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Fabrizio Clerici - Wikipedia

Fabrizio Clerici

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Fabrizio Clerici negli anni cinquanta

Fabrizio Clerici (Milano15 maggio 1913 – Roma7 giugno 1993) è stato un pittore e scenografo italiano visionario e surrealista, tra i più importanti del XX secolo.

La sua pittura, piena di riferimenti artistici e letterari, é intrisa delle umane inquietudini di quel Novecento alienante e ostile che ha caratterizzato la fine del secondo millennio. Il suo immaginario coniuga le suggestioni di Giovanni Battista Piranesi, l'autorevolezza negli studi sull'antichità classica del gesuita ed erudito tedesco del XVII secolo Athanasius Kircher, così come di Caspar David Friedrich e Arnold Böcklin, trasferendone i codici figurativi e di ricerca nel suo paesaggio contemporaneo, inevitabilmente intriso di inquietudini ed introspezioni.

Artista dalla poetica complessa e di matrice eclettica, fu anche architetto, scenografo, costumista, fotografo e amico di alcuni fra i più importanti artisti, critici, musicisti e letterati del Novecento. Clerici ha ottenuto riconoscimenti nazionali e internazionali per la sua opera ed è stato esposto al MOMA, al Museo Guggenheim di New York, al Centre Pompidou di Parigi, al Museo Puškin di Mosca, ai Musei Vaticani ed in prestigiose collezioni private e pubbliche.

Tra le sue opere più note si ricordano: Il Minotauro accusa pubblicamente sua madre, che aveva profondamente appassionato Salvador Dalì; Sonno romano (1955); Le Confessioni palermitane (1954); Minerva phlegraea (1956-57); Le Krak des Chevaliers (1968).

Accanto a queste, figurano altri lavori dedicati ai miraggi, alle città sepolte, alle archeologie domestiche e alle stanze. Queste ultime, dagli anni Sessanta, sono caratterizzate dalla presenza di figure della mitologia egizia, come il Dio-falco Horus e le sfingi di ariete. Il vuoto, come elemento e spazio della memoria, prevale nelle opere degli anni Settanta con i due celebri dipinti Corpus hermeticum e Un istante dopo.

[modifica] Biografia

Nel 1920 si trasferisce a Roma, dove compie i suoi studi. Si laurea presso la Scuola Superiore di Architettura nel 1937. La sua permanenza nella capitale italiana è decisiva: i monumenti romani, la pittura e l'architettura rinascimentale e barocca lo influenzano fortemente, così come certe funzioni religiose che lo attraggono dal lato spettacolare. E più tardi, da una nostalgia di quei «mirabilia» scoperti allora, nascerà Sonno romano (1955).

A Roma, da studente universitario, segue le conferenze di Le Corbusier e nel 1936 diventa amico di Alberto Savinio. Tra i due artisti nasce una profonda stima reciproca; in Ascolto il tuo cuore città (1944) Savinio scrive:

« Fabrizio del resto è così naturalmente stendhaliano, nell'animo, nel carattere, nel costume, che per una volta mi è consentito credere che la natura ha fatto le cose a dovere. »

Nel 1938, a Milano, incontra Giorgio de Chirico con il quale si intrattiene in lunghe conversazioni sulle tecniche pittoriche, in particolare sulla pittura a tempera.

Alla fine degli anni trenta risalgono i primi disegni fantastici: personaggi non ritratti dal vero ma ricostruiti a memoria. È la memoria di avvenimenti o luoghi o persone, variati o deformati attraverso il filtro del tempo, a indirizzarlo maggiormente verso una condizione trasposta nel sogno. Poiché la sua ottica è una ricostruzione onirica di immagini, egli entra con tutta naturalezza nel clima surrealista.

Ma il vero movente in Clerici rimane la ricerca metafisica. Il ritorno a Roma dopo gli anni della guerra lo avvicina agli studi scientifici di Athanasius Kircher, agli anamorfici di Erhard Schön e alle teorie ottico-prospettiche di Padre Jean-Francois Niceron dell'Ordine dei Minimi.

Nel 1944 incontra a Roma Leonor Fini, la cui atmosfera di quell'incontro viene ripercorsa da Clerici in un articolo del 1945 sulla rivista Quadrante. A quel tempo frequentava anche Alberto Moravia ed Elsa Morante. Nel gennaio 1945, Clerici espose con Savinio in una collettiva, presentata da Mario Praz. L'anno dopo incontra a Milano il fondatore del Dadaismo Tristan Tzara.

Nel 1947 collabora con Lucio Fontana al progetto Patio per una casa al mare, di cui Fontana esegue le sculture, per Handicraft Development, Inc. in New York. Nel settembre del 1948, a Venezia, stringe amicizia con Salvador Dalì. Fino al 1948, Clerici continua nel disegno e nell'incisione; nel 1949 affronta, dopo anni di preparazione, la pittura in vaste composizioni nelle quali l'architettura resta però lo scheletro armonico di quasi tutti i suoi quadri.

Nel 1953, inizia a viaggiare in Medio Oriente, toccando Egitto, Siria, Giordania, Libia e Turchia. Da questi viaggi Clerici riporta due temi, che diventeranno poi familiari: i miraggi e i "Templi dell'uovo", cicli di costruzioni utopistiche nei deserti, che si sviluppano a spirale partendo da un nucleo centrale dove ha sede un ipotetico uovo primigenio.

Divaga spesso sui temi mitologici, proprio là dove il senso della fatalità è più vivo o allarmante. La sua natura di visionario porta alla luce frammenti perduti (mai esistiti) come nel Ricupero del Cavallo di Troia (1949-55) o in fantomatici reperti fossili a forma di spilla da balia, protagonisti tutti nella vastità di irraggiungibili deserti. Larga parte di queste sue opere furono esposte a New York.

Contemporaneamente alla pittura, che si evolve secondo l'indirizzo sempre più fantastico e magico, si dedica al teatro. Al ritorno dall'Egitto, Giorgio Strehler lo invita a creare le scene per La vedova scaltra di Carlo Goldoni. Questo per Clerici non fu un vero esordio, dal momento che aveva già lavorato alle scene di balletti ed opere liriche, in spettacoli dove più vivo e congeniale era il tema del mondo fantastico.

A lui si devono le scene e i costumi per Orpheus di Igor Stravinskij, presentato in prima europea al Gran Teatro La Fenice di Venezia nel 1948; per Didone ed Enea di Henry Purcell e per Il sacrificio di Lucrezia di Benjamin Britten, entrambi realizzati (1949) per il Teatro dell'Opera di Roma con la regia di Alberto Lattuada; per Armida di Jean-Baptiste Lully per il XIII Maggio Musicale Fiorentino del 1950; per Gianni Schicchi di Giacomo Puccini, con la regia di Peter Ustinov per il Royal Opera House di Covent Garden (1962); per Alì Babà di Luigi Cherubini, rappresentato al Teatro alla Scala di Milano. A questi si uniscono altri allestimenti nei più importanti teatri, con la collaborazione artistica di personaggi del calibro di Aurel M. Milloss, Orazio Costa, Bianca Gallizia, Luigi Squarzina, Federico Fellini, Peter Ustinov, George Solti, Bruno Maderna e molti altri artisti.

Interessato a sempre differenti modi di espressione, per due anni lavora alla realizzazione di una grande vetrata, La fede di Santa Caterina, realizzata per la Basilica di San Domenico di Siena (1957).

Nel 1964 inizia la serie delle tavole per l'Orlando furioso di Ludovico Ariosto, lavoro che lo tiene impegnato per un lungo periodo; molte di queste composizioni verranno riprese, con varianti, nel corso del tempo. Nel 1968, in occasione del Berliner Festwochen è invitato dal Senato delle Arti e delle Scienze di Berlino con due esposizioni antologiche di pittura e scenografia allestite nella Galerie des XX Jahrhunderts e alla Rathauses Tempelhof.

Nel 1970 realizza per la Propyläen Verlag Berlin una edizione numerata del Milione di Marco Polo, con varie tavole in bianco nero e a colori e molte litografie originali. Questi disegni vengono esposti, assieme ad una selezione di pitture, alla Galerie Brusberg di Hannover (1971). Durante il periodo 1974-75, dipinge un ciclo di quadri ispirati alla Isola dei morti di Arnold Böcklin, tutte variazioni che verranno poi riprese in anni successivi.

Nel 1977, per una edizione a limitato numero di copie, ha eseguito una serie di litografie che illustrano Le bestiaire di Guillaume Apollinaire. Nello stesso anno, tre importanti retrospettive gli sono dedicate al Museo d'Arte Occidentale di Kiev, al Museo delle Belle Arti di Alma Ata ed al Museo Puškin di Mosca.

Negli anni '70, lavora inoltre alle opere di ispirazione egizia dal titolo Variazioni tebane. Fra il 1980 e il 1981, completa un ciclo pittorico sul tema della violenza che chiamerà I corpi di Orvieto. Contemporaneamente, lavora ad una serie di grandi tavole a colori, Le impalcature della Sistina.

Nel 1983, viene inaugurata una mostra a lui dedicata presso Palazzo dei Diamanti a Ferrara, con presentazione in catalogo di Federico Zeri. Nel 1984, visita Samarcanda e Bukhara. Nel 1987, si apre una retrospettiva a lui dedicata alla Reggia di Caserta, con un catalogo edito da Franco Maria Ricci.

Dal 1988 al 1990, prepara la grande antologica presso la Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, nella quale figurano oltre duecento opere provenienti da collezioni pubbliche e private. Nel 1991, il Teatro alla Scala di Milano gli rende omaggio con una mostra di bozzetti e figurini per spettacoli da egli stesso eseguiti presso lo stesso teatro dal 1953 al 1963. Dal 1988 al 1992, esegue una serie di dipinti con iconografie escatologiche, molti dei quali impostati con tinte monocromatiche.

Dopo la sua scomparsa (1993), viene costituito l'Archivio "Fabrizio Clerici" che, nel rispetto dei desideri del maestro, tutela la sua opera omnia onorandone la memoria con la promozione di importanti mostre.

[modifica] Collegamenti esterni

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