La Soufrière
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La Soufrière | |
Titolo originale: | La Soufrière |
Lingua originale: | Tedesco |
Paese: | Germania Ovest |
Anno: | 1977 |
Durata: | 31' |
Colore: | colore |
Audio: | sonoro |
Genere: | documentario |
Regia: | Werner Herzog |
Soggetto: | Werner Herzog |
Sceneggiatura: | Werner Herzog |
Produttore: | Herzog Filmproduktion, Monaco |
Werner Herzog (narratore)
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Fotografia: | Jörg Schmidt-Reitwein, Edward Lachman |
Montaggio: | Beate MainkaJellinghaus |
Musiche: | Rachmaninoff, Brahms, Mendelssohn, Wagner |
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La Soufrière è un film del 1977 del regista bavarese Werner Herzog.
Uno dei film più rischiosi del regista, nel quale l'incontro con una potenza primordiale della natura si fa sempre più periglioso. Il percorso di un uomo sopra un pericolo imminente rilascia considerazioni sullo scopo delle cose, sulla condizione di povertà materiale e dignità spirituale dell'uomo.
Ciò che spinge il regista a mettere in discussione la propria sopravvivenza per poter realizzare questo film, è la necessità di incontrare qualcosa che altrimenti rimarrebbe ignoto: le ultime immagini di un pezzo di civiltà ai piedi del vulcano dopo l'evacuazione e la possibilità di parlare con chi si è rifiutato di lasciare l'isola. Un uomo aspetta il suo destino dormendo sdraiato su una "polveriera".
Indice |
[modifica] Trama
Sopra all' immagine di densi fumi bianchi che fuoriesono dalle pendici di un cratere attivo appare la scritta che segue il titolo: "In attesa di una catastrofe inevitabile".
La voce di Herzog ci introduce al film:
Nell'estate del 1976 ci furono segni di attività sismica un po' in tutto il mondo, le zone più colpite Filippine, Cina, America Latina, ma anche il Friuli in Italia subirono ingenti catastrofi. Sempre durante la primavera di quell'anno sull'isola di Guadalupa, nelle Antille francesi, il vulcano La Soufrière aveva fatto regisrare una crescente attività vulcanica. In agosto gli esperti che si erano recati sul posto decretarono come certa al 100% l'imminente eruzione.
Fu velocemente evacuata la popolazione dell'intera area meridionale del vulcano, circa 75.000 abitanti. I giornali riportarono la notizia però che c'era ancora un uomo sul'isola, un contadino molto povero che aveva rifiutato di fuggire. Il regista insieme a due operatori decide allora di recarsi velocemente in Guadalupa, affascinato dalla situazione che si era venuta a creare.
Nella città di Basse-Terre, la città più importante dell'isola che si affaccia sul mare, lo scenario è popolato solo dagli animali scesi dalla montagna in cerca di cibo, o dai loro cadaveri: maiali, asini, soprattutto cani. Nei negozi e nelle case i segni di una rapida fuga: televisori accesi, frigoriferi attaccati alla corrente, anche i semafori delle strade funzionano regolarmente. Il porto dal quale si vede la cima del vulcano avvolta dai fumi solforosi, non accoglie nessuna nave.
Riprese aeree sorvolano le colline verdi dell'isola e la città di Basse-Terre come un ritratto di mondo che si appresta a dissolversi. Era prevista infatti non una semplice colata lavica ma una esplosione dell'intero monte con una forza di cinque o sei bombe atomiche.<br /Una cinepresa lasciata fissa in una zona sicura ha il compito di catturare singoli fotogrammi dell'attività del cratere per tutta la giornata.
Le immagini si arrampicano sopra la vegetazione del monte, oltrepassando i cartelli che vietano il passaggio in più lingue. Aggirando gli ostacoli e i flussi di vapori tossici emessi dall'attività vulcanica, la troupe concquista una postazione sottovento sopra il cratere attivo.
Il precedente storico di una situazione analoga è fornito dalle riprese delle ultime foto della città di Saint-Pierre, sull'isola vicina della Martinica. Nel 1902 il Vulcano dell'isola, il Pelée, aveva iniziato una consistente attività simile a quella che ora toccava alla Spufrière. La maggior parte degli abitanti della città non furono persuasi a restare, in seguito a alle elezioni politiche che si dovevano tenere in quel periodo.
Il 5 maggio 1902 si verificò una catastrofe naturale di forza inaudita, l'attività umana dell'isola fu quasi cancellata dall'esplosione e più di 30.000 persone persero la vita. I soccorritori non trovarono nessun sopravvissuto, eccetto il giovane ladro Cyparis, che si trovava in prigione in una cella di isolamento sottoterra:
« L'aspetto meraviglioso della sua salvezza è che sopravvisse solo perché era il più cattivo della città » |
Quando la troupe incontra il contadino che si era rifiutato di andarsene, lo trovano appisolato fra le sue bestie e con lui altri due uomini con le stesse intenzioni. Il dialogo (in francese) è fatto di poche semplici domande sul perché si trovi ancora lì, sul pericolo che sta correndo, a cui l'uomo risponde di non temere ciò che Dio ha riservato per lui, e che non possedendo niente non saprebbe veramente dove altro andare. L'uomo canticchia una canzone in francese che ha il sapore di una grande gioia spensierata ma persa nei ricordi. Nulla di nostalgico ma che anzi trasuda la sua saggezza. Per Herzog sembra valere più di mille risposte.
I presagi di morte vengono così esorcizzati:
« Come la vita, anche la morte è eterna. Non ho per niente paura. » |
Ciò che la scienza aveva dato per certo, ciò a cui il regista aveva chiesto un pezzo di eternità, ciò per cui si era disposti a morire, non accade. Il vulcano non esplode e lentamente la gente torna nelle proprie case.
« Per noi, le riprese per questo film hanno assunto un aspetto patetico, e così tutto è finito con un nulla di fatto e nel ridicolo più completo. Ora diventerà il documentario di una catastrofe inevitabile che non si verificò » |
[modifica] Realizzazione
Quando Herzog apprende la notizia che un uomo si è rifiutato di lasciare la propria casa alle pendici della Soufrière, sta lavorando al montaggio di Herz aus Glas. Prontamente decide di partire dalla Germania insieme all'operatore Jörg Schmidt-Reitwein verso la Guadalupa. A Pointe-à-Pitre li raggiunge l'altro operatore partito da New York, Ed Lachman.
Le riprese furono effettuate in 10 giorni nell'agosto 1976 a Guadalupa. Il costo approsimativo fu di 45.000 DM.
[modifica] Musica
Rachmaninoff: 2. Konzert für Klavier u. Orchester e-moll op.18, dal secondo movimento (adagio sostenuto);
Mendelssohn: Lied ohne Worte Nr.1;
Brahms: Wiegenlied meiner Schmerzen, Intermezzo op. 117 Nr. 1;
Wagner: Götterdämmerung/Trauermarsch
[modifica] Critica
La prima proiezione del film avvenne nel marzo 1977 a Bonn, il primo ottobre fu la volta del New York Film Festival e l'anno successivo a giugno in Polonia, fu premiato con una Menzione Speciale al Cracow Film Festival.
Dopo La Soufrière, dove si estremizza il concetto di convivenza con la natura nella sua forma più incontrollabile, il regista attenuerà temporaneamente il suo interesse per i paesaggi. I lungometraggi successivi sono dedicati alla figura di uomini in rotta con la società: Stroszek, Nosferatu, Woyzeck.
[modifica] Bibliografia
- Werner Herzog, Fabrizio Grosoli, Elfi Reiter, Editrice il Castoro, Milano, 1994.
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