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Persecuzioni dei pagani - Wikipedia

Persecuzioni dei pagani

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Con la locuzione "persecuzioni dei pagani" si indicano gli episodi di intolleranza religiosa che segnarono la progressiva sostituzione del Cristianesimo al Paganesimo soprattutto nel corso del IV, fino alla scomparsa di quest'ultimo, mentre secondo altri[1] sarebbero attestate anche in seguito.

Di recente, con la rinascita del Paganesimo, si sono manifestati casi di discriminazione nei confronti di queste nuove correnti religiose.[2]

Indice

[modifica] Definizione del Paganesimo

Per approfondire, vedi la voce Paganesimo.

Il termine pagani nacque in funzione denigratoria nei confronti di coloro che aderivano ancora alle religioni tradizionali, indicati come persone abitanti nei pagi (termine latino per i villaggi di campagna), più arretrati degli abitanti delle grandi città. Il termine venne in seguito utilizzato per descrivere tutte le religioni non cristiane, compreso l'Ebraismo e l'Islam, mentre attualmente indica le religioni praticate nell'Europa pre-cristiana e, per estensione anche quelle delle civiltà precolombiane.

[modifica] Paganesimo e Cristianesimo

Per approfondire, vedi le voci Persecuzione dei cristiani nell'impero romano e Editto di Milano.

Il Cristianesimo si era diffuso nell'impero romano soprattutto nel corso della crisi del III secolo, nell'ambito di un più vasto fermento religioso che vide l'affermarsi anche di altri culti di origine orientale (come in particolare il Mitraismo). La stessa religione ufficiale manifestava tendenze enoteistiche, funzionali alla esigenza di un forte potere centrale che si era manifestato nella società. In quest'ambito si inserisce l'adozione del culto del Sol Invictus (che richiamava molte caratteristiche del Mitraismo), da parte dell'imperatore Aureliano.

L'Editto di Milano emanato da Costantino I nel 313 stabiliva la libertà di culto per tutte le religioni, pose fine alle persecuzioni contro i cristiani nell'impero romano; a partire da questo momento la posizione del Cristianesimo come religione ufficiale dello stato si andò sempre più consolidando, a spese della religione tradizionale pagana.

[modifica] Primi provvedimenti contro i culti pagani

Inizialmente, il Cristianesimo si confrontò principalmente con le pratiche allora correnti del Giudaismo, ma iniziò rapidamente a rivaleggiare anche con le esistenti religioni romane, greche ed egiziane, allora predominanti nel Mediterraneo.

Galerio fu il primo imperatore ad emanare un editto di tolleranza per tutte le religioni, incluso il Cristianesimo. Costantino I, spesso menzionato come il primo imperatore a convertirsi al nuovo credo, continuò la politica di tolleranza stabilita da Galerio. Nel 320 o 321 un editto proibì i sacrifici cruenti e le pratiche divinatorie private[3]: i culti magici erano da tempo visti con sospetto da parte degli imperatori, a causa della possibilità di appoggiare, con una presunta legittimazione divina, le pretese al trono di possibili rivali e leggi contro la pratica privata della divinazione erano state già emesse ai tempi dell'imperatore Tiberio. Altri episodi confermano invece la continuazione della divinazione pubblica[4]. La prosecuzione delle pratiche pagane viene esplicitamente autorizzata [5] e furono emanate leggi che confermavano le funzioni dei flamini, dei sacerdoti e dei duumviri.[6]

I figli di Costantino erano stati educati nella fede cristiana e Costanzo II fu influenzato dalle figure cristiane presenti nella sua corte.[7]. Nel 341 fu emanato un editto che proibiva i sacrifici pagani[8] e un altro stabiliva che tutti i templi pagani dovessero essere chiusi e il loro accesso proibito.[9], ma sembra fossero largamente disattesi e la continuazione della pratica del culto pagano è attestata in diverse fonti dell'epoca[10]. Costanzo e suo fratello Costante emanarono anche leggi per le preservazione dei templi situati al di fuori delle mura cittadine.[11] e un altro editto stabiliva multe contro i vandalismi rivolti a tombe e monumenti, ponendoli sotto la custodia dei sacerdoti pagani.[12]

L'usurpatore Magnenzio vinse Costante e ne revocò la legislazione antipagana, permettendo la celebrazione di sacrifici notturni, ma dopo la sua sconfitta nel 353 da parte di Costanzo II tali riti furono nuovamente proibiti[13]. Un editto del 356 puniva con la condanna a morte i trasgressori [14]. Nell'anno 357 Costanzo celebrò i suoi vicennalia (venti anni di regno) visitando la città di Roma e in qualità di pontefice massimo, conferì titoli sacerdotali e confermò i privilegi delle Vestali[15]; venne inoltre emanata una legge che confermava le prerogative dei sacerdoti pagani.[16]

Nonostante le proteste pagane, però, Costanzo fece rimuovere l'altare della Vittoria dalla curia del Senato romano a seguito delle lamentele di alcuni senatori cristiani. Questo era un altare dove tradizionalmente i Romani offrivano preghiere per il benessere dell'Impero e dove avevano giurato lealtà all'imperatore per generazioni. Ogni senatore, per tradizione, offriva una sacrificio sopra l'altare prima di entrare nel Senato. L'altare fu successivamente riposizionato dopo la partenza di Costanzo, forse in segreto o forse per ordine dell'imperatore Giuliano.[17] Fu in seguito ribadita a più riprese la proibizione delle pratiche divinatorie.[18]

In seguito alla liberalizzazione del cristianesimo si assistette, soprattutto nelle regioni orientali dell'impero, ad episodi di distruzione di sculture raffiguranti le divinità[19]. Le distruzioni erano operate da gruppi di cristiani fanatici senza l'uso delle armi, motivate dall'identificazione delle divinità pagane come dei demoni che abitassero i simulacri di culto, con la conseguenza di credere necessaria la loro esorcizzazione, e ottennero in qualche caso il tacito appoggio delle autorità imperiali, alle quali competeva di diritto l'uso e la gestione dei templi. Questi episodi non coinvolsero gli edifici di culto, sebbene siano attestate già nel IV secolo sporadiche demolizioni di templi.[20].

[modifica] Breve reazione di Giuliano

Per approfondire, vedi la voce Giuliano (imperatore romano).

Il successore di Costanzo II, suo cugino Giuliano (360-363), educato anch'egli alla fede cristiana, ma riconvertito al Paganesimo e iniziato ai misteri eleusini e al Mitraismo, ripristinò i culti tradizionali e ne tentò una riforma, adottando alcuni elementi del Cristianesimo, quali l'organizzazione gerarchica centrale e l'atteggiamento universalistico. Chiamò il nuovo culto "Ellenismo", ma le sue riforme non ebbero successo, forse anche a causa della brevità del suo regno. L'atteggiamento di Giuliano fu di tolleranza nei confronti di tutte le religioni e dei loro culti, ma durante il suo regno, nelle zone orientali dell'impero si registrarono violenze anticristiane[21].

Dopo la breve restaurazione pagana di Giuliano, i suoi provvedimenti furono aboliti dai suoi immediati successori (prima Gioviano, e poi Valentiniano I in occidente e il fratello Valente in oriente), sebbene questi mantenessero una politica di tolleranza religiosa.

[modifica] Progressiva proibizione del paganesimo

Per approfondire, vedi le voci Editto di Tessalonica e Decreti teodosiani.

Dopo la morte di Valentiniano I (375) gli successero in occidente i giovani figli Graziano e Valentiniano II e alla morte anche dello zio Valente (378) venne associato al trono per l'oriente Teodosio I (379-395). Presso la corte imperiale ebbe grande influenza il vescovo di Milano, Ambrogio. Nel 379 o nel 382 Graziano rinunciò al tradizionale titolo di pontefice massimo[22], abolì le immunità per i collegi sacerdotali, comprese le Vestali, confiscandone i beni, e tolse la statua della Vittoria dalla curia del senato.[23]

Il 27 febbraio del 380 i tre augusti, Graziano, Valentiniano II e Teodosio I, emisero da Tessalonica un editto, con il quale la fede cattolica diveniva la religione ufficiale dello stato[24]. Nel 381 venne quindi proibita nuovamente la partecipazione a tutti i riti pagani[25] e si stabilì che coloro che da cristiani fossero ritornati alla religione pagana perdessero il diritto di fare testamento legale[26]. Tuttavia nel 382 si sanciva la conservazione degli oggetti pagani che avessero valore artistico[27]. Nel 383 il giorno di riposo, il dies solis, rinominato dies dominicus divenne obbligatorio[28] e il divieto dei sacrifici cruenti e delle pratiche divinatorie ad essi collegate venne ribadito nel 385.[29]

Dopo l'episodio della ribellione di Tessalonica e della successiva strage fatta perpetrare contro i cittadini ribelli da Teodosio e dopo la successiva penitenza che gli fu imposta da Ambrogio, la politica religiosa dell'imperatore si irrigidì notevolmente: tra il 391 e il 392 furono emanati una serie di decreti (noti come decreti teodosiani) che attuavano in pieno l'editto di Tessalonica: venne interdetto l'accesso ai templi pagani e ribadita la proibizione di qualsiasi forma di culto, compresa l'adorazione delle statue[30]; furono inoltre inasprite le pene amministrative per i cristiani che si riconvertissero nuovamente al paganesimo[31] e nel decreto emanato nel 392 da Costantinopoli, l'immolazione di vittime nei sacrifici e la consultazione delle viscere erano equiparati al delitto di (lesa) maestà, punibile con la condanna a morte.[32]

[modifica] Distruzione dei templi e la resistenza pagana

In alcune zone orientali dell'impero alcuni templi pagani furono oggetto di distruzione violenta da parte di fanatici cristiani e monaci, appoggiati dai vescovi locali. Ci furono persino casi in cui le stesse autorità imperiali furono conniventi, come nel caso del prefetto del pretorio per l'Oriente, Materno Cinegio, che collaborò alla distruzione del tempio di Giove ad Apamea e di altri templi nella zona, voluta dal vescovo Marcello (386)[33] e di tali distruzioni si lamentò il retore greco Libanio nella sua orazione all'imperatore Teodosio Pro Templis.[34]

L'inasprimento della legislazione con i "decreti teodosiani" provocò delle resistenze presso i pagani. Ad Alessandria d'Egitto il vescovo Teofilo ottenne il permesso imperiale di trasformare in chiesa un tempio di Dioniso, provocando una ribellione dei pagani, che si asserragliarono nel Serapeo, compiendo a loro volta violenze contro i cristiani. Quando la rivolta fu domata, per rappresaglia il tempio fu distrutto (391).

Distruzioni attuate in modo più sistematico furono quelle contro i santuari del culto mitraico, che non erano generalmente edifici pubblici come i maggiori templi pagani. A Roma diverse domus ecclesiae sorsero su precedenti mitrei distrutti: il caso più noto è quello di San Clemente[35].

La resistenza pagana fu appoggiata da Flavio Eugenio, eletto augusto d'Occidente dalle truppe in Gallia dopo la morte di Valentiniano II nel 392, ma non riconosciuto da Teodosio. Eugenio era sostenuto dal magister militum Arbogaste e dai senatori pagani di Roma, guidati da Virio Nicomaco Flaviano, e pur essendo cristiano permise la riapertura dei templi e fece nuovamente installare la statua della Vittoria nella Curia. Quest'ultimo tentativo di restaurazione pagana si concluse con la sconfitta e uccisione di Eugenio nella battaglia del Frigido del 394.

[modifica] V secolo

Dopo la morte di Teodosio I nel 395, i figli e successori, Arcadio in oriente e Onorio in occidente, ribadirono la proibizione di tutti i culti pagani[36]. In occidente, tuttavia, nel 399 un decreto di Onorio sanciva la protezione dei templi e degli ornamenti delle opere pubbliche[37] e nel 408 si ribadì, in entrambe le parti dell'impero, che i templi erano edifici pubblici e che come tali andavano conservati, eliminandone gli elementi del culto pagano.[38]

Nel 415 ad Alessandria d'Egitto, sotto il vescovato di Cirillo di Alessandria, il cui coinvolgimento è variamente riportato dalle fonti antiche, una banda di fanatici cristiani prese Ipazia, filosofa neoplatonica e matematica pagana, figlia di Teone di Alessandria: costoro la trascinarono in una chiesa, dove venne fatta a pezzi, bruciandone poi il corpo[39].

Nel corso del V secolo l'atteggiamento verso i templi pagani cambiò e questi, piuttosto che essere distrutti, vennero adibiti ad altri usi: al desiderio di esorcizzare i luoghi si sostituirono motivazioni in gran parte economiche. In Occidente, e in particolare a Roma, i casi di riutilizzo di templi pagani come chiese cristiane furono molto ridotti e si ebbero piuttosto in epoche successive, con motivazioni legate ai vari momenti di rinnovato interesse per l'antico[40]. In Oriente la distruzione dei santuari rimasti intatti e il riutilizzo di luoghi di culto pagani con l'inserimento di simboli cristiani vennero esplicitamente comandati dagli imperatori Teodosio II e Valentiniano III nel 435.[41]

[modifica] Giustiniano

Sotto Giustiniano due statuti del suo codice[42] decretavano la totale distruzione dell'Ellenismo, anche nella vita civile e le fonti contemporanee (Giovanni Malala, Teofane Confessore, Giovanni di Efeso, che sostenne di aver convertito 70.000 pagani[43]) attestano che vennero applicate. Nel 529 inoltre gli insegnamenti dell'Accademia platonica di Atene vennero posti sotto il controllo dello stato.

[modifica] Note

  1. ^ Secondo il polemista V. Rassias, Demolish Them!, Atene 2000, Anichti Poli Editions, ISBN 960-7748-20-4, il periodo principale delle persecuzioni si colloca tra il 312 e il 612 circa, quindi primariamente nel periodo tra Costantino e Giustiniano, ma anche Maurizio ed Eraclio sarebbero attestati come persecutori dei gentili.
  2. ^ Un episodio riguarda la proposta di non consentire la pratica di culti Wicca nelle caserme della Georgia (Stati Uniti) (in inglese: First Amendament Center - Senate Republican joins call to end military accommodation of Wicca); inoltre i gruppi neopagani della Grecia lamentano di non riuscire ad ottenere il riconoscimento legale del loro culto a causa dell'ostilità della Chiesa ortodossa e rivendicano il diritto di celebrare i propri riti negli antichi templi pagani (in inglese: Telegraph.co.uk - Modern Athenians fight for the right to worship the ancient Greek gods e Guardian Unlimited - Greek gods prepare for comeback): in Grecia si sono avuti anche episodi vandalici (in greco: Supreme Council of Ethnikoi Hellenes - incendio di una libreria neopagana).
  3. ^ Codice Teodosiano, xvi.10.1; Zosimo, Historia nea, ii.29.1—4
  4. ^ La consultazione degli auguri dopo la caduta di un fulmine su un anfiteatro nel 320 è citata in Codex Theodosianus, xvi.10.1.
  5. ^ Codex Theodosianus, ix.16.1—3.
  6. ^ Codex Theodosianus, xii.1.21, xii.5.2.
  7. ^ Libanio, Orationes, 30.7
  8. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.2.
  9. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.4.
  10. ^ Ammiano Marcellino (Res 9.10, 19.12) descrive sacrifici pagani e cerimonie di culto che avevano luogo apertamente ad Alessandria e a Roma e il Cronografo del 354 cita numerose festività pagane come ancora apertamente osservate. Descrizioni di culti pagani si trovano anche in Firmicio Materno, De errore profanorum religionum e nella Vetus orbis descriptio Graeci scriptoris sub Constantio.
  11. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.3.
  12. ^ Codex Theodosianus, iX.17.2.
  13. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.5.
  14. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.6.
  15. ^ Epistola di Simmaco 10
  16. ^ Codex Theodosianus, xii.1.46.
  17. ^ Sheridan, J.J., "The Altar of Victor – Paganism's Last Battle", L'Antiquite Classique, 35 (1966): 186-187.
  18. ^ Codex Theodosianus, ix.16.4—6.
  19. ^ Eusebio, Vita Constantinii 3,54 (en).
  20. ^ Eusebio, Vita Constantinii 3,56 (en; 3,58 en. Per l'epoca di Costanzo II vedi anche: Ammiano Marcellino Res Gestae, 22.4.3; Sozomeno, Storia Ecclesiatica, 3.18.
  21. ^ Teodoreto di Cirro, Historia Ecclesiastica 3,3 (en).
  22. ^ Zosimo, Historia nea, iv.36; Alan Cameron, Gratian's Repudiation of the Pontifical Robe, in The Journal of Roman Studies, 58, 1968, pp.96-102
  23. ^ La statua era già stata rimossa da Costanzo II e rimessa al suo posto probabilmente da Giuliano. Dopo la morte di Graziano, nel 383, i senatori pagani, rappresentati da Quinto Aurelio Simmaco, richiesero all'augusto rimasto, Valentiniano II, il ripristino della statua, ma senza successo, a causa dell'opposizione di Ambrogio. (Fabrizio Canfora (a cura di), L'altare della Vittoria. Testo latino a fronte, Sellerio, 1991, ISBN 8838906785).
  24. ^ Codex Theodosianus, xvi.1.2.
  25. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.7.
  26. ^ Codex Theodosianus, xvi.7.1; ribadito nel 383, Codex Theodosianus, xvi.7.2.
  27. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.8.
  28. ^ Codex Theodosianus, xi.7.13.
  29. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.9.
  30. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.10.
  31. ^ Codex Theodosianus, xvi.7.4.
  32. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.12.1.
  33. ^ Teodoreto di Cirro, Historia Ecclesiastica, 5, 21.
  34. ^ Libanio, Pro templis (en).
  35. ^ Girolamo (Lettere, CVII) racconta che il prefetto di Roma Gracco aveva fatto distruggere già nel 377 le statue di un santuario mitraico, che tuttavia erano probabilmente in una sua proprietà privata, come in molti casi erano questo tipo di santuari (Girolamo, Le lettere, con traduzione e note di S. Coda, Roma 1962, nota 10 a p.262).
  36. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.13.
  37. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.15.
  38. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.19.
  39. ^ Le fonti antiche, che narrano l'avvenimento, dandone diverse interpretazioni, sono: Socrate Scolastico, (avvocato cristiano di Costantinopoli), Historia Ecclesiastica, scritta sotto il regno di Teodosio II; Filostorgio (ariano, nato nel 368), Storia Ecclesiastica, riportata in Fozio (IX secolo), Biblioteca, 40; Giovanni Malalas (491-578, monofisita di Antiochia), Cronografia; Damascio (ultimo capo dell'Accademia di Atene, chiusa da Giustiniano I nel 529), Vita di Isidoro, riportata in Suda (X secolo) sotto la voce "Hypatia"; Giovanni di Nikiu (vescovo copto d'Egitto alla fine del VII secolo), Chronika. L'episodio e le fonti antiche sono analizzate nel saggio di Luciano Canfora, Un mestiere pericoloso. La vita quotidiana dei filosofi greci, Sellerio, 2000, pp.196-203 [1].
  40. ^ Marco Valenti, Trasformazione dell'edilizia privata e pubblica in edifici di culto cristiani a Roma tra IV e IX secolo (Tesi di laurea in Storia dell'arte medievale presso l'Università "La Sapienza" di Roma, anno 2002/03) pp.295-302 (pubblicato on line sul sito della parrocchia di Santa Melania, sezione "Arte e fede", capitolo V, scaricabile in formato .pdf).
  41. ^ Codex Theodosianus, xvi.10.25.
  42. ^ Cod., I., xi. 9 e 10
  43. ^ F. Nau, in Revue de l'orient chretien, ii., 1897, 482

[modifica] Bibliografia

  • Pier Franco Beatrice (a cura di), L’intolleranza cristiana nei confronti dei pagani (Cristianesimo nella storia. Ricerche storiche esegetiche teologiche, XI, 3), Edizioni Dehoniane, Bologna, 1990.
  • Richard Fletcher, La conversione dell'Europa. Dal paganesimo al cristianesimo 371-1386 d. C., Corbaccio, Milano, 2000.
  • Lidia Storoni Mazzolani, Sant'Agostino e i pagani, Sellerio, Palermo, 1987.
  • E. Testa, Legislazione contro il paganesimo e cristianizzazione dei templi (sec. IV-VI), in Liber Annuus, 41, 1991, pp. 311-326.

[modifica] Collegamenti esterni

  • Relazione su una conferenza di Massimo Cacciari "La maschera della tolleranza", che interpreta la vicenda della contesa tra Simmaco e Ambrogio in merito all'altare della Vittoria.
  • Articolo di Bronisław Sitek (Università di Warmia i Mazury), Sull'editto teodosiano De Fide Catholica. Riflessioni su tolleranza e intolleranza religiosa tra IV e V secolo d.C., sul sito Diritto e Storia.
  • Studio uno studio dal titolo "Templi pagani trasformati in luoghi di culto cristiano.
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