Giulio Nepote
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Giulio Nepote | ||
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Imperatore romano | ||
Tremisse di Giulio Nepote | ||
Regno | 474 – 28 agosto 475 (di fatto) 474 - 480 (di diritto) |
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Incoronazione | 19 giugno 474 | |
Nome completo | Iulius Nepos | |
Nascita | 430 circa | |
Morte | 25 aprile, 9 maggio o 22 giugno 480 | |
Dalmazia | ||
Predecessore | Glicerio | |
Successore | Romolo Augusto | |
Consorte | Nipote di Leone I | |
Dinastia | Casata di Leone | |
Padre | Nepoziano |
Giulio Nepote (latino: Iulius Nepos; Dalmazia, 430 circa – Dalmazia, 25 aprile / 9 maggio / 22 giugno 480) fu un imperatore romano d'occidente dal 474 al 475. Anche se gli fu successore Romolo Augusto, fu l'ultimo imperatore legittimo d'Occidente; de jure ha detenuto il titolo sino alla morte.
Indice |
[modifica] Vita
[modifica] Origini e ascesa al trono
Giulio Nepote era figlio di Nepoziano, un magister militiae tra il 458 circa e il 461, e nipote di Marcellino, comes della Dalmazia. Successe allo zio Marcellino nel governo della regione dalmata, formalmente alle dipendenze dell'Impero Romano d'Occidente, ma di fatto largamente autonoma.
Come già Marcellino prima di lui, Giulio Nepote intrattenne strette relazioni con l'Impero Romano d'Oriente: fu magister militum per la prefettura dell'Illyricum e giunse persino a sposare una nipote di Leone I, imperatore d'Oriente.
In Occidente si succedettero gli imperatori Antemio e Anicio Olibrio: dopo la morte di quest'ultimo nel 473, spettava a Leone indicare il nuovo imperatore, ma questi attese a nominare un collega, forse perché preferiva mantenere il controllo diretto sulla parte occidentale dell'impero, o forse per mancanza di candidati di rilievo. Leone fu però obbligato ad agire, quando il patrizio Gundobado nominò imperatore Glicerio, un alto funzionario: era necessario infatti mettere sul trono d'Occidente un uomo fidato. La scelta cadde su Nepote: oltre a confermare la propria autorità sull'Occidente, Leone si sarebbe liberato di una possibile minaccia alla corte orientale.
Nel 474, dopo aver atteso la fine dell'inverno e la riapertura delle rotte marittime, Nepote partì per Roma: sbarcato a Ostia, senza combattere depose Glicerio, lo fece nominare vescovo di Salona (in Dalmazia) e assunse la porpora, il 19 giugno. È possibile, stando a diverse fonti, che l'elezione ad Augusto sia avvenuta a Ravenna, quindi prima della deposizione di Glicerio, che del resto non era considerato un legittimo imperatore e quindi non vi era necessità di una deposizione; alternativamente Nepote potrebbe essere stato nominato cesare a Ravenna, non appena giunto in Italia, e poi augusto successivamente a Roma, dopo la deposizione di Glicerio.
[modifica] Regno
Come imperatore, Nepote cercò di consolidare i territori dell'Italia e della Gallia che ancora si trovavano sotto il controllo dell'Impero d'Occidente. Nominò un nuovo patrizio e magister militum, Ecdicio, figlio dell'imperatore Avito. I Visigoti avevano occupato la Provenza tra il 473 e il 474; l'eventualità di un attacco da parte romana suggerì, però, al loro re, Eurico, di scendere a patti con l'imperatore. Nepote inviò una ambasciata composta da dei religiosi, tra cui il vescovo di Tolosa, Epifanio di Pavia, che riuscì ad instaurare dei buoni rapporti con i Visigoti; fu però a seguito di una seconda ambasciata (475), composta ancora una volta da vescovi, che si giunse ad un accordo, con i Visigoti che cedettero la Provenza in cambio della città di Auvergne.
Le trattative con il re dei Vandali, Genserico, furono meno fortunate: i Vandali continuarono a sferrare attacchi all'Italia, in quanto avevano recentemente siglato la pace con l'Impero d'Oriente e non ritenevano necessario scendere a patti con Nepote. Nepote tentò di negoziare la pace, ma non avendo la forza militare necessaria per piegare i Vandali, dovette riconoscere la perdita dell'Africa, della Sicilia, della Sardegna, della Corsica e delle Isole Baleari.
L'autorità imperiale si era ormai ridotta a poche aree: Nepote coniò moneta a Roma, Ravenna e Milano; una quantità limitata, forse simbolica, di solidi d'oro venne coniata ad Arles, in Gallia, a testimonianza dell'interesse per quella provincia. Monete d'argento vennero coniate nel nord della Gallia, da quel Siagrio magister militum per Gallias che governava uno stato autonomo centrato attorno a Soissons, ormai solo formalmente legato a Roma. È notevole anche il fatto che Nepote fece coniare alcuni solidi recanti le effigi di degli imperatori d'Oriente Zenone e Leone II, più a testimonianza del legame personale e politico con la corte orientale che a indicare una alleanza formale.
[modifica] Caduta
Il 28 agosto 475, il generale Flavio Oreste, dopo essere uscito da Roma forse contro un esercito nemico, prese il controllo di Ravenna e costrinse Nepote a fuggire in Dalmazia. Oreste, che era di origini germaniche e non poteva quindi diventare imperatore, fece acclamare imperatore suo figlio, Romolo Augusto, di madre romana, malgrado fosse molto giovane.
I fatti sono oscuri, ma una possibile interpretazione è che Nepote sia stato vittima di un colpo di stato ordito da Oreste e dal Senato romano, che non gradiva le sue simpatie e il suo legame con l'Impero Romano d'Oriente. Oreste sarebbe quindi insorto contro l'imperatore, che si sarebbe rifugiato a Ravenna, dopo aver richiamato Ecdicius; all'arrivo di Oreste, però, Nepote si sarebbe trovato nell'impossibilità di organizzare una difesa, e avrebbe preferito ritirarsi nel dominio "di famiglia", la Dalmazia. Ironicamente, a Salona trovò, come vescovo, proprio Glicerio, che aveva deposto pochi anni prima.
[modifica] In Dalmazia
Tradizionalmente Romolo Augusto è considerato l'ultimo imperatore d'occidente. Tuttavia quando Romolo venne deposto da Odoacre, capo degli Eruli, il 4 settembre 476, non venne nominato un nuovo imperatore: un imperatore esisteva già, era Giulio Nepote e regnava de jure col sostegno dell'Imperatore d'Oriente, Zenone. Odoacre, infatti, aveva inviato una ambasciata a Costantinopoli per farsi riconoscere come rappresentante imperiale in Italia; Zenone aveva accettato, subordinando il riconoscimento di Odoacre alla sua subordinazione a Giulio Nepote. Giulio Nepote rimase in Dalmazia, regnando solo nominalmente sull'Impero d'Occidente, mentre Odoacre governava effettivamente in Italia, coniando monete a nome di Giulio Nepote Augusto.
Nepote morì nel 480. La data precisa non è nota e vi sono tre ipotesi: il 25 aprile, il 9 maggio e il 22 luglio, anche se la più probabile è la prima. Le fonti, che sono oscure, suggeriscono che Giulio Nepote stesse organizzando una spedizione militare per tornare sul trono imperiale che nominalmente era suo; sarebbe stato però ucciso nella sua villa nei pressi di Salona da due dei suoi stessi collaboratori, i comites Ovida e Viatore, forse dietro istigazione di Glicerio.
Subito dopo la morte di Nepote, Odoacre salpò per la Dalmazia, che era difesa dal generale Ovida: Odoacre lo sconfisse in battaglia e lo uccise, il 9 dicembre 480, annettendo la Dalmazia al suo regno.
[modifica] Bibliografia
- Mathisen, Ralph, "Julius Nepos", De Imperatoribus Romanis
- MacGeorge, Penny, Late Roman Warlords, Oxford University Press, 2002, ISBN 0199252440, p. 62.
[modifica] Altri progetti
- Wikimedia Commons contiene file multimediali su Giulio Nepote
Precedessore Glicerio |
Imperatore romano d'Occidente 474 - 28 agosto 475 |
Successore Romolo Augusto |
Precedessore Glicerio |
Imperatore romano d'Occidente de jure 474 - 480 |
Successore nessuno |
Precedessore Marcellino |
Governatore romano della Dalmazia 468-480 |
Successore Ovida |