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Africa (provincia romana) - Wikipedia

Africa (provincia romana)

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La provincia d'Africa nell'Impero romano intorno al 120
La provincia d'Africa nell'Impero romano intorno al 120

La provincia romana d'Africa, in seguito anche Africa Proconsolare, corrispose inizialmente al territorio adiacente a Cartagine e si estese successivamente, a spese del regno di Numidia, lungo le coste del Maghreb, comprendendo i territori occupati oggi dalla Tunisia (ad esclusione della sua parte desertica), la costa orientale dell'Algeria e quella occidentale della Libia.

Il nome proviene con tutta probabilità da quello della tribù berbera indigena degli Afri, tramandato fino al giorno d'oggi come Africa a indicare l'intero continente nelle lingue europee e come Ifrīqiya a indicare l'attuale Tunisia in lingua araba.


Indice

[modifica] Storia della provincia romana d'Africa

EVOLUZIONE DELLE PROVINCE AFRICANE
prima della conquista romana Cartagine Numidia orientale (Massili) Numidia occidentale (Massesili) Mauretania
dal 146 a.C. Africa Numidia Mauretania


dal 105 a.C. Africa (con annesse parti della Numidia) Numidia orientale Numidia occidentale Mauretania
dal 45 a.C. Africa Vetus Africa Nova (ex Numidia orientale) Numidia occidentale (metà: IV Coloniae Cirtensium) Mauretania orientale (con annessa metà della Numidia occidentale) Mauretania occidentale


dal 27 a.C. Africa Proconsolare Mauretania
dal 41 d.C. Africa Proconsolare Mauretania Cesariense Mauretania Tingitana
dal 193 d.C. Africa Proconsolare Numidia Mauretania Cesariense Mauretania Tingitana
con la riforma di Diocleziano Africa Zeugitana Africa Bizacena Numidia Mauretania Cesariense Mauretania Sitifense Mauretania Tingitana

[modifica] L'Africa in epoca repubblicana

[modifica] La conquista

La provincia d'Africa venne conquistata nel 146 a.C. con la terza guerra punica, combattuta tra Cartagine e Roma. Nel 149 a.C., il console Scipione Emiliano sbarcò sul territorio di Cartagine e prese la città dopo un assedio durato tre anni. Dopo questa vittoria la città di Cartagine venne distrutta e il suo sito consacrato agli dei inferi mediante una cerimonia di execratio.

La chôra, il territorio della città, venne annesso all'ager publicus, il pubblico demanio della città di Roma e venne istituita una nuova provincia, nella quale sette città, rimasero città libere (civitates liberae).

Il territorio della nuova provincia era abbastanza importante, (tra i 20 e i 25.000 km2), ma poco densamente popolato (non più di 700.000 abitanti prima della conquista romana), e soprattutto estremamente fertile. Costituiva dunque un territorio da colonizzare ideale per il partito dei populares, che cercavano di risolvere la crisi economica e sociali che colpivano la plebe romana mediante la redistribuzione di terre dell'ager publicus ai contadini in miseria. Nel 124 a.C. un'epidemia devastò l'Africa, liberando nuove terre per un'eventuale stanziamento coloniale. Nel 122 a.C., il tribuno della plebe Gaio Sempronio Gracco, capo del partito dei populares, fondò una colonia sul territorio dell'antica Cartagine (Colonia Iunonia Karthago, all'epoca, la sola esistente al di fuori dell'Italia). Le terre distribuite ai coloni consistettero in 300.000 ettari, il che fa pensare ad una loro dispersione all'interno della provincia. Nel 121 a.C., Gracco venne tuttavia assassinato ed il partito dei populares venne sostituito da quello degli optimates, rappresentanti dell'aristocrazia romana; il movimento di colonizzazione subì allora un colpo d'arresto.

La provincia d'Africa era circondata a ovest e a sud dal regno di Numidia, riunificato, dopo la seconda guerra punica, sotto il re dei Massili (Numidia orientale), Massinissa, alleato di Scipione l'Africano. Il confine tra la provincia d'Africa e la Numidia era segnalato dalla Fossa Regia, un sistema di delimitazione lungo il quale sussistono tuttora diversi cippi di confine, che andava dalla foce dell'attuale Oued Kebir, a est di Tabarka (nei testi latini: Thabraca) fino a Thaenae, una decina di chilometri a sud dell'odierna Sfax.

Alla morte di Micipsa, figlio di Massinissa, una disputa per la successione oppose i suoi figli Aderbale e Iempsale al nipote e figlio adottivo Giugurta. Questa disputa sfociò nelle guerre giugurtine in cui Roma intervenne schierandosi contro Giugurta. Nel 111 a.C. una prima campagna condotta dal console Lucio Calpurnio Bestia non produsse grandi effetti e fu necessaria una nuova campagna, condotta nel 107 a.C. dal console Mario. Il suo luogotenente Silla, grazie all'alleanza col re di Mauretania Bocco, riuscì a catturare Giugurta nel 105 a.C..

La Numidia non venne annessa interamente alla provincia. Solo le zone orientali e meridionali del regno, quelle che si affacciavano sulle pianure della Medjerda e quelle sul golfo della Piccola Sirte, furono unite all'ager publicus. La città di Leptis Magna, situata in questa regione, ricevette il privilegio della libertà per essersi schierata a fianco di Roma in questo conflitto. Il regno numida, inizialmente nuovamente suddiviso, venne affidato ad un fratellastro di Giugurta, Gauda, e proseguì la sua esistenza ancora per qualche decennio, sia pure col ruolo, di fatto, di protettorato romano.

[modifica] Il periodo delle guerre civili

Nel corso della guerra condotta contro Giugurta, il console Mario aveva ingaggiato nel suo esercito dei "proletari", contadini privi di terre. Divenuto capo dei populares a Roma, per ricompensarli della loro fedeltà, fece votare nel 103 a.C. una legge che concedeva ad ogni veterano 252 ettari di terreno. Anche gli ausiliari reclutati presso la popolazione nomade dei Getuli ricevettero questi doni insieme alla cittadinanza romana. I veterani vennero stanziati nelle regioni che erano state incorporate all'ager publicus nello sconfitto regno di Numidia, consolidando inoltre la frontiera. Lo stanziamento raggiunse una notevole entità e riguardò tra le 6 e le 10.000 persone, sebbene sul territorio non venisse fondata alcuna colonia.

Durante la guerra civile tra Mario e Silla (88-83 a.C.), l'Africa costituì una roccaforte deii sostenitori di Mario, anche grazie alla presenza di questi veterani del suo esercito. Nell'81 a.C. i seguaci di Mario in Africa detronizzarono il re della Numidia orientale Iempsale, figlio di Gauda e partigiano di Silla. Furono però sconfitti da un'alleanza che comprendeva il re mauro Bocco e il luogotenente di Silla, Pompeo, e così nell'80 a.C. Iempsale recuperò il trono. I sillani gli riconobbero perfino una giurisdizione sui Getuli, fatti cittadini romani da Mario.

Nel 75 a.C. i populares impedirono il ritorno in seno alla Numidia dei territori annessi nel 105 a.C., ma nel 64 a.C. venne riconosciuta a Iempsale l'indipendenza delle sue terre rispetto all'ager publicus. Il re numida si trovò così alleato degli optimates e dei pompeiani, successori, in una certo senso, dei sillani. Nel 50 a.C., alla morte di Iempsale, il tribuno cesariano Curione propose l'annessione della Numidia orientale, spingendo il nuovo re Giuba I tra i seguaci di Pompeo.

Nel corso della guerra civile tra Cesare e Pompeo, una prima spedizione condotta da Curione nel 49 a.C. venne sbaragliata dalle truppe numide. Dopo la sconfitta di Pompeo a Farsalo nel 48 a.C., i dirigenti del partito pompeiano si rifugiarono in Africa, dove formarono, insieme all'esercito numida, una forza di oltre 70.000 uomini, ultimo ostacolo alla vittoria di Cesare. Quest'ultimo sbarcò nel 47 a.C. con sei legioni, contando inoltre sull'alleanza col re di Mauretania e con i Getuli, sottoposti ai Numidi dall'80 a.C.. Nel 46 a.C., un avventuriero campano esule in Mauretania, Publio Sittio, originario di Nuceria Alfaterna, riuscì, con l'appoggio dei Mauretani, a sconfiggere il re della Numidia occidentale, Massinissa II, impegnato al fianco del cugino Giuba. I Numidi e i pompeiani furono presi tra due fuochi e vennero sconfitti nella battaglia di Tapso. Il re Giuba si suicidò, così come Catone Uticense, capo del partito pompeiano.

Cesare riorganizzò i territori africani: il regno della Numidia occidentale viene per metà annesso al regno di Mauretania e per metà assegnato a Sittio; Il regno di Numidia orientale divenne invece una nuova provincia: l'Africa Nova. Per contrasto, i territori che già in precedenza costituivano la provincia d'Africa preserò allora il nome di Africa Vetus ("Africa vecchia").

Continuando la stessa linea politica di Mario, Cesare riprese la fondazione di colonie in Africa inviando veterani italici, ma anche gallici o africani, a fondare nuove città sulla costa africana. Questa politica gli permise di insediare i suoi veterani, ma anche di controllare le rotte di cabotaggio delle navi che trasportavano il grano africano, necessario per l'approvvigionamento di Roma.

Le ulteriori vicende belliche durante la lotta dei triumviri Marco Antonio, Ottaviano e Lepido contro i cesaricidi interessarono ancora la provincia Il principe numida Arabione, figlio dell'ultimo re della Numidia occidentale eliminò Sittio e riconquistò il trono nel 44 a.C.. Allo stesso tempo, il governatore dell'Africa Nova, Tito Sestio, partigiano dei triumviri, si impadronì anche dell'Africa Vetus, il cui governatore si era schierato con i cesaricidi, e nel 41 a.C. riuscì ad eliminare anche Arabione, sebbene questi si fosse alleato con lui. Nella successiva suddivisione delle sfere di influenza dei triumviri, l'Africa riunita venne affidata nel 40 a.C. a Lepido, che ne venne tuttavia privato nel 36 a.C., a causa dei contratti con Ottaviano.

[modifica] L'Africa in età imperiale

[modifica] La riorganizzazione augustea

Moneta di Adriano per celebrare la provincia. L'Africa personificata indossa un copricapo a testa di elefante.
Moneta di Adriano per celebrare la provincia. L'Africa personificata indossa un copricapo a testa di elefante.

Ottaviano riorganizzò le province nel 27 a.C., anno in cui gli venne conferito il titolo di augusto: le due province dell'Africa Vetus e Nova vennero unificate e classificate come provincia senatoria, retta da un proconsole, con il nome di Africa Proconsolare (Africa Proconsularis).

Augusto riprese la politica di fondazioni coloniali di Cesare, abbandonata sotto il dominio di Lepido. Il territorio viene organizzato attraverso una rete di città di diversa condizione (colonie (coloniae), municipi (municipia) e città peregrine (civitates peregrinae, ovvero "straniere"). Le colonie fondate da Augusto si estesero dalla zona intorno a Cartagine e nella precedente Africa Nova, fino ai confini con la Mauretania, con lo scopo di accelerare la romanizzazione dei territori provinciali, ossia la lenta acquisizione di usi e costumi modellati su quelli di Roma, di cui erano portatori i coloni.

La colonia più importante tra quelle fondate da Augusto fu quella di Cirta (oggi Costantina), che era stata al centro del principato di Sittio. La città di Cartagine, capitale della provincia, vide accresciuti i propri privilegi ed esenzioni tributarie ed era dotata di un esteso territorio, la pertica Karthagensis. Tre città, i cui abitanti erano in maggioranza cittadini romani, discendenti dai coloni di Mario e Cesare, godevano della condizione di municipi, tra le sette città lasciate libere alla nascita della provincia: Ippona (oggi Annaba, in Algeria), Utica e Mustis (oggi El Krib, in Tunisia). Le città peregrine conservarono invece in molti casi le proprie antiche istituzioni, con a capo due magistrati chiamati suffeti, di origine punica.

[modifica] Il ruolo dell'esercito

Nell'Africa Proconsolare era stanziata in permanenza una legione, che in precedenza aveva la propria sede nell'Africa Nova, la III Augusta, il cui ruolo fu di grande importanza nella storia della provincia. Una coorte era distaccata a Cartagine, agli ordini diretti del proconsole, per assicurare la protezione e le funzioni di polizia della città e del suo territorio. Erano inoltre presenti unità ausiliarie, che costituivano la metà degli effettivi.

La legione fu dapprima stanziata a Ammaedera, poi, nel 75 a Thebeste, poi a Lambaesis (oggi Lambèse), che divenne il suo definitivo quartier generale a partire dal 115. Al comando della legione, dopo il legato, vi erano cinque tribuni di estrazione equestre, ed un tribunus laticlavius, membro dell'aristocrazia senatoria. Oltre ad avere un quartier generale, la legione inviava delle missioni, le "vexillationes", e dei distaccamenti, spesso caratterizzati dall'etnia di origine dei componenti, i "numera".

La presenza permanente di un esercito in Africa era resa necessaria dall'insicurezza che gravava sulla provincia per via delle tribù di Getuli a sud dell'Atlante. Tra il 17 e il 24 un ex appartenente alle truppe ausiliarie romane, Tacfarinas, riunì intorno a sé una confederazione tribale, i Musulami, alla quale si unirono inoltre i Getuli stanziati a sud della Proconsolare. Tacfarinas si alleò inoltre con il popolo subsahariano dei Cinithii, insediato nei pressi della piccola Sirte, e con le tribù maure ribelli al re Tolomeo di Mauretania. Ottenne inoltre l'appoggio dei Garamanti, giungendo a circondare completamente i possedimenti romani in Africa. Nonostante l'intervento di una seconda legione, la VIIII Hispana, nel 20 Tacfarinas non venne sconfitto e il conflitto terminò solo quando il proconsole d'Africa riconobbe i diritti di passaggio delle tribù getule sul territorio romano.

Tra il 37 e il 41, l'imperatore Caligola sottrasse al governatore il comando della legione, che venne affidato ad un legato imperiale, nominato direttamente dall'imperatore.

La provincia continuò ad essere interessata dalle incursioni delle tribù dell'interno. Tra gli episodi successivi, si possono citare l'ascesa al trono nel 238 del governatore d'Africa Gordiano, che sciolse temporaneamente la III Augusta, la rivolta di Lucio Domizio Alessandro e il conseguente saccheggio di Cartagine da parte delle truppe di Massenzio, nel 310, e le rivolte di Firmo, nel 375, e di suo fratello Gildo, nel 398.

[modifica] La pax romana

La dinastia dei Flavi rilanciò in Africa la politica di promozione del modello urbano, già avviata da Augusto, spostandola tuttavia per lo più in direzione della promozione delle città indigene.

All'epoca era venuto meno il vero e proprio movimento di colonizzazione, consistente nella fondazione di città dipendenti direttamente da Roma ad opera di gruppi di cittadini romani, di solito veterani che ricevevano lotti del territorio. L'ultima vera colonia fondata, quella di Timgad, si ebbe nel 100, al momento in cui la pax romana sembrava ormai estendersi all'intera provincia, con l'arresto delle scorrerie di tribù getule, maure o sahariane. Lo statuto di colonia divenne quindi in Africa puramente onorifico, costituendo un riconoscimento per le città che si fossero più completamente assimilate al modello romano.

Contemporaneamente anche lo statuto del municipio subisce un'evoluzione. I municipia di età repubblicana ed augustea erano "di diritto romano", vale a dire delle città organizzate, quanto a istituzioni, sul modello di Roma, con delle magistrature, un senato e delle assemblee del popolo, mentre i municipi flavi sono municipi "di diritto latino". Il diritto latino risale alle prime fasi dell'espansione romana, era stato ripristinato da Cesare che aveva concesso lquesto statuto a diverse città della Gallia Narbonese. La principale differenza consisteva nel fatto che la cittadinanza romana non veniva attribuita a tutta la popolazione dei municipi di diritto latino, ma solo alle loro élites. L'uso da parte dei Flavi di questa istituzione, fino ad allora ristretta alla Gallia Narbonese, evidenzia la loro volontà di associare le élites indigene al processo di romanizzazione. Il diritto latino venne inoltre assegnato anche slegato dallo statuto municipale, per essere concesso a modeste "città peregrine", in cui le élites erano numericamente troppo esigue per formare un senato: in questo modo l'associazione delle élites alla romanitas poté estendersi anche al di là del quadro ristretto delle città più importanti.

In tal modo si venne ad instaurare una sorta di gerarchia onorifica tra gli statuti delle città: le città peregrine acquisivano progressivamente il diritto latino, mentre i municipi acquisivano il diritto romano, e quindi l'ambito statuto di colonia onoraria. Le diverse città e le loro élites si lanciarono così in una corsa ad ottenere un avanzamento nello statuto cittadino da parte degli imperatori, inviando, in particolare delle ambasciate specificatamente rivolte a questo scopo. Per tutto l'alto impero le città d'Africa beneficiarono di un contesto economico particolarmente florido.

[modifica] La riorganizzazione dioclezianea

Sotto Diocleziano l'amministrazione provinciale venne riformata e la provincia dell'Africa proconsolare venne suddivisa nelle nuove province di Proconsolare Zeugitana (Proconsularis Zeugitana) e di Valeria Bizacena (Valeria Byzacena), che entrarono a far parte della diocesi di Africa nella Prefettura al pretorio di Illirico, Italia e Africa (Illyricum, Italiae et Africae). Con la divisione dell'impero dopo la morte di Teodosio I nel 395 dalla provincia di Valeria Bizacena si distaccò ancora la nuova provincia della Tripolitania e le tre province fecero parte dell'Impero romano d'Occidente.


[modifica] Africa vandala e i bizantina

Nel corso delle invasioni barbariche, Vandali passarono in Nordafrica dalla Spagna nel 429, e già nel 439 avevano preso il potere su tutto il territorio, fondando un regno che comprendeva anche la Sicilia, la Sardegna, la Corsica e le Baleari. I Vandali assunsero il controllo del paese come élite guerriera, di fede ariana, perseguendo una politica di rigida separazione dalla locale popolazione romano-africana e perseguitando la fede cattolica. Verso al fine del V secolo lo stato vandalo cadde in declino, abbandonando la maggior parte dell'interno ai Mauri e ad altre tribù del deserto.

Nel 533, l'imperatore Giustiniano, approfittando di una disputa dinastica insorta nel regno vandalo, inviò un esercito al comando del generale Belisario, con lo scopo di riportare l'Africa sotto il dominio imperiale. Con una breve campagna militare, Belisario sconfisse i Vandali, entrò trionfalmente a Cartagine e riuscì a ristabilire il potere dell'impero romano d'Oriente sulla provincia. L'amministrazione bizantina riuscì a rintuzzare gli attacchi delle tribù berbere del deserto, e grazie ad una fitta rete di fortificazioni riuscì ancora una volta ad estendere il proprio dominio nell'interno.

Le province nordafricane, insieme ai possedimenti romani in Spagna, vennero riunite nell'Esarcato d'Africa dall'imperatore Maurizio. L'esarcato conobbe una certa prosperità e da qui partì la guerra civile che portò al rovesciamento del tirannico imperatore Foca da parte di Eraclio nel 610. La stabilità e prosperità della regione all'inizio del VII secolo sono evidenziatte dal fatto che lo stesso Eraclio prese seriamente in considerazione, per qualche tempo, l'idea di trasferire la capitale imperiale da Costantinopoli a Cartagine.

Trovatosi, dopo il 640, a dover fronteggiare l'urto della conquista islamica, l'esarcato riuscì, pur con qualche battuta d'arresto, a tenere testa alla minaccia per qualche tempo, ma nel 698 un esercito musulmano proveniente dall'Egitto saccheggiò Cartagine e conquistò l'esarcato, mettendo fine al dominio cristiano e romano sul Nordafrica.

[modifica] La religione in Africa

Durante il periodo imperiale, la religione praticata nella provincia vide l'intersecarsi di numerose tendenze:

  • il culto di un pantheon numidico o mauro che proseguì soprattutto nelle campagne, con divinità come Macurgum, il guaritore, Macurtam e Iunam, i cavalieri, per la Numidia e la Proconsolare, e la dea Aulisia per la Mauretania;
  • la religione punica, diffusa a partire da Cartagine tra il IX e il II secolo a.C. e proseguita anche in epoca romana, con il culto di Baal o di Tanit, protettrice di Cartagine;
  • la religione romana, in particolare la triade capitolina (ossia Giove, Giunone e Minerva), in epoca repubblicana, e il culto imperiale, che caratterizzò i luoghi più romanizzati.

A questi influssi si aggiunsero in seguito anche i culti orientali, diffusi in tutto l'impero col concorso dei funzionari -soprattutto dell'esercito- e dei commercianti romani: Esculapio già dal II secolo a.C., Mitra presso i militari, soprattutto in Mauretania, Cibele, protettrice degli Antonini, nel II secolo, e Iside e Serapide (che compaiono sull'arco di trionfo di Settimio Severo a Leptis Magna).

Il culto imperiale venne organizzato a livello municipale (come testimoniato dalle iscrizioni e dalle dediche di templi) ed era assicurato da confraternite di liberti (collegi dei seviri, flamini). A livello provinciale se ne occupava il concilium provinciae ("consiglio provinciale") composto dai sacerdotales, che si preoccupavano inoltre di difendere gli interessi della provincia presso l'imperatore, contro gli abusi dei governatori.

I Romani praticavano un sincretismo tra le divinità di diversa origine, per via di assimilazioni o di associazioni: Baal, associato a Saturno, continuò ad essere oggetto di un culto importanza (il suo tempio a Thugga assusse l'aspetto di un tempio punico). Caelestis venne associata a Tanit, Esculapio a Macurgum e ad Eshmun, una divinità punica. Il culto dell'imperatore regnante prese in alcuni casi forme animiste, come nel caso di una sorgente consacrata a Settimio Severo vicino a Timgad.


Il Cristianesimo si diffuse rapidamente e le province africane diedero i natali anche a molti santi, dottori della chiesa, martiri e scrittori cristiani. Il dibattito teologico portò alla nascita di correnti eretiche come quella dei donatisti, mentre l'arianesimo venne importato dai Vandali nel V secolo.

[modifica] L'economia dell'Africa

La prosperità di gran parte delle città derivava dall'agricoltura e il Nordafrica era considerato "il granaio dell'impero": secondo alcune stime avrebbe prodotto un milione di tonnellate di cereali all'anno, di cui un quarto veniva esportato. Altre culture erano piante da frutto, fichi, viti e fagioli. Nel II secolo l'olio d'oliva contendeva ai cereali il primo posto tra le derrate esportate. Lo sviluppo delle esportazioni agricole africane, a spese della produzione italica è testimoniato dalla progressiva sostituzione delle forme di anfore da trasporto di produzione africana a quelle di produzione italica.

Le esportazioni comprendevano inoltre gli schiavi e gli animali selvatici esotici per i giochi dell'anfiteatro e ancora tessuti, marmo, vino, legname, bestiame, vasellame e lana.

[modifica] Bibliografia

  • Lennox Manton, Roman North Africa, 1988

[modifica] Collegamenti esterni


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