di bianco, viene portata a spalla da un uomo e tiene fra le mani una palma d'argento, simbolo del martirio. Attorno alla bambina (detta "la Lucia") molti personaggi in costume cercano di tentarla. Primo fra tutti il diavolo ('u Diavulazzu), un uomo vestito di rosso, che indossa un'antica maschera di legno e che brandisce un forcone ricurvo detto "furcedda". La bambina ha una grossa corda legata alla vita e questa corda viene tirata da altri figuranti, vestiti da soldati romani, tradizionalmente chiamati "Giudei"; infine all'altro capo della corda sono legati due buoi. Compito della Lucia è compiere tre volte il giro del paese, accompagnata da tutti questi personaggi, e rimanere immobile di fronte alle tentazioni. Alla fine del percorso la processione si ferma nella piazza principale del paese, dove la bambina scende dalle spalle dell'uomo che la trasportava, si inchina dinanzi al popolo, i buoi vengono sciolti, i giudei si disperdono, e nel paese hanno inizio i festeggiamenti.

La festa di santa Lucia è divenuta negli anni uno dei più importanti appuntamenti turistici dell'antico borgo di Savoca, e attira, oltre agli emigrati che rientrano a casa per le vacanze, anche molti turisti dalle vicine province di Messina e Catania, e dal resto della penisola.

[modifica] Festa di santa Lucia a Catenanuova

Santa Lucia V. e M. in un momento dell'uscita in processione il 13 dicembre, opera lignea che si venera nella chiesa Maria Immacolata di Catenanuova (EN)
Santa Lucia V. e M. in un momento dell'uscita in processione il 13 dicembre, opera lignea che si venera nella chiesa Maria Immacolata di Catenanuova (EN)

Quando fu eretta la chiesa dedicata a Maria Santissima Immacolata a Catenanuova in provincia di Enna, un manoscritto a firma di don Gioacchino Tornatore in data 10 maggio 1908 narra così:

La chiesa di sua natura è filiale della maggiore, cosicché il Parroco vi esercita la sua piena giurisdizione, ne amministra personalmente le rendite, si riserva le funzioni più importanti dell’anno come il giorno dell'Immacolata 8 dicembre, quello di San Gaetano il 31 maggio, e quello di Santa Lucia il 13 dicembre, le straordinarie solennità. Il cappellano che vi celebra la Messa è coadiutore nato del Parroco per quanto riguarda l'amministrazione dei Sacramenti.

Da questa bolla è possibile capire che il simulacro di santa Lucia è stato acquistato appunto per l’occasione dell’apertura della nuova chiesa, quindi sembra abbastanza verosimile che da quell’anno s’iniziò a celebrare la festa in onore della martire Lucia, anche perché il simulacro in gesso che fino al 2003 si portò in processione, risale al 1908 quindi possiamo dire che la devozione alla santa siracusana arrivò in quell’anno. L’antico simulacro in gesso nel 2004 in occasione del 1700° anniversario dal martirio della santa, è stato sostituito da un altro in legno realizzato su copia della statua di santa Lucia che si conserva a Siracusa, dato che la statua del 1908 dopo il restauro del 2002 ha riportato delle lesioni che non garantivano più le processioni.

È da rilevare, che nel medaglione posto al collo della statua di santa Lucia, si conserva una reliquia portata a Catenanuova nel 1750.

Grande devozione vi è anche per questa Santa a Catenanuova. In onore di santa Lucia il popolo devoto ancora oggi partecipa al triduo cantato con preghiere e inni in suo onore le quali succedono la festa dell'Immacolata e che si concludono il 13 del mese di dicembre con: alle 9,00 alle 11,00 e alle 17,00 la Santa Messa in suo onore, e intorno alle 18,00 con l'uscita dell'artistico simulacro per le vie cittadine, tra fuochi pirotecnici, banda musicale, inni e preghiere.

[modifica] A Napoli

A Napoli, nel borgo marinaro di Santa Lucia (al quale fa riferimento la celebre canzone napoletana Santa Lucia) i festeggiamenti cominciano dal Sabato precedente il 13, con una processione che porta il busto argenteo della Martire, risultante dalla fusione di diversi "ex-voto", dal mare fino alla chiesa di Santa Lucia. All'alba del 13 dicembre, lungo l'itinerario verso la chiesa di Santa Lucia viene collocata una batteria di fuochi che precede la processione dei fedeli, i quali recano candele o bengala a simboleggiare la luce della Martire che pervade il buio della notte. Per tutta la giornata del 13 dicembre si tiene Messa ad intervalli di un'ora, fino alle 18:30 quando l'intervento del Cardinale chiude le celebrazioni e dà avvio all'ultimo spettacolo pirotecnico.

[modifica] In Svezia

In Svezia Lucia è molto venerata, sia dalla chiesa cattolica, che da quella luterana.

I bambini preparano biscotti e dolciumi a partire dal 12 dicembre. La mattina del 13, la figlia maggiore della famiglia si alza ancor prima dell'alba e si veste con un lungo abito bianco legato in vita da una cintura rossa; la testa è ornata da una corona di foglie e da sette candele utili per vedere chiaramente nel buio. Le sorelle, che indossano una camicia bianca, simboleggiano le stelle. I maschi indossano cappelli di paglia e portano lunghi bastoni decorati con stelline. La bambina vestita come santa Lucia sveglia gli altri membri della famiglia e serve loro i biscotti cucinati il giorno prima.

Nel paese scandinavo è diffusa una tradizionale canzone di santa Lucia (Luciasången) che non è altro che la celebre "santa Lucia" napoletana adattata con un testo in lingua svedese. In diverse città alcune bambine sfilano vestite come santa Lucia intonando il Luciasången di casa in casa.

Ogni anno c'è un'elezione per la Lucia di Svezia che, infine, raggiunge la città siciliana di Siracusa, durante i festeggiamenti di Santa Lucia, partecipando anche alla processione dell'ottava, quando il simulacro di Santa Lucia viene ricondotto in Duomo.

[modifica] A Castelbuono

A Castelbuono, sulle Madonie, la Santa è festeggiata due volte l'anno; l'ultima domenica di Settembre ricorre la festa di Santa Lucia di Campagna, che si svolge in una chiesetta fuori paese ed è consuetudine preparare sin dalla sera prima la tradizionale cuccia ("zuppa" di cereali) che sarà poi benedetta e distribuita a tutti i presenti; questa festa nacque dopo il ritrovamento del quadro sottoterra e la successiva edificazione della chiesa ad opera dello stesso contadino che lo ritrovò. Ancora oggi il quadro si ritiene miracoloso. Il 13 dicembre, invece, è la congregazione a festeggiare la Santa nella chiesa del Rosario. Anche in questa occasione si distribuisce la cuccia e la gente usa non mangiare pane o pasta per tutta la giornata. cibi tipici sono gli arancini e le panelle.

[modifica] A Carlentini

L'origine della devozione verso Santa Lucia può essere ricondotta al periodo della stessa fondazione della città. Infatti gli abitanti di Carlentini il 15 marzo 1621, secondo l'antica usanza di mettere la città sotto la protezione di un santo, scelsero Santa Lucia a "Patrona protettrice ed Avvocata della città" chiedendone la proclamazione ufficiale. Le celebrazioni avvenivano ogni anno nel giorno della Pasqua di resurrezione ma si rivelarono inopportune e il 3 aprile 1842 furono spostate alla Pasqua di Pentecoste. Trent'anni dopo e precisamente il 20 ottobre 1872 il Consiglio deliberò di festeggiare la Patrona la quarta domenica di agosto di ogni anno tradizione rimasta immutata fino ad oggi. Le celebrazioni durano tre giorni ed hanno inizio il sabato con l'esposizione della Sacra Reliquia, un avambraccio d'argento che custodisce un frammento osseo del braccio della Santa altre tre reliquie sono presenti all'interno di altrettanti reliquiari, la domenica mattina, alle ore 10.00, dopo la celebrazione della Santa Messa, possiamo assistere alla trionfale uscita del venerato simulacro, spinto dai "devoti di Santa Lucia", accompagnato dalla Deputazione e dalle autorità civili e militari, seguita dallo sparo dei fuochi d'artificio. Il venerato fercolo rientrerà il lunedi sera alle 24.00. Il lunedì concluderà il giro dela città. I festeggiamenti si chiudono con il tradizionale sparo dei fuochi pirotecnici. Il simulacro di Santa Lucia è un'opera di probabile manifattura locale. Sull'anno della sua realizzazione si sa poco ma certamente già esisteva nel 1621 anno della proclamazione a Patrona di Carlentini. La struttura è di legno, tela, colla e gesso. Nel secolo scorso il materiale fu impreziosito con l'integrale rivestimento di lamine in oro pregiato e argento, opera di diversi maestri orafi e argentieri della Sicilia.Le 18 stole, che possiede il tesoro della santa, sono impreziosite dei tanti ex voto dal 1630 ad oggi suddivise in ventenni o decenni, oltre i tanti ex voto raffiguranti occhi argentei, e la preziosissima croce pettorale in oro massiccio impreziosita da smeraldi ,rubini e diamanti di pregevole fattura donata a fine 800 dai Baroni Beneventano della Corte.

[modifica] S. Lucia a Belpasso (CT)

Il paese di Belpasso, anticamente chiamato Malpasso, ha come patrona Lucia, della quale conserva alcune reliquie rilasciate nel 1654 dall'allora vicario generale di Catania e messe in salvo durante l'eruzione dell'Etna del 1669 che fece scomparire il paese.

Successivamente la chiesa ricevette altre reliquie tra le quali ricordiamo le ultime donate dalla chiesa di S.Lucia in Venezia e dall'arcivescovo di Catania.

Santa Lucia viene festeggiata come patrona dal 1636 ma era già venerata in precedenza: i fedeli infatti si recavano nella chiesa della Madonna delle Grazie del convento dei Carmelitani di Malpasso a pregare la Santa ai piedi di un grande quadro.

Le feste in onore della patrona che durano tredici giorni e raggiungono il culmine il 12, 13 e 14 dicembre sono uno degli appuntamenti più sentiti dalla popolazione locale che attende non solo la suggestiva processione delle reliquie e del simulacro sul fercolo d'argento, opera di artigiani orafi siciliani del Settecento (giorno 13 e 14), ma anche e soprattutto l'apertura dei carri e le "cantate" (la sera della vigilia).

I carri sono delle grandi costruzioni meccaniche che racchiudono elaborate scenografie, realizzati con settimane di intenso lavoro da stuoli di artigiani (in rappresentanza di ciascun quartiere) raccolti in gruppi, ciascuno dei quali è diretto da un "mastro" cioè l'ideatore o meglio il "progettista" dei carro.

I carri vengono presentati uno alla volta, chiusi, in piazza Duomo e si aprono lentamente (la "spaccata"), svelando lo scenografico contenuto in un tripudio di luci, dipinti e personaggi viventi in un crescendo spettacolare in attesa dell'ultima scena del carro, l'Apoteosi di Santa Lucia, che può raggiungere la ragguardevole altezza di ben dieci metri.

La "spaccata" di ciascun carro è accompagnata dall'esibizione dei "cantanti" che lodano la santa con toni struggenti.

[modifica] Santa Lucia è considerata patrona di

Il seppellimento di santa Lucia, Caravaggio
Il seppellimento di santa Lucia, Caravaggio
  • Prezza (AQ) Santuario di Santa Lucia. Patrona del paese, si festeggia il 13 dicembre ed il martedi dopo la Pentecoste. Si conserva una reliquia. Esclamazione impetratoria: Santa Lucia di Prezza ci conservi la vista.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Voci correlate

[modifica] Bibliogragia

  • Giancarlo Gozzi, Santa Lucia Storia, Culto, Tradizioni, Editoriale Sometti 2002
  • Alfio Caltabiano, Santa Luciuzza bedda Patruna di Carruntini, Casa Editrice Ma.Va. 2000
  • Battilana Rossana, Santa Lucia, Benedettina Editrice 1996
  • Elena Bergadano, Lucia, Edizioni Paoline 1989
  • René Du Mesnil de Maricourt, Lucia, Edizioni Paoline (originale del 1858) rivisto da Ampelio Crema nel 1982
  • Giuseppe Maino, Santa Lucia: vergine e martire siracusana, Edizioni Paoline 1961
  • Sebastiano Amenta, Santa Lucia. La tradizione popolare a Siracusa e a Carlentini, Eurografica 2000.
  • Pasquale Magnano, Lucia di Siracusa, Edizioni ASCA, Siracusa 2004.
  • Mariarita Sgarlata, La Catacomba di Santa Lucia e l’Oratorio dei Quaranta Martiri, Siracusa 2006.

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