Lingua indonesiana
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Indonesiano (Bahasa Indonesia) † | |
---|---|
Parlato in: | Indonesia, Timor Est |
Regioni:Parlato in: | Indonesia, Malaysia, Timor Est |
Persone: | 17-30 milioni nativi 165 milioni totali |
Classifica: | =48 |
Tipologia: | SVO |
Filogenesi: |
Austronesiane |
Statuto ufficiale | |
Nazioni: | Indonesia |
Regolato da: | Pusat Bahasa dan Terjemahan |
Codici di classificazione | |
ISO 639-1 | id |
ISO 639-2 | ind |
SIL | INZ (EN) |
Estratto in lingua | |
Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo - Art.1 Semua orang dilahirkan merdeka dan mempunyai martabat dan hak-hak yang sama. Mereka dikaruniai akal dan hati nurani dan hendaknya bergaul satu sama lain dalam semangat persaudaraan. |
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Lingua - Elenco delle lingue - Linguistica | |
L'indonesiano (nome nativo Bahasa Indonesia) è la lingua ufficiale dell'Indonesia e risulta degno di nota per vari motivi. In primo luogo, è la lingua madre solo di una piccola porzione della popolazione dell'Indonesia; rappresentando così per i più una seconda lingua. È, in un certo senso, molto moderno: divenuto lingua ufficiale nel 1945, è in costante evoluzione e molto aperto a prestiti da altre lingue. L'indonesiano, inoltre, rappresenta un dialetto standardizzato del malese e le due lingue rimangono piuttosto simili tra loro. La fonologia e la grammatica sono relativamente semplici e si dice che i rudimenti necessari per la quotidiana comunicazione basilare possano essere efficacemente assimilati in poche settimane. Il nome con cui gli indonesiani designano il loro idioma è Bahasa Indonesia (cioè "lingua dell'Indonesia").
Indice |
[modifica] Storia
L'indonesiano è una variante standardizzata del malese (a cui somiglia molto), una lingua austronesiana (o maleo-polinesiana) che, usata per molti secoli come lingua franca nell'arcipelago indonesiano, fu elevata al rango di lingua ufficiale con l'indipendenza del Paese (1945). È parlata come lingua madre solo dal 7% della popolazione indonesiana e dal 45% di quella malese, anche se ben 200 milioni di persone la utilizzano come seconda lingua (pur con gradi di padronanza piuttosto diversi). Si tratta dunque di un mezzo di comunicazione indispensabile in una regione che conta circa 300 lingue locali: è infatti usata in ambito amministrativo ed economico, nei diversi ordini di scuole e nei media.
La colonizzazione olandese lasciò un'impronta non trascurabile sull'indonesiano, come si può notare da parole quali polisi (polizia), kualitas (qualità), telepon (telefono), bis (bus), kopi (caffè), rokok (sigaretta) e universitas (università). Ci sono inoltre alcune parole derivate dal portoghese (sabun, sapone; meja, tavolo; jendela, finestra, gereja, chiesa), dal cinese (pisau, coltello; loteng, [upper] pavimento), dall'hindi (kaca, specchio) e dall'arabo (khusus, speciale; maaf, scusa; selamat ..., un tipo di saluto).
Vedere sotto per una più estesa trattazione della frequenza dei termini presi in prestito da altre lingue.
[modifica] Sistema di scrittura
La lingua indonesiana viene trascritta, dal 1972, mediante 5 vocali, 2 semivocali, 3 dittonghi, 16 consonanti semplici, 4 consonanti doppie.
[modifica] Fonologia
La lingua indonesiana è debolmente accentata, l'accento cade normalmente sull'ultima sillaba in particolare per i bisillabi. La e muta (ə) non è mai accentata. Le lettere doppie kh, ng, ny, sy rappresentano un singolo fonema: x, ŋ, ñ, š rispettivamente.
[modifica] Vocali
Le vocali dell'indonesiano sono: a, e, i, o, u. La vocale "e" ha due realizzazioni fonetiche: "e" vera e propria, ed "e" muta (in alfabeto fonetico internazionale: ə).
Le semivocali sono: w e y.
I dittonghi sono: ai, au, oi.
Front | Central | Back | |
---|---|---|---|
Close | iː | uː | |
Close-mid | e | ə | o |
Open-mid | (ɛ) | (ɔ) | |
Open | a |
L'indonesiano possiede inoltre i dittonghi /ai/ e /au/.
[modifica] Consonanti
Le consonanti dell'indonesiano sono: b, c, d, f, g, h, j, k, l, m, n, p, r, s, t, z.
Le consonanti doppie dell'indonesiano sono: kh, ng, ny, sy.
Labiali | Apicali | Postalveolari | Palatali | Velari | Glottali | |
---|---|---|---|---|---|---|
Nasali | m | n | ɲ | ŋ | ||
Plosive | p b | t d | k g | ʔ | ||
Affricate | ʧ ʤ | |||||
Fricative | (f) | s (z) | (ʃ) | (x) | h | |
Liquide | l r | |||||
Approssimanti | w | j |
Nota: Le vocali tra parentesi sono allofoni mentre le consanti tra parentesi sono prestiti fonemici e dunque sono presenti solo in parole d'origine straniera.
[modifica] Grammatica
L'indonesiano è caratterizzato da una struttura grammaticale apparentemente molto più semplice di quella delle lingue indoeuropee.
Non esiste una vera a propria flessione dei sostantivi e dei verbi.
Per quanto riguarda i sostantivi, ad esempio la parola orang indica uomo o persona, orang-orang (raddoppiato) indica il plurale "uomini" o "persone".
L'ordine della frase è del tipo Soggetto Verbo Oggetto, ad es.: kucing makan ikan = i gatti (kucing) mangiano (makan) il pesce (ikan).
Per quanto riguarda i verbi, esiste un'ampia gamma di prefissi e suffissi che modificano semanticamente una radice. As esempio da gambar (quadro), con prefisso me- si ottiene menggambar (dipingere), con prefisso me- e suffisso -kan si ottiene menggambarkan (illustrare).
[modifica] Vocabolario
L'indonesiano ha accolto numerosi prestiti da altre lingue, fra le quali il sanscrito, l'arabo, l'olandese, il portoghese, il cinese e vari idiomi austronesiani. Secondo le stime, nell'indonesiano moderno vi sarebbero 750 prestiti dal sanscrito, 1000 dall'arabo (inclusi alcuni termini persiani ed ebraici), 125 dal portoghese, alcuni dallo spagnolo e dall'italiano e ben 10.000 dall'olandese. Per quanto riguarda quest'ultima lingua, bisogna però comprendere anche i termini che in realtà ebbero origine da altre lingue europee e che fanno parte del cosiddetto "vocabolario internazionale" (termini come telefono, polizia, università). Ciononostante, la maggior parte delle parole indonesiane sono di chiara origine austronesiana.
Il sanscrito fu introdotto nella zona dall'India, nei primi secoli dell'era cristiana. Sebbene l'induismo e il buddhismo non rappresentino più le principali religioni dell'Indonesia, il sanscrito, che era la lingua "liturgica" di queste due religioni, mantiene nell'arcipelago uno "status" simile a quello del latino nell'Europa occidentale. Molti indonesiani, soprattutto a Bali e Giava, vanno fieri di questo patrimonio indo-buddista. Del resto, il sanscrito è spesso usato come fonte di neologismi (come lo sono il latino e il greco nelle varie lingue europee). I prestiti da questa lingua riguardano soprattutto l'arte, la religione e la vita quotidiana. Alcuni termini, nel moderno indonesiano, sono stati ereditati direttamente dal sanscrito, altri, invece, sono passati attraverso l'antico giavanese, il quale conteneva molte più parole di origine sanscrita rispetto all'indonesiano moderno. Il dizionario di antico giavanese-inglese del professor P.J. Zoetmulder (1982) conteneva infatti 25.000 termini, di cui la metà erano prestiti dal sanscrito. Al contrario di molti termini derivanti dalle altre lingue, i prestiti dal sanscrito sono entrati a far parte del linguaggio della gente comune e, dunque, non sono più avvertiti come stranieri.
I prestiti dall'arabo si riferiscono soprattutto alla religione, in particolare all'Islam. Proprio per questo molti traduttori cristiani della Bibbia, nel redigere la versione indonesiana, spesso fecero ricorso a termini arabi per rendere meglio alcune parole ebraiche inusuali. Tuttavia, nelle versioni più recenti si è abbandonata questa pratica e si è preferito utilizzare i nomi greci o mantenere gli originali ebraici. Per esempio, un tempo il nome "Gesù" era tradotto in indonesiano con 'Isa; mentre ora è reso con il latineggiante Yesus, i salmi erano detti, dall'arabo, zabur, ma attualmente si preferisce il termine ebraico mazmur.
Le parole di origine portoghese sono invece legate alla vita quotidiana e, in particolare, agli oggetti importati dagli esploratori e commercianti europei nel sudest asiatico. Furono infatti i portoghesi i primi europei a visitare le "Isole delle spezie".
I prestiti dal cinese riguardano invece la cucina, il commercio o concetti e oggetti tipicamente cinesi. Vi è, del resto, una consistente presenza cinese nel sudest asiatico. Secondo le stime del governo indonesiano, solo il 3,5% della popolazione dell'arcipelago sarebbe di origine cinese. Molti, tuttavia, ritengono che il numero reale sia ben più elevato. Si dà per certo, comunque, che nei centri urbani la percentuale oscilli fra il 10 e il 25%. La dominazione coloniale olandese ha lasciato tracce evidenti nel vocabolario. I prestiti dall'olandese (o, attraverso quest'ultimo, da altre lingue europee) coprono tutti gli aspetti della vita. Alcune di queste parole, contenendo combinazioni di parecchie consonanti, pongono delle difficoltà di pronuncia agli indonesiani. Solitamente, il problema viene risolto con l'inserzione dello schwa. Per esempio, dall'Olandese schroef ['sxruf] => sekrup [sĕ'krup].
Dal momento che l'indonesiano ha numerose parole derivate da altre lingue, spesso si hanno molti sinonimi, aventi diverse origini. Per esempio, in indonesiano esistono ben tre termini diversi per tradurre l'italiano "libro": pustaka (dal sanscrito), kitab (dall'arabo) e buku (dall'olandese). I tre termini hanno, tuttavia, un significato leggermente diverso. Pustaka è usato solitamente per scritture contenti l'antica sapienza o aventi a che fare con la cultura esoterica. Un kitab è più spesso un libro religioso o contenente precetti morali. Per esempio, gli indonesiani chiamano la Bibbia Alkitab, mentre anche il libro contenente il codice penale è detto kitab. Buku è invece utilizzato per designare un generico libro.