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Entente cordiale - Wikipedia

Entente cordiale

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Una vignetta sull’Entente cordiale che mostra l’Inghilterra (John Bull) e la Francia (Marianne) che si allontanano a braccetto abbandonando un Kaiser indispettito.
Una vignetta sull’Entente cordiale che mostra l’Inghilterra (John Bull) e la Francia (Marianne) che si allontanano a braccetto abbandonando un Kaiser indispettito.

Entente cordiale (in francese: "Intesa amichevole"). Con questa espressione si usa definire il trattato firmato a Londra l'8 aprile 1904 tra Francia e Gran Bretagna per il reciproco riconoscimento di sfere d’influenza coloniale.

Principalmente, il trattato definì l’influenza francese sul Marocco e l’influenza inglese sull’Egitto. Fu una prima risposta al riarmo navale della Germania e segnò la fine di secoli di contrasti e conflitti tra la Francia e la Gran Bretagna. L’accordo costituì la base della Triplice intesa che comprenderà, dopo l'Accordo anglo-russo (1907), oltre alla Francia e alla Gran Bretagna anche la Russia.

Indice

[modifica] La distanza fra Parigi e Londra

Intorno al 1885, in un colloquio con l'ambasciatore francese Alphonse Chodron de Courcel, tra una boccata e l’altra della sua pipa, in tono canzonatorio, il cancelliere Bismarck affermò: “Voi francesi non conoscete la geografia”, e alla perplessità dell’ambasciatore chiese: “Ebbene, quale distanza è più breve: quella tra Parigi e Londra o quella tra Berlino e Londra?” De Courcel rispose ovviamente che la distanza più breve fra le due era quella fra Parigi e Londra. Bismarck scoppiò in una risata clamorosa: “Ero ben certo che non sapeste la geografia! La distanza più breve, tre volte più breve, è quella da Berlino a Londra. E ve ne darò la prova quando vorrete. Anzi, vi propongo questa esperienza: partiremo alla stessa ora, voi da Parigi, io da Berlino… e state certo che io arriverò a Londra prima che voi abbiate attraversato la Manica…”. Quando l’ambasciatore de Courcel raccontava questo episodio, aggiungeva: “in questa forma pittoresca e ironica, Bismarck mi dava un avvertimento grave: voi francesi non tentate di far lega con l’Inghilterra, perché il giorno che me ne accorgessi, vi precederei subito a Londra con offerte e concessioni tali, che il governo britannico preferirebbe senza dubbio la nostra alleanza alla vostra. E di questa alleanza, siate certo che ne paghereste le spese.” [1]

Quasi vent’anni dopo i tempi erano cambiati. Il secolare antagonismo fra Francia e Gran Bretagna si stava trasformando in amicizia. Gli inglesi avevano infatti cominciato a temere la concorrenza della Germania e l’agitazione disordinata dell’imperatore tedesco Guglielmo II aveva finito per aprire loro gli occhi sulla prosperità minacciosa dell’Impero tedesco e sulla sua flotta sempre più potente. D’altro canto, il Ministro degli Esteri francese, Théophile Delcassé, con coraggio e tenacia era riuscito a tessere una trama il cui risultato vedeva, per usare la metafora di Bismarck, le città di Parigi e Londra vicine come non lo erano mai state prima.

[modifica] I primi passi verso l’intesa

Una carta dell'Africa di fine Ottocento
Una carta dell'Africa di fine Ottocento

Mentre in Gran Bretagna cresceva il sentimento anti-tedesco, cresceva anche la francofilia, da Re Edoardo VII in giù, coinvolgendo molti funzionari influenti del Ministero degli Esteri. Così che, anche l’uomo di governo probabilmente più vicino a Berlino, il Ministro delle Colonie Joseph Chamberlain, dopo aver fallito un avvicinamento diplomatico alla Germania, cominciò a convincersi che occorreva un accomodamento con la Francia.

Alla fine del 1902, una ribellione contro il Sultano del Marocco Mulay Abdelaziz IV, fornì l’opportunità di affrontare la questione degli interessi inglesi e francesi in quel Paese. Tuttavia, già il 22 febbraio, a Londra, quando Chamberlain pronunciò il suo epitaffio su un’alleanza anglo-germanica, Hermann von Eckardstein, un consigliere all’ambasciata tedesca, lo vide recarsi insieme con l’ambasciatore francese Paul Cambon nella sala da biliardo della Marlborough House. In quell’occasione i due parlarono animatamente per 28 minuti: le uniche parole che Eckardstein riuscì ad afferrare furono “Marocco” e “Egitto”.[2]

Il Cancelliere tedesco Bernhard von Bülow non apparve allarmato dai negoziati che, in effetti, procedevano molto lentamente.

L'opinione pubblica francese era ancora molto anglofoba e Delcassé intavolò con il governo britannico trattative abbastanza difficili. Solo l'8 maggio 1903 il Ministro degli Esteri inglese Henry Lansdowne [3] diede il proprio assenso di principio alla proposta francese: riconoscimento dei diritti della Francia sul Marocco, in cambio dell'abbandono di tutti gli altri in Egitto. Soprattutto, all'inizio di maggio, Re Edoardo VII d'Inghilterra effettuò una visita a Parigi che capovolse completamente l'atteggiamento dell'opinione pubblica francese. Poco tempo dopo, il Presidente francese Émile Loubet ricambiò con una visita a Londra, che suscitò grande entusiasmo.[4]

Motivo dell'avvicinamento, però, fu anche la debolezza della Gran Bretagna nel Mediterraneo. Gli inglesi erano infatti ormai pienamente coscienti dei pericoli di un impegno troppo vasto nell’area nordafricana: si apriva così la strada per un’intesa molto ampia.[5]

[modifica] I tentativi del Kaiser

Ma se il cancelliere Bülow guardava con scetticismo e con una certa dose di superiorità alla questione, il suo imperatore, Guglielmo II, usò tutti i suoi mezzi per ostacolarne gli sviluppi.

Il Kaiser cercò di seminare sospetti ricordando all’addetto navale francese l’episodio di Fashoda e profetizzando la scomparsa politica di Chamberlain, che lasciò effettivamente il ministero delle colonie nel 1903. “Verrà il giorno”, assicurava il Kaiser agli interlocutori francesi, “in cui dovrà essere ripresa l’idea di Napoleone del blocco continentale. Egli cercò di imporlo con la forza; con noi dovrà essere basato sui comuni interessi che abbiamo da difendere”. Scrisse allo Zar Nicola II di Russia che la coalizione di Crimea [6] stava per ricostituirsi contro gli interessi russi in Oriente: “I Paesi democratici retti a maggioranza parlamentare contro le monarchie imperiali”; e mentre passava in rivista le truppe ad Hannover, ricordò che a Waterloo i tedeschi avevano salvato i britannici dalla sconfitta.[7]

Questi goffi tentativi di mettere discordia fra le nazioni, recitando la parte di Bismarck, certamente seminarono sfiducia e sospetti, non reciproci però, ma nei confronti della Germania. La visita di Re Edoardo VII a Parigi come abbiamo visto fu un grande successo. E neanche lo scoppio, nel febbraio 1904 della Guerra russo-giapponese, che avrebbe dovuto creare tensione fra la Francia, alleata della Russia, e la Gran Bretagna, alleata del Giappone, fermò i diplomatici.

[modifica] Un avvenimento senza uguali

Lord Lansdowne
Lord Lansdowne

Il funzionario del Ministero degli Esteri francese, e futuro ambasciatore a San Pietroburgo, Maurice Paléologue, così testimonia nei suoi diari l’atmosfera della vigilia della firma del patto:

“Domenica, 3 aprile 1904. L’accordo franco-inglese, che sarà l’Opus magnum [8] di Delcassé, è prossimo alla conclusione; Lord Lansdowne e Paul Cambon gli stanno dando l’ultima mano.

S’intende come in tutte le Cancellerie d’Europa sia viva l’impazienza di conoscere finalmente la precisa portata di questo grande accordo misterioso, che è in gestazione da nove mesi. Il Popolo Romano, sempre bene informato, preannunzia l’avvenimento prossimo come ‘senza precedenti e senza uguali negli annali della diplomazia’. E dichiara profeticamente: ‘Tutta la politica del ventesimo secolo potrà subirne l’influenza, poiché gli accordi che stanno per concludersi assicureranno per tempo illimitato l’azione comune della Francia e dell’Inghliterra nel mondo...’” [9]

Contemporaneamente, l’infaticabile Delcassé negoziava con l’ambasciatore spagnolo a Parigi, Fernando León y Castillo, per definire i diritti e gli interessi della Spagna nel Marocco. Tali diritti sarebbero stati salvaguardati in cambio del riconoscimento spagnolo della supremazia politica francese sul Marocco. Le trattative furono assai difficili poiché gli spagnoli non vollero ammettere la fine della loro missione storica che dal tempo della Cacciata dei Mori vedeva il Marocco come un loro dominio: essi dovevano ora lasciare il passo alla Francia. Così Paléologue: “L’ambasciatore Leon y Castillo, marchese del Muni, spiega un vigore e un’agilità notevole nel patrocinare la sua causa, che ha contro di sé tutte le forze della realtà”. [10]

[modifica] La firma del patto

Paul Cambon
Paul Cambon

Il momento storico e lo spirito dell'accordo sono tratteggiati in modo esemplare da Paléologue:

“Venerdì, 8 aprile 1904. Oggi il nostro ambasciatore a Londra, Paul Cambon, e il segretario di Stato al Foreign Office, lord Lansdowne, hanno firmato l’accordo franco-inglese, e precisamente: 1° una Dichiarazione concernente l’Egitto e il Marocco; 2° una Convenzione concernente Terranova e l’Africa; 3° una Dichiarazione concernente il Siam, Madagascar e le Nuove Ebridi.

Questo grande atto diplomatico tocca dunque moltissime questioni, risolvendole con spirito di equità; nessuna divergenza, nessun litigio rimane fra i due Paesi. Tra tutte le stipulazioni la più importante è quella che riguarda l’Egitto e il Marocco: noi abbandoniamo l’Egitto all’Inghilterra, che da parte sua abbandona a noi il Marocco.

L’accordo appena concluso (...) apre nei rapporti franco-inglesi un’era nuova; è il preludio ad un’azione comune nella politica generale d’Europa. E’ esso diretto contro la Germania? In modo esplicito, no. Ma implicitamente, sì: poiché alle mire ambiziose del germanesimo, ai suoi confessati disegni di preponderanza e di penetrazione, oppone il principio dell’equilibrio europeo.” [11]

C'è da precisare, però, che la situazione delle due potenze nei due rispettivi Paesi oggetto del loro interesse, non era uguale. La Gran Bretagna era già in una posizione dominante in Egitto (protettorato inglese dal 1882) mentre la Francia non aveva ancora il controllo del Marocco. Alla Gran Bretagna bastava mantenere, quindi, lo status quo, ma alla Francia, che aveva serie intenzioni di colonizzazione, si apriva una strada irta di conflitti diplomatici, soprattutto con la Germania.

Altro elemento del trattato fu la rinuncia della Francia ai diritti di pesca esclusivi detenuti a ovest dell'isola di Terranova. In cambio la Gran Bretagna cedeva le isole di Los al largo della Guinea francese, effettuava una rettifica dei confini alla destra del fiume Niger e presso il lago Ciad; oltre a riconoscere alla Francia un'indennità. Fu anche previsto un accomodamento del Siam, diviso in tre zone d'influenza; e delle Nuove Ebridi, nel Pacifico, per le quali vennero fissate le modalità di un'amministrazione congiunta.[12] Infine, seguivano convenzioni concernenti anche il Madagascar e la zona del Gambia e del Senegal.

[modifica] Le reazioni in Germania

[modifica] Il Cancelliere e il Reichstag

Il Reichstag riunito nel 1906
Il Reichstag riunito nel 1906

Nonostante negli articoli 1 e 2 del trattato, le due nazioni firmatarie si impegnassero a non violare l’assetto istituzionale vigente in Marocco ed Egitto, vi furono numerose interpellanze al Reichstag, secondo cui l’accordo metteva la Germania in una situazione penosa e umiliante per i privilegi ottenuti dalla Francia. Il cancelliere Bülow, il 12 aprile rispose:

“Non abbiamo nessun motivo di supporre che questa convenzione sia diretta contro una potenza in particolare. Pare si tratti semplicemente di un tentativo per far sparire (...) tutte le divergenze che sussistono tra la Francia e l’Inghilterra. Dal punto di vista degli interessi tedeschi, non abbiamo nulla da obiettare a questa convenzione. (...) Per quello che concerne (...) il Marocco, i nostri interessi in quel Paese (...) sono di natura soprattutto economica. Quindi anche noi abbiamo grande interesse che l’ordine e la pace regnino in quel Paese.” [13]

In segretezza però, Bülow, con l’ambasciatore tedesco a Londra Paul Metternich discusse se fosse possibile capire fino a che punto la Gran Bretagna si fosse impegnata con la Francia, in caso di guerra per esempio. Su questo punto, l’”eminenza grigia” del governo imperiale tedesco, il consigliere Friedrich von Holstein riteneva addirittura che la Gran Bretagna volesse vedere la Francia occupata in una guerra con la Germania per avere mano libera nel mondo e che quindi mai il governo britannico si sarebbe schierato in armi a fianco della Francia.[14]

[modifica] La rassegnazione dell'Imperatore

Guglielmo II, in crociera nel Mediterraneo, apparve invece rassegnato allo smacco, ma volle, data la circostanza della visita del presidente della repubblica francese Émile Loubet in Italia in quei giorni, incontrarlo. Bülow lo convinse a stento a non esporsi, paventandogli il sicuro rifiuto di Loubet che, data la situazione internazionale, lo avrebbe messo in ridicolo di fronte al mondo.

Nonostante il comportamento di Bülow al Reichstag e la rassegnazione dell’imperatore, l’opinione pubblica tedesca non tollerava l’accordo anglo-francese e persisteva nel vedervi una perdita di prestigio per la Germania. Nei circoli nazionalisti si sperava in una rettifica al discorso di Bülow da parte dell’imperatore. Ancora in crociera, Guglielmo II, invece, il 19 aprile da Siracusa scriveva, mesto, a Bülow che i francesi senza compromettere la loro alleanza con la Russia erano riusciti a farsi pagare a caro prezzo l’amicizia con l'Inghilterra; che l’accordo riduceva considerevolmente i punti d’attrito fra le due nazioni e che i toni della stampa inglese dimostravano che l’ostilità nei confronti della Germania non diminuiva.[15]

Con l’Entente Cordiale cominciarono a delinearsi quegli schieramenti che, confermati e rafforzati con le crisi di Tangeri e di Agadir, con la Conferenza di Algeciras e con l'Accordo anglo-russo (1907), rispecchieranno poi le alleanze contrapposte nella Prima guerra mondiale.

[modifica] Note

  1. ^ Paléologue, Una svolta decisiva nella politica mondiale, Milano, 1934, pagg. 49, 50.
  2. ^ Balfour, Guglielmo II e i suoi tempi, Milano, 1968, pagg. 324, 325.
  3. ^ Henry Charles Keith Petty-Fitzmaurice, V marchese di Lansdowne (1845-1927), Ministro degli Esteri del Regno Unito dal 1900 al 1905.
  4. ^ Bariot, Chaline, Encrevé, Storia della Francia nell’Ottocento, Bologna, 2003, pag. 435.
  5. ^ Feuchtwanger, Democrazia e Impero, Bologna, 1989, pag. 310.
  6. ^ Il riferimento è alla Guerra di Crimea
  7. ^ Balfour, Guglielmo II e i suoi tempi, Milano, 1968, pag. 325.
  8. ^ Opus magnum, in latino: il capolavoro.
  9. ^ Paléologue, Una svolta decisiva nella politica mondiale, Milano, 1934, pagg. 46, 47.
  10. ^ Paléologue, Una svolta decisiva nella politica mondiale, Milano, 1934, pag. 47.
  11. ^ Paléologue, Una svolta decisiva nella politica mondiale, Milano, 1934, pagg. 51, 52.
  12. ^ Bariot, Chaline, Encrevé, Storia della Francia nell’Ottocento, Bologna, 2003, pag. 435.
  13. ^ Paléologue, Una svolta decisiva nella politica mondiale, Milano, 1934, pagg. 52, 53.
  14. ^ Balfour, Guglielmo II e i suoi tempi, Milano, 1968, pag. 328.
  15. ^ De Bülow e Guillaume II, Correspondance sècrete, Grasset, Parigi, 1931, pagg. 41, 42.

[modifica] Bibliografia

  • Maurice Palèologue, Una svolta decisiva della politica mondiale (1904-1906), Mondadori, Milano, 1934.
  • Michael Balfour, The Kaiser and his Times, 1964 (Ediz. Ital. Guglielmo II e i suoi tempi, Il Saggiatore, Milano, 1968).
  • E.J. Feuchtwanger, Democracy and Empire: Britain, 1865-1914, London, 1985 (Ediz. Ital. Democrazia e Impero, l’Inghilterra fra il 1865 e il 1914, il Mulino, Bologna, 1989 ISBN 8815048197).
  • Dominique Barjot, Jeann-Pierre Chaline, André Encravé, La France au XIX siècle 1814-1914, Paris, 2001 (Ediz. Ital. Storia della Francia nell’Ottocento, Il Mulino, Bologna 2003 ISBN 8815093966).


[modifica] Voci correlate

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