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Pietro Secchia - Wikipedia

Pietro Secchia

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Pietro Secchia (Occhieppo Superiore19 dicembre 1903 – Roma7 luglio 1973) è stato un politico e antifascista italiano. È stato un importante dirigente del Partito Comunista.

Indice

[modifica] Biografia

Nato da una famiglia operaia (il padre era un militante del Partito Socialista Italiano), Pietro Secchia frequentò brillantemente il liceo classico, ma a causa della povertà fu costretto a cercarsi un lavoro: già nel 1917 venne assunto come impiegato, mentre successivamente ebbe l'impiego di operaio di un'industria laniera.

Nel 1919 si iscrisse alla FIGS (l'organizzazione giovanile del partito socialista) e con esso partecipò agli scioperi del biennio rosso (1919-1920). Ancora nell'agosto del 1922 aderì alla sciopero legalitario contro il fascismo: fu per questo licenziato e malmenato dalle squadracce nere di Benito Mussolini. All'impegno sindacale intanto aveva aggiunto quella politico: negli anni venti aderì al neonato Partito Comunista Italiano, di cui nel 1928 entrò nel comitato centrale.

Dopo aver dichiarato pubblicamente la sua avversione verso il duce e il suo regime, fu condannato a 18 anni di carcere dal Tribunale Speciale (1931). Di quell'anno è il suo volume La lotta della gioventù proletaria contro il fascismo, pubblicato a Berlino a cura dell'internazionale giovanile comunista. Arrestato nell'aprile del 1931, restò in carcere per dodici anni.

Liberato dai partigiani nel 1943, partecipò alla Resistenza in qualità di commissario generale delle Brigate Garibaldi, comuniste. Come Longo e altri partigiani comunisti, sosteneva una politica rivoluzionaria che preparasse la prospettiva di un'insurrezione armata, ma aderì nell'immediato dopoguerra alla cosiddetta svolta di Salerno di Palmiro Togliatti, che spingeva il PCI alla collaborazione con gli altri partiti di massa e con le istituzioni. Togliatti nominò Secchia vicesegretario del PCI, carica che mantenne dal 1948 al 1955. Nel 1946 fu deputato all'Assemblea Costituente mentre nel 1948 fu eletto senatore nelle file dei Fronte Democratico Popolare: riuscì a mentenere questa carica fino alla morte.

Dal 1946 al 1954 fu anche il responsabile dell'organizzazione e del settore propogandistico del partito: durante la sua gestione il PCI toccò il massimo numero di iscritti, superando il tetto dei due milioni, risultato mai più raggiunto. In tale veste mantenne un certo controllo di quello che fu definito il "parapartito", costituito da nuclei di ex partigiani, spesso ancora dotati di armi non consegnate dopo la Liberazione, pronti allo scontro armato, nel caso per esempio di un colpo di stato di destra in chiave anticomunista. Tale organizzazione si mostrò nella sua forma più aperta in occasione dell'attentato a Togliatti nel 1948; l'assenza di prospettive insurrezionali concrete manifestatasi in quella circostanza portò però alla rapida scomparsa del "parapartito".

Spesso non in linea con Togliatti e alcune volte visto come sua possibile alternativa, nel 1954 la sua posizione all'interno del partito iniziò ad indebolirsi, venendo affiancato da Giorgio Amendola all'organizzazione del partito; subito dopo vi fu la fuga con la cassa segreta del partito di uno dei suoi principali collaboratori, Giulio Seniga, episodio che segnò la definitiva eclissi di Secchia dai vertici del PCI. Fu infatti costretto ad abbandonare la responsabilità dell'organizzazione, divenendo responsabile, tra il 1955 e l'inizio del 1957, della segreteria regionale lombarda del PCI. Diresse successivamente, sino alla fine del 1962, l'attività editoriale del partito.

Dalla fine degli anni sessanta si dedicò molto alla politica internazionale, lottò per l'emancipazione e l'indipendenza dell'Africa: visitò Egitto e Siria nel luglio-agosto del 1967, l'Africa settentrionale nell'ottobre-novembre dello stesso anno; la Giordania e ancora la Siria nel dicembre del 1969; il Sudan, l'Etiopia e la Somalia nell'ottobre del 1971. Nel gennaio 1972 volò in Cile dove sostenne il governo progressista di Salvador Allende: fu l'ultimo dirigente occidentale a visitare la nazione latino-americana prima dell'avvento della dittatura di Augusto Pinochet. Cercò in tutti i modi di evitare il colpo di stato militare. Al suo ritorno in Italia fu colto da una malattia che lo tenne tra la vita e la morte per qualche mese. La natura incerta di questo male indusse Secchia a ritenere di essere stato avvelenato dalla CIA. Ormai debilitato, morì nel luglio del 1973.

Internazionalista convinto, fu definito come uno degli esponenti della "linea dura" e rivoluzionaria, che contemplava la lotta armata come possibile strumento politico: in effetti egli rappresentò quella classe dirigente marxista-leninista che non aveva intenzione di collaborare con la Democrazia Cristiana. Autore di numerose opere storiche sul PCI, fu il curatore degli "Annali Feltrinelli", testi che ci consentono di conoscere approfonditamente la storia del movimento operaio italiano. Negli ultimi anni suggerì al partito di aprire ai movimenti che si organizzavano tumultuosamente nel 1968 per dare sbocco all'"energia rivoluzionaria delle masse giovanili".

[modifica] Bibliografia

[modifica] Opere di Pietro Secchia

Tra le sue opere si segnalano in particolare:

  • "L'arte dell'organizzazione" (1945)
  • "La lotta della gioventù proletaria contro il fascismo", Berlino, 1930, reprint Milano, Teti, 1975
  • "I comunisti e l’ insurrezione", Roma, Edizioni di cultura sociale, 1954
  • "Il Monte Rosa è sceso a Milano", con Cino Moscatelli,Torino, Einaudi, 1958
  • "Capitalismo e classe operaia nel centro laniero d'Italia", Roma, Editori Riuniti, 1958
  • "La Resistenza e gli alleati", con Filippo Frassati, Milano, Feltrinelli, 1962
  • "Aldo dice 26X1. Cronistoria del 25 aprile 1945", ivi, 1963
  • "Storia della Resistenza", con Filippo Frassati, Roma, Editori Riuniti, 1965
  • "L'azione svolta dal Partito comunista in Italia durante il fascismo 1926-1932", “Annali” dell’ Istituto Giangiacomo Feltrinelli, XI (1969), Milano, Feltrinelli, 1970
  • "Le armi del fascismo", ivi, 1971
  • "Il Partito comunista italiano e la guerra di liberazione 1943-1945", “Annali” dell’ Istituto Giangiacomo Feltrinelli, XIII (1971), ivi, 1972
  • direzione con Enzo Nizza dei primi due volumi dell’ "Enciclopedia dell’ Antifascismo e della Resistenza", Milano, La Pietra, 1968 e 1971.

Vanno annoverate tra le opere anche le due raccolte postume ma impostate dalle stesso Secchia:

  • "Lotta antifascista e giovani generazioni", ivi, 1973
  • "La Resistenza accusa 1945-1973", Milano, Mazzotta, 1973

e la silloge "Chi sono i comunisti. Partito e masse nella vita nazionale 1948-1970", a cura e con prefazione di Ambrogio Donini, Milano, Mazzotta, 1977.

[modifica] Opere su Pietro Secchia

  • Miriam Mafai, L'uomo che sognava la lotta armata. La storia di Pietro Secchia, Rizzoli, 1984 - Trascrizione del libro su ercanto.it
  • Marco Albeltaro, La figura politica di Pietro Secchia, in Il Calendario del popolo, a. 61, n. 711;
  • Marco Albeltaro, Una lettera inedita di Pietro Secchia su Engels, in Il Calendario del popolo, a. 61, n. 713;
  • Filippo Pangallo, Pietro Secchia nella storia del PCI, dalla Resistenza al Partito Nuovo, 1943 - 1954, Bologna, 2004 (lavoro in consultazione presso l'Istituto Gramsci dell'Emilia -Romagna, sede di Bologna - Catalogo del polo bolognese del servizio Bibliotecario nazionale : [1] )
  • Marco Albeltaro, Pietro Secchia, i giovani e il valore dell'esempio nell'esperienza formativa, in l'impegno, a. XXVII, n.s., n. 1, giugno 2007, pp. 55-70.

[modifica] Collegamenti esterni

Biografia di Secchia sul sito resistenze.org

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